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Autore: Eliot Nightray    29/06/2012    1 recensioni
Una storia che cercherà narrarvi la vera storia di America. Una storia che vi parlerà dell'amore fra due nazioni da sempre in lotta l'uno contro l'altra. InghilterraxNuovo personaggio ( Italia del centro)
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bad Friends Trio, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio, Nyotalia, Pirate!Hetalia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io mi chiamo Florentia Vargas e sono Firenze, io sono… la bambina scrivere ancora su un piccolo pezzo di carta pergamena. Per quanto ancora dovrà essere sola? La bambina è piccola pallida, dai lunghi e ondulati capelli castani ed un sorriso smagliante. Si chiama Florentia, questo lo sa anche lei, ma ora inizia a dubitare su cosa lei sia in realtà. Si alza , dondola sulla sedia, per poi affacciarsi dalla grande terrazza di Santa Croce che risplende al centro di Firenze. La gente urla intona canti col suo nome. Viva Florentia, urlano in coro mentre i cannoni sparano a ripetizione. Chissà come sono i francesi si domanda tenendo stretta la testa fra le gambe. Le trombette risuonano le fanno tremare le gambe. La gente urla, muore, c’è sangue, ma quella gente continua a giocare. E ancora VIVA FLORENTIA. La bimba piange, dispiaciuta di essere solo una piccola nazione senza niente se non  le urla del suo popolo .Ma lei  è una bambina davvero? Florentia si alza si guarda allo specchio ovale la figura è quella di una giovane fanciulla, ma lei non è veramente umana, quell’aspetto è solo un guscio. Lei è una nazione. Ora si asciuga il viso con le mani piccole e rosee, è pronta. Corre per le scale indossa il piccolo abito azzurro , colore che simboleggia il suo quartiere, quello di Santa Croce. Il cappello pesa per colpa delle piume e lei non può fare altro che affondare la testa nel folto piumaggio. Starnutisce un paio di volte mentre la folla si sposta applaudendo al suo passaggio.
La piccola si blocca di colpo quando un padre porta mano nella mano la figlia. Ecco una famiglia, una bella famiglia fatta di gioie e felicità, certo forse anche qualche alti e bassi, ma un nucleo familiare resta. Florentia osserva il medaglione che porta appeso al collo, un dono di suo fratello Romano. Tu sarai libera aveva detto il ragazzino, tu sarai libera e unirai tutta la nostra famiglia e saremo felici tutti insieme io te e Veneziano, abbi fiducia. Questo era successo molto tempo prima, ma niente ancora era cambiato. Tuttavia Florentia sosteneva fortemente che Romano avesse ragione, sarebbero tornati tutti insieme era solo questione di tempo. Allora perché piangeva? Le lacrime cadono veloci, cariche di sofferenza e lei urla strofinandosi gli occhi con forza mentre la gente intorno a lei si ferma per accarezzarle la testa. Nessuno di loro è la sua famiglia, quella l’ha persa ormai, ma la riconquisterà deve solo distruggere tutti gli altri, annientarli dal primo all’ultimo. Spagna, Francia e Impero devono morire perché dalla loro morte possa di nuovo risplendere quel sorriso così naturale e gioioso di Romano. La bimba urla ancora mentre ricorda il fratello maggiore, così grande e forte da sembrare una montagna ai suoi occhi, un eroe come era stato suo nonno. Non andartene, gli aveva detto all’ora, non mi lasciare ti prego, io non voglio che tu scompaia come è successo al nonno. Però Romano non si era voltato indietro assieme a Spagna era uscito dal grande portone e da quel giorno non l’aveva più rivisto. Veneziano se ne era andato molto prima e lui diversamente da Romano si era dimenato, aveva urlato i nomi dei fratelli prima di svanire lontano, in paesi a lei sconosciuti. Insieme ancora come un tempo, era una promessa. La bimba cerca di sorridere ai passanti che le porgono bambole e mele e scappa via verso gli spalti.
 I cannoni francesi risuonano ancora ed i morti cadono a terra, ma loro resistono perché loro sono fiorentini. Una forza della natura, gli imbattuti, i liberi. Lancia in aria il cappello ed i bombardieri la imitano con gioia. Poco più di un secolo dopo Florentia è ancora sola, non è riuscita ancora a riunire la famiglia, ma sente di essere vicina alla soluzione. Qualcuno bussa, un uomo alto, i capelli neri lunghi ed un dolce sorriso entra nella stanza. Lorenzo, dice di chiamarsi, Lorenzo Medici, ma lei dovrà chiamarlo solo Lorenzo, non signore, non padrone come prima suo padre aveva fatto. Florentia si alta, saluta con eleganza ormai cresciuta ed attende ordini. L’uomo la fissa per poi ridere sguaiatamente. Chi è quell’umano? Cosa ha di diverso. Il Medici, giunge ogni giorno a casa sua per poterla visitare e poter parlare con lei. La porta in giro, le fa regali. Un giorno, una gioiosa giornata di agosto le cinge la testa con una corona di fiori e sorridendo afferma, Florentia per me è una gioia essere tuo servo, ricorda per sempre che ti ricorderò come la mia figlia prediletta. Florentia inizialmente scossa si sente euforica, finalmente ha trovato una famiglia, un uomo che le vuole bene, ora anche se grande ha trovato la sua tanto agognata felicità. Così il giorno dopo corre a donargli un’altra corona di fiori, ma Lorenzo non c’è più. Morto di vecchiaia dicono, possibile che tu non abbia visto quanto era vecchio domandano i figli. Ancora sola, ancora senza speranza, senza un padre. Italia si guarda intorno spaesata prima di distruggere la corona di fiori da lei creata ed allontanarsi rapidamente dall’abitazione. Addio felicità, è stato un paicere incontrarti anche se per poco. “

 
Arthur avvicina una mano alla folta chioma della ragazza , i suoi capelli sono morbidi ed amano un odore dolce ogni qual volta si muovono. L’altra alza il capo , gli occhi pieni di tristezza, le mani tremanti. Un essere umano ecco cos’è, come tutti gli altri. Benchè si ostini a credere di poter controllare le proprie emozioni, benchè si ostini a credere di essere capace di eliminare ogni dolore, rimane un essere  debole e fragile. Inghilterra rimane fisso a guardarla sperando che quelli stessi occhi ora pieni di tristezza si possano riaccendere di spietata bellezza. Lei si alza scacciando la mano di Arthur grugnendo infastidita. Arthur la segue con lo sguardo mentre lei barcolla dolorante nella stanza. Non sono affari suoi chi sia veramente Emilio e cosa significhi per lei, è vero, tuttavia sente nel profondo un impulso che lo spinge a domandare a conoscere a sapere sempre di più su di lei. Si siede sulla vecchia sedia, proprio dietro la scrivania finemente ricoperta di polvere d’oro e riflette. Sente il corpo scuotersi, il cuore scoppiare quasi impazzito nel petto , possibile che sia bastato così poco per scatenare una tormenta dentro di lui? Quale strana malattia è mai questa ? Osserva Florentia scuotere e accomodare la chioma bruna per poi rimanere alcuni istanti impassibile davanti allo specchio ovale. Arthur si domanda cosa essa possa vedere riflesso. Il silenzio riempie la stanza, fuori gli uomini fischiettano felici , l’acqua sbatte contro l’imbarcazione e il movimento che ne segue fa tremare Arthur. Ancora una volta si chieda cosa possa vedere. Si alza a fatica avvicinandosi al cassettone, vi estrae un abito femminile , un vecchio vestito di Elisabeth che aveva lasciato sulla nave da tempo. Lo adagia sul letto , lei ancora lì che fissa lo specchio quasi sfidandolo. Inghilterra esce dalla stanza lasciandola così in quella sfida di sguardi con se stessa.
Florentia guarda la sua immagine, ne vede una nazione ormai sull’orlo del barato. Una nazione debole priva dell’appoggio del suo stesso popolo, così preso ad dilaniarsi dall’interno. Guelfi e ghibellini, bianchi e neri. Cosa ancora avrebbe dovuto sopportare? Sente la porta sbattere e riprende coscienza , dietro di lei giace sul piccolo letto del capitano un vestito blu. Da uno sguardo più accurato ricava che è di manifattura francese. Si sveste lasciando i vecchi abiti a terra e indossa l’abito rapidamente. Solleva i capelli in una crocchia da cui fuoriescono due riccioli , che si posano delicatamente sulla fronte e poi scappa via dalla se stessa dello specchio dritta verso il ponte della nave. L’inglese è lì, con un grosso cappello piumato che ballonzala qua e là a tempo con le onde. L’abito è tipicamente piratesco, gli stivali grossi e la casacca rossa ne sono una dimostrazione. In realtà era riuscita a notare sola la accozzaglia di colori e non aveva ricollegato il fine ultimo di quegli strani abiti.  
 
-          Arthur… perdona la domanda ovvia.. ma tu sei un pirata?
-          Ehm… è una domanda ovvia lo sai vero?
-          Non ne ho mai visto uno.. saresti il mio primo pirata.. e poi me li immaginavo come dire più pompati e barbuti e cattivi.
-          Quindi io sono buono?- domanda Inghilterra con un filo di voce mentre la bocca si tira in un sorriso ben celato.
-          Beh è ovvio…
 
Cala il silenzio e i due restano a fissarsi per alcuni minuti finché Florentia non si accosta ad Arthur per guardare il panorama. Cos’è davvero quella malattia? Quello strano batticuore e l’impulso incontrollabile di tuffarsi fra le braccia di quella donna? Cos’è, Arthur non riesce a capire. Che sia veramente questo l’amore, quello stesso sentimento che molto prima aveva logorato nel profondo Francis?  Si volta per guardarla meglio, per carpirne i segreti. È una figura semplice quella di Italia, tipicamente mediterranea, ma stranamente la sua pelle sembra porcellana. Si sposta rapidamente agli occhi e ancora una volta intravede quel velo di tristezza misto a follia che aveva scorto prima. La domanda che premeva nella sua testa lo costrinse ad aprire bocca senza emettere alcun suono. L’altra lo guarda incuriosita e nel tentativo di annaspare nelle parole dell’altro ride. La sua risata è lieve quasi infantile sembra quasi scoppiare dai polmoni dell’altra nazione, come se si fosse trattenuta da secoli. Ed ecco lacrime che Inghilterra non distingue così copiose. Non ne comprende la ragione, gioia, felicità, tristezza, che cosa? Lei si aggrappa alla balaustra per sorreggersi e anche ad Arthur viene da ridere in quella situazione tutta alla rovescia. Inghilterra alza appena lo sguardo e ancora una volta trova quello di Italia, diverso però da quello che aveva scorto sino ad allora. Gli occhi illuminati di luce, umidi ma sorridenti , euforici e gioiosi, pronti a portare nel mondo un po’ di quel sentimento così quieto ed armonioso. Arthur arrossisce di botto e abbassa il cappello per non far notare la cosa.
 
-          Sei buffo.. – sussurra l’altra ricomponendosi distrattamente mentre alle sue spalle il sotto ufficiale si avvicina.
-          Capitano una nave spagnola si sta avvicinando…
-          Strano che i guai non mi perseguitino.. mi sembrava proprio strano.. lasciatela passare, se attaccherà risponderemo al fuoco.
-          Tu.. – a parlare questa volta è Italia rivolta al sotto ufficiale. Quello la guarda spaesato e non sa come fare. – tu sei una nazione?
-          Io…  beh.. io mi chiamo Sebastian rappresento la Cornovaglia.
-          Ci siamo già visti noi due…
 
Florentia allunga le mani affusolate per poter stringere fra le dita la testa di Cornovaglia. Sebastian arrossisce sconvolto e porta lo sguardo verso Inghilterra. Arthur risponde con lo sguardo più feroce in suo possesso e il fratello si divincola rapidamente scappando dalla presa della donna.
-          No mai visti . – sussurra scappando via.
Arthur le afferra le mani con forza e le lancia via indispettito. Lei lo fissa incapace di comprendere quel suo comportamento.
 
-          È così che ti comporti con gli sconosciuti?
-          Così come?
-          Come.. gli accarezzi prima i tutto il viso in quel modo gentile e delicato?
-          Ma sei impazzito o cosa? Senti tanto per chiedere hai degli abiti in più da prestarmi.
-          Ti ho già prestato il vestito di Elisabeth.
-          Non sopporto le gonne, sono troppo ingombranti e poi hai mai provato a portare un busto? No , bene quindi cortesemente porgimi delle brache e una camicia, sarò molto più a mio agio.
-          Non ho intenzione di fare una cosa simile…
 
Florentia storce il naso insoddisfatta della risposta e domina la rabbia portando lo sguardo verso l’orizzonte. Londra, un luogo a lei sconosciuto, una terra vergine per i suoi occhi.  Tutti quelli che la avevano visitata le avevano riferito le più varie stranezze. Uomini dai panciotti verdi, capelli rossi, teatri ovali. Scuote il capo indugiando un attimo sulla vista del mare fino a che il rumore di uno sparo attrae la sua attenzione. La nave spagnola prima citata da Cornovaglia si avvicina a gran velocità. Impiega pochi minuti a raggiungere l’imbarcazione inglese, ma Florentia non è alterata ne tantomeno spaventata dalla situazione. Spagna si affaccia dal ponte dell’imbarcazione chiamando il nome di Arthur, mentre lei continua  a fissare l’immensità del mare davanti a lei. Come è possibile che sia così vasto e magnifico allo stesso tempo? L’infinito l’aveva sempre spaventata eppure quel blu così denso le sembra un nuovo cielo, come se dietro di esso vi fosse un nuovo mondo. Ci pensa su, come potrebbe essere il suo nuovo mondo? Di certo lei avrebbe dei fratelli normali quindi non nazioni, nemmeno lei sarebbe una nazione e chissà forse ci sarebbe spazio anche per Inghilterra. Ridacchia al pensiero mentre le due grandi nazioni si urlano in faccia.
Inghilterra spinge lo spagnolo lontano dalla barca, non vuole avere niente a che fare con lui. Francamente lo trova un porco nel vero senso della parola nonché ipocrita. Afferma di essere gentile, buono quando la sua gente ha sterminato popolazioni intere nel nuovo mondo. Che schifo, pensa mentre lo spagnolo sbuffa infastidito. Non sembra aver notato Italia e la cosa lo rassicura, non vuole che altri la tormentino, sembra già molto scossa. Spesso si era chiesto cosa Spagna facesse a Romano, il fratello di Italia.  Dopotutto una nazione è solo il riflesso del suo popolo, un altro esempio era la rana bastarda , Francia, un qualsiasi francese poteva essere paragonato a lui anche in aspetto. Inghilterra sguaina la spada ed Italia dietro di lui si volta infastidita. Fa un passo , poi un altro fino ad interporsi fra i due. Spagna alla sua vista sposta lo sguardo sulla scollatura senza fare caso al viso. Inghilterra sente il cuore scoppiare, uno strano formicolio nelle mani e colpisce Spagna in piena faccia. Non se ne rammarica, anche se lo spagnolo impreca contro di lui per un buon quarto d’ora.
 
-          Non guardarla così MAIALE spagnolo.
-          Inghilterra… tu che difendi qualcuno tsk.. – risponde Spagna con uno sguardo cupo trapassando quasi la ragazza.
-          Io non mi devo far difendere da nessuno quindi vedi di andartene a fare nel culo e torna sulla tua barchetta.
-          Quanta volgarità in una ragazzina. Per l’amor del cielo, mia piccola Italia perché non sei comprensiva come tuo fratello? E poi queste sono questioni da uomini.
-          Premettendo che non sono la tua piccola Italia zotico spagnolo, sappi che io sono una vostra pari e sotto certi aspetti vi supero. Quindi taci e torna sulla tua barca.
-          Tuo fratello è a conoscenza del tuo viaggio?
-          Certo… non ti preoccupare.
 
Spagna le sorride dolcemente prima di allontanarsi. L’imbarcazione va vela nella direzione opposta alla loro e la cosa spaventa un po’ Italia. Di certo Spagna sarebbe andato a riferire tutto a Romano e dopo sarebbe stato il peggio. Inghilterra accanto a lei sembra seriamente irritato, borbotta qualcosa sul fatto che le donne devono essere difese , ma lei non lo ascolta. Quell’uomo così gentile e tremendamente stupido la incuriosisce e un po’ la attrae.
 
-          Sono stata abbandonata in tenera età dai miei fratelli e da allora vivo sola. L’uomo che hai visto pocanzi è Emilio, Pisa. Sul nostro territorio convivono vari comuni e repubbliche e lui è una di queste. Non siamo fratelli , anzi siamo nemici. Come anche io e Lucca. Emilio ha una strana ossessione per me , vuole che io mi sposi con lui, dice che sono malata o qualcosa del genere. E dalla mia ultima visita a Napoli ho scoperto che anche Romano nutre le sue stesse paure, tanto che vuole accasarmi con Spagna o peggio Francia.
-          Ma è inaccettabile.
-          Esatto è quello che pensato anche io. Ora parlami di te, io ti ho detto qualche mio segreto pretendo di conoscerei i tuoi. Sai dovresti sentirti onorato di sapere tutto questo su di me, nessun uomo sa tanto.
-          Beh.. va bene mi sento onorato.
-          Allora raccontami un segreto qualsiasi della grande potenza inglese
-          Non c’è molto da dire. Ho quattro fratelli e credo che un po’ tutti loro mi odino profondamente Scozia in primis. Siamo nati tutti dalla stessa madre , ma siamo molto diversi tra di noi e non parlo del mere aspetto fisico. Nathan, Scozia, è arrogante e stupido, ma soprattutto violento, mentre Cornovaglia come hai potuto costatare tu stessa è mite e gentile. Quando ero piccolo benché parte di una famiglia così grande ho vissuto da solo perseguitato da mio fratello, Scozia, braccato come fossi stato un animale.
-          Deve volerti molto bene…
-          Mi stai prendendo in giro?
-          No, è un modo come un altro per esprimere i propri sentimenti. La rabbia è pur sempre un sentimento no? Probabilmente l’ha fatto per il tuo bene, i fratelli maggiori si comportano tutti così, hanno un modo strano di voler bene.
-          In tal caso io non sarò mai un fratello maggiore, questo è sicuro.
-          Non credo che saresti malvagio come figura autoritaria sai?
 
La donna lo fissa sorridendo lievemente e ancora una volta Inghilterra sente nascere in lui un desiderio egoista e di conquista. Il desiderio di avere solo per se stesso quel sorriso così raggiante.  Si preme la mano contro il cappello mentre il viso si fa rosso imbarazzato da quel pensiero. Mai nella sua vita aveva pensato una cosa simile di una donna. Le si accosta lentamente mentre il vento fa svolazzare la casacca qua e là. Arthur socchiude gli occhi mentre il vento lo accarezza dolcemente e per un istante immagina che siano le mani di Italia a far ciò. Si scosta bruscamente dalla donna mentre quella al suo fianco lo osserva stupita. Gli uomini urlano ancora, hanno avvistato un’altra nave, ma questa è  proprio davanti a loro. Inghilterra armeggia un paio di volte con il cappello prima di dare l’ordine di proseguire senza attaccare l’imbarcazione. Alla vista di una bandiera imperiale si sente il sangue gelare nelle vene. Teme che lei possa scappare col fratello, chiedere aiuto o sparire dalla sua vita.
Florentia accanto a lui a quella vista spalanca gli occhi e stringe con forza la mano di Inghilterra mentre il cuore inizia a battere rapido ormai incontrollabile. Arthur accanto a lei arrossisce visibilmente e restituisce una stretta della mano a sua volta. La nave si avvicina ancora e quando finalmente le due imbarcazioni sono vicine l’una all’altra proprio davanti a lei appare la figura di Veneziano. Così ben vestito e affaticato che stenta a riconoscerlo. Il ciuffo del fratello guizza improvvisamente e i due restano immobili mentre si fissano. Veneziano sembra tremare mentre allunga il braccio verso di lei. Non parlano, si osservano e basta mentre Feliciano tenta ancora di instaurare un contatto.
-          Ti amo, sorella mia…. Ti amo dal profondo del mio cuore.
Florentia spalanca gli occhi a quelle parole e si avvicina ancora a lui ,ma ancora una volta il destino li divide. Anche lei si allunga per poter costatare che quell’essere è reale, non è soltanto un’apparizione. Le loro dita si sfiorano e Florentia desidera che il tempo si blocchi per consentirle di godere ancora del momento. Ma il mare trascina via la nave, via verso Londra, ma Veneziano ha ancora il tempo di parlare.
-          Anche Romano ti ama… sappi questo e che entrambi siamo preoccupati per te. Ricordalo. – veneziano piange e la sorella non può fare altro che rispondere con voce lieve.
-          Io… vi amo entrambi. – ma la nave è ormai è lontana e lui non può averla sentita o così almeno spera. 
  
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