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Autore: rain96    28/06/2012    0 recensioni
diciamo che il testo è tratto da un'esperienza personale, spero vi piaccia
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel pomeriggio avevamo in programma di andare dalla Marta per una grigliata insieme agli altri della classe e poi la sera saremmo dovuti andare a bere al solito posto con la Chiara e Giorgia.

Il pomeriggio però non è andato come speravo, si mi sono divertita, ma tu preferivi stare con Gio e la Chia, a guardare la sorella di Marta che giocava alla play, ho deciso di fregarmene e andare a divertirmi con le altre, anche se ci rimasi un po' male.

Arrivate le 6, la mamma di Manuel ci diede un passaggio fino a Monza. Durante il viaggio finalmente ti sei ricordato che esistevo, ma mi ha dato fastidio il fatto che te ne sia accorto solo in quel momento.

Giorgi e Chiara mi avevano avvisato che non ci sarebbero state la sera, ma non avevo intenzione di dirtelo, preferivo non parlarti in quel momento; poi tu accarezzandomi un ginocchio, mi chiesi:

  • “allora? Che facciamo questa sera?”

  • “la sante e Asia mi hanno detto che non possono venire.... quindi bho”

  • “eh vabhe usciamo noi no?”

  • “ok”

  • “dai ti vengo a prendere al solito posto alle 9”

anche con una frase così semplice, sei riuscito a farmi tornare il sorriso. Ci conoscevamo da qualche mese oramai e volevo conquistarti, ero determinata ed ero vicina alla meta, ma c'era un problema: la tua ragazza.

Fino a quel giorno mi avevi trattato come una principessa: quando eravamo a scuola mi accompagnavi dappertutto, mi chiamavi a casa e parlavamo per ore ridendo delle minchiate più assurde, mi cercavi sempre in chat su facebook e la cosa più divertente era il fatto che Claudia la tua vicina di banco, ti chiedeva sempre se mi avevi già baciato... in quei momenti ci guardavamo e le ripetevamo sempre di no... sapevamo che era una bugia. Era successo una sera in cui avevo bevuto di più rispetto al solito Giorgia e Chiara erano tornate a casa da un pò e tu sei rimasto con me fino a quando mia madre non è venuta a prendermi.

Da quel giorno ci siamo avvicinati sempre di più, le attenzioni che ci dedicavamo erano reciproche e la cosa sembrava non dispiacere a nessuno dei due.

 

Quella seconda sera era come un secondo appuntamento, lo si poteva intuire facilmente; lo sapevamo entrambi, ma non ne abbiamo mai fatto parola.

Come sempre, presi i pullman che dal mio sperduto paesino portavano a Monza, non mi ero messa né tacchi né gonna, non ho badato troppo a come mi vestivo anche perché ero in ritardo e avrei perso la corsa; indossai una maglia nera mono-spalla, i miei jeans stretti che avevo comprato la settimana prima, e la mia solita borsa nera di pelle, non mi legai i capelli perché sapevo che li preferivi sciolti e mi truccai gli occhi di nero, come al solito.

Per arrivare fino al nostro punto d'incontro ci avrei impiegato 40 minuti con entrambi i pullman, presi le cuffie e guardando fuori cominciai ad ascoltare la mia playlist.

Finalmente ero arrivata alla stazione, attraversai il sottopassaggio e mi trovai dall'altra parte; mi diressi verso la fontana e mi sedetti sulla solita panchina di marmo ad aspettarti: ero in anticipo di dieci minuti.

Guardai dentro la borsa, cercai il pacchetto di sigarette e l'accendino, ne accesi una durante l'attesa, con mio dispiacere finì presto, così ne accesi un'altra, ne avevo ancora sei nel pacchetto.

Arrivarono le 21.00 poi diventarono le 21.10 e tu non ti eri ancora fatto vedere. Avrei voluto chiamarti per chiederti dov'eri, ma sapevo già che non avevi il cellulare e mi sono rassegnata ad aspettarti.

Alle 21.16 finalmente ti vidi arrivare, come potevo non riconoscere la tua cresta bionda? eri buffo biondo, non ero abituata a vederti così, ma eri sempre il migliore. Nonostante i nostri gusti completamente diversi mi piaceva com'eri vestito: il gilet da uomo grigio scuro con sotto una maglietta bianca e i tuoi soliti pantaloni mimetici che arrivavano al ginocchio, avevi anche una bella collana con un ragno d'acciaio e il cordoncino nero; quella non me la scorderò mai... era troppo bella!

Ci siamo salutati con un bacio sulla guancia, ti sei scusato per il ritardo e parlando del più e del meno, ci siamo incamminati verso il bar.

Quella sera come previsto, ho bevuto un po', ma per fortuna c'eri tu a tenermi in piedi; non ero ubriaca però mi girava la testa e hai deciso di farmi sedere.

Mi ero seduta su un muretto di cemento e tu ti eri messo davanti a me, ti abbracciai e sentii le tue braccia muscolose che mi avvolgevano la schiena e mi stringevano; rimanemmo così per un po', poi mi baciasti sulla fronte e io ti dissi:

  • “ti prego, non andare via con la squadra di rugby”

  • “tranquilla la società ha deciso di non fare trasferimenti per ora, anche perché c'è crisi e non vogliono rischiare”

  • “allora rimani qui?”

  • “si rimango qui. Ti dispiacerebbe se me ne andassi?”

  • “si”

  • “anche a me dispiacerebbe andarmene, ma per ora stiamo tranquilli che non mi muovo”

in quel momento mi stringesti più forte e io feci lo stesso.

Siamo rimasti tutta la sera accoccolati uno sull'altra fino a quando non mi chiamò mia madre; ancora un po' scombussolata dai drink, risposi:

  • “ehi che c'è?”

  • “ma cosa che c'è? Sono arrivata a Monza dai vieni al sottopassaggio che sono in macchina”

  • “ok, adesso arrivo”

tu mi guardavi:

  • “era tua madre?”

  • “si, mi ha detto che è arrivata al sottopassaggio”

  • “come? È già mezzanotte? Uffa...”

  • “già e conviene che ci alziamo perché c'è un po' da camminare e io mi devo riprendere ancora”

  • “ok, ma tra 5 minuti”

  • “va bene”

non volevo tornare a casa, volevo stare ancora con te. Dopo 10 o 15 minuti ci siamo alzati e tenendoci per mano ci siamo diretti al sottopassaggio della stazione.

Arrivammo poco prima del sottopassaggio, ti fermasti e mi presi le mani:

  • “ehi bellissima grazie della serata, dobbiamo farlo un'altra volta”

  • “grazie a te che mi hai sopportato tutta la sera”

  • “nah, è divertente vederti così”

  • “ahahahahaha”

mi avvicinai per darti un bacio sulla guancia, ma mi hai preso alla sprovvista... ti girasti e ci baciammo.

Non era il solito bacio veloce, era qualcosa di più e lo sentii; le tue labbra erano morbide e non sembrava che tu avessi intenzione di lasciarmi andare, la cosa non mi dispiaceva affatto.

Ti guardai, tu mi baciasti sulla fronte e mi stringesti forte; ad un certo punto si era veramente fatto tardi e dovevo andare ti diedi un'altro bacio e ci demmo la buona notte; tornata a casa sentii ancora il tuo profumo sui capelli, mi misi il pigiama ed andai a dormire.

Sapevo che non sarebbe finita quella sera e così sarà, manca poco al giorno deciso... finalmente ti vedrò di nuovo.

  
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