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Autore: Lee Fei Taemin    29/06/2012    11 recensioni
[ Warning!OOC • 2Min • JongKey (Accenni) ]
« Posso farti una domanda? »
« Dimmi. »
« Per quale motivo deciso di morire? »
« E per quale motivo tu hai deciso di non farlo? »
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: Okay, so che avrei dovuto aggiornare $trangers, ma... Non ce l'ho fatta. Avevo in testa di scrivere qualcosa di prettamente assurdo, e l'ho fatto. Di solito io non scrivo oneshot, a meno che non sia strettamente necessario od abbia ispirazione da dover espellere, ma questa volta avevo una voglia indiscussa di fare qualcosa di carino per due sceme alle quali non faccio altro che rovinare l'OTP. Quindi... Val, Marshi, questa oneshot è per voi. Spero sinceramente che vi piaccia, e mi dispiace se non è oggettivamente qualcosa di entusiasmante, o lunghissimo, o che so io... E' solo un rapido pensiero, non vuole essere niente di impegnativo. Spero comunque che apprezzerete ( voi due come chiunque altro che leggerà queste parole, ovviamente ). Quindi, che dire... Sopportate il mio breve delirio, e godetevi la oneshot. Buona lettura~

 

 

[ Ehy doctor, are you happy, here, into my heart? ]

 

 

Ci sono cose che la gente dovrebbe sapere.

Dolori che dovrebbe imparare a superare.

Ma Lee Taemin non respira, non ci riesce più. E non è l'aria che si rifiuta di entrare nei suoi polmoni, no: sono i suoi polmoni che si rifiutano di accoglierla.

E' diventato allergico. All'aria, al sole, al cibo, all'acqua. E' allergico alla vita. Niente di più semplice.

Lui sta semplicemente aspettando.

 

* * *

 

« Coma? »

« Ne, una specie, ma è volontario. Respira perché le macchine lo costringono. Si nutre perché la flebo fa egregiamente il suo lavoro. Però, per il resto, è come se fosse morto. Se non lo avessimo legato al lettino si sarebbe strappato di nuovo l'ago – è l'unico segno di vita che ci dà. »

« Ma a cosa è dovuto questo suo disagio? »

« Ce lo stiamo chiedendo tutti, ma nessuno lo riesce a capire. »

 

* * *

 

« Sai qual è il problema? »

« Aniyô. »

« Ecco, è precisamente questo. »

Choi Minho non dice una parola, si limita a guidare. Ogni tanto guarda fuori dal finestrino, poi torna a dedicarsi alla strada. Sospira. Non ha fatto una sola cosa utile in tutta la sua vita, e adesso che ci sta provando, niente è roseo come lo era prima. Ora è tutto stranamente vuoto. Non c'è neanche il colore che aveva tutto fino a qualche anno fa, prima che incontrasse Kim Kibum. Poi è arrivato lui. E tutto si è spento, quando la luce che la gente chiama felicità avrebbe dovuto renderlo orgoglioso di essere vivo.

« Le cose fra di noi non vanno, è meglio chiuderla qui. »

« Torniamo amici? »

« Ne. »

« Ottimo, ora passami una birra. »

Alto, un bel ragazzo, palestrato al punto giusto e con una laurea in medicina ed un corso breve di psicologia attestato ben sistemati in dei quadri chiusi negli scatoloni nei posti della macchina riservati ai passeggeri. Lui e Kibum non si sono mai amati, sono stati insieme per far contenti i genitori – da una parte – e per avere qualcuno con cui andare a letto puntualmente – dall'altra. Ci voleva il solito discorso sconclusionato per dare a Kim Kibum la forza di dire che è finita. E a loro va bene, tanto da amici si bastano e si sentono anche meglio.

« Quanto ci vuole per arrivare a Seoul? »

« Ancora dieci minuti. »

« Che diamine, sbrigati, voglio arrivare. »

« Il lavoro da commesso ti emoziona così tanto? »

« Aniyô, mi emoziona l'idea di vederti in camice. »

« Ah, ora è tutto chiaro. »

Sì, perché Choi Minho aveva appena avuto un posto all'ospedale di Seoul, e visto che Kibum abitava con lui, avevano deciso di comune accordo di spostarsi a vivere in città: niente parenti, niente ex rompicoglioni, nessun conoscente, niente pesi o norme morali da paesino di terza categoria alle quali far fronte. Quindi per loro l'idea di andare a vivere a Seoul è il paradiso. Hanno anche preso un appartamento insieme ( di nuovo ) – niente più che un paio di stanze e un bagno, più la cucina, ma per due persone è più che sufficiente. Per loro due, è più che sufficiente.

« Ho voglia di fare sesso. » Dice Kibum.

« Fattela passare. » Risponde Minho.

Questi sono loro due.

 

* * *

 

Lee Jinki è un amico di infanzia di Minho. Per un periodo hanno frequentato la stessa università. Per un altro si sono sentiti via telefono o via mail, o scrivendosi un paio di cartoline l'un l'altro, ma hanno comunque mantenuto degli ottimi rapporti nel corso degli anni. Quando Minho è arrivato all'ospedale per il primo giorno di lavoro, il più grande gli è andato incontro per salutarlo e poi lo ha portato a conoscere il suo primo – nonché più importante – paziente. Ma Minho non è granché contento di ciò che ha trovato nel letto quando ha messo piede nella stanza.

« E questo me lo chiami paziente? »

« Ne, ed è di tua competenza, Minho-yah. So che è difficile pensare di poter aiutare una persona in una situazione simile, però... »

« Aniyô, tu stai scherzando. Non farò da balia ad un... Un... Un comatoso volontario, o come vuoi definirlo! »

« Minho-yah, ti sto chiedendo un favore enorme, ti scongiuro, non mi fido di tutti gli altri dottori da strapazzo in giro per questo cazzo di ospedale, e con la mia laurea non posso aiutarlo... Dirigo il reparto di ginecologia, non fare in modo che debba parlare con il capo del tuo reparto per trasformare la mia richiesta in un ordine! »

« Jinki hyung... »

« Minho-yah, lo vedi quel comatoso volontario? E' mio fratello, per l'amor di Dio. Ci tengo che sia tu ad aiutarlo. »

« ...va bene. Lo faccio. Ma solo perché ti sta a cuore. »

« Benissimo, ti ringrazio. »

 

* * *

 

Elettroencefalogramma piatto. Elettrocardiogramma a montagna russa.

Morto psicologicamente. Fisicamente vivo – anche troppo.

Choi Minho non ha la minima idea di cosa può fare con un soggetto del genere. Non apre neanche gli occhi. Forse neanche ascolta. E' qualcosa di spaventoso, perché è vivo, ma non vorrebbe esserlo. E' abbastanza forte da giocare al morto, ma non ha il coraggio di uccidersi sul serio.

Che razza di persona sarebbe così masochista ed indecisa...?

 

* * *

 

Lee Taemin, ventiquattro compiuti il mese scorso. Moro, occhi neri, non ha mai completato la scuola, a partire da quando ha compiuto diciassette anni ha smesso di mangiare e di bere. Dai venti ha completamente chiuso i ponti con le proprie facoltà motorie, ha smesso anche di aprire gli occhi, ha smesso di respirare. Poi lo hanno portato all'ospedale, e da quel momento non si è più mosso da quel lettino. I primi tempi lo faceva solo per staccarsi l'ago della flebo – lo ha fatto per anni. Poi, quando hanno deciso che legarlo al letto era l'unica maniera di salvarlo, ha smesso anche di opporre resistenza.

Lee Taemin è morto da quattro anni. E non si vuole svegliare.

 

* * *

 

« Cazzo! Jinki hyung! Jinki hyung! »

« Cosa, che c'è, cosa è successo, Minho-yah? »

« Si è svegliato! Si è svegliato, per l'amor di Dio, si è svegliato! »

 

* * *

 

A Taemin è bastato il calore umano per decidersi ad aprire gli occhi. Da quanto qualcuno non gli faceva una carezza, anche breve, sul viso? Non è stato così difficile muovere le palpebre. Anzi, gli è venuto spontaneo.

Quello che aspetta da tanto è arrivato?

 

* * *

 

« Mi sono trovato un nuovo ragazzo, Minho-yah! »

Kim Kibum è raggiante. Salta per la casa con una felicità strana negli occhi. Oh, sì, beh, sicuramente lui è tornato a vedere i colori che Minho ancora non ha trovato sulla sua via. E' vagamente demotivante, ma ci sta facendo l'abitudine. Così si avvicina al migliore amico – è questo che sono, adesso: migliori amici – e lo abbraccia. Gli dà un bacio su una guancia.

« Sono contento per te, Kibum hyung. Lui ti ama? »

« Ne, mi ama! »

« E tu lo ami? »

« Da impazzire! »

Sì, Kim Kibum ha smesso di vedere la vita in bianco e nero. Sul serio.

 

* * *

 

« Tu chi sei? »

« Choi Minho. Ti ricordi come ti chiami? Quanti anni hai? Dove abiti? »

« Lee Taemin, adesso dovrei avere ventiquattro anni, abito a Seoul. »

« Benissimo, il tuo cervello non ha subito alcun danno. Sentivi i nostri discorsi, quando parlavamo qui vicino a te? »

« Ne. Ho seguito tutti i vostri discorsi, ed ho tenuto il conto dei giorni da quando ho smesso di muovermi. Quando c'era silenzio era notte, era facile capirlo anche senza aprire gli occhi. Mi confondevo solo quando c'erano le emergenze notturne. Ma anche da lì riuscivo a salvarmi. »

« Posso farti una domanda? »

« Dimmi. »

« Per quale motivo deciso di morire? »

« E per quale motivo tu hai deciso di non farlo? »

 

* * *

 

Choi Minho è sconvolto. Sei mesi dopo aver avuto in cura quel ragazzino per la prima volta, è riuscito a farlo svegliare, dodici mesi dopo è riuscito a farlo parlare, diciotto mesi dopo finalmente lo ha messo in piedi e lo ha fatto camminare. E per tutto questo è bastato un semplice tocco, una carezza sul viso.

E' orgoglioso di sé stesso, perché nessun altro può esserlo di lui.

 

* * *

 

« Minho-yah, abiterà a casa tua. »

« Cosa? Di chi parli? »

« Di Taemin. Sei l'unico con il quale parla, anche se in maniera strana. »

« Non ci entriamo, in casa, siamo già in due e non c'è spazio, Jinki hyung. »

 

* * *

 

« Dove stai andando? »

« Mi trasferisco da Jonghyun-ah. Jinki hyung mi ha detto che devi ospitare quel ragazzino di cui ti occupi da tanto, aniyô? Ne approfitto e colgo l'occasione per andare a stare dal mio ragazzo. Non offenderti per questo, Minho-yah, non prenderla sul personale. Prendi quel marmocchio e trattalo con i guanti, so che tu sei in grado di farlo. Mi aspetto grandi cose da te. »

« Ma che diamine stai... »

« Fagli tornare la voglia di vivere e, per piacere, fattene venire un po' anche tu, ultimamente sei peggio di uno zombie. »

Colpito e affondato.

 

* * *

 

« Perché le pareti di questa camera sono rosa? »

« Non ti piacciono? »

« Per niente. »

« Bene, vorrà dire che un giorno di questi compreremo la vernice e cambieremo il colore. »

« Bianche. »

« Eh? »

« Le pareti, le voglio bianche. E' il colore dei sogni che facevo. »

 

* * *

 

Ventiquattro mesi dopo aver avuto in cura il paziente Lee Taemin, e sei mesi dopo averlo accolto in casa propria, Choi Minho si è ricordato cosa significasse vivere. E sorridere. Quando l'aria in casa si è fatta più intima e confidenziale, ha provato ad estorcere qualche informazione al ragazzino – tipo perché fosse caduto in quella sorta di stato depressivo ai limiti massimi – ma ha sempre ricevuto messe frasi e scrollatine di spalle.

« Taemin-ah? »

« Dimmi. »

« Sei felice qui? » Una domanda nuova, finalmente.

Taemin solleva lo sguardo dal ramyeon che sta mangiando. Minho lo sa già che non risponderà, ma che gli farà un'altra domanda. Ed appunto.

« E tu lo sei, qui? »

Sposta una mano e si accarezza il cuore.

Minho sorride e torna a mangiare.

 

* * *

 

Questo non doveva succedere, ma è stato inaspettatamente piacevole.

Pensa al bacio che ieri sera ha dato a Taemin prima che si addormentasse fra le sue braccia. Ultimamente il piccolo ha sempre degli incubi, ma Minho è lì per aiutarlo. Ieri sera è stato attratto un po' troppo da quel visino dolce e tenero, e non è riuscito a resistere dall'impulso di baciarlo. Ma Taemin non l'ha respinto, forse anche a causa dell'alcool. Chi lo sa. Fatto sta che lo ha baciato per dieci minuti buoni, in modo per niente casto, ma non ha azzardato di più, sul serio: lo ha soltanto baciato.

Chiude gli occhi, e con un sorriso felice decide di addormentarsi.

 

* * *

 

« Taemin-ah, cos'è? »

« E' vischio. Si mette nelle case di solito, giusto? Per Natale. »

« Ma Natale è il mese prossimo. »

« Non vedo dov'è il problema. Siamo quasi in quel periodo. »

« Come vuoi. »

 

* * *

 

« Buon Natale, Minho hyung. »

« Buon Natale, Taemin-ah. »

Minho scarta il suo regalo: un pallone da calcio autografato dal suo calciatore preferito, due biglietti per la partita imminente ed un ticket fatto a mano per entrare negli spogliatoi alla fine del primo tempo. Minho ha un tuffo al cuore. Guarda Taemin come se stesse guardando un fantasma.

« Come hai fatto ad averli? »

« Quel tipo è un amico di mio padre, è stato facile. Ma l'ingresso agli spogliatoi funziona solo se ci vai con me. »

Taemin scarta il suo regalo: apre la scatolina rossa e dentro ci trova soltanto un foglio di carta piegato in quattro. Lo apre, curioso, e poi si immobilizza. Solleva il viso verso Minho e sorride. Sorride sul serio.

« Minho hyung? »

« Ne? »

« Siamo sotto il vischio. »

« Lo so. »

Minho si sporge verso Taemin, e lo bacia. E questa volta non c'è alcool.

 

* * *

 

Non sono bravo nei regali di Natale, e non penso che chiudermi in un pacco gigante possa essere un'idea grandiosa, così come credo non lo sia vestirmi di un nastro rosso e nient'altro, ragion per cui mi limito a scriverti questo, sperando di non farti ridere.

Vuoi avere Choi Minho per Natale, e uscire con lui domani sera?

 

* * *

 

Sono passati cinque anni da quando a Minho è stato affidato Taemin. Tre, da quando hanno deciso di stare insieme. E finalmente Taemin si è deciso di dirgli perché non voleva alzarsi da quel dannato letto, perché ha smesso di vivere ed ha deciso di morire. Gli ha detto che stava aspettando in verità, che non stava morendo. Non voleva morire.

« Come la Bella Addormentata? »

« Immaginavo qualcosa più alla Shrek a dire il vero. Sai, Fiona... »

« Ti aspettavi che qualcuno ti afferrasse con forza e ti urlasse di svegliarti? »

Minho ride.

« Mi aspettavo che qualcuno mi venisse a dare una buona ragione per tornare a vivere, più che altro, perché quelle che già avevo a me non bastavano. »

« Ed ora? »

« Ora cosa? »

« Ora ce l'hai la buona ragione per vivere? »

Lee Taemin sorride, ma non risponde, se non con una nuova domanda.

« E tu ce l'hai, una buona ragione per vivere? »

 

* * *

 

Dieci anni da quando hanno deciso di stare insieme. Tredici da quando Taemin è stato affidato alle cure di Minho. In questi anni si è dato da fare, è diventato un pittore, uno scultore, si è laureato in architettura ed adesso sta seguendo un corso di fotografia. Ha aperto un negozio di belle arti, così può contribuire alle spese del suo compagno, che continua a fare il medico. Si sono trasferiti in una casa più grande, hanno preso un cane ed anche un gatto, li hanno chiamati Jjong e Kibum, perché quei due piccioncini si sono trasferiti in America un paio di anni fa ed hanno deciso di non tornare a Seoul più di una volta all'anno, e gli mancano. Ogni tanto Jinki – che si è sposato sei anni fa – manda da loro il piccolo Yoogeun, suo figlio, e loro due badano al piccolo, e lo fanno insieme. Fanno qualsiasi cosa insieme. Ogni tanto fanno l'amore sul tavolo, perché la loro prima volta è stata lì. Il tavolo è lo stesso che avevano in quel monolocale che Minho aveva comprato per abitarci con Kibum.

Ogni tanto si dicono ti amo. Non lo fanno tanto spesso, però. Si imbarazzano ancora. Però lo sanno che è così per tutti e due, sanno di amarsi reciprocamente. Lo sanno che non hanno bisogno di dirselo continuamente. E per loro due va benissimo così. Sul serio.

 

* * *

 

« Minho-yah? »

« Ne? »

« Sei felice, qui? » E Taemin si tocca il petto in corrispondenza del cuore.

Minho rotola sul letto e bacia il suo uomo – è così strano poterlo definire così.

« Ne, sono felice . E tu, se felice qui? » E si tocca il petto.

Taemin sorride. Come al solito, non risponde. Non lo fa mai. I suoi sorrisi bastano.

« Sai cosa aspettavo su quel letto? »

« Una ragione per vivere? »

« Ne. »

« E l'hai trovata? »

Taemin abbassa lo sguardo. Poi lo alza di nuovo, guarda Minho e poi sorride ancora una volta. Però questa volta risponde davvero.

« E' venuta da me, una sera, mi ha accarezzato il viso dolcemente, e mi ha chiamato con il mio nome. E' lei che mi ha trovato. »

« Aaah... E dov'è, adesso, questa ragione di vita? » Minho ride.

« Ce l'ho fra le braccia in questo momento. »

Taemin rotola su di lui, e fanno l'amore lentamente. Dolcemente.

Come la prima volta. Come se fosse l'ultima.

 

* * *

 

Ci sono cose che la gente dovrebbe sapere.

Dolori che dovrebbe imparare a superare.

Ma Lee Taemin non piange, non più. Lee Taemin non aspetta più. I suoi polmoni ora l'aria la vogliono, non sono più allergici. Lee Taemin ha imparato cosa significa vivere, ha capito che la vita è una ricerca continua della felicità, su quel letto, in quell'ospedale, però poi ha capito che si stava prendendo in giro ed ha capito anche che non siamo noi a trovare la felicità, ma che è lei a trovare noi.

Per lui quella felicità si chiama Choi Minho, è un dottore di trentasei anni, è alto, è bello, e lo ha svegliato più dolcemente di Shrek con Fiona e meno del principe Filippo con Aurora.

Spontaneamente.

 

* * *

 

Minho è in macchina. Sta tornando a casa, in quel paesino sperduto di terza categoria, per passare le ferie vicino al mare. Nel sedile di fianco non c'è Kim Kibum, come all'andata. Adesso c'è Lee Taemin. Ha smesso di vedere la vita in bianco e nero da parecchi anni ormai, e la strada che percorre adesso è piena zeppa di colori, tanti quanti non potrebbe sopportare nessun occhio umano normale, ed è solo grazie a Taemin, che lo accompagna, ed è lì per tutti i viaggi e tutti i ritorni che il dottore desidera per il resto della vita. Choi Minho sorride, poi gli viene in mente qualcosa e allora annuisce a sé stesso, e poi si rivolge al suo compagno.

« Sai qual è il problema? » Domanda.

Taemin gira il viso verso di lui. Allunga una mano sulla sua coscia, lo accarezza dolcemente, e scuote la testa.

« Aniyô, non lo so. » Risponde.

Choi Minho sorride.

« Ottimo. Neanche io lo so. » Afferma. « E sai perché non lo so? »

« Aniyô. »

« Semplicemente perché non c'è alcun problema. »

« Ed è sbagliato? » Taemin è preoccupato.

« Per niente. » Minho si sporge verso il suo compagno e lo bacia.

Taemin torna a sorridere.

« Così è perfetto. Semplicemente perfetto. »

E lo è davvero.

 

 

Note finali: Non ho molto da dire, e questo è il motivo per il quale di solito non faccio mai le note finali. Ma, niente. Dopo averla riletta almeno tre volte mi sono accorta che sarebbe potuta essere una bellissima(?) long fiction, anziché una tristissima oneshot. Chissà, magari in futuro...! Basta così. Non vi illudo(?). Spero che vi sia piaciuta. <3

   
 
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