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Autore: Candy Floss    30/06/2012    2 recensioni
"Che fine avevano fatto quei giovani Dei innamorati? A che punto delle loro esistenze si erano allontanati talmente tanto da diventare nemici? Che ne era stato delle giornate nel Giardino di Primavera passate a esplorarsi e fare l'amore e giocare alla guerra?"
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A: Questa storia si svolge alla fine di Thor, prima di The Avengers. La fanfiction partecipa al primo contest della pagina The rainbow side of Marvel. Sono stata ispirata da questa fan art: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=241579309285310&set=a.241580769285164.46826.218702251573016&type=3&theater

 

A Uccia e Flavia, con tutto il mio affetto

 

 

Secret Garden

 

 

Finalmente, i festeggiamenti per la vittoria riscossa si placarono e il palazzo reale di Asgard fu nuovamente silenzioso. Thor tirò un lungo respiro di sollievo, lieto finalmente di essere lasciato in pace coi propri pensieri.

Vagò per i lunghi corridoi bui guardando al di là delle finestre, osservando il panorama illuminato dalla stelle eterne del cosmo. Quando individuò il Giardino di Primavera, i suoi alberi dai boccioli timidamente in fiore rischiarati dal sempiterno chiarore dell'Alba di Marzo, il suo cuore ebbe un profondo sussulto.

Prese quasi inconsciamente la decisione di dirigersi da quella parte.

L'unico rumore udibile era quello dei suoi passi che rimbombavano lungo le pareti di pietra.

Discese tortuose scale e fece un cenno di saluto alle guardie quando sbucò nella notte frizzante. Sarebbe stata davvero una serata perfetta da passare nel Giardino, pensò vagamente mettendo piede nell'oasi verde, l'aria fragrante del profumo dei frutti che pian piano maturavano ai timidi raggi di un sole non ancora abbastanza caldo da essere fastidioso.

Thor fece un vago gesto della mano e la luce si affievolì sempre più, fino a quando non si uniformò alla notte stellata che si poteva trovare anche al di fuori del cancelletto d'ingresso. Il Custode non emerse dalla sua casa di pietra, nascosta da un boschetto di noccioli, e di questo il Dio fu grato, poiché sentiva il bisogno di restare da solo coi propri ricordi.

Si sedette su una panchina di marmo e sospirò profondamente.

 

Sono giovani, molto giovani, nel fiore della loro seconda età. Il loro aspetto è quello di esseri umani di non ancora vent'anni, se su Midgard fossero già stati creati esseri come gli umani. Thor porta i lunghi capelli biondi legati in un treccia morbida, mentre la chioma corvina di Loki è lasciata libera, incorniciandogli il volto pallido come una cascata di petrolio cangiante. Thor allunga una mano e cattura una ciocca setosa, scostandola poi dal suo viso, intrappolandola teneramente dietro un orecchio, carezzandogli una guancia con un gesto quasi casuale. Suo fratello ride piano e le sue guance esangui si spolverano di porpora.

Thor lo trova adorabile e glielo dice. Loki sbuffa tirandogli un pugno poco convinto. Lui non è adorabile, dice, in effetti è un Dio molto spaventoso e cattivo. Thor dovrebbe temerlo, conclude. Il Dio del tuono scoppia a ridere, e il fratello minore lo segue a ruota. Il Giardino di Primavera pare diventare ancora più rigoglioso grazie alle risate dei due giovani Dei.

Lo chiamano il loro posto segreto, non fosse che Padre sa perfettamente dove trovarli. Non lo fa mai, ovviamente, troppo impegnato a mandare avanti il regno. Non importa, loro vogliono essere lasciati soli a esplorare questa cosa meravigliosa che è la giovinezza.

Ci sono solo loro in tutto il palazzo. Non vi è nessuno di grande abbastanza o di rango abbastanza alto da potersi intrattenere con loro.

Thor avvicina il proprio volto a quello del fratello minore e gli cattura le labbra rosse come ciliegie mature. Assapora ancora una volta cosa sia questa sensazione chiamata amore, di cui la loro bella madre ha parlato cantando dolcemente. E' bello essere innamorati, pensa, sopratutto di una creatura graziosa e dolce come il suo fratellino.

Loki gli si avvicina e gli posa una mano sul ginocchio coperto dalla tunica estiva. Respira piano, gli riempie le narici del suo profumo di menta e aria del Nord. La sua pelle è sempre fredda. Non importa, ci penserà lui a riscaldarla.

Gli cinge la vita sottile con un braccio e lascia che sia l'istinto a fare il resto; lui si gode la sensazione della sua presenza, gli occhi pieni del suo viso e la bocca del suo sapore. Vorrebbe restare così per sempre. Forse potrebbero, ma hanno avventure straordinarie da vivere. Insieme, perché loro sono fratelli e si amano. Come potrebbero non stare insieme per sempre?

 

Thor si coprì il volto, esalando un lungo respiro tremante. Che fine avevano fatto quei giovani Dei innamorati? A che punto delle loro esistenze si erano allontanati talmente tanto da diventare nemici? Che ne era stato delle giornate nel Giardino di Primavera, passate a esplorarsi e fare l'amore e giocare alla guerra?

Thor non lo sapeva, ma sapeva che gli mancava quel volto gentile, quelle labbra rosse come il sangue, quella personalità intelligente, sveglia a tanto dolce.

Gli mancava la sua pelle fredda che lui solo era in grado di riscaldare come un fuoco nella notte più gelida. Gli mancavano quegli occhi verdi, così verdi, che si accendevano di passione, ma soprattutto di amore. Quando, si chiese con angoscia, l'invidia aveva ucciso tutto questo?

Non aveva più importanza, ora. Loki era morto, morto, e nulla aveva più senso. Non il Giardino, né il trono, né Midgard. 

L'intera Eternità aveva perso di significato, e che la sua esistenza fosse maledetta. Fossero maledetti Asgard e Midgard e tutti i nove Regni, perché il desiderio di governarli gli aveva portato via il fratello tanto amato. Avrebbe fatto a cambio con la propria immortalità per averlo indietro, fosse stato anche per un giorno soltanto. Avrebbe voluto dimostrargli che lui non era mai stato il migliore tra loro. Lo aveva creduto, ed era stato uno stolto.

Thor, il Dio del tuono e della stupidità.

Si alzò ed uscì a grandi passi dal Giardino di Primavera, chiudendo il cancelletto senza voltarsi indietro. Quei profumi dolci lo nauseavano più dell'odore di morte sul campo di battaglia, la vista di quei fiori gli faceva dolere gli occhi, il canto dell'usignolo gli faceva sanguinare le orecchie.

Tornò nelle sue stanze e pianse. 

Pianse per l'amore che lui stesso aveva ucciso.

  
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