Capitolo XXIX
Il Segreto del suo cuore
Copiose
lacrime le rigavano il volto mentre
cercava, a stento, di soffocare i singhiozzi che la stavano devastando.
Lui
era a letto, profondamente addormentato: il
sonnifero che gli aveva versato nel tè aveva già fatto effetto e si
sarebbe
svegliato solo molte ore dopo.
Lo
guardò attraverso gli occhi velati di pianto
e sentì una stretta al cuore… era bellissimo, anche nel sonno. Forse,
per certi
aspetti, lo era quasi di più.
Non
poteva vedere i suoi splendidi occhi né il
sorriso luminoso che sempre le faceva andare il cuore in gola; ma nel
sonno la
sua bocca sensuale, rilassata nella morbida piega dell’accenno di un
sorriso,
gli conferiva un’aria vulnerabile, quasi fanciullesca.
Il
suo corpo perfetto, appena parzialmente
coperto dal lenzuolo, giaceva abbandonato e nel guardarlo provava uno
straziante senso di vuoto al pensiero che non lo avrebbe più sentito
dentro di
sé.
Quante
volte, da quella prima notte d’amore,
quelle braccia forti e tenere al tempo stesso l’avevano stretta a quel
corpo
tanto desiderabile? Quante volte le sue mani l’avevano accarezzata,
regalandole
sensazioni indescrivibili? Quante volte aveva anelato il contatto con
la sua
pelle?
Lo
aveva capito immediatamente, fin da quella
prima notte, immersi nel bianco dei monti del Tirolo, che la passione
che aveva
provato tra le sue braccia non le sarebbe mai bastata; che da quel
momento in
poi, donandogli il proprio corpo, ma soprattutto il proprio cuore, lui
sarebbe
sempre stato con lei, anche se non lo avesse più rivisto.
Era
convinta, tuttavia, che quando fosse giunto
il momento di lasciarlo – e lei sapeva che quel momento sarebbe
arrivato – non
sarebbe stato troppo doloroso allontanarsi da lui.
In
fondo lui era soltanto un uomo.
Un
uomo speciale, d’accordo, che l’aveva fatta
sentire donna come mai nessuno prima di allora, ma pur sempre un uomo.
E
lei non aveva bisogno degli uomini! Di
nessuno di loro.
Quel
magnifico esemplare maschile non aveva
nulla di diverso da quelli che, prima di lui, avevano posseduto il suo
corpo.
La sua bellezza e il suo fascino lo avevano reso semplicemente più
desiderabile
ai suoi occhi, ecco perché con lui aveva provato sensazioni bellissime,
contrariamente agli altri, che le avevano sempre suscitato solo repulsione. Semplicemente
lui ci sapeva fare
meglio; sapeva blandirla con parole appassionate, mentre la toccava con
quelle
mani capaci di regalarle il paradiso.
Ogni
giorno, da quella prima notte in cui si
era lasciata sfuggire quel “ti
amo” che gli aveva strappato il più dolce dei
suoi sorrisi, continuava a ripetersi questo discorso, per convincersi
che non
sarebbe stato troppo difficile lasciarlo.
Era
costretta a farlo: lui avrebbe voluto
sposarla, così le aveva detto. Voleva dei figli… e lei aveva capito ben
presto
che nessuna spiegazione gli avesse fornito lo avrebbe convinto a
desistere dai
suoi progetti. Quell’uomo aveva una volontà di ferro e l’unico modo per
impedirgli di trascinarla lontano da ciò che sapeva essere il proprio
destino,
era fargli credere che lo avrebbe assecondato, per poi mettere miglia e
miglia
di distanza tra loro.
Fuggire,
in pratica. Fuggire da lui.
E
per riuscire a farlo, scordando l’immagine
tentatrice di una vita meravigliosa al suo fianco ad accudire e
crescere i suoi
figli, non aveva avuto altra scelta che continuare a ripetersi che lui
era
semplicemente un uomo, come tutti gli altri.
Se
lo era ripetuto all’infinito, arrivando ad
esserne convinta; ma fino a quel momento non aveva ancora letto quel
quadernetto di pelle marrone.
Risvegliandosi
dopo aver trascorso la notte tra
le sue braccia, non lo trovava quasi mai accanto a sé, ma ad un tavolo,
intento
a scrivere. Non appena si accorgeva che lei era sveglia, smetteva
immediatamente e la raggiungeva, per amarla di nuovo; però qualche
volta lei
aveva finto di dormire ancora, per osservarlo indisturbata, e lo aveva
visto
continuare a lungo.
Scriveva
rilassato, intingendo lentamente la
penna nell’inchiostro e fermandosi spesso a riflettere, quasi a
scegliere le
parole migliori prima di fissare i pensieri su carta; più di una volta
lo aveva
sorpreso a voltarsi verso di lei, osservarla per qualche istante e poi
tornare
a scrivere, come se il solo guardarla gli avesse fatto venire in mente
la frase
giusta.
Ad
un certo punto aveva capito che lui scriveva
un diario e a quell’idea si era intenerita e incuriosita al tempo
stesso, tanto
da chiedergli cos’avesse sempre di così importante da scrivere al
mattino; lui
aveva replicato divertito che spesso scriveva anche di sera o di notte,
ma in
definitiva una risposta non gliel’aveva data.
Sapeva
essere molto evasivo, quando voleva!
La
sua reticenza non aveva fatto altro che
aumentare la sua curiosità: mai avrebbe immaginato che l’affascinante
Conte
André D’Harmòn, l’abile spadaccino, l’elegante e mondano uomo d’affari,
nonché
il caparbio e impertinente francese che le aveva rubato il cuore,
tenesse un
diario!
Aveva
atteso che sprofondasse nel sonno
artificiale, quindi si era alzata dal letto, si era vestita e aveva
radunato
rapidamente le poche cose che avrebbe portato con sé, pronta a lasciare
la Medea
al più presto, non appena fosse attraccata a Southampton. Sapeva che
l’imbarcazione faceva scalo per poche ore, giusto il tempo per
rifornirsi per
il lungo viaggio oltreoceano; per questo aveva calcolato con precisione
la dose
di sonnifero da somministrargli, onde evitare che si svegliasse in
tempo per
seguirla. L’accordo tra loro era che sarebbero sbarcati entrambi in
Inghilterra
e da lì avrebbero raggiunto Cluny, dove c’era lo Chateau di famiglia
dei
D’Harmòn; il tè drogato che gli aveva fatto bere lo avrebbe fatto
dormire
finché la Medea
non fosse stata in pieno Atlantico.
Era
ormai pronta e stava attendendo l’arrivo in
porto quando lo sguardo le era caduto su alcuni suoi effetti personali
appoggiati sul tavolino accanto al letto: sotto il libro che lui stava
leggendo
aveva scorto il quadernetto di pelle marrone… Con il cuore a mille si
era
avvicinata e lo aveva preso in mano, sfiorando per un attimo con le
dita la
copertina, quasi ad accarezzare il ricordo delle sue mani che tante
volte
avevano aperto quel diario.
Si era sentita una ladra, pronta a carpire i segreti e i pensieri più intimi dell’uomo che, ignaro, dormiva nel letto.
Aveva
avuto anche paura ad aprirlo; paura di
leggere e scoprirlo diverso da come voleva portarselo per sempre nel
cuore. In
fondo sapeva bene che in ognuno esiste un lato oscuro, la parte più
segreta…
spesso la più affascinante proprio perché tale, ma non necessariamente
la
migliore. Di certo la più vera ma, proprio per questo, anche la più
fragile o
la meno immaginabile.
Eppure
non era riuscita a resistere e lo aveva
aperto: immediatamente si era sentita come catapultata nell’intrigante
mistero
che era la personalità di André François D’Harmòn.
La scrittura è un’attività che ha lo scopo di comunicare e fissare i concetti.
La calligrafia implica un concetto estetico e la rende un’arte che nulla ha da invidiare alla pittura, alla musica o al teatro.
Quelle
parole e la sua calligrafia, chiara e al
tempo stesso elegante, l’avevano subito affascinata, spingendola a
divorare i
fogli scritti, uno dopo l’altro.
Il
diario iniziava poco prima del loro incontro
e le prime pagine riportavano le sue considerazioni alla richiesta di
Francesco
Giuseppe di andarla ad attendere a Calais. Scoprì che lui credeva di
dover
lavorare con un uomo e sorrise immaginando la sua sorpresa nello
scoprire che
l’Inglese che avrebbe dovuto accompagnare dall’Imperatore non era un
uomo, ma
una donna.
Esponeva
dubbi, fatti e pensieri con chiarezza,
usando uno stile conciso, pur non privo di una nota poetica insolita in
un
uomo, espressione inconfondibile della sua profonda sensibilità.
Proseguendo
aveva ritrovato anche il suo lato umoristico, nonché lo spirito
impertinente e
un po’ sfacciato che le era sempre piaciuto tanto fin dal primo momento.
Ma
quando era giunta alle parole scritte dopo la
loro prima notte d’amore, era stato allora che si era resa conto di
piangere:
André aveva messo in quelle parole la stessa passione con cui l’aveva
amata, il
medesimo trasporto e l’identico amore che le aveva regalato quella
notte
stessa.
Poche
ore prima si era donata a lui
completamente, amandolo senza riserve: voleva che la sua immagine fosse
incisa
per sempre nel proprio cuore; anche lui l’aveva amata con una passione
tale da
far ribellare ogni fibra del suo corpo alla sola idea di ciò che stava
per fare.
Ma, mentre lei era consapevole che quella sarebbe stata la loro ultima
notte
insieme, essendo stata una sua decisione, per André si trattava di una
notte
come le altre, una delle tante tra quelle che aveva immaginato nel loro
futuro.
Eppure l’aveva amata con grande trasporto, come sempre.
Quello
era il suo modo d’amarla: intenso,
appassionato e coinvolgente. E, a quanto aveva letto nel suo diario,
profondamente sentito.
Arrivò
sino all’ultima pagina, che recava la
data del giorno precedente; le sue parole fiduciose la fecero sentire
ancora
più in colpa per il dolore che, ormai ne era certa, gli avrebbe
provocato al
risveglio. Quella consapevolezza le fece prendere una decisione che non
avrebbe
mai preso per nessun altro uomo.
Voltò
la pagina vergata con la sua calligrafia,
trovando il primo foglio bianco; intinse la penna nell’inchiostro e
iniziò a
scrivere.
“Oh no! Non è
possibile…”
“Che ti
succede, Mac?”
“Non ci posso
credere
” disse di nuovo, sedendosi
lentamente, quasi le gambe non la reggessero più.
Stava
aspettando Harm che, quando era arrivata, le aveva
chiesto cinque minuti per farsi una rapida doccia e mettersi in
libertà, prima
di iniziare a leggere insieme quelle che sembravano essere le ultime
pagine del
diario del conte D’Harmòn. Era uscita prima di lui dall’ufficio per
passare da
casa a cambiarsi, lasciandolo solo a terminare di riordinare le carte
dell’Ammiraglio Blackbird. Era stato Harm ad insistere, affinché lei
potesse
arrivare a casa sua per cena.
Il loro
lavoro era finito e l’indomani avrebbero terminato
la relazione per l’Accademia Navale; le loro conclusioni sulla vicenda,
una
volta tanto dopo parecchio tempo, concordavano: Blackbird aveva sì dato
un
passaggio sulla Medea al conte D’Harmòn e a Lady Sarah, ma era stato
per puro caso
e certamente senza che questo fatto implicasse contatti tra
l’Ammiraglio e
l’imperatore Francesco Giuseppe.
A voler ben
guardare tutto il lavoro di quelle ultime
settimane, dal punto di vista dell’Accademia Navale, era risultato
pressoché
inutile; non toglieva nulla, ma neppure aumentava il prestigio
dell’Ammiraglio
Blackbird.
Eppure per
Mac quell’incarico che all’inizio le era
sembrato un peso, l’aveva coinvolta a tal punto che ora faticava ad
allontanarsene.
Merito del
diario del Conte.
Leggere quel
quaderno con Harm aveva permesso un loro
riavvicinamento e le aveva fatto comprendere chiaramente che lui
sarebbe sempre
stato l’unico uomo di cui era innamorata.
“Allora? Me
lo dici che succede?” le domandò di nuovo lui,
giungendo dal bagno con un telo blu navy ai fianchi, un altro
asciugamano tra
le mani con cui si stava frizionando i capelli e goccioline d’acqua che
ancora
scivolavano sul suo petto nudo.
Quanto
avrebbe dato per poter essere una di quelle
goccioline!
Harm smise di
asciugarsi e la osservò mentre lo stava
divorando con gli occhi; con un moto di gioia interiore rimase qualche
secondo
ancora immobile, in silenzio, poi alzò un sopracciglio e con un sorriso
divertito domandò:
“Che c’è?”
Lui si stava
riferendo al suo Oh, no!
di poco prima, che
le aveva sentito pronunciare appena terminata la doccia. Ma a quanto
sembrava,
in quel preciso istante lei stava pensando ad altro, perché rispose:
“Non
ricordavo quanto fossi bello…”
Non aveva
agito intenzionalmente presentandosi a lei in
quel modo; semplicemente aveva reagito d’istinto, sentendo la sua
esclamazione
e non ricevendo risposta alla sua prima domanda.
Ma ora era
contento di essersi lasciato guidare
dall’impulso del momento.
Lei si rese
conto di quello che aveva detto e distolse a
fatica lo sguardo dal suo corpo, tornando all’argomento principale.
“Oh… nulla.
Mi riferivo al diario…”
“Hai
sbirciato, vero?” chiese lui con un ampio sorriso.
“Ebbene sì,
avvocato, sono colpevole. Ma non ho
resistito!”
“E…?”
Lo riguardò,
deglutendo vistosamente, prima di dirgli
quasi con rammarico:
“Vai a
vestirti e raggiungimi. Così, poi, potrai
divertirti quanto vorrai a prendermi in giro…”
“Lei lo
lascia, vero?”
“Come lo sai?
Hai sbirciato prima di me?”
“No, ma me lo
sentivo. D’istinto…”
“A te Lady
Sarah non è mai piaciuta!”
“Al
contrario. Mi piace. Mi piace moltissimo…” e nel
pronunciare quelle parole le lanciò uno sguardo intenso, “l’apprezzo
per la sua
indipendenza, il suo coraggio e anche per la sua fragilità…” aggiunse,
riferendosi a Mac.
“Ma hai
sempre saputo che lo avrebbe lasciato…”
“Più che
altro ho sempre pensato che lo avrebbe fatto
soffrire, e molto anche.”
“Ma perché?
Si amano… E inoltre Andrè le ha fatto
conoscere l’amore…”
“A volte non
sempre quello che un uomo fa per la donna che
ama è sufficiente…”
“Eppure anche
lei lo ama. Io ne ero già convita, ora lo so
con certezza. E’ scritto qui. Leggi…”
Ti scrivo mentre dormi; il sonno che ti ho indotto con il sonnifero non altera la bellezza né la serenità del tuo volto e io non riesco a smettere di guardarti.
Ci devo riuscire, ma gli occhi non obbediscono alla mia volontà.
Ti lascio, André.
So di aver violato la tua intimità, leggendo questo diario; ma lo rifarei di nuovo, ora che conosco i tuoi pensieri più reconditi e la bellezza del tuo animo.
Il tuo dolore, quando scoprirai la mia fuga, non sarà mai più grande del mio in questo momento e ogni volta che penserò a te: tu avrai solo la mia mancanza, io avrò anche la consapevolezza d’averti fatto soffrire.
So che vorresti aiutarmi, se solo te lo concedessi. So anche che daresti la vita per me: se ancora non lo avevo capito, dopo aver letto il tuo diario non ho più dubbi. Ma la mia vita è troppo complicata. Restane fuori, per il tuo bene.
Non cercarmi. Lasciami andare e segui il tuo destino.
Ogni istante trascorso con te è stato meraviglioso e so che non lo dimenticherò mai, così come so con certezza che il mio cuore ti apparterrà per sempre. Lo hai conquistato tu, André, con la tua dolcezza, con la tua passione e con il tuo amore.
Conserva di me soltanto un ricordo nel tuo cuore. Nel mio non ci sarai che tu.
Non potrò mai scordare l’unico uomo che mi ha fatto conoscere l’amore.