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Autore: tp naori    28/06/2012    0 recensioni
ammetto che, poteva essere scritto in modo più lungo. ma avevo, come la paura di perdermi in quelle pagine. come se non riuscissi più a trovare la parola fine. come se mi sarei appasionato, un'altra volta di quello che scrivo. ci tengo a precisare che io sono Dislessico. ed ora non ho più paura. a gridarlo hai quattro venti, forse è perche finalmente ho trovato il mio mondo, il mio sistema, il giusto peso da dare ad ogni cosa che vedo. concludo dicendo che, spero che vi piacca. e che forse vi faccia sorridere, o forse vecchi ricordi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SIPARIETTO 1’: GLI AMICI DEL BAR.

Jake camminava, lungo il centro della sua città. Dove i sampietrini coprivano la maggior parte della piazza centrale. Che a sua volta, dava le spalle ad una immensa chiesa. Jake non era li per caso. Anzi, si stava dirigendo verso il posto, che più preferiva al mondo. La biblioteca. Dove Jake, letteralmente si ingozzava libri su libri. Che portavano nei suoi occhi immagini, colori, vita. Leggeva di tutto Jake, anche perche li piaceva imparare lettere nuove. Già non vedeva l’ora di avere tra le mani un altro libro Jake. Cosi tutto trionfante sali le scale della biblioteca, fino al piano secondo. Dove il suo mondo iniziava. Si giro e rigiro tutti gli scaffali, prese un paio di libri. Tutti impilati l’uno sopra l’altro, sotto la sua ascella. Si avvicino al bancone, dove un uomo anziano serviva. Jake si avvicino e disse “prendo solo questi”. l’uomo si desse da fare, ed in un attimo Jake fu pronto per lasciare la biblioteca. Se non fosse stato per un ragazzo, che lo blocco sulle scale.

“Jack London, uno degli scrittori che preferisco” commento un ragazzo, indicando un libro sotto l’ascella di Jake.

“che occhio” commento Jake “comunque l’ho preso cosi, mi piace il titolo” aggiunse Jake. Come se si sentisse in dovere, di spiegare il perche del suo gesto.

“interessante” rispose il ragazzo.

“cosa?” domando Jake.

“nulla, ti andrebbe di farci un drink io e te. E magari con qualche amico mio?” chiese il Ragazzo. Jake non ebbe niente da dire oltre, li sembrava un buon ragazzo molto socievole. Fare una chiacchierata era un buon cosa per Jake. E poi Jake, era uno che si faceva bastare le cose che aveva. Ad esempio la musica oltre alla scrittura. Assieme le due arti, costituivano il sapere di Jake. Tutto quello che c’era da sapere sulla vita, gliela aveva insegnata la vita stessa. I libri e la musica, gli aveva solo insegnato il senso delle emozioni. E poi la musica riempiva Jake di emozioni, in netto contrasto con il credo comune. Erano gli anni della sperimentazione musicali, gli stessi dei tormentoni estivi o canzoni che ancora tutt’ora si sanno a memoria. Dove veri e propri scantinai, veniva usati come palchi da stadio. Il bello che era pieni quei scantinai come curve da stadio. Ovvio la capienza era limitata, e dovevi fare dieci minuti dentro allo scantinato per poi uscire, per far entrare un altro per dieci minuti e cosi via. Non era vista come cosa positiva la musica, si diceva che fossero i perdigiorno quei musicisti e cantanti. Senza voglia di lavorare, ecco la loro etichetta, additati cosi per le strade. Era considerata una vera e propria sfiga, avere un figlio con la fissa del musica. Come del resto era un figlio con un tatuaggio. Anche se questo significasse arte, a libera interpreazione diversa da persona a persona.

“perche no; offri tu?” chiese Jake, con fare scroccone.

“ti approfitti di me” rispose il ragazzo che a prima pelle sembrava simpatico. Cosi Jake si allontano dalla biblioteca assieme ad uno sconosciuto. Attraversarono vie che Jake, conosceva a memoria. Fino a sbucare alla piazza del centro, da poco attraversata da Jake.

“ti capita spesso, di leggere libri tosti per la tua età?” domando il ragazzo curioso, fisso Jake.

“cerco sempre qualcosa che mi ispiri. Insomma, qualcosa di nuovo” spiego Jake, senza peli sulla lingua.

“ a proposito, io sono Niccolò” si presento il ragazzo, che si rivelo chiamarsi Niccolò.

“Jake” rispose Jake, allungando una mano verso Niccolò che la strinse nella sua. Niccolò portava un doppio petto grigio, sotto una camicia in lino chiara, e dava l’aria di uno che di vita aveva capito tutto.

Jake del resto, era il contrario. T-shirt ed un paio di jeans, del tutto poco elegante. Però faceva il suo effetto. E poi anche Jake, ne sapeva di vita. Sapeva che ti poteva colpire con tanta tristezza, e che la felicità stava nascosta all’angolo a godersi tutto. Ne sapeva, e si vedeva anche i segni sulla pelle di Jake. Entrambi diversi nel modo di pensare, si trovavano bene assieme, anche se vestiti diversamente. Il che costituisce una vera e propria etichetta. Nella quale per forza bisogna riconoscersi (società di oggi). Ma sia Niccolò e ne Jake, se ne preoccuparono a loro bastava questo. Essere fuori da ogni etichetta, cosi che nessuno possa darti una spiegazione su di te. In fondo era meglio cercarsela da solo la risposta. Che gli altri di conoscessero a mille miglia distanza. Niccolò come già detto elegante, aperto ad altri modi di pensare, bastava trovare un punto in comune dove poter costruire un certo scambio artistico. Jake dall’altro canto, come già detto T-shirt, se vogliamo stile Rap. Musica che lui preferiva più in assoluto, anche se non schifava gli altri generi. Jake era qui tipi che avevano orecchio per la buona musica. Volendo, spiegarvi meglio i due rappresentavano due generi musicali se vogliamo. Jake quello del Hip Hop. Niccolò era di larghe vedute, ma se proprio doveva ammetterlo il genere che più preferiva era il Rock. I due caratteri vennero messi a dura prova, in quella piccola passeggiata.

“il Rock e solo chitarre elettriche, possiamo poi dire che sono per lo più tutti strafatti anche.” tento di dar ragione hai suoi pensieri Jake.

“oh perche il rap?!” rispose Niccolò.

“ammetto che qualcuno fa uso di canne. Ma almeno i testi sono belli, non puoi dire il contrario se sei un esperto di musica come dici di esserlo” rispose Jake, che sta volta centro il suo obbiettivo.

I due camminarono a lungo, fino a raggiungere un piccolo ed intimo bar. Le ampie vetrate, consentivano a più luce di entrare. Il tetto spioveva , la maggior parte del bar era in legno i piccioni sembravano amare quel cornicione. Al suo interno, cera una specie di nebbia bianca, poi Jake capì che non era nebbia, per quanto è impossibile. Era solo fumo di sigaretta. Il bar dava visione angolare alla piazza, più un pezzo della chiesa. Niccolò scivolo in fondo al bar, aggirando i tavoli del bar, che a quell’ora erano pieni tutti. Ecco perché c’era tanto fumo. Niccolò si fermo, davanti ad un tavolo di quattro persona, solo che c’e ne erano sedute solo due. Il maschio sembro non apprezzare la vista di Jake, tanto che disse “ne hai portato un altro, chissà questo quanto durerà” disse il ragazzo, rivolgendosi soprattutto a Niccolò come se Jake li non ci fosse.

“ho andiamo, almeno e carino” osservo la ragazza, che per i gusti di Jake anche lei era carina. Non tanto alta, non tanto consapevole della sua bellezza. Insomma, una che non se la tirava. I capelli li scendevano riccioluti lungo le spalle, il naso dava sfondo alle piccole labbra. Le guance poi erano puntellate da delle piccole lentiggini, che davano colore al suo viso. Seppur i suoi occhi erano colorati di un bel verde, e le sue labbra di un rosso spento. Diciamo che non se la tirava, anche se l’abbiamo già detto. Anzi, l’unica cosa che si tirava era il fumo della sigaretta, chiusa in una delle sue mani minute.

“grazie per il carino, ma che significa quanto durerà sta volta?” domando Jake, soprattutto verso Niccolò. Che si trovo, tutti gli occhi castani e l’unico verde puntati verso se.

“sai Jake, ti ho portato qui non solo per bere un caffè. E nemmeno per farti conoscere i miei amici, ti ho portato qui perche ci manca un punto di vista giovanile. E tu rispecchi, molto me da piccolo. Insomma vogliamo influenzarti” spiego Niccolò, prendendo posto a sedere. Una volta seduto prese la sua sigaretta ed inizio a fumarla. Jake confuso, guardo i tre. Che significa influenzare, ma soprattutto in quale modo dovrei assomigliare a Niccolò? Si chiese fra se e se Jake. Che in tutto quel tempo, stette in piedi.

“il nostro intento, non è uno dei migliori, per non parlare di quelli che non ne hanno voglia…”

“quelli senza cervello” interruppe la ragazza, guardando per tutto il tempo che era li Jake, mettendo al ragazzo parecchia soggezione.

“si, già ecco cosa volevo dire quanto durerà sta’ volta” il ragazzo che a sua volta interruppe Niccolò.

“ma non si dovrebbe giudicare a primo pelo, ho sbaglio. Commetterete l’errore di sbagliare persona. Ci sono, certe persone che sanno recitare bene. E sono disposte a tutto, per fottervi e magari farsi un paio di soldi” rispose Jake, trovando tutti e tre pienamente d’accordo con lui.

“su questo hai ragione, Jake” disse Niccolò risoluto.

“ma vedi, noi siamo abbastanza furbi da non cascarci” commento la ragazza “Jake. Un bel nome” aggiunse poi la ragazza.

“ tu dici?!, mi avete preso cosi, in una biblioteca pubblica. I veri geni sono chiusi in casa, sapendo di esserli. Come fate a saperlo di non esserlo” disse Jake, con fare ovvio. Nessuno ebbe qualcosa da dire, per rispondere.

“comunque non so come vi chiamate” aggiunse Jake. Mettendo in qualche modo fine a quella discussione.

“sai, credo che tu durerai più del previsto” commento la ragazza, con ancora la sigaretta in mano.

“comunque io mi chiamo Cristiana” aggiunse Cristiana.

“Franco” rispose Franco.

“bhè il mio nome, lo sai. Forse ha ragione Cristiana” commento Niccolò. Mettendo in imbarazzo Jake, mai qualcuno li aveva fatto dei complimenti. Soprattutto cosi di fila, si sentiva onorato. Quel gruppo non era come i tanti, che c’erano in giro. Era solido, con le loro convinzioni, le loro regole. Era come un mondo a parte. Fatto solo di parole e di foto. Dopo aver bevuto un buon caffè, i quattro iniziarono a dibattere su Picasso, e gli artisti dell’impressionismo. Jake, non si trovo in netta difficoltà. Anche se del argomento non ne sapeva più degli altri. Cristiana si rivelo, una vera critica D’arte. Aveva sempre qualcosa da dire. Niccolò era dello stesso parere di Cristiana. L’unico che andava contro corrente era Franco, accompagnato da Jake. Solo perche gli piaceva andare controcorrente. Cristiana cerco in ogni modo, ma non ci riuscì a far cambiare idea a Franco e Jake.

Alla fine Jake propose “sentite non è che abbiamo ragione tutti.” quella frase, solo quella frase. Mise fine al discorso che minacciava di degenerare.

“d’accordo lo posso accettare” rispose Franco.

“ho certo, solo perche era dalla tua parte?” domando Cristiana inviperita, per non avere ragione. Ipotizzo Jake.

“dai forse abbiamo ragione tutti. Come del resto possiamo non averne ragione” disse risoluto Niccolò, giocando con la tazzina vuota del caffè. Jake, abbozzo un sorriso nei riguardi di Cristiana. Sorprese anche Cristiana, ma soprattutto a Jake per la sua reazione. Entro una coppia di anziani, da far tenerezza. Si tenevano per mano, come se fosse una coppia appena sposata, con nessun figlio a carico soprattutto.

“ah l’amore, colpisce a ogni età” disse Niccolò fissando i due, con tanta determinazione. Tanto che i vecchi se ne andarono spaventati.

“ma che ho fatto?” domando Niccolò, ovviamente lui non lo sapeva. E nessuno ci teneva a dirglielo. Tranne Franco “sembravi un pervertito, da come li fissavi” rispose Franco. Jake, divertito si guardava in giro. Fino ad incontrare la faccia di Cristiana, che indugio sulla porta d’entrata. Prima guardando Jake, poi abbassando lo sguardo per poi guardare la porta d’entrata.

“vado un attimo fuori, a prendere un po’ d’aria” disse Cristiana. Fu a quel punto, che Jake capì quello che intendeva Cristiana.

“si, forse e meglio che vada a casa. Mia madre mi starà aspettando” disse Jake, inventandosi una scusa delle tante. Niccolò si alzo, dando la mano di Jake che la strinse nella sua. Poi fu il turno di Franco. Cosi Jake, segui Cristiana fuori. L’aria era leggera, qualche nuvola copriva il cielo, il sole minacciava di andare a dormire.

Cristiana guardo tutto, con un’altra luce. Come se tutto quello per lei fosse importante.

“secondo te, era una scusa” commento Niccolò.

“si” rispose Franco godendosi la scena, guardandola dalla finestra. Una delle tante.

Fuori, andava piuttosto male.

“sai, che sei strana” commento Jake “sembra che l’unica cosa di interessa sia l’arte. Ok, lo posso capire. Ma la vita e fatta di altri valori, non solo l’arte” aggiunse Jake.

“bhè e tu? T’innamori di una di vent’anni” rispose a parole Cristiana, guardando negli occhi Jake.

“di chi stiamo parlando” Jake fece finta di non capire, quello che intendesse Cristiana.

“dai non fare lo stronzo, come gli altri.” rispose Cristiana con fare dolce.

“primo non sono stronzo, secondo può darsi di si. Anche perché sei carina, nei tuoi modi” rispose Jake, trovandosi all’angolo preferì sputare fuori la verità. Che tenersela dentro.

“sei carino, tu a dirlo” commento Cristiana sorridendo serena.

“che importanza a allora, amarti?” domando, soprattutto al vento Jake e a se stesso. Come se li non fosse presente Cristiana. Che sembro domandare con gli occhi “perché?”, ma non lo disse si limito a lanciare la domando, utilizzando solo i suoi occhi di un verde cristallino.

“nel senso, che tu dici che abbiamo una differenza di età notevole, per me sono solo numeri. Comunque quello che volevo dire e che inutile. Ho visto come vuoi avere sempre ragione, sarà difficile cambiarti idea. E francamente una delusione amorosa e l’ultima cosa che mi serve ora” spiego a suo modo Jake.

“serve magari che ne sai, che tutte le porte sono chiuse a chiave” rispose Cristiana, lasciando speranza nel cuore di Jake. E lo stesso Jake, li fu eternamente grato.

“spero che non ci siano grate oltre quelle porte” commento Jake sarcastico. Cristiana rise alle sua battuta. Tanto che Jake, giudico che andasse bene.

“perche mi ami. A parte il fatto che sono carina, e testarda. Cos’altro ho io che t’interessa. E non dire figa” apostrofo il finale Cristiana. Era una domanda, di esistenza. O almeno Jake, credeva che Cristiana cercasse una risposta a tutto, perché la sua vita si svolgeva in quel modo eccetera.

“c’e sempre il culo” commento Jake, prendendosi un pugno sul braccio da Cristiana. Che a prima vista sembrava fragile, ma aveva una forza nelle braccia.

“scherzavo” tento di tranquillizzarla Jake “di amo perché?” sembro rifletterci Jake, prendendo ulteriormente in giro Cristiana.

“a parte gli scherzi ti amo perché. So che con te posso avere un futuro, non so come spiegartelo. Con te ho, la sensazione di essere finalmente nel posto giusto. Come se la mia esistenza non sarebbe nulla, senza la tue labbra attaccate alle mie” rispose Jake, lasciando che il suo subconscio prendesse il controllo di se stesso. Forse perché, pensava cosi facendo di essere più sincero. Di quanto non potesse fare con tutta la buona volontà, che disponeva. E quella non fu una teoria campata in aria, perché sorti l’effetto desiderato da Jake. Cristiana inizio a guardare Jake, in quel modo. Nello stesso modo, in cui Jake guardava gli altri suoi amori. Era facile, vedere quel brillio degli occhi dello stesso Jake, mentre magari guarda un bel quadro, ho legge qualche poesia o un bel libro. In fondo la caratteristica che più distingue Jake, e il fatto di essere molto emotivo su ciò che guarda. E Cristiana, ora raffigurava il panorama ideale dove posare gli occhi e, rimanerne estasiato. Le parole, a volte non servono. Contano di solito, le azioni, i pensieri, i tuoi ideali. E l’idea di Jake, in quel momento era di dimostrare il suo amore, nato forse cinque minuti fa’.

“non sono parole, campate cosi a caso, immagino. Tutto questo l’ho hai detto, dal profondo della tua anima.” fu il commento di Cristiana alle parole di Jake, sorprendentemente aveva ragione. Possibile che Cristiana avesse su tutto ragione?. Si domandò Jake, in quel momento.

“e questa è la cosa più sincera, che ho sentito da un uomo che non mi ha ancora ferito” aggiunse Cristiana, iniziando a sentire la bellezza di lasciarsi andare a se stessa.

“le ferite sono pegno del nostro passato” commento Jake, con fare dolce ed altrettanto nobile.

“lo so, ne ho la certezza. Ma sai che potrei, essere accusata di pedofilia” rispose Cristiana, non aveva voglia di lasciarsi andare. Il perche Jake, non lo sapeva. Tanto timore, leggeva Jake da ogni azione, parole, gesti di Cristiana. Come a dire, che il verbo amare l’aveva stufata in qualche modo. Forse per via delle sue storie d’amore, non sempre finite come lei sperava. Forse.

“oh, andiamo quanti anni dovresti avere tu?” domando Jake, dando della giovane a Cristiana. Infatti lo sembrava, dimostrava più o meno Venti o ventidue anni di età. Non era un numero alto, non tanto da costituire un certi divario tra le due età rispettive, di Jake che aveva appena diciassette anni. E di Cristiana che aveva.

“ne ho vent’uno” rispose Cristiana. Intanto tutto incominciava a spegnersi. Il sole, iniziava la sua lenta discesa verso l’orizzonte. Le rondini scappavano nei loro nidi, sotto i tetti delle case. I vecchi rientrarono nelle loro case, li si poteva benissimo vedere passeggiare al chiaro del sole mano nella mano, lungo la via del centro. Un bel momento il crepuscolo, una sorta di fuggi fuggi generale per rincasare con fare leggero e spaesato. Una giornata di lavoro, per molti stava finendo, il crepuscolo indicava che era l’ora di rincasare. Dove magari c’era un figlio a aspettarti per mangiare, ed una moglie che non sarà mai stanca di amarti. Per che è questo che ci accumuna, al di là della pelle, o della statura, del peso. Tutti dovrebbero provare, quella sensazione a pelle, quel qualcosa che ti riempie il cuore di non solo sangue. Quella cosa che ti da aria nei polmoni, che non sono le piante. Non è Dio, che da la vita. Lui da solamente limiti di tempo, e di spazio. Quindi, perche non farsi trascinare da una forza più forte?! Che magari ti sappia trasportare oltre la linea di confine, dove noi umani siamo rinchiusi. Ecco, cosa è vita.

“e secondo te, e una differenza di età notevole?” chiese Jake.

“perche hai paura?. Non dire di no, perche lo leggo nei tuoi occhi Cristiana” aggiunse Jake, in un altro momento.

“ho paura, che sia una cosa più grossa di me e di te” rispose Cristiana, chiudendo i palmi delle mani nei suoi occhi.

“in che senso?” domando Jake, non capendo Cristiana appieno.

“non credi che ci sia uno scopo, insomma che tutto fosse già deciso. E noi siamo solo le pedine, di qualcosa di più grande” spiego Cristiana.

“perche credere nel destino, quando e più logico pensare a una figura mitologica” commento Jake. Cristiana sbuffo.

“attenzione, non ho detto che credo in Dio. Sto solo dicendo, che credere nel destino. Che tutto sia già deciso. È controproducente. Si c’e un perche? Quanto c’e anche un forse? O un magari?. Tutte domande che sono vuote. Perche perdersi in discorsi del genere, che non hanno fine. E solo spreco ti tempo. Del tutto inutile, quando la fuori ci sono tante cose belle. Che vale la pena vedere. Non chiuderti in questi pensieri, la risposta e qualcosa di più grande di me e di te. Anzi, guarda il mondo per quello che è” commento Jake. Ora o lui in un futuro certo, farà l’oratore o diventerà qualcuno di abbastanza saggio da far paura al Daila lama, con tutto il rispetto parlando. A quel punto Jake lo seppe, con grande certezza. Lo vide negli occhi, di un verde colorato. Lo vide, quel brillio. Lo seppe con certezza, di essere nelle grazie del cuore di Cristiana. Che lo prese per mano, saluto i suoi amici dal vetro che intanto di erano goduti la scena. E scandii queste parole  

   
 
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