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Autore: Madnesss    03/07/2012    1 recensioni
Dal testo :"Non posso stare al buio. Anche dopo che i miei occhi vi si abituano, posso comunque sentire lo sguardo di qualche creatura della notte che mi segue mentre cammino in punta di piedi, cercando di non essere sentita e di penetrare il buio con i miei patetici e quasi ciechi occhi."
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 1:
Mi sono data della paranoica per diverso tempo a causa delle piccole cose che mi mettevano subito all’erta. Non posso stare al buio. Anche dopo che i miei occhi vi si abituano, posso comunque sentire lo sguardo di qualche creatura della notte che mi segue mentre cammino in punta di piedi, cercando di non essere sentita e di penetrare il buio con i miei patetici e quasi ciechi occhi. Posso sentire qualcosa, qualcosa nascosto nell’oscurità che deve essere lì perché io non posso vederla. Non posso sopportare neanche il silenzio. Dovrebbe essere vero il contrario, perché almeno nel silenzio posso sentire se qualcosa si avvicina. Non qualcuno. Qualcosa. Ma non è così; ogni volta mi irrigidisco e tendo le mie orecchie nel tentativo di cogliere qualche suono. Come se il silenzio dovesse invitare un suono che non gli appartiene. Come se dovesse invitare qualche evento ad accadere. O qualcosa a compiere un’azione. Dormo con la tv accesa. Elimina entrambe le fonti di questa istintiva paranoia. Ma ora, non credo più sia solo paranoia.
 
Ultimamente ho sentito dei rumori in casa e a volte, quando mi guardo intorno, noto oggetti gettati a terra, o mancanti, o semplicemente spostati. Una o due volte ho anche sentito qualcosa muoversi, appena prima di girarmi e non trovare nulla. Ho avuto incubi. In questi incubi, una creatura che non ho mai visto neanche nelle storie di folklore più nere, mi avverte che devo avere paura, perché sarò presto come lei.
 
Giorno 5:
Stamattina, appena svegliata ho visto qualcosa. Era esattamente come la creatura dei miei incubi. Mi dissi che stavo ancora sognando ma non sono certa di credere a me stessa. Credo mi abbia toccata.
 
Credo avesse degli artigli.
 
Giorno 6:
L’ho vista di nuovo e stavolta non ho potuto negare di essere sveglia. Ero andata a prendere da bere e quella cosa si trovava nel corridoio, appena fuori la barriera di luce proveniente dalla mia stanza. Era pallida, troppo pallida, era praticamente bianca, nonostante la sua pelle sembrasse umana; i suoi occhi erano sorprendentemente grandi e neri e riflettevano debolmente la luce. La sua pelle biancastra era come tirata sullo scheletro e le vene erano visibili, come se fosse troppo sottile. Aveva degli enormi artigli. Mi spaventò sapere che mi avevano toccata: erano come rasoi e i tre più grandi erano lunghi circa mezzo metro, mentre quello che spuntava dal polso era solo pochi centimetri.
 
Sembrò come l’istantanea di una fotografia. Mi scrutò, immobile, con i suoi occhi troppo grandi, come sorpreso di essere stato notato. Poi scomparve dietro l’angolo nel buio del corridoio. Non andai a bere.
 
Giorno 7:
Credo abbia lasciato la casa, ma non ho dormito per paura di svegliarmi e sentire i suoi artigli toccarmi ancora. Non posso smettere di pensarci. Sembrano essere fatti dello stesso materiale delle ossa ma com’è possibile che sembrino così affilate?
 
Giorno 8:
Mi ero sbagliata. Quando mi svegliai era lì a guardarmi dormire, scomodamente seduto nell’angolo diagonalmente opposto a me. No. Non mi svegliai da sola. Lo sentii respirare. Era un rumore gutturale come di un animale malato; senza espressione, senza emozione, piatto. Vidi tutto di lui. Le sue gambe posteriori erano molto più corte di quelle anteriori e ricordo che il mio primo pensiero fu “Come può camminare a quattro zampe se sono così sproporzionate?”. Potevo vedere le sue costole E’ così scheletrico. Non aveva massa muscolare. Non aveva caratteristiche che mi aiutassero a determinare il suo sesso; potevo dirlo grazie a come era accovacciato, o seduto, o qualunque cosa stesse facendo con le sue corte gambe posteriori. Aveva artigli ai suoi piedi, uguali a quelli delle mani. Tre lunghi e uno corto. La sua faccia sembra troppo lunga ed è pelata e il suo naso è simile a quello di uno scheletro. Si lasciò guardare. Credo che gli piacesse che lo osservassi, che registrassi ogni dettaglio del suo orribilmente pallido ed emaciato corpo. Mi lasciò continuare e mi fissò come se anche lui stesse facendo la stessa cosa, come se stesse apprezzando ogni dettaglio del mio corpo. Finimmo di squadrarci praticamente nello stesso momento e mi sorrise prima di andarsene a quattro zampe, lentamente, come a mostrarmi come è solito camminare. Come se sapesse che fossi curiosa. Mi fissò per tutto il tempo. Non sbatté le palpebre neanche una volta.
Credo non possa.
 
Oh Dio Quello sguardo
 
Giorno 9:
Era di nuovo nell’angolo stamattina. Non si mosse quando lo vidi, anche se non avevo intenzione di osservarlo ancora. Continuò a guardarmi per più di un’ora prima che io realizzassi cosa stesse aspettando. Non volevo alzarmi. Tirai le coperte più su e mi avvicinai al muro, ma non credo abbia apprezzato. Allungò un lungo braccio e usò un artiglio come uncino per strapparmi le coperte dalle mani con un semplice movimento del polso. Non ho idea come abbia fatto giacché non ha muscoli; tuttavia, fu tanto forte da ustionarmi le mani nel punto in cui afferravano le coperte. Attese e poi appoggiò le coperte accanto al letto. Mi guardava. Quando alla fine mi misi in piedi, tremante, si mise a scrutarmi. Da capo a piedi. Infine sorrise e se ne andò.
Voleva vedere come fossi in piedi.
Voleva vedere tutto di me.
 
Non mi piace quello sguardo.
 
Giorno 10:
Credo gli piaccia quell’angolo. Era di nuovo lì stamattina. Questa volta non mi sentii tanto spaventata di rimanere in piedi, pensando che ciò l’avrebbe fatto andare via. Ma non funzionò. Rimase ad osservarmi, come se si aspettasse di vedermi fare qualcosa. Ci guardammo a vicenda molto a lungo, prima che diventasse impaziente. Fece un passo verso di me e io d’istinto mi mossi verso la fine del letto.
 
Invece di inseguirmi, sembrò soddisfatto. Ma ero sulla sua strada. Ero pietrificata dal terrore davanti alla porta che si trova giusto accanto la fine del mio letto. Mi passò accanto, passando nello spazio che gli avevo lasciato, finché non mi urtò con le sue gambe posteriori, più larghe delle altre. Caddi sul letto, spinta da una forza incredibile. La sua pelle era liscia e leggermente viscida.
 
Rimasi in posizione fetale per diversi minuti.
 
Giorno 11:
Non era lì oggi Un po’ di respiro. Tuttavia, mentre mi vestivo, lo beccai a spiarmi. Mi bloccai con un braccio fuori dalla manica e i pantaloni su solo per metà. Continuò a guardarmi. Cercai di ignorarlo e finire di vestirmi, forse più imbarazzata che spaventata. Quando guardai di nuovo la porta, era già andato.
 
Credo abbia un qualche tipo di piano.
 
Il fatto che sia abbastanza intelligente da pianificare mi rende nervosa.
 
Giorno 12:
Di nuovo, non era nell’angolo, però decisi di vestirmi lentamente per tenere d’occhio la porta. Quasi pregai che avesse ottenuto ciò che voleva dalle sue osservazioni e se ne fosse andato per sempre. Purtroppo, lo trovai ad aspettarmi in cucina, come un animale domestico. Mi lanciai verso la mia camera, ma lui mi inseguì, mi sorpassò e mi bloccò la strada, fissandomi con i suoi grandi occhi neri che non tradivano alcuna emozione. Però sapevo che fosse arrabbiato. Tornai in cucina e misi un pezzo di carne cruda su un piatto per lui. Lo colpì e fece fracassare il piatto contro il muro. Io sobbalzai, ma continuò ad osservarmi, nonostante ora sembrasse solo deluso dal fatto che non avessi compreso cosa volesse. Presi del succo e ne versai un po’ in un bicchiere, ma quando glielo offrii, fece un suono molto profondo, il primo che avessi sentito provenire da quella creatura. Anche se era senza tono, capii in qualche modo che dovesse essere femmina. Rimase a fissare me con la tazza in mano finché non ne presi un piccolo sorso. Si sedette, come soddisfatta. Feci dei toast e delle uova. Lei non volle niente e mangiai sola. Non appena ebbi finito, si alzò e andò via.
Mi chiedo se stia cercando di farmi ingrassare.
 
Giorno 13:
Sta entrando sempre di più nella mia vita. Oggi non la vidi fino a dopo colazione. Feci per andare al bagno e lei fu improvvisamente dietro di me, i suoi artigli molto vicini alle mie caviglie mentre mi camminava dietro. Mantenni un passo costante finché non mi trovai a soli due o tre passi dal bagno, dopodiché mi gettai dentro, chiudendo la porta a chiave alla mie spalle. Sorrisi e mi sedetti sulla toilette. Con un potente boato, tutti e sei i suoi artigli più grandi distrussero la porta, lasciando un enorme buco, attraverso il quale entrò. Si sedette con un sorriso, trionfante.
 
Piansi mentre lei mi osservava con attenzione. Come al solito, se ne andò non appena ebbi finito.
 
Giorno 14:
Mi ha seguita fuori oggi. Ho eseguito la mia routine domestica quotidiana senza trovare alcuna traccia di lei. Andai a scuola col cuore leggero, finché non lo sentii. Il suo respiro. Non so come, ma lo sentii distintamente. Mi guardai in giro, terrorizzata, e trovai i suoi occhi neri che mi osservavano dalle ombre. Mi fermai e lei rispose con quel rumore basso di disapprovazione. Non ho idea di come sia potuto accadere, ma lo sentii e i miei piedi ripresero a muoversi verso scuola di loro iniziativa.
 
Mi sta allenando.
 
Mi ha osservato da tutte le ombre che è riuscita a trovare e credo che fosse anche nella mia classe.
 
Giorno 15:
Sto cominciando a capire come funziona. Continuai a guardarmi intorno tutto il giorno fino alla fine della scuola, ma non trovai alcun segno di lei. Appena tornata a casa, come mi aspettavo lei era lì. Sembrava contenta che non fossi sorpresa e attese con impazienza che io andassi avanti con la mia routine. Ora dovevo fare i compiti. Si sedette vicino alla mia scrivania e mi osservò per tutto il tempo. Mi sono sentita come confortata dall’aver capito cosa vuole.
 
Non sono certa che mi piaccia il fatto che ciò mi conforta.
 
Giorno 19:
Avevo ragione; mi ha seguita attraverso tutta la mia routine, un passaggio alla volta, finché non fu il turno del dormire. Sto cominciando a chiedermi cosa faccia quando non mi osserva. Credo che mi stia studiando Chissà se sta registrando le informazioni in qualche modo. Ho appena realizzato che ciò significa che sta raccogliendo informazioni per altre creature.
 
Ho dormito con difficoltà.
 
Giorno 20:
E’ andata via. Non l’ho vista, neanche quando sono andata a letto. Non mi piace il fatto che mi senta preoccupata.
 
Giorno 23:
Ancora nessun segno di lei. Solo le parole prima di queste che sto scrivendo e l’enorme buco nella porta del bagno mi convincono che lei fosse reale. Oppure sto impazzendo. A questo punto, l’ultima sembra essere sempre la più plausibile.
 
Giorno 25:
Quell’uomo mi ha fatto molte domande riguardo il buco nella porta, dicendomi che sembrava come se qualcuno avesse usato un’accetta per farlo. Mi ha chiesto perché il buco fosse così basso e di dimensioni tanto strane. Mentii e mi guardò male. Dissi la verità e mi guardò ancora peggio. Quando insistetti dicendo che quella era la verità, mi minacciò. Farò venire qualcun’altro a ripararla.
 
Giorno 26:
Sto ancora tremando. E’ tornata, ma c’è qualcosa di diverso in lei. Mi sono svegliata e mi son ritrovata la sua bocca spalancata intorno alla mia testa. Vidi tutti i suoi denti aguzzi che si disponeva a file successive dall’entrata della bocca fino in fondo alla gola. Il mio primo pensiero fu che volesse uccidermi. Il secondo fu chiedermi se sarei stata il suo cibo. Il terzo, come funzionassero quei denti nella sua gola. Si tirò indietro lentamente, ma un dente sfiorò il mio naso. Mi toccò appena, ma provai in forte dolore e cominciai a sanguinare molto. Lei lo leccò; la sua lingua ha la consistenza quella di un gatto. La ferita si chiuse. Ancora ora fa male. Sembrava soddisfatta della mia faccia terrorizzata e se ne andò in fretta.
 
Quella notte guardai il telegiornale. L’uomo che era venuto a riparare la mia porta, fu trovato ucciso nel suo appartamento da qualcosa che si sospetta fosse un qualche tipo di accetta.
 
Mi sta avvisando.
 
Giorno 27:
Mi svegliai per trovarla di nuovo in camera mia, ma stavolta sopra di me. E’ leggera, ma le sue ossa scavarono dentro di me, svegliandomi. Mi guardò con un largo sorriso e quando mi scossi mi mostrò di nuovo i suoi denti. Emisi un gemito e si rintanò nel suo angolo.
 
Giorno 31:
Non mi lascia più sola ormai. Ho capito che non dorme. Sento i suoi occhi ovunque vada.
 
Giorno 33:
Ieri avevo raccolto un gattino randagio sulla strada da scuola a casa. Oggi l’ho trovato squartato sul tavolo della cucina. Sorrise quando vomitai.
 
Giorno 34:
Oggi sembra essere sparita come per magia. Ho notato la porta dello sgabuzzino aperta. Ho dato un’occhiata dentro e ho capito che è dove vive. C’era un forte odore di morte. Sono sempre più terrorizzata.
 
Giorno 37:
Per la prima volta dopo tanto tempo, lei non c’è più. Ho passato del tempo con gli amici. Mi sono divertita. Ho finalmente rincontrato il mio ragazzo. L’ho baciato e abbracciato, ma non gli ho detto nulla del perché non abbiamo potuto passare del tempo insieme ultimamente.
 
Giorno 38:
Si è tagliato via il braccio. Era nel mio letto per la notte. Era posizionato come se mi stesse accarezzando mentre dormivo.
 
Sono rimasta a casa.
 
Giorno 44:
Sono uscita di casa per la prima volta dopo parecchi giorni per vederlo. Era ancora in ospedale. Non aveva parlato con nessuno. Le sue ultime parole prima di svenire furono: “Mi ha detto ‘Lei è mia’”.
 
Giorno 47:
E' diventata gonfia. Ha perdite di un liquido maleodorante che puzza di carne marcia. Non sono sicura di cosa stia mangiando.
 
Giorno 50:
Mi ha parlato. Mi ha detto che non posso più andare via.
 
Giorno 54:
Sono senza cibo. Ha visto che non avevo cosa mangiare e mi ha portato qualcosa. Era il cane della mia amica.
 
Giorno 63:
Ho tentato di andare a comprare del cibo, ma mi ha attaccata. Ho ricevuto tre file di buchi nella gamba dalla quale mi ha afferrata. Ho mangiato il cane.
 
Giorno 68:
Sto piangendo tantissimo. Non riesco neanche a lasciare il letto. Le ferite si sono infettate.
 
Giorno 69:
Ho lasciato il letto per ripulire le ferite. Sopravviverò. Avrei voluto non averlo fatto, ma lei mi ha osservata per tutto il tempo.
 
Giorno 71:
Ho letto un libro e riso. E’ sembrata dimagrire.
 
Giorno 72:
Ho sorriso. Sembrava arrabbiata. Mi ci è voluto un po’ per realizzare che non c’era più il suo odore.
 
Giorno 77:
So come ucciderla.
 
Giorno 84:
Sono finalmente libera. Dopo una settimana di preparazione, sono riuscita ad avvicinarmi a lei mentre si spostava verso un’altra stanza e l’ho abbracciata. La sua pelle era scivolosa a causa di quel liquido orribile. Ha emesso uno stridio e ha cercato di attaccarmi, ma ero sulle sue spalle e la tenevo stretta. Cercò di correre e quasi scivolai per la sua velocità. La puzza mi faceva perdere coscienza, ma trattenni i conati che risalivano la mia gola e baciai la sua testa calva, sentendo le vene che pompavano all’impazzata contro le mie labbra. Si accasciò emettendo un suono gorgogliante. Quando mi alzai, vidi che i suoi occhi erano bianchi e che non mi seguiva più. E’ morta.
 
Giorno 85:
Il corpo è scomparso. Non m’importa perché; basta che sia scomparso.
 
Giorno 87:
Mi sono svegliata, sentendo quegli artigli che mi toccavano. La abbracciai immediatamente. Una voce rise. Era un maschio, stavolta.
 
“Sappiamo già tutto di te. Non funzionerà due volte”.
 
Non riesco a smettere di piangere.
 
Giorno 189:
Mi hanno mandata alla mia prima casa. Il soggetto è un piccolo bambino. Se l’è fatta addosso quando i miei artigli lo hanno toccato nel sonno.
 
E’ stato meraviglioso.
 
 
   
 
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