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Autore: raffacoffee    30/06/2012    2 recensioni
E' la prima storia che pubblico qui, ci tenevo fosse speciale. Una One-Shot su 'The vampire diaries', sul risveglio di Elena dopo l'incidente con Matt. SPOILER per chi segue solo la programmazione italiana.
"“Ti amo Elena ed è proprio perché ti amo che non posso essere egoista con te”.
Questo era un pensiero, anzi no. Questo era un ricordo che le provocò una prima grande fitta alla testa. Questa era la prima frase che continuava a vagarle per la mente.
“Tu vuoi un amore che ti consuma, vuoi passione ed avventura ed anche un po' di pericolo” altra fitta.
“E' solo che mi ricordi davvero una persona.. Io sono Damon, comunque” ancora un'altra fitta, e poi un altro ricordo. Questa volta, però, erano sue le parole: “Io sono Elena” e quest'ultima non era una semplice fitta, quello era male, era pena, era una tortura."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cos'è tutto questo dolore? - Il risveglio di Elena. 

 

Aveva letto anche lei Twilight, Breaking Dawn.. però ciò che provava dentro di sé in quel momento non era nulla in confronto al dolore fisico di Bella.
In quanto al suo corpo.. bè, non si era mai sentita così forte, così convinta di poter affrontare anche il mondo intero e poter vincere, ma il suo dolore proveniva dall'anima. Un dolore atroce, che sembrava squarciarle il petto, perché lo sapeva. L'aveva capito.
Pensava di stare facendo la cosa giusta lasciandosi galleggiare nell'acqua mentre Stefan portava in salvo Matt, ma probabilmente, in quel momento desiderava essere morta piuttosto che essere.. un vampiro.
Lei, Elena Gilbert, era un vampiro, per l'amor del cielo! Era diventata quell'essere sovrannaturale che le aveva rovinato la vita.. la sua, quella della sua famiglia e dei suoi amici.
Però c'erano due cose nella sua vita, due persone, per cui era grata dell'esistenza dei vampiri, per cui era grata ad Esther e quell'insana famiglia Mikaelson.

Stefan e Damon furono il suo primo pensiero una volta aperti gli occhi.
Avevano fatto di tutto per lei, per proteggerla. Perché lei non voleva essere un vampiro, non l'ha mai voluto. E quei due ragazzi, quei due uomini stupendi e follemente innamorati di lei, avevano messo in gioco la loro vita pur di farla rimanere umana, pur di tenerla in vita.
Ed ora.. tutti i loro sforzi erano stati buttati all'aria! Tutte quelle battaglie, quelle perdite, tutto quel sangue e quel dolore si erano rivelati nulli.
Lei era una di loro, ormai, e nulla l'avrebbe cambiato.

Ricordava tutto in quel momento, era evidente che quello fossero i primi sintomi della trasformazione. Si guardava intorno e non aveva mai visto tutto così nitido, così.. bello. Ed era solo a metà dell'opera..
E man mano che i secondi andavano avanti si rendeva conto di avere un vuoto, c'erano come delle mancanze nelle sue memorie e quelle mancanze le facevano pensare a Damon.
“Ti amo Elena ed è proprio perché ti amo che non posso essere egoista con te”.
Questo era un pensiero, anzi no. Questo era un ricordo che le provocò una prima grande fitta alla testa. Questa era la prima frase che continuava a vagarle per la mente.
“Tu vuoi un amore che ti consuma, vuoi passione ed avventura ed anche un po' di pericolo” altra fitta.
“E' solo che mi ricordi davvero una persona.. Io sono Damon, comunque” ancora un'altra fitta, e poi un altro ricordo. Questa volta, però, erano sue le parole: “Io sono Elena” e quest'ultima non era una semplice fitta, quello era male, era pena, era una tortura.
Ma quella tortura la fece rinsavire perché si accorse, improvvisamente, di essere seduta su di una barella ed aveva ancora i vestiti umidi addosso ed anche i capelli erano ancora bagnati. Quegli stessi capelli che in quel momento Stefan stava accarezzando con una mano, mentre con l'altra le stringeva il polso.
“Perdonami, Elena. Perdonami. Ti prego Elena, perdonami.” le sussurrava all'orecchio e lei, finalmente, prese un respiro, si girò verso di lui e lo abbracciò forte.
Ed era come se lo stesse abbracciando per la prima volta, perché lui ricambiava il suo abbraccio con la stessa forza. Ora era forte anche lei, forte tanto da poterlo stringere come avrebbe sempre voluto fare.
Lei lo amava. Lei aveva scelto lui.
Aveva scelto Stefan e non Damon.
Lei lo amava.
Lei lo amava e lui piangeva mentre era tra le sue braccia e sapeva il perché di quelle sue parole e di quelle sue lacrime.
Era stato lui a lasciarla nell'auto, sotto al ponte.
Lui aveva messo Matt in salvo e non lei.
Si sentiva in colpa.
Ma era stata Elena a scegliere così, lei lo amava e non era colpa sua.
“Basta Stefan, basta. Non è colpa tua, Stefan, ti prego! Guardami..”
E lui alzò il suo sguardo per puntarlo in quello di Elena. Uno sguardo così pieno di lacrime, così pieno di dolore. Ancora dolore.

“Damon ti prego aspetta, sei fuori di te!”
“NO! Qui l'unica ad essere fuori sei tu!”
Quelle erano delle voci sommesse, erano lontane, ma Elena poteva distinguerle benissimo, ormai.
Sentiva dei passi leggeri, frettolosi. Era Meredith.
E poi sentiva dei passi pesanti, quasi che si trascinavano, ma forti. C'era fretta anche in quei passi, ma più che altro c'era dolore. C'era dolore anche nei passi. Quello era Damon.

Pochi attimi dopo la porta si spalancò e lui, era lì a fissarla incredulo.
Alto, moro, occhi azzurri. Bellissimo. Era.. bellissimo.
Ed era stravolto, distrutto e solo allora Elena realizzò che lei era morta e questo voleva dire solo una cosa..

Damon le si avvicinava, senza sapere cosa dire ed era strano perché Damon aveva una parola sempre per tutto e per tutti.
Le arrivò a pochi centimetri di distanza e lei ne rimase incantata. Poteva davvero vedere quanto fosse bello, ora poteva davvero.. vederlo.
Guardò i suoi capelli neri, come un corvo.
Guardò la sua mascella squadrata e quel dente un poco più sporgente degli altri che intaccava di un niente, praticamente, la sua perfezione.
E quegli occhi, Dio gli occhi di Damon era la cosa più bella che avesse mai visto nella sua breve, ma decisamente intensa vita.

Le sembrava essere passata un'eternità, invece erano solo pochi secondi.
Possibile che anche quello fosse una cosa da vampiri?
Meredith li raggiunse in quella stanza, che probabilmente era l'obitorio, pensò Elena.
“Mi dispiace, volevo solo aiutarti.. Elena. Non avrei mai immaginato che..” e lasciò le parole in sospeso. Avrebbe fatto troppo male sentirselo dire ad alta voce e Meredith l'aveva capito.
“Nessuno avrebbe mai immaginato che quella pazza psicopatica di Rebekah si sarebbe messa in mezzo alla strada, ma..”
Rebekah, Rebekah sarebbe morta in un modo molto doloroso. Fu il pensiero di Elena sulla ragazza che l'aveva messa in quella situazione e si sorprese di queste parole nella sua testa, di spaventò.. quasi.
E poi guardò ognuno di loro: gli occhi di Stefan pieni di lacrime, lo sguardo afflitto di Meredith e il viso angosciato di Damon, pieno di graffi e contusioni. Era evidente che fosse successo qualcosa, ma in quel momento era solo uno il suo bisogno.
“Ho fame io.. Ho sete..”

Si preoccupò. Il suo sentimento era cambiato, finalmente.
Ora cosa avrebbe dovuto fare? C'era sempre dolore dentro di lei, ma il suo pensiero era un altro in quel momento. Era pronta a morire, di nuovo?

“Io.. ti porto una sacca di sangue, Elena. Andrà tutto bene!”
“No!” gridò, senza neanche rendersene conto.
Fu un gesto spontaneo il suo. Perché poteva rimuginarci sopra quanto voleva, ma era quella la cosa giusta da fare, forse “Io non voglio, io non voglio.. nutrirmi.”
“Che diavolo ti viene in mente?!” era la prima volta che parlava e come prima cosa aveva deciso di darle addosso. Ma c'era da aspettarselo “Elena non dirlo neanche per scherzo! Tu ti nutrirai e completerai la trasformazione! Tu.. tu non puoi..” iniziava a tentennare, la sua voce iniziava a tremare “Tu non puoi. E, dannazione, Stefan! Tu non dici nulla?!” e poi rivolse il suo sguardo al fratello.
“Io.. Io ho già fatto questo una volta. Con te, Damon. Non posso farlo, non di nuovo. Non posso..” ed abbassò lo sguardo, distrutto, stanco.. esausto.

Così Damon prese in mano la situazione.
Si rivolse velocemente a Meredith dicendole di prendere le sacche di sangue poi si avvicinò ad Elena e le sue parole iniziarono a scalfire altro dolore in lei: “Io ho odiato Stefan per tutta la mia vita, ma credimi se ti dico che in realtà non è mai stato odio. Io volevo solo.. lei! E il tuo potrà anche essere odio, per me. Potrai anche odiarmi, ma non ti lascerò mai morire!”

Elena e Damon si fissavano seri, l'una nello sguardo dell'altro, come se volessero leggersi l'anima ed Elena lo sapeva che in realtà non voleva morire.
Non voleva essere un vampiro, ma non voleva morire.

Un rumore assordante distolse la loro concentrazione nel fissarsi.
Era la sedia di Stefan che si spostava mentre lui si alzava e correva fuori dalla stanza. La sedia era leggere e Stefan si era alzato con semplicità, un orecchio umano non l'avrebbe sentito il rumore.
E nel frattempo il dolore aumentava, ormai impegnava le pareti.

“Damon sarò un vampiro, io.. io non posso.”
“Ma non puoi morire, Elena. Io non permetterò che accada. Non posso permetterlo. Perché da vampiro o da umana tu devi vivere la tua vita, devi andare via da questa città. Devi badare a tuo fratello, Elena! Non ci pensi a Jeremy?!” sembrava non avesse preso aria durante quelle parole. Ma serviva l'aria a loro? A loro che tecnicamente erano.. morti?
“Alaric è..?” lasciò in sospeso la ragazza.
“Sì..” fu la risposta rapida di Damon, quasi non volesse pensarci. Gli avevano già concesso il loro addio ed era giusto ricordarlo così, perché pensare a lui che seminava male e paura in tutti era troppo doloroso.
“Pensa a Bonnie, Caroline, pensa a.. Stefan..”
Dio, quanto gli era pesato dire quell'ultimo nome?
“Pensa a te.” continuò.
Ed Elena aveva mai pensato a sé stessa? L'avrebbe mai fatto?
Perché davvero, il suo unico pensiero ora era per Jeremy, per quel fratello che avrebbe lasciato da solo.
Avrebbe mai permesso questo? Magari se lei non ci fosse stata più sarebbero stati tutti al sicuro, lui compreso.
“Tu ci hai pensato a me? Ci hai pensato a me quando mi hai soggiogato, Damon? Ci hai pensato?!” ora era alterata, aveva voglia di urlare e piangere e quello era il primo pensiero che le venne in mente, perché quelle erano cose “nuove” per lei.
“Sì..” sospirò, lo sapeva sarebbe successo “Sì che ci pensavo.”

Poi Meredith rientrò e porse ad Elena le sacche di sangue proprio mentre lei stava per rispondere a Damon.
Era successo tutto così velocemente, in pochi minuti: il risveglio, i ricordi, Stefan, Damon, il dolore.
Sarebbe sempre stato tutto così veloce da quel momento in poi? Si chiese.
E rivolse il suo sguardo a Meredith e al sangue che le porgeva.
Avrebbe superato tutto?
Quel dolore atroce alla bocca, quel bruciore alla gola, quella fame?
Fissò Damon, ancora. E si perse, di nuovo, nei suoi occhi mentre sentiva il respiro di Stefan al di fuori della stanza.

Ce l'avrebbe fatta? 
   
 
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