Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: SacchanHime    30/06/2012    1 recensioni
Avete mai pensato come Alice abbia raccontato la sua storia ai suoi successori? Sarah è una ragazza realista, ma comunque affascinata dalla storia della Nonna Alice, che le raccontava di un mondo magico sottoterra, di un Cappellaio Matto, di un BianConiglio, di un Gatto e di un Bruco.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Alice era accanto a sua sorella maggiore sulla collina. Era annoiata perchè non aveva niente da fare. Ma all’improvviso comparve un coniglio bianco con gli occhi rosa, che correva verso di lei. Il coniglio tirò fuori dalla tasca del suo gilet un orologio da taschino, guardò l’ora e cominciò ad agitarsi. Guardandolo, Alice non potè trattenersi dall’alzarsi, perchè si era ricordata all’improvviso di non aver mai visto prima qualcosa di così strano. Alice attraversò un prato, inseguendo il coniglio, e poi lo vide tuffarsi in una grande tana di conigli oltre la siepe.”

Un diavolo, dicono, si annida nei dettagli. E di dettagli Nonna Alice ne aveva molti, ma solo  quando si parlava di “Wonderland”. Mamma diceva che Nonna era impazzita parecchio tempo fa, e quella storia che prima diceva essere solo un racconto per bambini era diventata la sua ossessione. Un’ ossessione, così la definivano. Altri lo consideravano un racconto molto fantasioso, ma fantasia ed irrealtà rimaneva.
Nonna Alice era una tipetta bassa, frizzante, dai costumi un po’ nobili ed un  po’ ribelli. Aveva fatto fortuna in affari quando aveva solo diciannove anni ereditando l’azienda di suo padre e iniziando così una vita dedicata al commercio via nave. I suoi erano stati anni d’oro, e si era felicemente sposata con un uomo bizzarro, forse. Suo Nonno, Jonh, portava sempre il cappello, e per via delle idee strambe che gli passavano per la testa, sua nonna aveva cominciato a chiamarlo come il personaggio delle sue storie di fantasia: il Cappellaio Matto.
Nonna non sapeva un gran che di storie, ma una in particolare la sapeva benissimo, minuziosamente, quasi come se lei stessa l’avesse vissuta. L’aveva intitolata: The Adventure of Alice in Underground. Titolo che diceva tutto: la protagonista, Alice, cadeva in un profondo buco dopo aver inseguito un coniglio bianco. Quale gran fantasia.
Nonostante l’età di sedici anni, Sarah, aveva sempre adorato quella storia. La affascinava, e come dire, vedeva bene la sua bionda nonnina nei panni di Alice, nella versione giovane ovviamente. Ma soprattutto le interessava la frase che diceva il Cappellaio : “La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità!”
Non era mai riuscita a capire a fondo quella frase, e poi Nonna era morta. Niente più racconto, e dopo un po’ di mesi cominciava ad essere sfocato, senza più dettagli, senza più dialoghi, non era rimasto più niente.

Avere diciotto anni voleva dire: maggior età, macchina, diritto di voto e penultimo anno di superiori.
Tutte cose molto belle, così venivano descritte, ma come poteva lei pensare alla sua appena inaugurata libertà quando doveva studiare un centinaio di pagine di letteratura? Il suo professore era stato molto chiaro con tutti i membri della classe e chiunque il giorno dopo avrebbe potuto essere estratto da quella stupida scatola contenente i biglietti con i  cognomi degli alunni. Dalla sua parte c’era la fortuna della improbabile estrazione, dato che il suo  cognome non usciva praticamente mai. Il suo compleanno era stato il giorno prima, ma niente festeggiamenti, lei doveva studiare. Uno dei suoi soliti sacrifici che faceva per la scuola. “Verrò ripagata per tutto questo…”, si ripeteva spesso, mentre le sue amiche se ne andavano in giro tutto il pomeriggio a divertirsi. Aveva deciso comunque di prendersi una piccola pausa per rinfrescare un po’ la mente. Ma invece di prendere la solita strada che portava in centro, optò per il sentiero dietro casa che portava nell' oscuro bosco. Era pieno inverno, i giorni più freddi e cadeva ancora la neve. Si mise la giacca pesante, quella con il pelo all’interno, la teneva sempre  al caldo; i guanti rigorosamente neri e che  coprivano solo metà dita; gli stivali anch’essi neri, con un piccolo tacco che non dava nell’occhio. Uscì e l’aria gelida colpì il suo viso. Si mise il cappuccio in testa.
E così, cominciò a vagare nel bosco che conosceva come le sue tasche. Sentiva le foglie secche sotto il manto di neve, vedeva il ghiaccio ricoprire gli alberi addormentati. Qualche volta le sembrava di sentire qualche animale russare e  cominciava a sorridere.
Il freddo le rinfrescava sempre le idee, e si accorse che ricordava per bene tutto quello che aveva studiato fin ora: “Sorprendete!”, pensava, “Devo venire nel bosco più spesso”.
Continuava piacevolmente a camminare e nel giro di un secondo inciampò per colpa di una ramo nascosto tra la neve.
<< Ahi che male!>>, aveva picchiato la testa e piccole gocce rosse macchiavano la neve, <>, la testa le doleva parecchio, ma di rialzarsi non se ne parlava per almeno altri 5 minuti. Così provò a prendere il suo cellulare:
<< Ricacchio! Non prende!>>. Le girava la testa e si rassegnò a stare per terra tra la neve, mentre essa continuava a cadere e cadere impassibile davanti a quella ragazza infreddolita. Chiuse gli occhi, voleva dormire, aveva freddo. Poi un rumore attirò lievemente la sua attenzione: un ramo di era spezzato: “Magari c’è qualcuno…”. Provò ad alzarsi, e con immenso stupore vide davanti a sé un coniglio. Voi vi chiederete cosa c’era di speciale in un coniglio? Ma quel coniglio portava un gilet a quadretti e camminava su due zampe. “La botta in testa mi fa brutti scherzi…”. Il coniglio, bianco come la neve fresca, tirò fuori dalla tasca del gilet un orologio da taschino e guardò l’ora:
<< E’ tardi! E’ tardi! >>, disse, << Sono in ritardo! La regina mi farà tagliare la testa!>>. E quello strambo coniglio cominciò a correre.
Nella sua mente comparve una parola lontana: “Lei seguì il BianConiglio”.
Non sapeva bene neanche lei cosa accadde dopo: rincorse il coniglio, inciampo altre volte, gridò, si mise a piangere. Il coniglio si infilò in una tana e lei con lui precipitò in profondità, forse cento, forse duecento, forse mille metri. Tutto si fermò con un tonfo sordo. 
   
 
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