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Autore: hibou    27/06/2012    4 recensioni
Era ormai una buona mezz’ora che fissava quel piccolo e bianco oggetto con gli occhi gonfi e il nasino colante.
Lo aveva posto sopra il cuscino e da allora non aveva fatto altro che guardarlo e piangerci sopra, senza osare minimamente toccarlo.
Era un bambino intelligente, lui; sapeva a cosa stava andando incontro.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dente da Latte







Era ormai una buona mezz’ora che fissava quel piccolo e bianco oggetto con gli occhi gonfi e il nasino colante.

Lo aveva posto sopra il cuscino e da allora non aveva fatto altro che guardarlo e piangerci sopra, senza osare minimamente toccarlo.
Era un bambino intelligente, lui; sapeva a cosa stava andando incontro.
La vedeva ogni giorno la prova della sua imminente disfatta, sopra il comodino della camera dei nonni, dentro il bicchiere d’acqua rigidamente presente ogni sera.
Non poteva far altro che aspettare, ora, e riferirlo ai genitori. Come poteva dirglielo? Come poteva guardare negli occhi la madre e annunciarle la catastrofe che di li a poco avrebbe rovinato la famiglia?
Decise di farsi coraggio e di prendere in mano la situazione, per lui, per sua madre, per suo padre.
Scorreva sangue reale e alieno nelle sue vene, non poteva mostrarsi codardo di fronte ad una situazione del genere. Suo padre si sarebbe ricordato di lui come un piccolo guerriero valoroso, e ne sarebbe stato fiero.
Con una nuova luce negli occhi, si alzò dal letto in cui era seduto e, passatosi un braccio sugli occhi per togliervi gli ultimi residui di lacrime,  decise che era arrivato il momento di affrontare di petto la situazione...

 

“Finalmente!” fu l’esclamazione seccata che fuoriuscì dalle labbra del Sayan alla visione del panino che, la moglie, con estrema calma e pazienza, accompagnata dalle lamentele dell’uomo, si era prodigata a preparargli.
“Tieni” bofonchiò nervosa, lanciando malamente il piatto sotto il naso del compagno che la fissò irato e disgustato dal poco rispetto che quella donna gli dimostrava.
La donna si sedette al suo fianco, fissandolo torva da sotto la frangetta e reggendosi il capo con una mano, mentre con l’altra sfogliava distrattamente una rivista.
Era una noiosa giornata d’estate, troppo calda per rintanarsi al lavoro e svolgere qualsiasi altra azione e troppo fiaccante per decidere di partire alla volta del mare o della piscina.
Chiuse la rivista e si controllò le unghie laccate della mano destra; fu quando decise di alzarsi per rifarsi la manicure che dalla porta apparve il visino serio del figlioletto di appena tre anni.
Lo vide issarsi su una sedia di fronte ai genitori e giocare con il centrino di pizzo al centro della tavola.
Corrugò le sopracciglia quando, con lo stesso sguardo grave con cui era entrato, fissò gli adulti stranamente a disagio torturandosi le mani.
“Trunks, tesoro, che succede?” chiese la madre preoccupata, vedendo che non proferiva parola.
Il bimbo deglutì e sospirò, poi prese coraggio: “Mamma, papà, vi devo parlare”
Vegeta, che solo allora si era accorto della presenza del figlio, alzò gli occhi dal proprio boccone e lo fissò con un sopracciglio sollevato.
“Sto per morire” ammise infine il piccolo, che tradì la sua serietà nel momento in cui il labbro inferiore tremò pericolosamente.
Calò un lieve e pesante silenzio, che venne interrotto bruscamente dalla risata che si sprigionò dall’uomo e che causò uno sguardo indignato del bimbo.
“Tesoro” lo richiamò Bulma; “Cosa stai dicendo? Perché pensi questo?” gli chiese con un lieve sorriso incoraggiante a incurvarle le labbra.
Il bimbo tirò su con il naso e tremò leggermente; “Prima ho starnutito e...” un singhiozzo lo costrinse a bloccarsi e coprirsi il volto con un braccio, imbarazzato e disperato; “...e ho perso questo!” esclamò scoppiando a piangere, mostrando un piccolo dentino che aveva estratto dalla tasca dei pantaloncini.
Bulma sorrise, afferrando l’oggetto e rigirandolo tra le mani.
Vegeta, placate le risa, sbuffò e si alzò da tavola, scrollando appena la testa e dirigendosi verso la camera gravitazionale. Di quei discorsi futili non ne aveva minimamente bisogno.
La donna si avvicinò al bimbo, lo prese tra le braccia e lo cullò piano.
“Solo i vecchi perdono i denti, mamma!” esclamò mettendo il broncio e strofinando la guancia bagnata contro la sua spalla; “E io lo so cosa succede quando si diventa vecchi, dopo si muore!”
Bulma rise appena, scostandolo da se e guardandolo dritto negli occhi.
“Pensi allora che i nonni moriranno presto?”
Il bimbo scrollò piano la testa, torturandosi la maglietta; “ma io sono un bambino, e i bambini non perdono i denti” cercò una giustificazione.
“E invece è normalissimo” lo tranquillizzò la donna; “vedi tesoro, questo dentino è un po’ come te” gli mostrò il piccolo oggetto bianco nella mano.
“Ancora troppo piccolo per poter combattere e distruggere tutto il cibo che mastichi” gli fece il solletico per tirarlo su di morale; “ma abbastanza maturo per decidere di cadere e rinascere  molto più forte e invincibile, in modo da ridurre a pezzi tutto ciò che metterai in bocca.”
Il bimbo ascoltò la storia attento: “Forte come papà?” chiese ammirato.
La donna annuì convinta, e Trunks si raddrizzò e recuperò la felicità di sempre.
“Questo significa che potrò iniziare a combattere con lui!”
Bulma sorrise e gli strizzò l’occhiolino, guardando il figlio saettare via alla volta della camera gravitazionale.
Si rimise in piedi e composta, con ancora l’ombra di quel sorriso felice e sincero che solo l’innocenza del figlio era in grado di scatenarle ogni  qual volta si manifestava.
Prese il dentino tra le mani e si guardò attorno indecisa sul da fare.
Bé, per lo meno non avrebbe dovuto inventare storie su fatine o topolini notturni...
















***


Grazie per aver dedicato parte del vostro tempo alla mia storia, alla prossima!
hibou.
  
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