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Autore: MoonRay    29/06/2012    2 recensioni
“Composing?” chiese John quella volta.
“Helps me to think” rispose Sherlock.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sad Song

 
 
221B Baker Street.
La musica aleggiava per l’appartamento, diffondesi nelle stanze; prima nella cucina, poi nella camera da letto.
 
“Raggiungerebbe il piano di sotto fino alle orecchie della signora Hudson.”
 
Si espandeva, diramandosi per la strada, passando per la finestra anche se chiusa; attraversava le pareti e arrivava ai passanti della via, nascendo dal suo violino.
Sherlock stava in piedi di fronte al leggio, archetto alla mano ed il mento poggiato allo strumento, cantando una melodia malinconica.
 
“Irene?”
 
Le note della composizione si fecero più alte ed intense; raggiunsero l’apice del canto e...
Sherlock troncò il ritornello, cancellò l’ultima riga dello spartito e lo riscrisse. Rimbracciò lo strumento, chiuse gli occhi e rivolgendosi al suo pubblico riprese a suonare dall’inizio.
 
“Mycroft...”
 
La pioggerella di Londra ascoltava silenziosa, scivolando per le strade e sui vetri, sulla pietra e sulle finestre delle case inglesi. Forse Mycroft aveva sempre sentito quella sinfonia e l’aveva ignorata, ma in quel momento, leggendo il giornale e mandando avanti lo stato poteva capirlo.
 
“John.”
 
Sherlock pensava: la testa piena di riflessioni ed idee, lavoro e deduzioni... ma quanta noia. Quante cose ovvie e del tutto scontate il suo genio riusciva a percepire e gli altri no; si sentiva come un microscopio utilizzato da un bambino che non sa ciò che sta guardando.
Guardare e non osservare, riuscire a vedere ma non capire.
L’aria continuava ad andare mentre i pensieri danzavano a ritmo di musica, perdendosi nell’aria; le note sullo spartito continuavano a scriversi per seguire la scia melodica delle precedenti.
 
Si interruppe improvvisamente, fermando bruscamente le corde del violino.
Prese con la mano sinistra anche l’archetto per passarsi una mano tra i capelli: non andava, qualcosa stonava e non era la musica.
Era un genio, un genio che risolveva i problemi altrui ma... ma non riusciva a capire.
Perché era solo?
Aveva un fratello, rivale da sempre.
Aveva una ragazza che cercava di attirare le sue attenzioni, ma non ci riusciva.
Aveva avuto l’amore di una donna e di un amico e li aveva persi.
 
Irene, affascinante ed attraente, ma c’era quel qualcosa che il suo intuito respingeva, mentre John, nella sua cecità simile a quella comune di tutti gli altri, una forza magnetica che lo aveva ipnotizzato; un processo naturale.
In una società dal polo negativo e positivo sopravviveva come una calamita incompatibile con le altre e John era l’unico ponte con essa, poiché pur essendo il suo opposto era riuscito a fondersi perfettamente a lui.
Due emarginati che riuscivano a trovare conforto nella loro solitudine.
Non era forse proprio quella forza invisibile ad unirli e renderli due fratelli di spirito?
Irene stessa comprendeva la prospettiva di Sherlock in modo da renderli così simili, inconciliabili.
 
“Quanto è odioso spiegare tutto scientificamente...
È poi così bello essere Sherlock Holmes?”
 
Poggiò lo strumento sulla poltrona accanto a lui: suonare avrebbe dovuto aiutarlo a pensare, ma in quel momento, forse, nemmeno otto cerotti alla nicotina lo avrebbero aiutato a risolvere l’enigma della sua vita.
 
“Perché, Sherlock?”
 
Un tuono interruppe il filo dei suoi pensieri, ma non dissipò totalmente quella nuvola di tormenti.
 
Gli cadde l’occhio sulla seconda poltrona davanti a sé:
 
-Mi dispiace, John.-
 
 

***

 
 
-SHERLOCK!?-
 
La melodia scomparve come un ricordo dalla stanza, tristemente incompiuta.
Fuori la pioggia continuava a cadere incessante; John sussultò violentemente, riscuotendosi da quella triste visione.
Una lacrima rigava il suo viso al ricordo dell’amico che “lavorava” assorto, sposando perfettamente lo stato d’animo che con quella triste canzone desiderava trasmettere.
La poltrona prima vuota era occupata dal violino di Sherlock, il leggio al suo posto, la finestra aperta...
 
-Sherlock?-


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Note dell'Autrice:

La mia mente bacata come al solito non aveva niente da fare, ed ecco che è uscita questa cosuccia! La canzone a cui mi riferisco è la composizione di Sherly (l'ho scritta mentre ero in fissa *^*)
Ringrazio chiunque ricensirà e passerà di qua per leggere e soprattutto grazie alla mia beta _Lightning_ <3
Finale ambiguo ed a libera interpretazione come mio solito ^^ è la prima fic su questo fandom :) Spero vi piaccia!

MoonRay
  
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