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Autore: Hummingbird    29/06/2012    4 recensioni
Questa storia era inizialmente nata come One-Shot, ma poi un amico mi ha incoraggiato, diciamo così.
La solita fic sulle abitudini di Roy e Riza; cercherò di non sfondare troppo in dolcezze e, per una volta, contenere gli OOC...
"Le giornate lavorative, è noto, non sono una mano santa per lo spirito di chi è costretto a rimanere ore nello stesso ufficio o, in questo caso, a restare dietro una scrivania a controllare che il tuo capo firmi ogni singola scartoffia..."
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: questa storia non è a scopo di lucro. I personaggi appartengono tutti a Hiromu Arakawa, io ho solo creato questa raccolta. I personaggi sono coperti da copyright. Questo vale per tutti i capitoli della storia.


 

Dedicata ad Arglist perché mi ha incoraggiato ad incominciare questa Long...


 


 

One o' clock.


 


 


 

Le giornate lavorative, è noto, non sono una mano santa per lo spirito di chi è costretto a rimanere ore nello stesso ufficio o, in questo caso, a restare dietro una scrivania a controllare che il tuo capo firmi ogni singola scartoffia.

Stava tornando a casa: sentiva già la morbidezza delle lenzuola del suo letto, la calma che persisteva nella sua stanza quando lei vi era presente; casa sua, ancora governata da quel disordine che non voleva saperne di farsi sopprimere.

“Che strano,” pensò l'ufficiale alzando il viso verso l'edificio che le si parava davanti “Quando sono a lavoro mi considerano una maniaca dell'ordine, ma se venissero a casa mia dovrebbero rimangiarsi ogni singola parola”.

Aprì il cancello con un movimento netto del polso, soffermandosi per un attimo nel cercare di riconoscere gli odori che dominavano quel piccolo spazio: avvertiva ancora un buon profumino di cucinato; molto probabilmente, qualcuno si era attardato nel mangiare, concedendole il lusso di immaginare quale prelibate portate avevano consumato altre persone quella sera.

Riza non era una ragazza distratta, era sempre stata molto attenta ad ogni minimo particolare; anche per questo, non le dispiaceva prendersi il suo tempo, per quanto potesse essere lento certe volte.

Incominciò a salire gli scalini, ma, sentendo sempre più forte il desiderio di tornare nella sua calda e accogliente abitazione, accelerò il passo e proseguì sempre più velocemente.

Trovatasi davanti alla soglia, prese nuovamente le chiavi e si precipitò dentro a quel calore tanto sognato: casa.

Hayate le venne incontro, sperando di ricevere l'affettuoso premio che tanto aveva atteso restandosene tranquillo tutto il giorno; lei sorrise e non gli risparmiò nuove carezze, solo per farlo contento.

Si spogliò, togliendosi finalmente quella divisa che, dopo una giornata così intensa, stava diventando scomoda. Accolse di buon grado l'idea di gettarsi nella vasca da bagno, ma dovette aspettare pochi minuti perché tutto fosse pronto.

Alla fine, n'era valsa la pena: la schiuma profumata e dolce la cullava piano nell'acqua tiepida; tutta la stanchezza veniva assorbita da quelle piccole bollicine azzurrine, con cui la ragazza stava giocando tranquilla: prendeva un po' di schiuma, se la portava vicino alle labbra e la soffiava via ridendo, ricordandosi di quanto le fosse piaciuto questo semplice passatempo da bimba.

Rasserenata, si rilassò completamente, buttando la testa all'indietro e facendosi circondare da tutt'altro tepore: quello dell'acqua.

Purtroppo, anche quel lieve piacere dovette cessare, quando uscì: non poteva passare tutta una serata immersa nella vasca, anche se non ci vedeva davvero nulla di male...

Cominciò a dirigersi verso la cucina e, nonostante non fosse esattamente l'ora per cenare, si mise in prossimità dai fornelli; fece contento anche il suo cagnolino, che non vedeva l'ora di riempire il suo stomaco.

Se c'era un momento che Riza adorava della sua faticosa giornata era la cena, per quanto solitaria potesse essere ogni dì: s'accucciava insieme al suo cucciolo accanto alla finestra e incominciavamo entrambi a mangiare, osservando le stelle nel cielo. Queste si vedevano poco, a causa della luminosità abbagliante della città: ogni luce, per gli astri, era una pugnalata che veniva inflitta con ferocia, implacabile; però c'era un angolo, nella volta stellata, che non subiva le torture dovute alla luce; era un piccolo spazio, perfetto: come appartato, non c'era una stella che non brillasse indisturbata.

La ragazza si perdeva, facendo roteare lo sguardo, in quel buio squarciato dai puntini bianchi; purtroppo, doveva sempre osservarlo da sola, in compagnia della sua bestiola che s'addormentava dopo pochissimo.

“Nemmeno sola come un cane” si ritrovò a pensare una sera, sconsolata “Massimo sola con un cane...”. Non poté fare a meno di sorridere, restando sorpresa del suo stesso umorismo.

Per un attimo, si soffermò davanti allo specchio del bagno, notando le occhiaie appena accennate che le consumavano il volto. Storse il naso infastidita e si volse verso il letto: meglio dormire subito.

Non fece in tempo a stendersi che già Morfeo si mise a giocare con la sua mente, martellandole nella testa tutto ciò a cui non avrebbe mai dovuto pensare.

Sbuffò seccata e si mise a sedere; accese la luce ed incominciò a sfogliare un libro preso a casaccio dalla libreria, scelto per istinto. Rileggendo nuovamente uno dei tanti passaggi che l'avevano fatta innamorare tempo addietro, sentì gli occhi farsi pesanti. Era mezzanotte e mezza quando riuscì ad addormentarsi; tutto taceva: quella sensazione di pace ovattata, che si presenta quando dormiamo, la stringeva per rendere il suo sonno più tranquillo. Nulla si muoveva, nessuno osava disturbare la serenità più pura e semplice. Fino a che un suono stridulo e fastidioso distrusse violentemente l'aria della stanza: il telefono.

Velocemente, il cervello di Riza ricominciò a scalpitare, attivo; la ragazza allungò una mano verso il comodino e prese la cornetta, portandosela all'orecchio infastidita.

-Pronto?-

L'ascoltatore dall'altra parte non dovrebbe essere tanto sorpreso di sentire un mugugno disturbato, anche perché mai nessuno chiamerebbe all'una precisa di notte; ci volle un attimo per capire che la routine quotidiana non era finita, ma semmai iniziata.

Si dovette rivestire, mentre mentalmente malediceva la sbronze del suo superiore.

“Possibile che Roy si diverta in questo modo così squallido?” Si rispose da sola, uscendo e ripercorrendo la strada che aveva compiuto almeno tre ore prima.

Arrivata nuovamente al cancello, si lasciò conquistare dagli odori che, verso l'una, governavano l'atmosfera: l'umidità, il buon profumo di rugiada adagiata sulle foglioline di prato. Poteva perfino immaginare il sapore che avrebbe potuto avere quell'acqua, statica ed illuminata dalla luna di Giugno. Non poteva fermarsi, però: doveva andare a recuperare quell'idiota che l'aveva disturbata in una delle sue serate perfette, all'una precisa.

“Si ricomincia, a quanto pare: la mia giornata non sarebbe completa senza quest'inizio...”


 


 


 

Piccolo angolo dedicato a me:

Allora, piccola one-shot prodotta con un bel 38 di febbre dovuta ad un'insolazione, quindi non vi assicuro NULLA.

Ci sono lievi accenni Roy/Riza, ma volevo provare a descrivere indirettamente i compiti di lei.

Precisamente, stavo provando a raccontare di una volta in cui Mustang la chiama di notte, per farsi aiutare... Lo so che è banale, che si sarà visto e rivisto, ma ci volevo provare anche io...

Beh, mi aspetto qualche consiglio e, se vedete errori, ditelo subito: tra la febbre e il simpatico fatto che non riesco a leggere bene... Beh, diciamo che sono nella Nutella fino al collo ._.''

Baci, Hum.

P.S. : Chiedo scusa a Roy Mustung sei uno gnocco che aveva recensito prima y.y

  
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