Mi chiamo Emily, ho 29 anni e faccio la disoccupata a Los Angeles. Non sono senza lavoro perché mi manca qualche neurone o cose del genere. Nemmeno perché ho abbastanza denaro per sopravvivere senza un impiego. È che sono appena arrivata e inizio oggi a cercarlo. A New York, dove stavo prima di trasferirmi qui, mi sono laureata in ingegneria. Ci so fare con i numeri. Ma questa dote mi sarà utile a Los Angeles? La risposta più spontanea che chiunque potrebbe fornire è NO. La verità è che sono venuta qui perché sto ancora cercando la mia strada e dopo il college non sapevo che fare della mia vita. Mi sono chiesta cosa amo di più e mi sono risposta: i film! Perciò eccomi qui. Potrà sembrare una scelta stupida (anzi, lo è sicuramente) ma per una volta voglio seguire l’istinto invece che la ragione. Così vago per le strade affollate di turisti e di belle donne con grandi portafogli e piccoli cervelli. Una di queste, che sta portando almeno quattro shoppers per braccio, mi rovescia una buona quantità di caffè dello Starbucks addosso. La camicetta rosa che indosso si macchia irrimediabilmente e io trattengo la rabbia dentro la bocca, poi la ingoio e mi metto il cuore in pace. Sicuramente questa donna mi pagherà la lavanderia. È prevedibile. Oltre a reggere otto buste e un caffè, la piovra stava anche telefonando. Sbuffa e riattacca il telefono. Abbassa sul naso gli occhiali da sole griffati e mi squadra con un sorriso enigmatico. -perdonami. Ho sempre così tante cose per la testa!- il sorriso si fa più ampio -mio figlio mi da tanti pensieri: non capisco se è stupido e non ci arriva o se non studia proprio! Sta di fatto che i suoi voti sono penosi. Soprattutto in matematica! Al telefono mi ha appena informata dell’ennesima insufficienza- Il mio primo pensiero è che questa tipa è molto loquace e per niente snob come sembra. Poi mi ricordo della camicia. Non so cosa dire: non ho il coraggio di chiederle dei soldi. Lei nota la mia espressione e si affretta ad aggiungere -spero che bastino- estraendo una banconota da 50 dollari dalla tasca degli stretti jeans che indossa. Ad un tratto mi viene un’illuminazione -certo che bastano! Prima di andare, posso farle una proposta? Sono laureata in ingegneria e posso vantare una certa abilità nella matematica. Quindi, dato che cerco lavoro, ho pensato che magari potrebbe interessarle il mio aiuto per suo figlio- “non può dirmi di no” penso “dopo avermi rovesciato il caffè addosso”. Mi scruta incuriosita e chiede -lei è una persona discreta e affidabile?- Annuisco: non potrei fare diversamente. Che razza di domanda è?! -sa, mio marito è una celebrità e non vorrei che si venisse a sapere delle mancanze di nostro figlio- aggiunge vergognandosi un po’. Poi continua -ovviamente gli vogliamo bene lo stesso e siamo fieri di lui, non fraintenda. Ma saprà benissimo anche lei quanto spietato possa essere il gossip!- Adesso sono molto curiosa di sapere chi è il marito della simpatica donna e glielo chiedo. -prima giuri fedeltà e si cucia la bocca, se vuole il lavoro- dice facendomi l’occhiolino con complicità. -okay- sorrido divertita. Rullo di tamburi … … … … … … -ROBERT DOWNEY JR-