CAPITOLO 7
Intanto sulla Terra, Cristine e
Nozomu erano rientrati dal tour non appena Miyu gli aveva avvertiti della
scomparsa di Momoka. Con Nako a seguito, si diressero al tempio Saionji. Loro e
Miyu e Kanata, aspettavano con ansia notizie; erano però molto
preoccupati perché Lou e Alissa non erano ancora rientrati.
“Dove saranno?” chiese
Miyu.
“Vedrai che stanno bene”
cercò di tranquillizzarla Kanata.
Poi sentirono un tonfo in giardino e
tutti si precipitarono fuori. Si trovarono davanti un congegno alieno e lo
portarono in casa. Miyu cominciò a studiarlo, ma non capiva cosa fosse.
“Ma insomma, come si
apre?!” si disperava la donna.
Poi il marito lo prese, lo
guardò un attimo e si mise la mano tra i capelli.
“Ma sei cieca?! Non vedi che
c’è un bottone con scritto < Open >?!” gli urlò
contro.
“Uffa! Mica tutti sono svegli
come te!” gli rispose la moglie.
-Certo che sono una coppia bizzarra-
pensarono sia Cristine che Nozomu.
Poi lo aprirono e tutti osservarono
cosa accadde; un fascio di luce uscì dall’oggetto e il volto di
Alissa comparve.
“Ciao. Questo è un
congegno che permette di comunicare a distanza; ve l’ho mandato tramite
un buco nero, visto che sono venuta in possesso del macchinario nemico che li
controlla. Lì sulla Terra probabilmente sono passate solo alcune ore,
qui sono passati tre giorni. Vi volevo comunicare che qui stiamo tutti bene e
il nemico è stato sconfitto. Momoka sta bene e tornerà presto sul
suo pianeta; attualmente è al capezzale di Lou: quest’ultimo
è stato ferito durante il combattimento, ma se la caverà, non
è grave. Vi volevo anche ringraziare per la vostra accoglienza e dirvi
che la Terra è un pianeta bellissimo; credo che un giorno, quando
sarò regina, verrò di nuovo a visitarlo meglio con il mio futuro
ragazzo, spero lo diventi… Ora vi lascio e ancora grazie” e il
fascio scomparve.
Ora tutti erano tranquilli
perché sapevano come stavano le cose.
Momoka stava dormendo sul letto di
Lou, quando una mano le accarezzò i capelli.
“Lou! Ti sei svegliato
finalmente! Come ti senti?” chiese, euforica per la gioia.
“Sto bene, grazie. Ma dove
siamo? E dov’è quell’uomo?!” chiese preoccupato.
“Sei nel castello di Alaksiah.
Hai dormito per tre giorni: dopo il combattimento sei rimasto ferito e, quando
mi sono svegliata, ti ho trovato fasciato; Alissa mi ha spiegato che ti hanno
curato non appena siamo arrivati”
“E Alissa dov’è?
Come sta?”
“Non ti agitare sta bene; mi ha
spiegato anche come lei e il suo salvatore misterioso hanno salvato Otto: la
guerra è finita!”
Lui si calmò e si ridistese
sul letto. Poi guardò la sua amata Momoka: cosa ci faceva ancora
lì se tutto era finito?
Glielo chiese e lei gli sorrise.
“Non potevo lasciarti dopo
tutto quello che avevi fatto per me… Ti ringrazio, Lou”
Lui le sorrise, si rialzò a
sedere, e l’abbracciò forte.
“Non potevo lasciarti morire,
Momoka, io ti amo ed è stato un piacere rischiare la mia vita per
te” le sussurrò all’orecchio.
Lei rimase un po’ sorpresa per
quell’abbraccio improvviso, poi l’abbracciò a sua volta.
“Ti amo anche io Lou e ho
deciso di rimanere qui, su Otto” disse.
Lui si allontanò e la
guardò negli occhi.
“Sei sicura di quello che fai,
sei sicura di lasciare la tua vita sulla Terra per me?” chiese
preoccupato, stringendole le spalle.
Lei gli sorrise.
“Tu hai rischiato la tua vita
per me… Il mio unico errore sarebbe lasciarti così: lo
rimpiangerei per tutta la vita. Il mio posto è qui, accanto
all’uomo che amo”
Lui si specchiò nei suoi occhi
determinati e le sorrise ancora, abbracciandola.
“Se è questo quello che
vuoi…”
E rimasero abbracciati per molto.
Alissa, non appena seppe del
risveglio di Lou, andò nella terrazza della sua camera, si
appoggiò alla ringhiera ed osservò il tramonto; si sentiva
così felice… Ora non era più gelosa di Momoka ed era
finalmente serena visto che il suo regno era libero; ma, soprattutto, era
felice perché aveva capito di essere innamorata…
Poi lo vide. Stava nel giardino del
palazzo, sdraiato su una panchina: si stava riposando.
Scese velocemente e lo raggiunse.
Quando mancavano pochi centimetri a lui, si fermò e
l’osservò. Stava respirando lentamente ed aveva un viso angelico;
i suoi capelli castani e corti gli stavano un po’ su, come al solito. Gli
piaceva tantissimo, specialmente la sua cicatrice sul braccio che gli dava
l’aria da duro.
Rimase a lungo a guardarlo. Poi si
sedette per terra, appoggiando la schiena alla panchina, e si
addormentò.
Lui si svegliò di lì a
poco e fu invaso dal profumo di lei; si alzò velocemente e se la
trovò davanti con le ginocchia raccolte e il suo viso stupendo
appoggiato sopra. Sorrise poi la prese in braccio molto delicatamente e la
portò nella sua camera. Lei si svegliò solo quando fu appoggiata
al letto.
“Scusa, non volevo
svegliarti…” disse con voce dolce lui.
“Grazie per avermi portata fin
qui. Sei stato gentile”
“Dovere, mia regina” e si
avviò verso la porta.
“Ehi… Aspetta! Non mi hai
ancora detto come ti chiami…”
Lui si fermò sull’uscio
illuminato e, senza voltarsi, disse
“Il mio nome è Max,
Alissa, così mi chiamo” ed uscì.
-Max… che bel nome… Ora
so come si chiama! Sogni d’oro, Max…- pensò e tornò a
dormire.
Il mattino seguente, lei lo
cercò subito: voleva sapere tutto di lui!
Perlustrò tutto il castello,
ma di Max neanche l’ombra…
Incontrò poi Momoka che stava
andando nella stanza di Lou per medicarlo.
“Ciao Momoka. Hai visto per
caso Max?”
“Buon giorno, principessa. Chi
dovrei aver visto?”
“Ah… già…
Hai visto per caso il mio salvatore misterioso?”
“Ah… lui… No, non
l’ho visto. Però una cameriera mi ha detto che è ripartito
per Octidia. Avevi bisogno di lui?”
“Cos’hai detto?! È
ripartito per Octidia?! Ma perché l’ha fatto?!”
“Nessuno lo sa: è
partito senza dire niente”
“Oh no! Devo
raggiungerlo!” e corse verso la stalla, salendo poi su un cavallo e
dirigendosi verso Octidia.
“Ma che le è
preso?” si disse tra sé e sé Momoka, ed entrò nella
stanza del suo amato.
-Perché sei partito, Max?- si
chiedeva Alissa mentre cavalcava a gran velocità.
Dopo molto distinse la sagoma di un
diciannovenne in lontananza.
-Finalmente ti ho raggiunto!-
pensò-
Lui si voltò quando distinse
gli zoccoli di un cavallo dietro di sé, e la vide. Aveva un portamento
eccezionale, governava quel cavallo in modo eccellente, degno di una reale.
Quando si fermò e scese da
cavallo, le chiese
“Cosa ci fai qui?”
Lei non rispose e cominciò a
piangere.
Lui preoccupato disse
“Perché ora piangi?
Spero di non essere io la causa…” disse sorridendo per
sdrammatizzare la situazione.
“Invece sei proprio tu la
causa! Perché te ne sei andato così?!” urlò lei,
correndogli incontro e tirandogli dei pugni nel petto.
Lui tornò serio.
“Quello non è il mio
posto… Io sono un Octidiano, cioè un delinquente per la tua
gente… Non potevo stare lì. Il mio unico scopo era quello di
punire il mio capo e salvare te; l’ho compiuto ed ora posso tornare tra
le montagne. Dopo che avevo sentito di nascosto che il nostro capo ambiva solo
al tuo trono, ho deciso di tradire e di riportarti a casa. Anche i miei
genitori ne sarebbero orgogliosi”
“Tu per me non sei un
delinquente! Non so neanche il motivo per cui sei finito in
Octidia…”
“Ci sono nato: sono nato da una
coppia di Octidiani ed ho sempre vissuto là”
“Quindi, vedi, che non sei
malvagio”
“Ma la tua gente non lo
capirebbe. Il mio compito è svolto, ora posso andare”
Si voltò e riprese il suo
viaggio, lasciandola lì. Lei gli corse incontro, non poteva lasciarlo
andare così! L’abbracciò da dietro e disse
“Ti prego… Non
andare… Resta con me, resta al mio fianco…”
Lui sgranò gli occhi: quella
era una richiesta ufficiale. Rimase immobile per un po’, poi rispose
“Tu sei la futura regina di
Otto, non puoi stare insieme ad uno come me”
“Non m’importa:
lascerò il titolo pur di stare con te!”
Lui non sapeva più cosa dire.
Benché anche lui lo volesse, sapeva che il destino della ragazza gli
avrebbe impedito qualsiasi relazione. Si voltò per cercare di spiegargli
qualcosa, ma non riuscì a dire niente: le sue parole furono anticipate
da un bacio appassionato di lei.
All’inizio rimase freddo, poi
non riuscì più a resistere e ricambiò il bacio. In quel
momento, entrambi, si sentivano distanti dal problema razziale, si sentivano in
un mondo tutto loro; c’erano solo loro due, le loro labbra e
l’amore che gli univa.
Quando terminarono, lei gli disse
“Torna al castello con me,
rimani con me, non lasciarmi così, diventa il mio principe…”
Lui le sorrise, avrebbe voluto dirle
di sì, ma non poteva.
“Non è il momento…
Forse, un giorno, quando sarai regina e tra i nostri due popoli non ci
sarà più rivalità, tornerò da te…” e
scomparve nel sentiero che conduceva alle montagne.
“Ti aspetterò,
Max…” e ritornò al castello.