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Autore: TealRue    30/06/2012    3 recensioni
John è un violoncellista squattrinato, ma con un grande talento; è proprio per questo che ha vinto una borsa di studio alla Royal Academy of Music, prestigioso conservatorio di Londra. Sherlock invece è un geniale violinista che ha capito tutto, del mondo, tranne ciò che più gli interessa: cos'è la Musica?
Note: Teen!JohnLock. AU!Royal Academy of Music
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un solo consiglio: prima di cominciare a leggere: vi conviene tenere come sottofondo i brani riportati a destra. Un po' di musica classica non fa mai male!


 

 

Preludio




Antonio Vivaldi - Estate, Primo Movimento (Allegro non molto)

 

 

Le persone si aspettano sempre che le giornate felici inizino con un sole sfavillante e un cielo azzurrissimo.
E magari qualche uccellino in concerto, tanto per rendere il tutto un po' più Disney.

E' una cosa stupida, ma vera.
E' per questo che John non è più così convinto che questa sarà una bella giornata.
Perché quando esci di casa e si mette a piovere, cerchi un taxi -e non lo trovi-, cerchi un autobus -e non trovi neanche quello-, e capisci che devi fartela tutta a piedi, allora forse non è proprio la tua giornata fortunata.
Soprattutto se la custodia del tuo violoncello è alta quasi quanto te.
Imprecare non mi aiuterà, imprecare non mi aiuterà-
John arranca passo dopo passo sul marciapiedi, perché non deve arrivare in ritardo; non può arrivare in ritardo. Vincere una borsa di studio nel più prestigioso conservatorio di Londra -Royal Academy of Music, un sogno, insomma-, per poi essere buttato fuori per non essere arrivato puntuale all'incontro con il direttore, è qualcosa che la psiche di John potrebbe non reggere. Quindi non ci deve pensare, no, deve solo zoppicare in avanti, evitando i maledettissimi ombrelli delle gente che questa mattina è stata più previdente di lui e trascinandosi dietro un metro e cinquanta di custodia. La pioggia è sempre più forte e gli picchietta allegramente addosso.
-imprecare non mi aiuterà- cazzo!
Una signora anziana inclina inavvertitamente l'ombrello -orribile, rosa con stampe di gattini- e tutta l'acqua scorre direttamente nel colletto indifeso della camicia di John.
Ok, John, calmo. Non urlare, non isterizzarti, non- mmm, ahhhh!
Se fosse una giornata normale -neanche fortunata; normale, Cristo!- John troverebbe almeno un semaforo verde sul suo tragitto, ma ormai ha capito che questa decisamente è una giornata nera e che non può sperarci.
Giornata nera? Giornata di merda!, è un pensiero che esplode spontaneo al quarto semaforo rosso.
John ormai ha tanta acqua addosso da sembrare una fontana vivente.
Meno male che la custodia è di plastica.
Non cerca neanche più di scostarsi i capelli grondanti dagli occhi.
Ha il fiatone, ha troppo caldo e, soprattutto, ha ancora due chilometri da fare.
Per adesso può solo aspettare che il semaforo diventi verde. E sperare che non cominci una grandinata calda, perché John potrebbe non riuscire a sopportarlo.
Mentre continua ad aspettare, una macchina si ferma esattamente davanti a lui, sulle strisce.
Ovviamente era necessario schizzarmi! Cristo, cos'ho fatto di male oggi? Tra l'altro, perché non si muove? Il semaforo è verde per le macchine!
La portiera si apre e dai sedili una donna fa cenno al ragazzo di avvicinarsi.
John non capisce, non si muove.
Non sta chiamando me, no? Non ho idea di chi sia- non sta chiamando me.
La donna in macchina alza gli occhi al cielo. "Sì, tu. John Watson, no?" dice annoiata, giocherellando con il suo Iphone.
"Sì...?", lo dice pianissimo e pensa per un attimo di aver dato la risposta sbagliata.
Niente caramelle dagli sconosciuti, anche se sono ventenni affascinanti su una macchina con i vetri oscurati.
La donna lo guarda con compatimento, come guarderebbe un bambino stupido.
"Dovresti salire, eh."
"Perché dovrei? Chi è lei?", adesso John è infastidito -più di prima, s'intende-: è in ritardo, è bagnato, il semaforo è ancora rosso e questa donna è irritante.
"Perché sei in ritardo, John. Non vorrai far aspettare ancora il direttore, vero?" gli dice con un sorriso storto.
Bastano queste parole per farlo muovere.
Prima che John se ne accorga, è già saltato sulla macchina con il violoncello tra le gambe, bagnando tutti i sedili.
Giornata di merda.

 

 

Eugène Ysa˙e - Sonata n. 2, Preludio, Ossessione (Poco vivace)

 

 

Piove. L'ha detto a Mycroft prima, ma non gli ha dato nessuno soddisfazione dato che l'ombrello l'avrebbe portato comunque.
Piove, aria umida, probabile scordatura di circa un semitono della corda del mi e circa un quarto di tono del la. Il legno assorbe l'umidità, quindi oggi il violino avrà un suono lievemente più profondo; controbilanciare con un'accordatura leggermente più alta -intervalli di quinta più acuti di un decimo di tono- che renda il suono più brillante. Per l'archetto: una passata di pece rapidissima, troppa porterebbe ad un eccessivo attrito e di conseguenza un suono spiacevole.
Sherlock si sta annoiando. La sua mano esperta gira i piroli del violino; il legno scricchiola mentre le corde si tendono. Quando ha finito -ci ha messo più del solito, circa trenta secondi- posa il violino sul letto libero. Senza coperte, lenzuola piegate ai piedi del letto, come sempre, un angolo di stoffa ricamata sporge dal cassetto chiuso del comodino: un fazzoletto? No, è troppo ampio ed è sdoppiato. Una federa? Sì.
Ieri non c'era.
Sherlock non lo apre per vedere se ha ragione. Lui non ha "ragione", lui non "sa"; lui vede.
Mycroft è proprio riuscito a trovarmi un compagno di stanza. Un altro.
Sbuffa, perché ormai è abituato ad usare il letto libero come tavolo e perché l'idea di avere ancora pochi giorni -giorni, ore o minuti? Probabilmente minuti: Mycroft mi ha ricordato che stamattina ci sarà un concerto di Bach. Sa che non me lo dimenticherei mai: se non è riuscito a trattenersi dal ricordarmelo, vuol dire che ha troppa paura che io esca e non accolga il nuovo arrivato. Decisamente: minuti.- di libertà prima di ritrovarsi un pianista decerebrato in camera lo uccide.
L'unica nota positiva: sarebbe durato poco. Due, tre settimane; un mese massimo.
Una settimana se mi impegno. E se gli faccio trovare legno marcio nel lavandino.
Perché l'ultimo è scappato così.
Sherlock stava cercando di capire quanto tempo ci impieghi il legno a marcire in condizioni di umidità estrema -così da poter prendere precauzioni- e così, quando il compagno se n'era andato per una settimana -vacanze di Pasqua-, aveva cominciato il suo esperimento.
Quando il compagno era ritornato, aveva trovato il lavandino pieno di acqua stagnante, legno marcio e moschini morti che galleggiavano nell'acqua. Due settimane, interessante, aveva appuntato Sherlock con la sua grafia filiforme.
Il suo compagno di stanza se n'era andato nauseato urlando cose come "E' pazzo, io l'ho sempre detto! E' pazzo!". Anderson è un povero idiota.
Da quel giorno è diventato il suo ex-compagno di stanza. Ogni tanto lo incontra ancora, in corridoio, ma Sherlock non si spreca mai a salutarlo.
Sherlock si annoia, con un compagno di stanza.
"Come stai?", "Bella giornata, eh?", "Allora, cosa fai oggi di bello?".
Io sono qui per suonare, non per intrattenere l'idiota di turno.
Sherlock è lì perché ama suonare più di ogni altra cosa ed è in camera da solo perché odia la gente più di ogni altra cosa. Gli sembra un concetto piuttosto lineare. Peccato che il fratello non lo capisca. O meglio: lo capisce benissimo, ma vive ancora nell'illusione di poter cambiare il fratello minore. E essendo il direttore del conservatorio può benissimo imporgli tutti i compagni di stanza che vuole.
"Noia."
Sherlock si lancia sul letto e si gode il silenzio, che avrà ancora per poco.
Un silenzio che presto sarà distrutto da un -nel migliore dei casi- da un chiassoso pianista amante di Mozart -che definirà "un figo"- con il QI di un piccione. A seconda dei casi può essere piuttosto talentuoso o essere semplicemente ricco. Di solito è la seconda: solo i "figli di papà" -come li chiama Mycroft, gongolando- possono permettersi la rata altissima di questo conservatorio.
Raramente qualcuno entra qui dentro per il proprio talento.
Sherlock si alza di scatto e si lancia sul suo violino. Afferra l'archetto e comincia a suonare.
Questa è l'unica cosa che non sa, che non capisce.
E' sempre abituato ad afferrare la situazione in ogni piccolo dettaglio.
E' paradossale che lui, musicista -con la musica nel sangue-, tra tutto quello che si può non comprendere al mondo, non capisca proprio la musica.
Sa suonare, oh, se sa suonare!
Non è solo tecnica la sua, è sublime interpretazione- dicono tutti i critici che lo sentono suonare.

Perché quando l'archetto scivola sulle corde, fin dal primo suono, lui non capisce più -non vede più- cosa sta facendo. Lo fa è basta.
Non capisce perché il corpo gli tremi; non comprende come mai la sua mente solitamente acuta diventi ad un tratto annebbiata.
Succede e basta. 
Sherlock continua a suonare e non cerca di capire.
Sta suonando un preludio di Ysa˙e, ha gli occhi chiusi.
Le dita scorrono fluide sulla testiera, prima, seconda, prima, quarta, veloce, più veloce.
L'archetto prima sfiora le corde dolcemente, poi le spinge furioso, più veloce, più lento, staccato, legato.
Gli trema la testa, ha gli occhi serrati: non ha bisogno dello spartito, perché tutto quello che gli serve è brillante nel buio che ha dietro le palpebre.
Prima, quarta- quinta. Con violenza l'archetto spinge sulle corde, in un'ultima esasperata caduta verso il basso. Così com'è iniziato, tutto finisce e Sherlock apre lentamente gli occhi.
Acuto, acutissimo, il suono che continua a riecheggiare nell'aria, anche adesso che ha finito.

Sol.

Non ha ancora fatto in tempo a riprendersi che dalle sue spalle arriva un tonfo.
Ha ancora la mente annebbiata, quindi fa solo in tempo a pensare "plastica, una custodia?", prima di girarsi.
Dietro di lui c'è la porta aperta -come ho fatto a non sentirla?-, una custodia di un violoncello riversa e Mycroft, compiaciuto.
Di fianco al fratello, c'è un ragazzo dall'espressione sbalordita. Bagnato fradicio.

"E'- stato- fantastico."










Note dell'autrice:


Questa sarà una long-fic di due/tre capitoli massimo, scritta così tanto per, aspettando l'ispirazione per "A new path to the Waterfall" (che tanto non interessa a nessuno, lol).
Dal prossimo capitolo ci sarà JohnLock allo stato puro. <3
Io suono il violino da ormai nove anni, quindi scrivere di musica classica, che ormai poca gente considera, è una cosa che mi appassiona sempre.
Quel "E' stato fantastico" è una mia orrida trasposizione italiana del "That was amazing." di John, che non so come abbiano effettivamente tradotto nella versione italiana.

Che dire, spero che non vi disgusti! XD

 

  
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