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Autore: EleonoraPuma    02/07/2012    0 recensioni
Cosa può succedere se uno sconosciuto trova il tuo insolito orecchino fuori dal bagno delle signore?
Cosa succede quando l'amore supera la passione per la musica?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2012.
Seduta sulla panca a dondolo, Melania, leggeva il nuovo libro della Pearson mentre il sole estivo le baciava la paffute gote.
Un libro originale quanto deludente il suo ultimo acquisto dalla Mondadori, negozio che visitava ogni venerdì pomeriggio dopo la lezione di canto.
“ La voce va sostenuta, quando le note sono acute cerca di forzare la zona lombare come se dovessi sollevare un peso” le diceva Paolo, il maestro.
Melania di pesi da sollevare ne aveva anche troppi, e tutti piuttosto pesanti.
“ Forse è l’adolescenza ..” si diceva ogni volta che rispondeva a tono a insegnanti, parenti o amici, ma dopo aver riflettuto capiva che il problema non era l’adolescenza, ma lei.
Lei, spaventata dal giudizio della gente in situazioni di disagio, come un primo incontro tra amici di amici. Quell’imbarazzo così fitto da creare elettricità nel momento della stretta di mano, una stretta che non sai come dev’essere: decisa? Timida? O, semplicemente una stretta? Ma com’è una semplice stretta di mano?
Ecco, era questo il suo problema: troppi problemi.
Quando leggeva il tempo volava letteralmente, così quando la Pearson affrontava un argomento poco interessante Melania ne approfittava per dare un’occhiata all’orologio: 18:42.
Caspita, era tardissimo! I suoi amici sarebbero passati a prenderla alle otto per andare a sentire un nuovo cantante emergente, pare si chiamasse Jack, ma non come il Jack interpretato da Di Caprio in Titanic, Jack alla francese. Sgiac. Pensò fosse un nome assurdo per un vent’un enne spagnolo.
Chiuse il libro su David Cassidy e andò a farsi un bagno di una temperatura al di sotto dei dodici gradi.
Quando uscì dalla vasca i suoi capelli a caschetto profumavano di arancia e la sua pelle bagnata di bagnoschiuma ai frutti tropicali la nauseò un po’.
Nonostante le prediche sua madre si ostinava a comprare quel bagnoschiuma che sapeva di sciroppo per la tosse.
Asciugò e stirò velocemente i capelli, il bello dei capelli corti, e dopo mascara e rossetto rosso  decise di indossare jeans chiari e  top rosso abbinato alle nuove zeppe rosse, non eccessivamente alte.
Non vedeva l’ora di sentire questo giovane che cercava di farsi strada tra cantanti del calibro di Ricky Martin e gli Aventura, anche se il nome era un tassello che non coincideva.
 
 
Quando l’aereo atterrò nella capitale ligure i passeggeri sospirarono, chi per sollievo, chi per amore, chi per rabbia e chi, come Jack, per eccitazione e stupore.
Sapeva che vista dall’alto la cittadina genovese risultava magica quasi quanto la sua città natale, Barcellona, ma non sapeva come i suoi abitanti avrebbero accolto la sua musica.
“Una melodia data da diversi strumenti che stonano tra di loro” aveva detto suo padre; per lui la musica del figlio era un insulto all’arte moderna, ma per Jack era un misto tra amore e rabbia.
Aveva sempre considerato l’opinione paterna ma senza esserne condizionato, dopotutto era un cantante emergente e certe critiche se pur severe servivano a crescere artisticamente e personalmente.
Il concerto iniziava alle 20:30, ma il soundcheck si sarebbe tenuto alle cinque circa.
Grazie alla somiglianza tra le due lingue e l’origine italiana della madre, Jack affrontò con discreta disinvoltura le conversazioni tra il suo staff e i tecnici del locale e non appena tutti gli strumenti furono collegati al mixer il soundcheck ebbe inizio.
 
 
Il concerto sarebbe iniziato a breve e la sua voglia di ascoltare musica saliva a tempo con il suo assenzio.
Quando le luci si abbassarono il mormorio del pubblico si fece più fitto tanto che fece fatica a sentire la voce del cantante.
“ Caspita, è davvero carino” disse Laura, una sua amica fin dai tempi dell’asilo, ma lei si limitò ad annuire intenta a sentire il discorso introduttivo del nuovo cantante spagnolo.
Melania aveva una vera e propria passione per il canto tanto da concentrarsi più sulla voce dei cantanti che sulla melodia che erano tenuti a seguire.
La luz de tus ojos brilla como aquella de un nino mientras recibe un gelato, y tu boca tiene odor de fresa.
Melania si sentì parte della musica, e la voce calda del suo compositore la cullava in quella calda sera di luglio.
Non fece caso al brusio del pubblico stupito da tale bravura, si concentrò solamente sulla voce calda di quello che sarebbe stato, senza dubbio, un vero cantante.
Le canzoni parlavano di lei: una persona incompresa e piena di voglia di vivere il suo sogno nonostante il poco incoraggiamento da parte dei genitori.
Quella sera indossava una molletta a forma di rosa verde. Originale quanto fantastica, insomma non esistono rose verdi, ma a Mel (così la chiamavano gli amici e i parenti) piaceva.
Probabilmente perché il verde è il colore della speranza e quella sera ne voleva trasmettere un po’ a quel ragazzo sconosciuto che le catturò l’anima.
 
“Buona serata a tutti ! Me chiamo Jack, un nome un poco insolito por un ragazzo espagnolo ma la mia famiglia è un miscuglio di etnie. Sono molto contento di stare qui stasera, e spero che la mia musica vi piaccia porché creo che riesca riempire l’anima, non solo le orecchie” il pubblico rise, probabilmente più per la sua pronuncia che per le parole introduttive. Potrebbe essere un buon segno.
Quando Jack iniziò a cantare il pubblico iniziò a borbottare qualcosa, qualcosa di carino, sperava.
Quando il suo repertorio terminò il pubblico sbottò in urla sorprese e applausi infiniti.
“vorrei che mi vedesse mio padre” pensò, ma sapeva che questo non poteva succedere dato il suo sgomento per le ‘canzonette’ del figliolo, così le chiamava.
I camerini del locale erano piuttosto stretti, e non intendeva passare il resto della serata chiuso lì dentro così, dopo un veloce cambio d’abiti, raggiunse il bancone e ordinò un long island.
Il concerto era andato bene ed ora voleva solo rilassarsi tra drinks e qualche CD che proponeva il DJ del locale.
 
Era una ragazza con i piedi per terra, ma quella sera il musicista sconosciuto l’aveva rapita.
Non rapita sentimentalmente o fisicamente, solo musicalmente.
L’aveva fatta sognare come nessuno mai, creando un’atmosfera magica.
Magia che spezzò Fabrizio, il biondino che le spezzò il cuore due mesi prima del loro anniversario, entrando nel locale.
Fabrizio era bello, popolare e un vero talento nel nuoto tanto da arrivare primo alle regionali a soli tredici anni. Ora puntava alle nazionali.
Lui e Melania hanno resistito due anni, dopo di ché la magia di quell’amore troppo giovane e inesperto si era spento per una brunetta tutta gambe e niente cervello.
Quando lo vide si avviò velocemente al bagno e, senza una ragione fisica, rimase per qualche minuto a guardarsi allo specchio.
Non era una di quelle ragazze che tolgono il fiato; le labbra carnose, gli occhi a mandorla e un naso piuttosto alla francese servivano per mascherare le abnormi guance segnate da un blush color pesca.
I capelli lisci e a caschetto servivano in qualche modo ad assottigliare il viso tondo, e la rosa verde prendeva un ciocca scoprendo l’orecchino a piuma rossa che richiamava esageratamente il rossetto ormai sbiadito.
Erano passati circa cinque minuti, e le ragazze che aspettavano di svuotare la vescica iniziavano a domandarsi per quanto ancora sarebbe stata davanti a quello specchio pieno di impronta, così uscì dal bagno cercando di guadagnare tempo.
La porta del bagno si chiuse alle sue spalle e mentre avanzava verso la sala vide Fabrizio ridere con Laura.
 
 
Il Long Island più buono, ma soprattutto più forte che avesse mai assaggiato.
Dopo averlo sorseggiato insieme a delle noccioline salate si diresse verso il bagno ricambiando sorrisi a chi lo aveva ascoltato entusiasta qualche minuto prima.
Il bagno era veramente affollato, ma Jack non ne voleva sapere di tenersi quel fiume in piena dato dal drink,  così attese il suo turno leggermente irritato dalla fila di uomini incontinenti .
Quando finalmente toccò a lui si affrettò ad entrare quanto ad uscire.
Fuori dal bagno il suo piede si poggiò su qualcosa di luccicante che catturò subito la sua attenzione: un orecchino rosso come le tende del soggiorno di casa sua.
Fu una sensazione alquanto strana data da un orecchino di qualche ragazza che come lui si era imbattuta in una fila interminabile di ragazze bisognose di andare al bagno e che come, probabilmente, entrò di fretta uscì altrettanto velocemente impaziente di raggiungere i suoi amici seduti a qualche tavolo del locale.
Incredibile .. La nostalgia di casa era talmente forte che un semplice orecchino rosso, gli ricordò le tende del soggiorno del suo appartamento da vent’un enne a Barcellona.
Ed ora? Non poteva consegnarlo ad una ragazza qualunque, ma non aveva il tempo materiale di trovare la legittima proprietaria probabilmente ancora ignara di aver perso il suo gioiello.
 
 
“Mel dov’eri finita? Sono venuto qui solo per salutarti” disse Fabrizio sorridente.
Patetico.
Dopo un due anni riusciva a comportarsi come se fosse stato sempre e solo un amico.
Provava ancora qualcosa per lui, solo che ammetterlo era come dichiararsi sconfitta.
Melania sorrise debolemente quasi indifferente alle parole del suo primo amore, “ .. e dove vai?” chiese in fine.
Fabrizio sorrire quasi grato dell’interessamento, “ torno nella mia Roma per qualche mese, ho bisogno di un po’ di tempo in famiglia anche se..”, “mi mancherai molto Mel” disse indeciso.
‘Che faccia tosta’ fu tutto quello che riuscì a pensare.
Fabrizio non apparteneva a Genova, lui viveva con gli zii perché i genitori romani non potevano più mantenerlo.
“Laura io torno a casa !” affermò senza dare alcuna risposta al ragazzo speranzoso che per due anni l’aveva portata al cinema ogni venerdì sera.
Fabrizio la seguì fuori dal locale.
“ Senti Mel ..” si schiarì la voce “mi dispiace per quello che è successo tra di noi, ma mi sono reso conto che..” “che cosa Fabrizio? Che hai fatto una grandissima cazzata? Ascolta .. non importa, sul serio!” disse tutto d’un fiato mentre raggiungeva la macchina.
Senti Fabrizio allontanarsi sconfitto e dentro di lei qualcosa strinse forte lo stomaco.
“Scusa ma, penso che questo sia tuo”.
 
 
Stringeva l’orecchino tra le mani come fosse una reliquia domandandosi chi potesse indossare un gioiello piumato e fantasticando sulla proprietaria.
La immaginava bionda con un top nero e un gilet a frange, jeans strappati e stivali da cavallerizza.
Quando, però, individuò la vera proprietaria rimase deluso dalle sue previsioni.
Una ragazza non troppo alta con labbra carnose e capelli color cioccolato, e con una strana rosa attaccata ai capelli che, trattenendole una ciocca, lasciava vedere l’orecchino piumato rosso.
Era lei.
La ragazza con le guance rosate aveva perso l’orecchino fuori dal bagno e Jack era deciso a restituirglielo.
In un secondo momento, la misteriosa ragazza stava parlando con un tipo dal sorriso smagliante e la carnagione color latte.
I due si avviarono verso l’uscita con un veloce gesto di saluto verso gli amici.
Indeciso sul da farsi, pagò il secondo long island e raggiunse i due all’uscita del locale genovese.
Una volta uscito vide il ragazzo dal sorriso smagliante rientrare nel locale dispiaciuto, ma non curante della situazione Jack si diresse verso la ragazza che cercava disperatamente qualcosa nella borsa, probabilmete le chiavi della macchina.
O il suo orecchino.
 
 
Era alto e portava una giacca di pelle nera che evidenziava il fisico monumentale; i suoi occhi erano di ghiaccio e il sorriso sgembo disegnava una fossetta a lato delle labbra non troppo carnose.
Era proprio carino.
“ Era per terra, fuori dal bagno delle signore ed io ..” fece una pausa accennando un sorriso non troppo dispiaciuto  “mi è capitato di calpestarlo”.
La voce del ragazzo, chiaramente spagnolo, riportò Mel alla realtà.
Vedendo il suo orecchino  in mano allo sconosciuto che poco prima l’aveva cattuata musicalmente, anche se davanti a lui non era più sicura fosse solo quell’aspetto che la catturò, si spostò il ciuffo voluminoso e si accarezzò velocemente il lobo.
L’orecchino piumato le era caduto durante la su missione ‘fuga da Fabrizio’.
Sorrise imbarazzata e ringraziò il ragazzo che fece per allontanarsi non appena restituì il gioiello.
“ E’ da molto che suoni?” sbottò Melania per poi nascondersi in un sorriso.
Jack si girò sorridente  “Da un po’” .
Quegli occhi erano in grado di pietrificarla e il suo silenzio confermò la teoria.
“Sono contento di aver trovato la proprietaria dell’orecchino, ma devo dire di averti immaginata come una cavallerizza bionda” disse sicuro di se, ignaro del fatto che il suo accendo spagnolo lo rendeva assurdo.
“MI dispiace che tu sia rimasto deluso, ma davvero pensavi di trovare una cavallerizza nel centro di Genova?” rise stupita mentre Jack si rese conto di quanto fosse stata ridicola la sua fantasia “hai ragione, ma non sono rimasto poi tanto deluso”.
  
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