Breve preludio: questa storia non ha una morale, neppure senso; è soltanto un "esercizio di stile", se così può essere chiamato. In pratica 'na cazzata, solo che è stata molto gradita da qualche persona quindi ho pensato di iscrivermi a EFP e postarla. Buona lettura.
Phira era una giovine pavidamente impavida, giocosamente seria, ma Phira non era solo questo; Phira era anche Mario, un uomo brizzolato sulla quarantina; Phira = Mario.
Nonostante ciò, in una giornata moderatamente fredda calda tiepida, mentre camminava lesta lesta per le strade pattumate della sua città natale a Natale, sentì un leggero tonfo dietro di sé che ciò nonostante fece una considerevole crepa nelle strade pattumate; girandosi con lentezza esasperante, 1s/1°, notò immediatamente che la “cosa” era scivolata dal fra le sue gambe; si mostrò strabiliata, attonita, stupefatta, sorpresa, interessata, noncurante, distaccata, stoica, fredda e distaccata; questo nell'arco di un elefantiniaco periodo di tempo x.
Ea tornò quindi a casa per riprendersi dallo shock subìto. Ancora no, l'àmbito ambìto non era ancora stato raggiunto; ancora no. Però era vicino. Sentì la pelle raggrinzirsi di godimento mentre pensava a ciò; ridacchiò quindi fra sé, mentre la televisione parlava e la pentola fischiava come un treno in corsa, ciuf ciuf.
Togliutasi le vesti di Phira, Mario aggiunse a sé una considerabile quantità di cibo non rispettando un principio di equivalenza; dovette quindi rimettersi tosto i panni di Phira ed ingerire la medesima quantità di cibo. Phira + cibo = Mario + cibo.
@#01L01A@#. Il fumo invecchia la pelle; l'algebra invecchia le palle.