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Autore: _Ella_    27/06/2012    2 recensioni
Soffia, i granelli volano via impazziti, prima che ne tornino altri.
I problemi erano così, del resto. Tanto affanno per sperare di essersene liberati e restare senza fiato quando ne sarebbero tornati altri.
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Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Ad Arbe,
che è un Axel così perfetto che Nomura dovrebbe prenderne spunto.



Polvere


Axel sospira, in silenzio.
La stanza è nella penombra, e le tende leggere appena scostate lasciano entrare i raggi luminosi del sole. Vede la polvere accarezzata dalla luce librare, leggera come neve, e ne è ipnotizzato: si chiede che fine facciano quei granelli che non sono più sotto i riflettori, ma l’attimo dopo se ne dimentica, perché il suo sguardo si punta di nuovo sui fiocchi sottili, puntini bianchi su uno sfondo sfocato.
Si muove un po’, allunga la mano per afferrare un cuscino dal letto e se lo porta sotto la nuca. Adesso uno dei raggi gli ferisce l’occhio, ma se non ci pensa non è così fastidioso. Delle volte si è fissato allo specchio, mentre la luce si perde nell’iride verde e fa restringere la pupilla, e gli sembra improvvisamente che cocci di vetro verde e sottile abbiano preso il posto del solito colore brillante.
Roxas è in silenzio, immobile sul letto. Non parla, e l’ultima cosa che gli ha detto è stata un “non ne posso più” mezz’ora prima.
Per una volta in tutta la sua vita, Axel non ha provato a distruggere quel silenzio che gli sarebbe parso pesante e fin troppo angosciante se la danza dei granelli leggeri non avesse catturato tutta la sua attenzione.
Soffia, i granelli volano via impazziti, prima che ne tornino altri.
I problemi erano così, del resto. Tanto affanno per sperare di essersene liberati e restare senza fiato quando ne sarebbero tornati altri.
Non è forse per questo che cerca chi lo aiuti a mandarli via? Soffiare assieme non è poi così stancante, e i polmoni e la gola non fanno male quando ci si prepara a farlo subito dopo, ancora più forte.
Ma Roxas non lo capisce.
Cerca inutilmente di fare da solo, sbuffando forte e rimanendo senza aria il momento dopo: ed è in quell’attimo che la polvere cade fitta, e non c’è nessuno che possa fare qualcosa al posto suo, perché non ha mai chiesto aiuto.
E lui ne è deluso, molto. Perché Roxas è sempre pronto a supportarlo per affrontare i suoi problemi assieme, ma non gli accenna mai dei propri.
«Perché?» chiede, e il vagare dei fiocchi perde importanza, mentre la voce gli esce roca per le corde che credeva atrofizzate.
«Non mi va» Roxas si stringe nelle spalle, ed il suo sguardo gli è nascosto per la posizione in cui si trova; Axel si tira su, e finalmente lo vede: stremato, vacuo. «Tanto da solo ce la faccio» mente, ed è così palese che entrambi non credono a neppure una di quelle parole.
Il rosso storce il naso: «Balle» dice quindi. «Altrimenti non staresti così» puntualizza, pungente.
«Scocciarti non è nei miei hobby» la voce di Roxas è così leggera che probabilmente non riuscirebbe a spostare neppure un solo spicchio di polvere. «E poi non riuscirei a dire nulla».
L’angolo della sua bocca si tira su, teso. Il tatuaggio sulla guancia si distrugge, segnato da piccole pieghe d’espressione. Anche Roxas si è frantumato, in quello stesso istante. Nel momento in cui gli ha sussurrato come un segreto una pecca del suo essere, quella sua maschera che ormai gli andava stretta si è accartocciata ai loro piedi in un lamento stremato.
Axel già la conosceva, quella pecca, ma adesso sembra tutto più reale.
«Presuntuoso» sussurra ad un certo punto, attirando finalmente la sua attenzione. «Devi sapere, Roxas, che gli altri si aspettano di far vedere loro che non sei perfetto, perché nessuno crede che tu lo sia. È stupido da parte tua sorridere a caso, ingannando gli amici: non è segno di forza, si chiama essere bugiardi e presuntuosi» dice e non è mai stato così serio e sincero e così soddisfatto in tutta la sua vita.
Roxas sussulta, come se gli avesse fatto male, come se avesse appena sfondato il suo petto e la sua gabbia toracica per strappare via quell’anima che non gli ha mai mostrato limpida come sarebbe dovuta essere sin dall'inizio.
«Non ci riesco» geme, stringendo la maglia all’altezza del cuore.
Debolezza: Axel la vede benissimo nei suoi occhi, e trema. Si chiede quanto manchi perché vomiti fuori anche solo l’ultima briciola dei suoi pensieri, del suo essere. Si chiede se sarà pronto ad accettare tutto quello che vorrà dargli.
«Qualcuno si merita la tua sincerità» dice e gli manca la voce. «Soprattutto se ti offre la sua».
Il respiro si smorza su quelle labbra rimaste troppo tempo vuote di verità. Axel sa che vorrebbe sospirare, ma il fiato l’ha perso tutto per affrontare qualsiasi cosa da solo.
Si alza, gli si siede accanto. Roxas gli stringe la mano e gli sfiora la bocca con la sua, finché entrambi si stendono con la schiena sul materasso.
«Non ne posso più» dice ancora, Axel gli stringe la mano più forte.
Rivolge lo sguardo alle ciglia di luce: non c’è più polvere.









Ehilà! *-*
Sono contentissima, per due motivi: oggi è stata una bella giornata, e sono riuscita a scrivere questa per-poco-flash, cui tenevo molto.
...
TANTI AUGURI BABEEEEEEEEEEEEEHHHHH!!!
Anche quest'anno non te la scampi la fic per il tuo compleanno u.u 
Anche se questa volta sono in anticipo di un oretta, ma ero troppo esaltata per aspettare ancora :3
penso sia inutile ricordarti che tutto quello che dice Axel è opera tua
Eeeeee niente, grazie soprattutto perché ascolti gli scleri di questa povera ragazzuola in preda agli ormoni e problemi idioti, davvero.
Adesso aspetto i tuoi insulti amorosi <3
E niente, spero ti sia piaciuta, naturalmente.
Ovviamente spero sia piaciuta a tutti, eh u.u
Ho finito di sproloquiare, quindi mi volatilizzo :333
Alla prossima!

See ya!

   
 
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