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Autore: Alyce_Maya    29/06/2012    5 recensioni
Haymitch doveva essere deciamente sbronzo, perchè certo non poteva trovare sexy quella racchia della sua collega.
Il punto era che stava guardando il culo di Effie Trinket come fosse stato un capolavoro: era avvolto da una stoffa di un rosa acceso, come tutto di lei quel giorno, e sembrava una caramella gigante. Il suo solo desiderio, quando l'aveva vista, era stato quello di scartarla.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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INCOERENZE

 

Haymitch Abernathy era sempre stato un uomo pieno di incoerenze: quando era stato scelto per partecipare agli Hunger Games, non aveva desiderato altro che piangere eppure una volta arrivato a Capitol City era stato travolto da un'eccitazione sempre crescente.
Finiti quelli, aveva cominciato a bere: beveva per dimenticare ma, una volta sbronzo, le uniche immagini che la sua testa riusciva a
pescare erano quelle delle persone che aveva ucciso.
E ora si trovava in una situazione del genere.
Era seduto su un divanetto bianco di una stanza non ben precisata - come non precisato era il modo in cui fosse arrivato in quel
luogo -, tra le mani un qualche tipo di alcolico decisamente amaro.
E lui odiava le cose amare.
Ma non era questa l'incoerenza che al momento lo stava tormentando.
No!
Il punto era che stava guardando il culo di Effie Trinket come fosse stato un capolavoro: era avvolto da una stoffa di un rosa acceso
- lei l'avrebbe sicuramente chiamato rosa shocking - dello stesso colore dei suoi capelli e delle sue labbra. Quel giorno la donna sembrava una caramella gigante e, quando si era chinata per raccogliere un fermaglio che le era caduto, aveva desiderato scartarla.
Doveva essere deciamente sbronzo, perchè certo non poteva trovare sexy quella racchia della sua collega.
Sta di fatto che aveva chinato la testa per osservarla meglio proprio nel momento in cui lei si era alzata con conseguente occhiataccia
da parte sua.
Un sorrisetto storto gli piegò le labbra. < Come va? >, la domanda gli uscì un po' strascicata rassicurandolo: era ubriaco.
Effie d'altro canto si limitò a lanciargli una lunga occhiata. < Sei in condizioni pietose >.
L'uomo alzò le spalle noncurante mentre guardava l'altra armeggiare in giro per la stanza.
Quel pomeriggio sembrava avere la propensione a far cadere le cose o, in alternativa, le piaceva davvero tanto stare piegata a novanta.
Fatto sta che quello certo non aiutava Haymitch che quel giorno sembrava particolarmente incline ad apprezzare le sue forme.
< Dimmi Effie, cosa fai di solito per divertirti? >, il tono era decisamente malizioso cosa che non sfuggì alla donna che gli lanciò uno
sguardo a metà tra il disgustato e lo scioccato.
< Shopping >, rispose a denti stretti indecisa se prenderlo sul serio o meno.
< E la sera o quando i negozi sono chiusi? >.
Effie Trinket lo guardò di sottecchi: ora si che la conversazione stava virando sull'assurdo. Insomma, era davvero convinto che i
negozi chiudessero?
Scosse la testa impietosita: era proprio un ragazzo dei Distretti.
< Te lo chiedo in maniera più esplicita... >.
Senza ben sapere come, Effie si ritrovò imprigionata tra il muro e il petto di Haymitch che aveva le labbra praticamente appoggiate al
suo orecchio.
< Te la fai mai una sana scopata? >.
Lo sdegno la invase facendole salire il sangue alle gote già rosse per via del trucco.
Cercò di spingerlo via da se con l'unico risultato di farlo avvicinare ulteriormente: emanava un forte odore di alcool, come sempre
d'altronde, ma c'era anche qualcos'altro. Probabilmente si era lavato da poco - per quanto sembrasse impossibile visto lo stato di crescita della sua barba e i vestiti spiegazzati -.
< Allontanati immediatamente, brutto villano >, l'imbarazzo le aveva alzato il tono di voce di qualche ottava facendola sembrare un
uccellino.
Lo sentì mormorare qualcosa su una qualche caramella e poi, all'improvviso, si ritrovò le sue mani sotto la camicetta colorata e le sue
labbra sulle sue. Certo non fu delicato: la lingua spinse per entrare e nel giro di pochi secondi le sue mani erano già avvolte intorno ai suoi seni.
< Dolce >.
Haymitch a mala pena si accorse di quel commento involontariamente uscito dalla sua bocca: non aveva avuto tutti i torti a
paragonare la donna ad una caramella, aveva lo stesso sapore.
Le sue labbra inoltre erano morbide e certo non si aspettava avesse una tale mercanzia nascosta sotto ai vestiti, davvero notevole.
Le mordicchiò le labbra e, incoraggiato da un leggero gemito, scese ad accarezzarle i fianchi e le cosce. Fece in modo che una delle
sue gambe si alzasse ad avvolgergli un fianco e con la mano libera strinse il suo sedere facendola avvicinare a lui. 
Era praticamente sul punto di spogliarla.
Si, spogliare quella racchia della sua collega che non sopportava.
Dio santo, doveva seriamente essere sbronzo a livelli inimmaginabili per volersi scopare quella caramella formato gigante. Poco ma
sicuro, quando si sarebbe ripreso, avrebbe rimpianto ogni singolo istante.
Con un po' di fortuna, magari si sarebbe scordato tutto.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse della leggera resistenza che Effie aveva cominciato ad opporre, fatto sta che ad un certo punto
si ritrovò con un suo ginocchio piantato nei gioielli di famiglia.
Finì steso a terra in preda al dolore.
Intanto la donna aveva cominciato a sistemarsi i vestiti mormorando frasi sconnesse: < Oddio cosa ho fatto?! >, era la più ricorrente.
Fece su e giù per un po' più per sfogarsi che per altro.
< Ascoltami bene >, disse poi. < La prossima volta che decidi di sbattermi contro un muro vedi di presentarti almeno in maniera
decente o, in alternativa, fammi ubriacare come si deve >.
Dopo aver pronunciato d'un fiato la frase, girò i tacchi e uscì dalla stanza.
Haymitch scoppiò a ridere indeciso se pentirsi di quello che era successo o innamorarsi all'instante di Effie per avergli praticamente
concesso di scoparsela a piacimento.
Poi si alzò per buttarsi di nuovo sul divanetto bianco per scolarsi avanti qualsiasi cosa stesse bevendo prima: se il giorno sucessivo,
nonostante la montagna di alcool che aveva intenzione di ingerire, si sarebbe ricordato di quello che aveva fatto, probabilmente si sarebbe andato a procurare del liquore migliore.
Non per scordare finalmente e definitivamente quello che era successo ma per far ubriacare lei e portarsela a letto. In fin dei conti, se
dopo tutta quella robaccia il ricordo del suo fantastico culo gli fosse rimasto impresso nella testa, avrebbe significato che ne valeva veramente la pena.  

 

   
 
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