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Autore: Guero    29/06/2012    7 recensioni
Dopo essere tornata nel Distretto 12 e aver iniziato a stare con Peeta, Katniss incontra per quella che potrebbe essere l'ultima volta il suo ex migliore amico, Gale.
"Dopo un po' di cammino mi ritrovo lì, nel nostro luogo, quello dove per anni io e Gale abbiamo provveduto alle nostre famiglie, dove ero costretta a sorbirmi i suoi sproloqui contro Capitol City, che per me all'epoca erano inutili. Ricordo ancora quando mi disse “Potremmo andarcene. Potremmo farlo io e te, sai?”. Lo presi per folle. E se me lo chiedesse ora, come reagirei? Perché diciamocelo, non ho mai smesso di pensare a Gale."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole comincia a illuminarmi il volto quando io sono già ben sveglia. Mi libero piano dalla dolce morsa dell'abbraccio di Peeta, caldo e forte. Spesso mi ritrovo a pensare di essere la sua pagnotta meno riuscita. Ogni notte cerca di scaldarmi e cuocermi tra le sue braccia senza riuscirci, sono sempre la stessa. Ma so che senza di lui non sono niente, mi faccio bastare questo per andare avanti.
Scendo in cucina incrociando Ranuncolo. Non mi guarda nemmeno. Lo ignoro anch'io.
Non l'ho ancora ucciso per due motivi: il primo, quello che potrei tranquillamente superare, sarebbero le proteste di Peeta; il secondo è che quell'orribile gatto spelacchiato è l'unico vero legame che ho ancora con Prim. Le gambe vacillano sotto il mio peso. Mi siedo. Pensare a Prim fa male a distanza di un anno, so per certo che farà male per sempre. Mi concedo qualche minuto per versare poche lacrime e persino Ranuncolo si dimostra meno ostile saltandomi in grembo e lasciandosi accarezzare. Sembra percepire il dolore che provo quando penso alla mia sorellina. Mi ripeto che annegarlo in quel secchio sarebbe stato un errore.
Oggi tuttavia non mi sono svegliata prima dell'alba a causa di un brutto incubo. Quelli ormai vanno molto meglio, Peeta mi sottrae a loro e io mi aggrappo a lui. Non gli sarò mai grata abbastanza.
Oggi Gale, il mio ex migliore amico, tornerà per la prima volta al Distretto 12 dopo un anno dagli eventi di Capitol City. Me lo ha detto Peeta, che lo ha saputo da Haymitch, a cui lo ha riferito mia madre, ancora in contatto con Gale. Questo la dice lunga, sull'attuale rapporto tra me e Gale.
Non ci siamo dati appuntamento, non so a che ora arriverà, ma so che mi manca. E che lo aspetterò nel nostro solito luogo.
Mi sistemo i capelli in una treccia, infilo un pantalone comodo e una giacca larga. Peeta mi ha regalato delle nuove, costosissime e comodissime scarpe di pelle per la caccia. Sa sempre cosa ci vuole per tirarmi su, così penso a lui con un sorriso mentre stringo forte i lacci. Lui mi ha detto di Gale, avrebbe potuto non farlo. Avrebbe potuto chiedermi di essere presente al nostro incontro, ma niente. Lo apprezzo tanto. Sono tentata di salire a dargli un bacio ma Ranuncolo mi soffia contro, non è una buona idea, potrei svegliarlo. Prendo l'arco e infilo la faretra piene di belle frecce sotto braccio. Le ha modificate Peeta. Ci ha aggiunto dei fiorellini qua e là con quelle sue mani d'artista. Noi abbiamo tutto il cibo che vogliamo e l'idea che io sacrifichi delle vite solo per sfogo non gli va giù. Non che me l'abbia mai detto, ma si capisce dal modo in cui guarda gli scoiattoli che porto a casa. Una mattina lo trovai addormentato sul tavolo della cucina chino su queste frecce. Quando l'ho svegliato per chiedergli spiegazioni, mi ha detto, a mo' di scusa, che probabilmente agli animali sembrerà di essere trafitti da fiorellini primaverili. Risi, della sua innocenza, della sua arrabbiatura che si sciolse in un sorriso quando gli saltai in grembo e lo baciai con quanta forza avevo in corpo.
Esco da casa e mi avvio verso il centro del distretto quando Haymitch mi urla dalla finestra della sua: «Dolcezza, ti è rimasto del liquore bianco?».
Scuoto la testa. Ultimamente mi ha detto di sua spontanea volontà che vuole provare a smettere e mi ha dato tutte le sue scorte di alcol, dicendomi di razionarle e darmene una quantità ragionevole, per i suoi standard, ogni giorno.
Ma la scorta è finita cinque giorni fa, e lo sa. Mi fa cenno di avvicinarmi a casa sua.
Entro dalla finestra e la puzza di alcol e vomito, puzza a cui il mio naso non si abituerà mai, mi riempie le narici causandomi un conato che reprimo. Altro vomito è l'ultima cosa che manca, a casa Abernathy.
«Oggi è il gran giorno, vero?» borbotta Haymitch mentre apre ogni mobile che gli capita a tiro.
Che stia parlando di Gale? Perché Haymitch si ricorda di una faccenda simile? Che Peeta gli abbia detto qualcosa a riguardo? Sembra che mi stia leggendo nel pensiero quando esclama, con voce più grave e seria «Non sei l'unica che ha sofferto. Tu hai bisogno di Peeta e lui di te». Si ferma un attimo prima di aggiungere, e sembra che gli costi veramente tanto «anche io ho bisogno di te».
Resto spiazzata per un attimo. Credo che questa sia la cosa più dolce che il mio mentore mi abbia mai detto. L'unica cosa non offensiva che ricordo a parte questa strana dichiarazione era il suo solito “Restate vivi”, che di certo non è il massimo in quanto a esternazione d'affetto.
Lo guardo mentre continua ad aprire ante o scatoloni. «Me ne ricorderò», gli dico con voce neutra, prima di uscire da dove sono entrata.
Passo di nuovo vicino casa e stavolta le finestre sono aperte, Peeta dev'essere sveglio.
Affretto il passo perché l'unica cosa che so e che non voglio salutarlo, stamattina. Getto una rapida occhiata alle primule che circondano casa nostra con un piccolo tuffo al cuore. Non ho mai detto a Peeta quanto io abbia apprezzato quel gesto...
Arrivo al luogo dove hanno eretto una nuova recinzione per tenere lontani gli animali selvatici, con l'unica differenza che al posto di sgattaiolare sotto la solita apertura ora apro il cancelletto di cui solo io e pochi altri abitanti abbiamo la chiave. Lo lascio socchiuso, nel caso in cui Gale decidesse di venire a farmi visita.
E dopo un po' di cammino mi ritrovo lì, nel nostro luogo, quello dove per anni io e Gale abbiamo provveduto alle nostre famiglie, dove ero costretta a sorbirmi i suoi sproloqui contro Capitol City, che per me all'epoca erano inutili. Ricordo ancora quando mi disse “Potremmo andarcene. Potremmo farlo io e te, sai?”. Lo presi per folle. E se me lo chiedesse ora, come reagirei? Perché diciamocelo, non ho mai smesso di pensare a Gale.
Una mano grande e ruvida mi asciuga una guancia rigata di lacrime. Mi volto di scatto e lo vedo, bello come non mai, in una divisa militare che dev'essere tipica del Distretto 2. Mi è arrivato alle spalle senza che lo sentissi. Forse è l'unica persona al mondo che può riuscirci.
«Bella divisa», commento con un mezzo sorriso notando l'arco e le frecce che anche lui ha deciso di portare. Non è cambiato nulla, penso.
«Già, ormai sono diventato un pezzo grosso» dice con voce assente mentre i suoi occhi mi divorano.
«Sei venuto per vantarti?». Mi sorride.
Senza più parlare mi alzo e mi inoltro nei boschi. Mi segue e cacciamo, per almeno tre ore, senza fiatare. Siamo io e lui, i boschi, le prede. I nostri occhi, i suoi gesti che completano i miei, il suo sguardo attento, che mi mancava più di ogni altra cosa. Siamo arrivati nelle vicinanze del lago quando ricomincia a parlare. «Per oggi può bastare, con questi tu e Peeta potrete mangiare per settimane» commenta indicando la sua cintura piena di selvaggina. Lo guardo, interrogativa. Non saprei dire se la nota nella sua voce era di accusa, rammarico o tristezza.
«Volevo salutarlo stamattina, vedere come se la passava. Ma non ne ho avuto il coraggio. Lui ha te, non credo di potergli perdonare questa cosa». Sapevo si sarebbe arrivati a parlare di questo, e sapevo anche che non avrei trovato le giuste parole per spiegare... Spiegare cosa poi? La mia scelta? Non l'ho mai neanche vista come una scelta, Peeta è tutto quello di cui ho bisogno per andare avanti.
Prima di poter aprire bocca mi ritrovo le sue labbra calde incollate alle mie, con una passione insolita per Gale. Per un attimo vacillo, e le gambe mi tremano. Sarei pronta a gettarmi tra le sue braccia fino a quando una serie di immagini non mi passa davanti come un filmato, o qualcosa del genere. Vedo le valanghe che chiudono ogni via d'uscita dell'Osso, la fortezza del Distretto 2 di cui Gale si occupò. Vedo Peeta, che dorme con la bocca un po' aperta e le braccia sempre tese verso di me. Vedo Prim, mentre afferra quel maledetto paracadute argentato. Spingo via Gale con tanta forza da gettarlo a terra.
Scoppio a piangere. Quando ho finito mi rendo conto che è già andato via. Ma non mi interessa.
Sciacquo il viso nel lago, che mi restituisce il mio riflesso, gli occhi gonfi per le lacrime. Mi sforzo di tornare a casa dove Peeta mi aspetta con la tavola già pronta per il pranzo. Non ho fame.
Lo saluto stancamente e mi avvio direttamente verso la camera da letto. Ranuncolo mi soffia contro più del solito. Lo allontano con un calcio. In altre occasioni Peeta mi avrebbe sgridato, ma non ora.
Quando sono sul letto mi raggiunge e senza parlare mi si sdraia accanto. Fingo di addormentarmi. Sento i suoi singhiozzi alle mie spalle.
Il mattino dopo lo trovo già sveglio in cucina. Mi ha preparato i panini al formaggio, i miei preferiti. Senza parlare mi avvicino a lui e lo bacio con tutta me stessa. Sembra capirlo perché vedo i suoi occhi dilatarsi per lo stupore.
«Dovremmo avere un figlio», mi sussurra all'orecchio. Gli sorrido, pensando per la prima volta nella mia vita che quell'idea, forse, non è irrealizzabile. 

   
 
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