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Autore: DilettaWCG    02/07/2012    0 recensioni
Io penso, in tutta sincerità, che nessuna storia dovrebbe cominciare con “c'era una volta”, poichè il tutto suonerebbe molto fiabesco, e ai tempi d'oggi alla gente non servono principi azzurri o cavalieri che salvano la propria amata da un dragone, servono fatti; la letteratura si evolve, i temi cambiano, lo stile si modifica per toccare specifiche corde dell'animo umano, lo scrittore è consapevole che il suo compito non consiste solamente nello sciorinare i suoi pensieri mischiandoli coi suoi sogni, bensì anche nel soddisfare il lettore, scrivere qualcosa in cui esso si possa rispecchiare, semplicemente per sentirsi meno solo, meno abbandonato da coloro che hanno più potere di lui... "
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" Io penso, in tutta sincerità, che nessuna storia dovrebbe cominciare con “c'era una volta”, poichè il tutto suonerebbe molto fiabesco, e ai tempi d'oggi alla gente non servono principi azzurri o cavalieri che salvano la propria amata da un dragone, servono fatti; la letteratura si evolve, i temi cambiano, lo stile si modifica per toccare specifiche corde dell'animo umano, lo scrittore è consapevole che il suo compito non consiste solamente nello sciorinare i suoi pensieri mischiandoli coi suoi sogni, bensì anche nel soddisfare il lettore, scrivere qualcosa in cui esso si possa rispecchiare, semplicemente per sentirsi meno solo, meno abbandonato da coloro che hanno più potere di lui... "

Fred Benson, seduto in fondo alla gigantesca stanza all'ultimo piano di un palazzo che si ergeva in tutta la sua imponenza, mostrando al mondo una bellezza che solo le nuove tecnologie erano in grado di produrre, ascoltava il signor Richardson parlare di come vedeva questo mondo che non riusciva più andare a passo d'uomo, e si chiedeva come cavolo l'aveva ottenute, quei due pezzi di carta affissi al muro del suo salone, in bella vista, altresì dette lauree. Intendeva, ma com'è che questo tizio, indubbiamente dotato di una notevole capacità oratoria e un quoziente intellettivo al di sopra della norma, era arrivato a pensare di farcela, di non incontrare ostacoli nel suo cammino, se non credeva neanche un po' che qualche sogno e una giusta dose di fantasia fossero necessari.

Non che lui fosse Peter Pan, o qualcuno che gli somigliava. Era un tipo sobrio e sempre composto, Benson, non certo uno che si lascia abbindolare da certi pensieri da ragazzino. Ma in tutto il suo percorso, scolastico e quello che seguiva, ovvero la sua carriera, che gli aveva ripagato un gran numero di sforzi, si era sempre ritagliato un piccolo spazio per credere che i sogni rivestono un gran ruolo nella vita di ognuno di noi, e che sì, ogni tanto bisogna lasciare che la vocina nella nostra testa urli più forte del normale e ci convinca che ce la possiamo fare, sempre, che quando c'è volontà c'è tutto, non si può fallire.

" ...ragazzi, insomma, scrivete: prendere piuma e calamaio, o iPad e Microsoft Word, come più vi piace. Buttate giù pensieri, impregnate la carta di tutte le storie che vi passano per la testa. Ma ricordate che se volete essere classificati come scrittori, dovete cercare di limitare le fantasie, e offrire al pubblico un prodotto che funga da specchio, da rifugio. Buona giornata. "

Le sedie cominciarono a far rumore contro il parquet lucido, e tutti i partecipanti alla riunione ad alzarsi. Benson si era un po' estraniato dalla penultima parte del discorso, cosa che capitava spesso.

Smise di fissare il punto fuori dalla finestra che aveva dato il via a una serie infinita di pensieri e si avviò anche lui verso la porta, salutando i pochi volti amici che riconosceva in quella stanza.

Neanche il tempo fuori gli era troppo amico: pioveva molto, e la fermata della metropolitana non era vicina.

Osservando i nuvoloni grigi che rendevano il cielo quasi troppo cupo per essere vero, Fred decise che era il caso di bagnarsi subito, perchè non avrebbe smesso di piovere per un bel po'.

Fece la scelta giusta, e dopo trentacinque minuti e una coincidenza di treni, arrivò di fronte al portone di casa sua, un palazzo dai mattoni rossi a vista, un po' trascurato ma dall'aria confortevole.

Non fece in tempo ad infilare la chiave nella toppa, che Summer, la sua fidanzata, era già pronta ad aprirgli: ancora in pigiama, coi capelli arruffati e la faccia pulita, gli sorrise e lo baciò sulle labbra, secondo un rito che risaliva a qualche anno prima.

Fred si tolse cappotto e scarpe e si tuffò sul divano, mentre Summer metteva i cocci rimasti sul tavolo nella lavastoviglie. Poi lei lo raggiunse.

" Com'è andata la riunione, insomma? "

" Bene. "

Summer sapeva che quando Fred rispondeva bene, solo bene, senza aggiungere di sua spontanea volontà neanche un minimo commento, positivo o negativo, un ma avrebbe seguito quella parolina entro trenta secondi.

" Ma secondo me Richardson non ha capito niente di cosa deve fare uno scrittore nella vita. "

Summer lo guardò con gli occhi che ridevano al posto suo. " Probabilmente è solo una tua impressione, se è arrivato dove è, probabilmente ci ha visto lungo molto più di tanti altri. "

Fred riferì il discorso del libro come prodotto da vendere a un pubblico che cercava nella lettura solo qualcuno che potesse somigliargli, scuotendo involontariamente il capo in segno di diniego.

" Bhè, diciamo che in parte ha ragione. Non è che la gente al giorno d'oggi ha voglia di perdersi in troppe fantasie, altrimenti si perderebbe la vita reale, e non possiamo permettercelo. Jane Austen aveva un sacco di tempo per creare alla perfezione la figura del signor Darcy, in modo che ogni donna dal 1813 lo avrebbe agognato come marito ideale. Voi non ce l'avete, te non ce l'hai. Ci sono solo un po' più di regole da rispettare e bisogna prenderne coscienza... "

Il suo discorso venne interrotto dallo squillo del telefono. Summer si alzò dal divano e prese il portatile: ore nove e trenta di ogni sera, chiamava sua madre, domandandole se aveva trovato un lavoro, se aveva mangiato schifezze a pranzo e se aveva abbastanza spazio per tendere la lavatrice.

" Pronto, mamma, come va? Qua tutto apposto... "

Girovagava per la casa, ogni tanto aggrottava la fronte come se volesse contraddire la madre, alzava la voce, scoppiava a ridere, faceva qualche battuta ironica.

Fred la guardava. La guardava come se ogni sera non vedesse esattamente la stessa cosa.

E all'improvviso, ecco che sentì scattare la molla che gli aveva bloccato la mente e la penna da molto tempo. Avrebbe scritto di nuovo, ed era certo che il risultato sarebbe stato un capolavoro. Avrebbe scritto della sua vita. Di cosa accadeva ogni giorno, dei riti, delle abitudini, quelle belle e quelle brutte. Avrebbe scritto della sua storia con Summer e del motivo per cui la sua casa era cambiata così spesso negli ultimi sei anni. Si sarebbe raccontato, al diavolo ciò che predicava Richardson.

Era contento di ciò che aveva, perchè non era stato facile da ottenere ma adesso sembrava così banale. E quando questo succede significa che siamo felici. E quando siamo felici, la storia della nostra vita comincia obbligatoriamente con "c'era una volta"...


" Non solo, incontri migliaia di persone e nessuna ti colpisce veramente e poi incontri una persona e la tua vita cambia, per sempre. "  Amori e altri rimedi

  
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