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Autore: Damon Salvatore_Cit    30/06/2012    3 recensioni
Fanfiction nata per raccontare la storia di Damon Salvatore, per come la vedo io. Cercherò di non uscire troppo dai binari della storyline del telefilm, ma inventerò episodi della vita passata di questo vampiro come meglio potrò. Spero che sarà di vostro gradimento e che mi seguirete.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Era il 14 novembre del 1850, quel giorno pioveva a dirotto, pareva che anche il cielo piangesse la sua morte. 
Damon aveva soltanto dieci anni, e insieme al padre Giuseppe e al fratellino minore Stefan, seguiva la bara di sua madre che si recava al cimitero su di un carro trainato da quattro cavalli bianchi. 
Il padre era in prima fila dietro il carro, piangeva disperato per la perdita prematura della moglie, Damon gli camminava dietro stringendo per mano il piccolo Stefan, avvolto da un forte dolore. 
Erano vestiti tutti di nero, molta gente del paese si era unita a loro per dare un ultimo saluto alla donna e stringersi intorno al dolore della famiglia Salvatore. 
Mentre la bara veniva seppellita e il padre lanciava un’ultima rosa rossa sulla tomba della moglie, Damon poggiava una mano sulla spalla di Stefan per cercare di dargli forza. Non disse una parola.
Guardò il fratellino per un attimo e vide che stava piangendo, così lo strinse per la spalla cercando di dargli conforto in qualche modo, si ripromise di non piangere, non davanti a lui, doveva dimostrarsi forte agli occhi di Stefan.
D’ora in avanti sarebbe stato compito suo prendersi cura di lui e dargli il buon esempio. 
Lo aveva ripromesso alla madre in punto di morte, e lo avrebbe fatto.
Guardava il terreno ricoprire la bara, in silenzio, non versò una lacrima, ma era serio come non mai poteva essere un bambino di dieci anni.
Man mano che il prete si avvicinava alla conclusione della funzione, tutta la gente quasi in fila indiana, si recava ad abbracciarli e a dare loro le condoglianze. 
Il padre abbozzava un finto sorriso mentre ringraziava tutti di essere passati, mentre Damon restava disinteressato ai volti che gli si avvicinavano e teneramente lo guardavano dispiaciuti.
Delle donne si chinarono ad abbracciare lui e Stefan.
Il fratellino cedeva ai loro abbracci, era piccolo e bisognoso di un affetto materno che gli era stato bruscamente portato via, ma Damon no, lui restava rigido e impassibile durante quegli abbracci, lo infastidivano, non voleva i loro abbracci, non ne aveva chiesto alcuno.
L’unico abbraccio di cui aveva bisogno in quel momento, era l’abbraccio della propria madre.
D’improvviso si distaccò dall’abbraccio di una donna e si allontanò dalla folla arrabbiato, o meglio distrutto, distrutto dal dolore e non tratteneva più le lacrime. Mentre andava via, il padre lo scrutò tra la folla e urlò: 
« Damon! »
Damon si girò e si limitò a guardarlo senza rispondergli, non voleva restare un minuto di più lì, quindi gli girò le spalle e proseguì andandosene.
Stefan iniziò a chiamarlo e a rincorrerlo, allora Damon si fermò e un secondo prima di voltarsi verso di lui, asciugò le lacrime. 
« Va da papà, Stefan. Ci vediamo a casa.»
« Ma io… »
« Ho detto va da papà! »

Gli disse con tono severo, poi si voltò e andò via a passo svelto. 
Stefan restò a guardarlo ma poi fu raggiunto dal padre che lanciò uno sguardo di disapprovazione a Damon che spariva man mano tra gli alberi nel bosco. 
Passarono settimane e in un modo o nell’altro cercarono tutti insieme di andare avanti, anche se quella tenuta era sempre più vuota senza la povera donna.
Stefan e Damon venivano seguiti da un maestro che passo, passo li istruiva a dovere sulla letteratura, la matematica e tutto ciò che c’era da imparare all’epoca. 
Stefan era molto preso dallo studio e riusciva a non pensare ad altro, Damon d’altro canto non ci riusciva.
Lo studio non gli interessava, aveva la mente altrove, e non riusciva più a rigar dritto come quando c’era la madre. 
Papà Giuseppe col passare degli anni, si disinteressava ai propri figli, almeno verso Damon. 
L’uomo si concentrava sugli affari della loro falegnameria, e ai resoconti di fine stagioni. Damon più di una volta, all’età di quindici anni, lo beccò scambiarsi effusioni con la cameriera, ma non ne fece parola con nessuno. Si limitava a disprezzare suo padre ogni giorno di più, ma aveva sempre un occhio di riguardo verso Stefan, lo seguiva e gli stava accanto da buon fratello maggiore.
Stefan era così allegro e innocente, che faceva che lo metteva di buon umore quando erano insieme a giocare in giardino. 
Gli anni passavano velocemente e l’unica cosa bella che possedeva Damon: era suo fratello Stefan.
   
 
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