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Autore: Meramadia94    27/06/2012    1 recensioni
Ricordate la mia vecchia fic ''Il coraggio di rischiare'', uno dei miei primi esordi come scrittrice?
Questo è nientemeno che il suo seguito.
Stavolta tocca a John far lottare Sherlock per salvarsi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Lestrade , Mycroft Holmes , Sarah Sawyer, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Antefatto: Dopo l'operazione e la ripresa di John, Sherlock e l'amico sono tornati a casa e cercanno di recuperare poco alla volta la loro ''vita normale''.

John presta servizio come merdico in ospedale insieme a Sarah e Warren, che si fermerà ancora pochi giorni, mentre Sherlock decide di indagare senza coinvolgere un John ancora convalesciente in un caso di omicidio.

Ma una macabra sorpresa attende l'ex militare.

 

 

 

Sarah e John corsero subito al pronto soccorso dove arrivavano di solito le ambulanze per accogliere il ferito.

Se solo John avesse saputo cosa lo stava aspettando, quando le porte di quell'ambulanza si sarebbero aperte...

''Cos'abbiamo qui?''- chiese la dottoressa Sawyer a uno degli infermieri aprendo le porte.

''Uomo non identificato sui trent'anni con gravi lesioni e una grave emorragia, forse terzo grado...''- il DI continuava a comprimere sul petto di Sherlock e si voltò verso i due medici-:'' Non è non identificato, John, è Sherlock!!!''

Il medico impallidì con gli occhi vitrei per lo spavento: sul lettino per i feriti, c'era il suo migliore amico, con il volto coperto di sangue rosso vermiglio, la bocca leggermente aperta, occhi sbarrati come se li avessero cuciti assieme. La gamba destra era completamente coperta dalla sua stessa giacca e da quella di Lestrade, con la cravatta di quest'ultimo come laccio emostatico. Le vie respiratorie erano coperte da una mascherina per respirare.

Sarah gli prese il polso destro-:''Polso irregolare, liberate il pronto soccorso, abbiamo un' emergenza,presto.''

Gli infermieri lo portarono giu dall'ambulanza con la barella. Lestrade interruppe il massaggio cardiaco e andò dietro al lettino.

Il dottor Warren chiamò con il cellulare il pronto soccorso e disse ad alta voce-:'' Codice rosso, un ferito grave: il paziente è sotto shock, ha perso e sta perdendo più sangue di quanto ne abbia.''

 

Il paziente è sotto shock, sta perdendo molto sangue...

Eh,si anche sotto l'effetto dei narcotici si sente tutto, la voce delle persone care meglio di qualunque altra cosa...

''Non posso essere sotto shock, non sono sotto shock, non ho nemmeno la coperta!!!''- avrebbe voluto dire Sherlock se solo fosse stato sveglio, se fosse stato capace... eppure non riusciva in alcun modo ad aprire gli occhi.

Però sentiva John..

sentiva le sue mani calde accarezzargli il volto e la fronte...

sentiva la sua voce terrorizzata che urlava il suo nome...

'' Cosa, Sherlock?''

''Ommiddio Sherlock!!!''

e cosa più importante... sentiva nel sangue gli gli stava scivolando via la forza di lottare che John aveva, lo sentiva dentro di se.

 

''Lestrade, ti prego dimmi... Cosa. Diamine. Gli. E'. Successo.''- John era completamente senza controllo, non poteva crederci, si assentava dal suo lavoro di assistente investigativo, tre o quattro ore, per lavorare come medico e dopo un breve lasso di tempo gli arrivava il suo migliore amico, in ambulanza gravemente ferito.

''John, adesso calmati...''

''CALMATI UN CORNO!!!''- urlò John fuori di se afferrando il DI per il colletto della camicia sporca di sangue dell'amico-:'' CHI E' STATO?!? DIMMI CHI E' STATO A RIDURLO COSI', LO DEVO SAPERE, LO VOGLIO TROVARE!!!''

Lestrade si liberò dalla presa e cercò di calmarlo-:''John calmati e ascolta... stavamo salendo le scale per andare a trovare un potenziale sospettato per l'omicidio Alison... si è sentito male sulle scale, un mancamento... è rotolato giù per due rampe di scale ed è uscito dall'hotel sfondando una finestra.

E' stato un incidente.''

''Dev'essere stato un calo di pressione...''- disse Warren sentendo il cuore del CI con lo stetoscopio-:'' battito cardiaco irregolare.

Dottoressa Sawyer, quant'è la respirazione?''

''Respirazione pari a 20.''- fu la risposta. John era sul punto di piangere. Era come se non respirasse.

''I vetri che ha preso nella gamba durante la caduta non hanno fatto molti danni, ma uno ha reciso l'arteria femorale e sta perdendo sangue da li. Troppo sangue...e in aggiunta un trauma cranico.''- disse Warren facendo rapporto-:'' Dottoressa Sawyer, avrà bisogno di una trasfusione, chiami la banca del sangue... qual'è il gruppo sanguigno?''

Lestrade e Sarah fecero si strinsero nelle spalle, e chi l'aveva mai saputo di che gruppo sanguigno fosse Sherlock? Chi aveva mai saputo qualcosa di lui?

''Non lo so...''- fece John disperato sentendosi colpevole: possibile che in tutti quei mesi di convivenza non avesse mai provato a chiederglielo? E ora, come avrebbe potuto dimostrare al suo amico di poterlo salvare, proteggere se non poteva nemmeno...

''Abbiamo bisogno di sapere il suo gruppo sanguigno, se vogliamo dargli anche solo una speranza di salvargli la vita o questo ci muore dissanguato!!!''- urlò Warren.

La mente di John lavorava a dieci, cento, mille... l'avrebbe fatta lavorare anche a un miliardo, fino a farla fondere pur di trovare una soluzione... Mycroft? No, Sherlock detestava a morte il fratello avrebbe preferito lasciarsi morire, piuttosto che avere il sangue del fratello nelle sue vene.

Sherlock ma perchè con te non c'è mai una soluzione facile, me lo spieghi?!?, gli avrebbe gridato spesso e volentieri, ma mai quanto in quel momento.

Poi ebbe un lampo di genio e si diede dello stupido per non esserci arrivato prima.

''Io sono donatore universale, ho il gruppo 0 positivo... posso salvarlo, posso fargli una trasfusione!!!''- iniziò a urlare John-:'' lo posso salvare... vi prego...''

''Ma John... sta perdendo troppo sangue, tu stesso potresti avere un collasso...''- fece Sarah visibilmente preoccupata. John la guardò con una faccia imperscrutabile e disse senza troppi giri di parole-:''Preferisco rischiare, e morire... piuttosto che continuare a vivere la mia vita, una vita intera senza di lui.''

Era la prova che Sarah aspettava per capire che John doveva levarselo all'istante dalla testa, perchè il cuore dell'affascinante medico chirurgo apparteneva ad un altra persona, ad un altro uomo... un uomo che in quel momento stava morendo su un lettino del pronto soccorso, e che lei doveva collaborare alla sua salvezza, era suo dovere in quanto medico e poi se l'avesse lasciato morire o non avesse nemmeno provare a salvarlo, non sarebbe più riuscita a guardare John negli occhi.

''Va bene, non perdiamo tempo...dottoressa se ne occupi lei.''- disse Warren.

 

''Preferisco rischiare e morire piuttosto che continuare a vivere senza di lui...''- anche stavolta Sherlock aveva ragione, l'aveva sempre saputo... che John sarebbe stato sempre li, pronto a dare la vita per lui, a combattere imbracciando una spada, una pistola...

Doveva lottare con tutte le sue forze, lottare per tornare da lui, esattamente come John aveva fatto con lui.

 

 

''Oh, così ci siamo... vedi che hai gia ripreso colore?''- disse Lestrade dopo che John ebbe finito il cappuccino che gli aveva offerto. Aveva donato due sacche di sangue ed era pallido. Poi Lestrade l'aveva condotto al bar dell'ospedale per offrirgli qualcosa e si era ripreso.

''Non è il mio colorito a preoccuparmi.''- rispose John.

Tipico dei medici: curano e pensano a tutti all'infuori di se stessi, pensò Lestrade finendo il caffè.

''E' colpa mia... l'ho spinto io giu dalle scale.''- mormorò John-:'' non riesco ancora a credere di aver fatto una cosa simile alla persona che per la bellezza di due mesi si è presa cura di me, che ha fatto mille sacrifici per me... non posso credere di aver fatto una simile meschinità all'uomo che amo.''

Lestrade per poco si strozzò con il caffè-:''Ma che stai dicendo?Sherlock ha avuto un calo di pressione, ha perso l'equilibrio ed è caduto... smettila di pensare che qualcuno l'abbia aggredito.''

''E tu per che cosa credi che sia svenuto?''- ribatte John-:'' era esausto. Non dormiva adeguatamente da diverse settimane, non mangiava, andava avanti a tè, caffè e integratori. Tutto per starmi vicino, per aiutarmi a guarire. Mi sento come se l'avessi spinto io, mi sento un assassino.''

Lestrade lo prese per le spalle-:''Ora ascoltami bene... lui non ha mai avuto una vita regolare, da prima che arrivassi tu era così. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, era inevitabile che accadesse.

E' successo in quell'hotel, ma poteva accadere sul London Bridge, mentre lottava contro un serial killer, mentre attraversava la strada... tu non hai colpe: qualunque fosse stata la situazione, qualunque fosse stato il luogo... sarebbe successo e si sarebbe fatto male.''

Le stesse parole che tempo addietro, John aveva usato con Sherlock.

Perchè le persone con un cuore grande sanno sempre cosa dire per consolare chi è oppresso dal più insostenibile dei dolori, ma non sono capaci di risollevare la testa dal fango quando è il loro turno dimostrarsi forti con le prove a cui la vita li sottopone?

''Non sono nemmeno stato capace di provare a salvarlo...''- continuò John-:'' hai visto no? Non sapevo nemmeno il suo gruppo sanguigno per poterlo salvare.''

''John... se tu non ti fossi ricordato di essere donatore universale e non gli avessi donato tutto quel sangue, a discapito del fatto che sei ancora convalesciente da un operazione delicata, a quest'ora Sherlock potrebbe gia essere in obitorio. L'hai salvato.''- ribadì Lestrade-:'' e grazie a te, ora sta lottando come hai lottato tu.''

 

Lo sento dentro di me..., pensava Sherlock immerso nel buio, il sangue di John scorre nelle mie vene, è caldo... è piacevole, meglio di una soluzione di settepercento, meglio dei cerotti alla nicotina...

mai lo aveva sentito così dentro di se, mai aveva sentito la gentilezza e la bontà di John scorrergli dentro.

Se riesco a sopravvivere gli dico tutto.

 

''La pressione è scesa ancora.''. annunciò Sarah con una voce preoccupata. Sherlock era ancora disteso sul lettino verde, in camicia bianca e pantaloni, le braccia lungo i fianchi, gli occhi ancora chiusi, e un tubo fissato con il nastro adesivo a quelle labbra perfette.

John e Lestrade erano arrivati in quel preciso momento.

John aveva paura di chiederlo-:''Respira ancora...?

Sarah annuì, ma sconsolata-:''Si, ma a fatica. John, se ha dei parenti, chiamali e digli di correre in ospedale...''

Quelle erano le parole che di solito si pronunciano per non dire '' Quest'uomo non ce la farà.''

Lestrade corse fuori dalla stanza prendendo il telefono, chiamava Mycroft, l'unico parente che sapeva essere a Londra e forse in vita.

Guardò la gamba dell'amico, era tutta sporca di sangue rappreso e nel punto esatto in cui c'era quel dannato vetro che gli aveva reciso un arteria era situato un lungo tubicino dove scorreva un liquido rosso molto denso. John gli si avvicinò sospirando: era meraviglioso e perfetto, anche nella morte.

In preda ad un attacco di rabbia e disperazione gli strappò la camicia bianca e sporca qua e la di sangue e iniziò a comprimere il petto dell'amico con tutta la forza che aveva in corpo.

''John, forse dovresti iniziare a prendere in considerazione la possibilità che forse Sherlock non potrebbe...''- tentò Sarah. John la guardò minaccioso.

''Senti, è giovane. E' sano, più o meno. Ha smesso di fare uso di droga da anni, ormai, e io farò in modo che riapra gli occhi per fargli squadrare tutti dal sotto in su con quel suo fare arrogante, fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia!!!''- e tornò a comprimere il petto dell'amico, senza fermarsi per la bellezza di venti minuti.

''Ehy, testone irresponsabile... lo so che mi senti sai?''- disse John rivolgendosi all'amico-:'' Quindi apri bene le trombe di Eustachio e ascoltami bene... non morire. Hai capito? Qualunque cosa accada, tu non mollare. E sai perchè non devi mollare? Perchè la fuori, a piede libero, c'è un assassino che si crede più intelligente di tutta Scotland-Yard, che si crede più intelligente di te... è un insulto bello e buono non ti pare? Quindi mi pare che si meriti una bella lezione di umiltà da parte tua, ti pare?''

Ma che faccio, parlo di umiltà con uno che ha l'ego più grande della sede dell'ONU? Ok, è ufficiale: sono impazzito.

La macchina che segnava i battiti era scesa da 70 a 50, lo stava perdendo... non stava perdendo un paziente, stava perdendo la persona più importante della sua vita e non poteva permetterlo.

''Ok, voglio darti un incentivo migliore, che ne dici?''- fece John sempre più disperato-:''Ti prego non mollare, non mollare, mi sei rimasto solo tu, non lasciarmi qui da solo..''

''C'è un altro motivo per il quale non devi morire...''- disse il dottore senza smettere di comprimere il petto di Sherlock-:'' Anderson e Donovan si sono fermamente convinti che tu non ce la farai, che morirai qui... ti è sempre piaciuto far apparire gli altri degli stupidi, no? E allora stavolta devi farlo bene più che mai, hai capito? Io non ti ho mai chiesto nulla per me, mi sono sempre limitato a darti retta, anche a passarti cose che ti sarebbe bastato allangare una mano per afferrarle, stavolta tocca a te fare qualcosa per me... vivi. Vivi per me, questo è tutto cio che ti chiedo.''

Fu in quel momento che Sherlock aprì e sbattè gli occhi, per poi richiuderli immediatamente.

''Allora mi senti, egoista che non sei altro...''- fece John quasi piangendo dalla felicità-:'' continua così. Stai andando benissimo.''

Sarah gli appoggiò una mano sulla spalla e lo guardò consolante-:''John... lo sai anche tu che non ti sente, e non ti può sentire: sono movimenti riflessi, involontari.''

''No, non è vero!!!''- disse John-:'' una persona normale forse non potrebbe riuscirci, ma lui è Sherlock quindi mi sente, lo so che mi sente... come so che ce la farà.''

In quel momento la macchina a cui era attaccato Sherlock segnò calma piatta: non aveva più ne battito ne polso.

''Sarah... per favore...''- fece John-:'' prepara il defribrillatore.''

 

Movimenti riflessi, involontari non può sentirti...

''Eh, mi spiace deluderla dottoressa... ma ci sento benissimo!!!''- pensava Sherlock-:'' ma quand'è che imparerà a dire anche qualcosa di intelligente?''

Se riusciva a pensare vuol dire che il suo cervello funzionava ancora.

Il suo cuore non batteva più, ma c'era ancora attività elettrica celebrale nel suo cervello e finchè c'era quella era ancora vivo, anche se il cuore e il respiro non c'erano.

( Possibile che questo tizio non riesca a starsene buono nemmeno da morto? -nd me)

Era ancora vivo. E doveva andarsene da li, non era il suo posto.

 

''John, è inutile: è morto. Fattene una ragione.''- disse Sarah.

John tolse il tubo di bocca all'amico staccando lo scotch, prendendogli il polso tra le sue mani. Tratteneva a stento le lacrime... gli era morto tra le mani, tra le sue braccia... e non aveva potuto fare nulla per impedirlo.

Non aveva mantenuto la sua promessa di ripagarlo di tutto quello che aveva fatto per lui.

Non era riuscito a salvarlo.

S'inginocchiò di fianco al lettino dove c'era il suo amico e iniziò a piangere in silenzio, senza singhiozzare: Sarah ritenne opportuno lasciarlo da solo a sfogare il suo dolore.

John prese ad accarezzargli i capelli madidi di sudore e la fronte pallida e fredda.

''Mentre ero privo di conoscienza ho sentito tutto, sai? Tutto.''- disse John con un sorriso triste-:''Avrei voluto dirti quello che pensavo in altri modi, in altri luoghi e in ben altre corcostanze... anche se sapevo che passeggiate romantiche sulla spiaggia o altre sdolcinatezze da film di serie B non erano realizzabili, ma immaginavo questo momento in maniera assai diverso e non immaginavo fosse d'addio. Ti amo Sherlock. Ma non come si ama un amico, un fratello e chi più ne ha più ne metta.. ti amo veramente. Non chiedermi come l'ho scoperto, credo di averlo sempre saputo... ho iniziato a pensare che dovevo difenderti quando tuo fratello mi ha offerto dei soldi per spiarti, ma quella sera, quando ti ho visto in pericolo... ho ucciso un uomo per te. Non mi importava di finire in galera per tutta la vita, solo che tu stessi bene.

Dovevo proteggerti e salvarti... invece è stato il contrario. Potrai mai perdonarmi?''- nel dir questo appoggiò le sue labbra su quelle di Sherlock e gli diede un bacio appassionato in segno di saluto mentre le lacrime cristalline che cadevano dagli occhi del medico si distruggevano al contatto con il viso di Sherlock.

John si allontanò...

In quel momento vide che la mano di Sherlock si muoveva, agitando le dita affusolate e scheletriche e che il battito e il respiro ricominciava.

Al citofono urlò quasi a Warren e Sarah di raggiungerlo, mentre iniziava a comprimere e fare la respirazione bocca a bocca all'amato.

''Resisti, resisti... lo so che ce la vuoi fare...''- dopo che Warren lo ebbe raggiunto gli iniettò un farmaco stimolante, adrenalina, nel braccio.

''Allora?''- chiese John con la voce tremante.

''Adesso se la caverà. Ha la pelle dura questo qua.''- fu il responso.

Collega, se sapessi..., avrebbero voluto dire John e Sarah.

Quando vennero nuovamente lasciati soli, John tolse il pezzo di vetro dalla gamba dell'amico e gli medicò con cura la ferita.

Pochi secondi dopo Sherlock aprì gli occhi e John per la gioia lo abbracciò con tutta l'enfasi che aveva in corpo.

''Ehyehyehey, piano, piano...''- si lamentò Sherlock. John si allontanò subito.

''Oddio scusami, ti ho fatto molto male?''- si scusò John.

''Fa niente... è una sofferenza piacevole.''- sorrise Sherlock.

''Sapessi che paura ho avuto...''- lo informò John accarezzandogli i capelli-:'' non azzardarti mai più ad allontanarti da me, chiaro o ti uccido io.''

''Lo farò solo se me lo chiederai tu.''

Cioè mai, pensò John.

''Ti amo.''- disse Sherlock-:'' Ma sono certo che lo sapevi gia.''

A confermare questa tesi, ci fu un bacio lungo e passionale da parte di John. Ora andava tutto bene, erano insieme, cosa poteva andare male?

Quando Lestrade entrò nella stanza fecero appena in tempo a separarsi ed entrambi provarono a respirare normalmente.

L'ispettore sospirò sollevato quando vide il ''collega'' sveglio, vivo e vegeto.

''C'è tuo fratello, ti vuole salutare.''

In risposta Sherloc prese un telo li vicino e si seppellì completamente li sotto.

John incrociò le braccia e lo guardò sarcastico-:'' Che cosa stai facendo?''

''Mi fingo morto, non si vede?''- fu la risposta.

''Sta bene allora, non c'è bisogno che entri''- fece Mycroft da fuori andandosene seguito a ruota da Lestrade.

John scoprì Sherlock e dopo averlo guardato con rimprovero per un nanosecondo scoppiarono a ridere.

 

 

 

 

 

 

 

 

  

  
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