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Autore: Kingdommarco    02/07/2012    6 recensioni
I Nessuno sono esseri che si formano quando una persona dal cuore particolarmente puro viene tramutata in un Heartless, e Roxas è uno di questi. Ma i Nessuno, una volta diventati membri dell'Organizzazione XIII, quanto ricordano della loro vita precedente? E quali sono le loro sensazioni dinnanzi a questi ricordi? Leggiamo le riflessioni di Roxas sul momento in cui è entrato nell'Organizzazione per saziare i nostri dubbi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH 358/2 Days
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Quel volto, quello sguardo… io lo ricordavo.

Non ricordo in quale occasione, luogo o data, ma io quell’uomo l’avevo visto. Mi venne vicino e mi appoggiò una mano sulla testa. Mi scompigliò i capelli e una ciocca cadde dinnanzi ai miei occhi. Era biondo miele, un colore splendido, i miei compagni dell’Isola dicevano sempre che mi avrebbe donato. Ma non era il mio colore. Quelli non erano i miei capelli. Sconvolto, abbassai la testa e guardai in basso: quello che vidi non era il mio corpo. Ero basso, magro… avevo un fisico diverso. I miei abiti erano diversi: indossavo una tunica completamente nera. Avevo un peso sul petto: mi guardai e notai delle catene. Non ricordo, ora, come ero arrivato in quel luogo e chi mi ci aveva portato, ricordo solo di stare fermo li, con lui, davanti a quel cancello. Per la prima volta alzai la testa oltre il cupo volto dell’uomo di fronte a me, e vidi una villa. Era enorme e molto bella, ma era evidentemente vecchia. Suppongo abbandonata, e anche da parecchio. L’uomo dinnanzi a me si alzò il cappuccio sulla testa: solo in quel momento realizzai che era vestito come me, e che anche la mia tunica aveva un cappuccio.

Si alzò il cappuccio coprendo i capelli grigi, color argento, e coprendo anche il volto. Quel volto, olivastro, che io ero sicuro di conoscere. L’uomo stese davanti a se la mano: e apparvero delle lettere davanti a me. Era una scena irreale: le lettere fluttuavano, ma tuttavia non ero sconcertato. Anzi, stranamente calmo. Erano delle lettere senza senso, in un ordine casuale: una S, una O, una R e una A. Ho provato a comporre parole con queste lettere: ROSA, AROS, ORAS… ma ce n’è una che mi sembra piuttosto familiare, SORA. SORA… cosa mai vuol dire SORA? In quel momento lo sapevo bene, ma ora non ne ho alcun ricordo. Forse il nome di una persona che conoscevo? Sul dizionario non l’ho trovata… vabbè, non è importante ora.

Queste lettere hanno iniziato a ruotare vorticosamente, e a queste si aggiunse una X. Riapparvero in un diverso ordine, componendo il mio nome: ROXAS. Quell’uomo mi mise una mano sulla spalla e disse: “Benvenuto nell’Organizzazione, Roxas.” Non ho alcun ricordo prima di quel momento, e dopo di quell’incontro credo di essermi risvegliato direttamente qui al castello, in quanto non ricordo come l’ho raggiunto. Tutt'ora ricordo che prima di vedere le lettere comporre il mio nome ricordavo delle cose, come se fossi un’altra persona. Ma immediatamente tutti quei ricordi sparirono. Ogni tanto mi sembra di visualizzare qualche frammento nel profondo della mia mente, quando rifletto e la notte nei sogni. Ma sono frammenti molto confusionari: un papero, un cane e un topo, una ragazza con i capelli rossi e un ragazzo con i capelli grigi. Quando li vedo sento che sono persone che non fanno parte della mia vita, ma sento il bisogno di incontrarli. Non so spiegare questa sensazione, nella mia mente c’è una confusione che pretendo non mostrare. Qualche volta ne ho parlato con Axel e Xion, su alla torre, ma hanno detto che è una cosa normale, perché noi Nessuno siamo come il riflesso su uno specchio di altre persone. Ma, se davvero fosse così, mi chiedo, chi ero io?

Forse nella mia vita precedente conoscevo quelle persone? Magari nella mia vita precedente conoscevo Sora, la persona corrispondente a quel nome… Forse è per questo che in quel momento non riconoscevo questo corpo come mio… E il volto che ho visto, quel giorno, l’ho dimenticato. Ma sono sicuro che allora lo conoscevo, e che ancora lo conosco. Anzi, che vive sotto il mio stesso tetto.
   
 
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