UNO
Ieri ha nevicato per la prima volta in quest’inverno.
Nel pomeriggio sono uscito e ho raggiunto il centro. Con la neve tutto cambia, la città sembra immersa in una sorta di torpore ed i suoni, anche quelli più assordanti, come il clacson delle auto e le urla dei bambini, giungono ovattati alle orecchie, lontani.
Camminando ho affiancato un piccolo parco. L’altalena ha vibrato, mossa da una brezza leggera, sopra la moltitudine di orme che la circondavano.
Ho potuto sentirli...gli echi divertiti della bambina che ci aveva giocato quella mattina.
Ci sono tracce ovunque, le tracce degli altri e le mie.
Per un istante, ieri, ho immaginato che ci fossero anche le tue.
Ricordi quando passeggiavamo fianco a fianco, durante le vacanze natalizie e dalle nostre bocche uscivano nuvole di vapore? I tuoi occhi s’illuminavano ad ogni vetrina che mi trascinavi a vedere. Io ti seguivo, sbuffando. Non capivo l’eccitazione, celata, dietro al tuo sguardo, alla vista di questa o quella borsa, di quella sciarpa che, dicevi, mi avrebbe donato.
Erano solo oggetti, ma amavo la felicità che riuscivano a regalarti.
Sono andato, poi, nella caffetteria che ti piaceva tanto, quella accanto al centro commerciale, che avevamo scoperto da ragazzi. Non è cambiata.
Il cameriere mi ha servito con la solita cordialità, ma nei suoi occhi ho letto una compassione che prima non c’era.
Non c’ho dato peso. Non ne do più da tempo, ormai.
Seduto davanti alla vetrina, ho osservato il caotico via vai della gente in cerca dei primi regali, ma solo un uomo ha attirato la mia attenzione.
Era fermo sul marciapiede, dall’altra parte della strada. Teneva il bavero del cappotto ben alzato, il cappello scuro calato sul viso e controllava spesso l’orologio.
Mi ha subito insospettito per –come l’avresti chiamata tu- deformazione professionale. E, ammetto, l’ho studiato per un po’.
Perché era lì? Chi stava aspettando?
Lo sai, ho sempre voluto fare questo mestiere.
“Io non voglio scrivere su un detective! Io voglio fare il detective” avevo detto un giorno ai miei genitori.
Loro si erano fissati un momento ed erano scoppiati a ridere.
“D’accordo, Shin! D’accordo!” mi avevano risposto, scompigliandomi i capelli con una carezza.
Avevano riso di me o della fermezza con qui avevo pronunciato quelle parole?
Poco importava se non mi avevano preso sul serio, col tempo si sarebbero dovuti ricredere…
Forse non ti ho mai detto..il motivo per cui ho deciso di diventare un detective. In realtà non ne esiste uno vero e proprio, non era stata una scelta dettata dalla mia passione e la mia ammirazione per Sherlock Holmes. Non del tutto, almeno.
Semplicemente ho sempre sentito che quella era la mia strada.
Ma quante cose non ci siamo detti! Eppure di notte, nel letto, con gli occhi puntati al soffitto parlavamo di tutto. Della giornata, del lavoro, del rubinetto che perdeva, delle migliorie da apportare alla casa, di un libro che ti era piaciuto…
Mai del futuro. Perché con me era difficile programmare anche una gita al lago.
Mai del passato. Perché quello che c’era da sapere, lo conoscevamo entrambi.
Una specie di regola non scritta, che hai infranto solo una volta.
Era così, eravamo giovani e spensierati, vivevamo il presente e ci bastava.
Nei lunghi inverni della mia solitudine, mi sono spesso chiesto come sarebbe il mondo che mi circonda visto ancora dai tuoi occhi.
Cosa avresti visto in quell’uomo? Stava aspettando la propria compagna oppure era implicato in qualche losco affare? O, semplicemente, il suo autobus era in ritardo?
Forse avresti visto ciò che ho visto anch’io e ci saremmo raccontati la stessa storia.
Avevamo lo stesso sguardo indagatore, desideravamo scalfire la sottile crosta dell’apparenza e scoprire cosa vi si nascondeva sotto. Ma, a volte, tu superavi i limiti della razionalità, sorprendendomi. Mi spiazzavi con le tue conclusioni e, quando notavi la mia espressione perplessa, scoppiavi in una leggera e cristallina risata.
Non so se lo facevi apposta o se quelle cose le pensavi realmente.
So solo che senza quella risata, i miei inverni sono più rigidi e lunghi.
***spazio autrice***
è una fanfic un pò particolare..sospesa tra presente e passato...in realtà avevo già imbastito un'idea simile con 'La vita insieme a te', ma non mi convinceva così l'ho riscritta (o meglio ho riorganizzato le idee adattandole a questa fanfic)..spera vi piaccia...vi incuriosisca...o quanto meno non vi faccia proprio così schifo...
e come al solito...grazie a tutti coloro che commentano o leggono soltanto!