Quel pomeriggio avevamo in programma di andare dalla Marta per una grigliata insieme agli altri della classe e poi la sera saremmo dovuti andare a bere al solito posto con la Chiara e Giorgia.
Il pomeriggio però non è andato come speravo, si mi sono divertita, ma tu preferivi stare con Gio e la Chia, a guardare la sorella di Marta che giocava alla play, ho deciso di fregarmene e andare a divertirmi con le altre, anche se ci rimasi un po' male.
Arrivate le 6, la mamma di Manuel ci diede un passaggio fino a Monza. Durante il viaggio finalmente ti sei ricordato che esistevo, ma mi ha dato fastidio il fatto che te ne sia accorto solo in quel momento.
Giorgi e Chiara mi avevano avvisato che non ci sarebbero state la sera, ma non avevo intenzione di dirtelo, preferivo non parlarti in quel momento; poi tu accarezzandomi un ginocchio, mi chiesi:
-
“allora? Che facciamo questa sera?”
-
“la sante e Asia mi hanno detto che non possono venire.... quindi bho”
-
“eh vabhe usciamo noi no?”
-
“ok”
-
“dai ti vengo a prendere al solito posto alle 9”
anche con una frase così semplice, sei riuscito a farmi tornare il sorriso. Ci conoscevamo da qualche mese oramai e volevo conquistarti, ero determinata ed ero vicina alla meta, ma c'era un problema: la tua ragazza.
Fino a quel giorno mi avevi trattato come una principessa: quando eravamo a scuola mi accompagnavi dappertutto, mi chiamavi a casa e parlavamo per ore ridendo delle minchiate più assurde, mi cercavi sempre in chat su facebook e la cosa più divertente era il fatto che Claudia la tua vicina di banco, ti chiedeva sempre se mi avevi già baciato... in quei momenti ci guardavamo e le ripetevamo sempre di no... sapevamo che era una bugia. Era successo una sera in cui avevo bevuto di più rispetto al solito Giorgia e Chiara erano tornate a casa da un pò e tu sei rimasto con me fino a quando mia madre non è venuta a prendermi.
Da quel giorno ci siamo avvicinati sempre di più, le attenzioni che ci dedicavamo erano reciproche e la cosa sembrava non dispiacere a nessuno dei due.
Quella seconda sera era come un secondo appuntamento, lo si poteva intuire facilmente; lo sapevamo entrambi, ma non ne abbiamo mai fatto parola.
Come sempre, presi i pullman che dal mio sperduto paesino portavano a Monza, non mi ero messa né tacchi né gonna, non ho badato troppo a come mi vestivo anche perché ero in ritardo e avrei perso la corsa; indossai una maglia nera mono-spalla, i miei jeans stretti che avevo comprato la settimana prima, e la mia solita borsa nera di pelle, non mi legai i capelli perché sapevo che li preferivi sciolti e mi truccai gli occhi di nero, come al solito.
Per arrivare fino al nostro punto d'incontro ci avrei impiegato 40 minuti con entrambi i pullman, presi le cuffie e guardando fuori cominciai ad ascoltare la mia playlist.
Finalmente ero arrivata alla stazione, attraversai il sottopassaggio e mi trovai dall'altra parte; mi diressi verso la fontana e mi sedetti sulla solita panchina di marmo ad aspettarti: ero in anticipo di dieci minuti.
Guardai dentro la borsa, cercai il pacchetto di sigarette e l'accendino, ne accesi una durante l'attesa, con mio dispiacere finì presto, così ne accesi un'altra, ne avevo ancora sei nel pacchetto.
Arrivarono le 21.00 poi diventarono le 21.10 e tu non ti eri ancora fatto vedere. Avrei voluto chiamarti per chiederti dov'eri, ma sapevo già che non avevi il cellulare e mi sono rassegnata ad aspettarti.
Alle 21.16 finalmente ti vidi arrivare, come potevo non riconoscere la tua cresta bionda? eri buffo biondo, non ero abituata a vederti così, ma eri sempre il migliore. Nonostante i nostri gusti completamente diversi mi piaceva com'eri vestito: il gilet da uomo grigio scuro con sotto una maglietta bianca e i tuoi soliti pantaloni mimetici che arrivavano al ginocchio, avevi anche una bella collana con un ragno d'acciaio e il cordoncino nero; quella non me la scorderò mai... era troppo bella!
Ci siamo salutati con un bacio sulla guancia, ti sei scusato per il ritardo e parlando del più e del meno, ci siamo incamminati verso il bar.
Quella sera come previsto, ho bevuto un po', ma per fortuna c'eri tu a tenermi in piedi; non ero ubriaca però mi girava la testa e hai deciso di farmi sedere.
Mi ero seduta su un muretto di cemento e tu ti eri messo davanti a me, ti abbracciai e sentii le tue braccia muscolose che mi avvolgevano la schiena e mi stringevano; rimanemmo così per un po', poi mi baciasti sulla fronte e io ti dissi:
-
“ti prego, non andare via con la squadra di rugby”
-
“tranquilla la società ha deciso di non fare trasferimenti per ora, anche perché c'è crisi e non vogliono rischiare”
-
“allora rimani qui?”
-
“si rimango qui. Ti dispiacerebbe se me ne andassi?”
-
“si”
-
“anche a me dispiacerebbe andarmene, ma per ora stiamo tranquilli che non mi muovo”
in quel momento mi stringesti più forte e io feci lo stesso.
Siamo rimasti tutta la sera accoccolati uno sull'altra fino a quando non mi chiamò mia madre; ancora un po' scombussolata dai drink, risposi:
-
“ehi che c'è?”
-
“ma cosa che c'è? Sono arrivata a Monza dai vieni al sottopassaggio che sono in macchina”
-
“ok, adesso arrivo”
tu mi guardavi:
-
“era tua madre?”
-
“si, mi ha detto che è arrivata al sottopassaggio”
-
“come? È già mezzanotte? Uffa...”
-
“già e conviene che ci alziamo perché c'è un po' da camminare e io mi devo riprendere ancora”
-
“ok, ma tra 5 minuti”
-
“va bene”
non volevo tornare a casa, volevo stare ancora con te. Dopo 10 o 15 minuti ci siamo alzati e tenendoci per mano ci siamo diretti al sottopassaggio della stazione.
Arrivammo poco prima del sottopassaggio, ti fermasti e mi presi le mani:
-
“ehi bellissima grazie della serata, dobbiamo farlo un'altra volta”
-
“grazie a te che mi hai sopportato tutta la sera”
-
“nah, è divertente vederti così”
-
“ahahahahaha”
mi avvicinai per darti un bacio sulla guancia, ma mi hai preso alla sprovvista... ti girasti e ci baciammo.
Non era il solito bacio veloce, era qualcosa di più e lo sentii; le tue labbra erano morbide e non sembrava che tu avessi intenzione di lasciarmi andare, la cosa non mi dispiaceva affatto.
Ti guardai, tu mi baciasti sulla fronte e mi stringesti forte; ad un certo punto si era veramente fatto tardi e dovevo andare ti diedi un'altro bacio e ci demmo la buona notte; tornata a casa sentii ancora il tuo profumo sui capelli, mi misi il pigiama ed andai a dormire.
Sapevo che non sarebbe finita quella sera e così sarà, manca poco al giorno deciso... finalmente ti vedrò di nuovo.