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Autore: bomerhalder    30/06/2012    2 recensioni
"L'attimo prima di addormentarmi, lo vidi nella mia testa che sembrava quasi essere una fotografia. Rividi i suoi occhi, il suo sorriso, il più insignificante al mondo, forse, ma l'unico che contasse davvero nel mio. Mi chiesi se lo sapesse che per me era tutto cio' che certamente non sarei mai potuta essere per lui. Finalmente, dopo molte notti, sentii le palpebre appesantirsi. Fra le dita pallide stringevo ancora le nostre fotografie, come l'ultimo pensiero l'attimo prima di chiudere gli occhi."
Salve a tutti! Sono nuova e questa e la mia primissima (e forse anche l'ultima) fanfiction. Vi prego, siate clementi! Kisses.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Sospirai rigirandomi nel letto. Mi ritrovai a fissare il muro azzurro, coperto di scritte e parole con la solita calligrafia tipica di un'adolescente, per l'ennesima volta.
Succedeva sempre più spesso, di recente, e il guaio era che non sapevo dare nemmeno una spiegazione razionale a tutto quello.
Era sempre la solita storia: mi stavo innamorando di una persona che probabilmente non avrebbe mai saputo della mia esistenza, passavo tutto il mio tempo ad ascoltare canzoni deprimenti e a scrivere, aspettando che qualcuno arrivasse, si arrampicasse sul davanzale e mi costringesse a scappare da lì e tirarmi via dall'orlo della pazzia.
La soluzione a tutto quello, in realtà, era l'unica scelta che non ci pensavo nemmeno lontanamente a prendere in considerazione.
Forse era per il fatto che fin da quando ero solo una bambina tendevo a scegliere sempre la strada più tortuosa, quella che mi portasse a procurarmi le famose 'sbucciature alle ginocchia' e diventare così una masochista.

DIMENTICADIMENTICADIMENTICA.

Era una di quelle voci interiori pressanti ed insopportabili, che me lo suggeriva, oltre alla metà delle parole che intravedevo al buio, riportate su quella parete che oramai sapeva ogni parola racchiusa in tutti i miei silenzi, che conosceva meglio di chiunque altro a chi erano rivolte tutte le parole, le frasi scritte di mille colori.
Ma, come ho già detto, amavo il complicato, anche perchè pensavo che tutte le cose belle non sono alla fine così belle se non ci si mette un po' di fatica, amore, forza, lacrime e notti insonni, per raggiungerle.
Cercai di scacciare via dalla mia testa quelle voci, calciando via le lenzuola. Mi rigirai e tornai a fissare il soffitto, tirando indietro un ciuffo di capelli color miele che mi era ricaduto sul volto.
Rimasi in ascolto del silenzio: l'unico rumore che interrompeva quell'atmosfera quasi irreale, era il mio respiro.
Perchè era toccato di nuovo a me?
Mi sfregai le mani sul volto e mi sedetti mantenendo il volto tra le mani. Il sole stava per sorgere su Roma, la città eterna, come la chiamavano tutti.
Provai a pensare a quante persone, in quelle case, avessero passato una notte insonne come me, quante avessero avuto la loro occasione per dire alla persona che amavano quanto l'amassero veramente, quante invece si erano addormentati con le lacrime lasciando i sogni e le speranze sotto il cuscino zuppo di lacrime.
Nonostante la sveglia a forma di rana segnasse appena le quattro e quarantacinque del mattino e mancassero ancora un bel po' di ore prima di scuola, decisi di alzarmi e trascinarmi in bagno per prepararmi: d'altronde ero sempre stata un po' ritardataria negli appuntamenti di ogni tipo.
Le prime luci del mattino cominciarono a oltrepassare le tende d'organza azzurro oceano e l'aria fresca cominciava a riempire la stanza che sembrava un piccolo pezzo di una grotta marina. Anche quella mattina, come sempre, lo scrosciare della doccia lavò via i segni di una notte come un'altra che sapeva di nostalgia e ricordi.
  
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