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Autore: indiceindaco    02/07/2012    3 recensioni
Per raccontare i sette vizi capitali: L, Light, Matt, Mello e Near. Un'idea un po' sgangherata, per raccontare di loro. Perché che cosa sarebbe la nostra vita se non ci concedessimo qualche piccolo vizio? Ma se la nostra più grande tentazione fosse cedere ai vizi?
Allora, i grandi geni hanno le biografie più brevi. [Emerson]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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È bene non avere vizi, è male non avere tentazioni.

Walter Bagehot

 

 

1. Accidia: torpore malinconico.

 

"Mi invade un grande torpore mentre dimentico il passato 

e guardo con impazienza al futuro."

Le regole dell'attrazione

 

 

Voleva muoversi, davvero.

Sapeva che stare lì, infranto dalla pioggia scrosciante, era insensato.

Se solo fosse bastato mettere un piede dietro l'altro. Schermarsi dal cielo, mettersi dal riparo.

Non poteva, L sapeva fin troppo bene che era da se stesso che doveva ripararsi.

Voleva muoversi, ma a che sarebbe servito?

All'ultimo rintocco, si diceva: avrebbe fatto un passo, e poi un altro, fino a tornare alla realtà.

Ma le campane non la smettevano di suonare e lui non voleva muoversi dal terrazzo.

 

2. Avarizia: desiderio irrefrenabile dei beni temporali.

 

"All'avaro manca tanto quello che ha quanto quello che non ha."

 

Publio Sirio

 

 

Era così da sempre: Near accumulava giochi su giochi.

Che fossero puzzle, pedine di una scacchiera, robot o carte da poker, non aveva importanza.

Li accatastava tutti intorno a sé, magari ci giocava per un po', costruiva la propria barriera di plastica e colori, oltre quella viveva un mondo ordinato, perfetto:

Dove vigeva solo la legge del vincitore e del vinto. Che Near giocasse entrambi i ruoli non aveva importanza, purché ci fossero tanti giochi diversi, regole sempre più intricate.

Purché non sentisse l'inesorabile vuoto nello scorrere del tempo.

 

 

3. Gola: abbandono ai piaceri della tavola e non solo. 

 

"Nel cibo la persona virtuosa avverte il piacere di soddisfare un bisogno, quella ingorda il bisogno di soddisfare un piacere"

 

Sebastiano Inturri

 

 

Matt non era mai stato goloso. Non era nemmeno una buona forchetta, a dirla tutta.

Riusciva a stare con il joystick fra le mani per più di settantadue ore consecutive, senza toccar cibo, ben inteso. 

Eppure qualcosa scattò dentro di lui: stava medicando una porzione di pelle masticata dal fuoco.

Qualcosa di sfavillante, come di cristallo, scivolò dagli occhi serrati di Mello, mentre cercava di arginare il bruciore.

E Matt sentì un irrefrenabile desiderio di accogliere fra le labbra quella goccia, di lavarla via, senza lasciarne traccia. 

Seppe che gli sarebbe bastato quello per dissetarsi per sempre, capì che avrebbe voluto bere qualsiasi cosa di Mello.

Solo che Mello non pianse più.

 

 

4. Invidia: tristezza per il bene altrui. 

 

"Li invidiava per l'unica cosa che a lui mancava e che essi possedevano,

per l'importanza ch'essi riuscivano ad attribuire alla loro vita,

per la passionalità delle loro gioie e delle loro paure,

per l'angosciosa ma dolce felicità del loro stato d'innamorati eterni."

Hermann Hesse

 

Fu per un battito di ciglia, non fosse stato nettamente più dotato della media dei suoi coetanei, Near non se ne sarebbe nemmeno accorto.

Fu per uno sguardo gettato oltre il bordo della faccia colorata del cubo fra le sue dita: Mello rideva.

Matt accanto a lui sbuffava, ma tradiva il proprio divertimento.

Fu per meno di un secondo, ma Near poté sentire distintamente un pungere alla bocca dello stomaco.

Non voleva dirlo nemmeno a se stesso, ma invidiava la leggerezza di quei due: loro avevano imparato a ridere.

 

5. Ira: irrefrenabile desiderio di vendicare un torto subito. 

 

"La rabbia impotente fa miracoli."

Stanislaw Lec

 

Quella volta Yagami l'avrebbe pagata.

L, la solita espressione calma come la superficie di un lago, non lasciava trasparire il ribollire che ardeva dentro di lui.

Strattonò la catena, d'improvviso ma non senza calcolare la forza impiegata: proprio mentre Light stava sorseggiando l'ennesimo caffè.

Il risultato, decisamente soddisfacente, fu un Light zuppo di caffeina e scottato.

-Ma che ti salta in mente?

-Mai rubare la mia fragola dalla mia torta, Light-kun.

L'indice di L puntava su uno degli schermi, in alto a sinistra: la prova della colpevolezza era inconfutabile, per una volta.

 

 

6. Lussuria: desiderio sessuale fine a se stesso. 

 

"Lussuria, lussuria; sempre guerra e lussuria, non c'è nient'altro che rimanga di moda."

 

William Shakespeare

Mello si alzò dal letto.

Un ultimo sguardo a quel corpo senza nome, a pochi palmi da lui, placidamente addormentato.

Si vestì velocemente, al buio, storcendo il naso una volta agguantato l'involucro vuoto e stridente di stagnola.

Poi tornò in quel motel che sapeva di muffa e di pioggia, dove alloggiavano lui e Matt.

-Non è il tuo odore, quello che hai addosso.- disse Matt, quando si stese accanto a lui.

Mello non rispose perché non c'erano parole. 

Come poteva spiegare a Matt quanto fosse bruciante il bisogno di dimenticare la propria carne nel corpo di qualcun altro, chiunque altro?

Come poteva dirgli che non voleva che il suo odore contaminasse la perfezione che Matt sapeva essere?

Lo baciò, perché sarebbe bastato.

 

7. Superbia: desiderio d'essere superiori. 

 

"La tua tristezza- se non la respingi- ben potrebbe essere l'involucro della tua superbia-

Ti credevi forse perfetto e impeccabile?"

 

Josemarìa Escrivà de Balaguer

Non aveva mai avuto bisogno di conferme.

Semplicemente s'era stancato presto di giocare con lo specchio.

Frasi come: "è il più grande detective al mondo", "è insuperabile", "dategli un caso e lui avrà già la soluzione". Quante volte le aveva ascoltate?

Non era una sfida d'abilità, d'astuzia o d'intuito quella che doveva vincere.

Sapeva d'aver perso, s'era radicata in lui quella convinzione, come la goccia scava la pietra.

Quando Light gli tamponò la fronte con l'asciugamano però, solo allora, L realizzò d'essere superiore: lui era umano.

 

 

Note:

Sì, lo so, dovrei studiare. Ma non so come sia saltata fuori questa malsana idea. Dovrebbero essere tutte chiare e comprensibili, e soprattuto spero non risultino né banali né OOC. In caso contrario, sapete che mi piacerebbe saperlo?

Le citazioni, in modo assurdo, le ho scelte solo dopo averle scritte tutte e sono particolarmente orgoglioso di averne trovate di così vicine al mio sentire le storie che ho scritto. :) Insomma, scusate le schifezzuole, alla prossima.

 

 

 

 

  
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