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Autore: HelloPrudence    03/07/2012    3 recensioni
Il tentatp suicidio di David Karofsky visto da lui stesso.
Hope you enjoy it.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ciao Karofsky.”- Nick mi ha salutato,che strano. Ieri mi ha visto con Kurt al Bel Grissino,per di più vestito da Gorilla. So bene cosa ha pensato e dopo tutto non ha sbagliato. Sono gay,sono omosessuale. L’ho tenuto dentro per tanto tempo,strattonavo Kurt da tutte le parti,lo minacciavo,tutto perché lui era quello che volevo essere. Stava bene con sé stesso,era felice di quello che era,io invece no. Mi sono sempre tenuto tutto questo dentro per paura. Paura che i miei non mi avrebbero accettato,delle prese in giro,degli amici che si sarebbero trasformati in nemici. Ma ora ho deciso di uscire allo scoperto,non posso tenere più dentro questo segreto. Ho mentito ai miei genitori quando uscivo,quando andavo ai pub per i gay. Ho mentito quando dicevo di avere una ragazza,invece sbavavo dietro i ragazzi della mia scuola.
Tutti mi guardano,tutti ridono. Sono preso da una vampata di calore,ho paura che Nick abbia detto tutto. Mi avvicino all’armadietto,c’è una scritta grandissima,fatta con una bomboletta per i graffiti rosa acceso. “Finocchio.” Automaticamente i miei occhi vengono invasi dalle lacrime e scappo,scappo via. I miei compagni mi guardano,ridono. Sento brutte parole dappertutto: “Femminuccia,checca,non sei degno di stare qui,torna alla tua scuola,lì ti hanno affemminato.” Fisso Nick,so che è stato lui.
“è terribile.”-dice solo questo e poi,con una spallata,mi spinge su un armadietto. Continuo a guardare i miei compagni confusamente,le teste di tutti sono puntate su di me,ma finalmente,dopo poco,sono fuori dagli spogliatoi. Torno a casa,in fretta. Chiudo la porta della mia camera facendo un sospiro di sollievo ma mi rendo conto che non è finita. Apro gli occhi e penso subito al mio computer,a ciò he i miei compagni potrebbero aver scritto su facebook,su twitter o chissà dove.  Vado sul primo sito e la mia bacheca è piena di insulti di ogni genere: “ Torna nell’armadio,omosessuale,100% donna.” I miei occhi ridiventano lucidi e le lacrime iniziano a solcarmi il viso. Cosa ho fatto di male,cavolo? Chiudo il pc e per la rabbia,butto giù dal tavolo libri e ogni cosa che mi trovo davanti. Non e la faccio più nemmeno a pensare,cambio posizione ogni due minuti,sulla poltrona,sul letto,per terra. Niente,la mia mente è affuscata da quelle parole che rimbombano nella mia testa,da quegli insulti che rivedo davanti ai miei occhi. Come sarà la vita dopo oggi, che mi sono “dichiarato” senza essere pronto? Come la prenderanno i miei? Lo so già,male. Non accettano un figlio come me,grande e grosso ma a cui piacciono gli uomini,per loro sarà una vergogna. E gli amici? Nemmeno loro mi parleranno più,avranno paura di me. Kurt? Kurt ha Blaine,non vuole stare con me,non mi ama come io amo lui. Non ho niente,non ho più nulla a cui aggrapparmi,qualcosa o qualcuno che mi salverà dal buio a cui sto andando incontro. È questo ciò che mi prospetta,un cammino di solitudine,senza amici e senza la famiglia? Sì. E io sono pronto ad affrontare tutto ciò per stare bene con me stesso? No. Ma non voglio fingere. La soluzione è una. Vado nella cabina armadio e prendo il mio vestito elegante,quello che ho usato per il battesimo di mia cugina. Insieme a questo completo poggio anche una cinta sul letto.  La stringo tra le mani,sono certo che andrà bene. No,non posso,ma devo. Le mie ginocchia cadono sul pavimento e le mie lacrime bagnano la cinta di cuoio. Perché devo lasciarmi andare ad un destino così crudele? Forse perché è l’unico modo per essere felice,per non disturbare nessuno e per rendere contenti i miei compagni.  È dura capire che è questo ciò a cui sono destinato,è questo il modo in cui finirò la mia vita. Mi vesto per bene,anche la cravatta per l’occasione.  Quando mi troveranno,voglio essere trovato così,almeno non sprecheranno altra fatica per vestirmi e mettermi dentro quella bara che mi custodirà fin quando non sarò un mucchio di cenere.  Lego la cinta ad un bastone che separa i due lati della abina armadio. Prendo uno sgabello. Tremo,è finito tutto. Tutta la mia vita finirà in un poco tempo,la cinta mi cingerà il collo e non respirerò più. Salgo sulla sedia e,con le lacrime che mi offuscano la vista,mi metto la cinta attorno al collo.  Sono pronto per dire addio a questo mondo crudele. Questo mondo che non mi ha fatto vivere per un solo attimo,felice. Mondo ingiusto,mondo infame,addio. Spingo lo sgabello per terra e.. nero,solo nero.  È finita,sono morto. O forse no? Sento qualcuno che urla il mio nome,disperato. Riesco a riconoscerlo,è mio padre.  Vengo sballottolato,penso che con tutte le sue forze mi stia togliendo la cinta e prendendo in braccio. Ora sono sul letto,o forse sul pavimento,chi lo sa,vengo shciafeggiato e sento  la sua voce che urla “David,David.” Interrotta dai singhiozzi. Sta piangendo. Papà,mi mancherai. 
Apro gli occhi. Sono all’inferno,al purgatorio,o al paradiso? Penso la prima opzione sia quella adatta a me. Il mio tentativo di suicidarmi è fallito,sono ancora qui e i miei problemi con me. Sono stato uno sciocco, compiendo questa azione pensavo di liberarmi di tutto,della rabbia,della tristezza,del mio malessere. Invece non è stato così,mi hanno aspettato. Non si può scappare dai problemi,loro rincorreranno te. Sono attacato a tanti macchinari che controllano la mia salute e a stringermi la mano c’è mia mamma. Mi guarda con occhi compassionevoli e mi sussurra: “è una malattia,passerà.” Dopo la sua affermazione divento pallido. Una malattia? Da quando in qua l’omosessualità è una malattia?  Non posso essere libero di amare chi voglio,di stare con chi voglio? Sono un essere umano come tutti gli altri,non sono malato,non ho l’influenza che con l’antibiotico passa,non ho una cisti che levi con un’operazione. Sono solo omosessuale,cosa c’è di sbagliato in ciò? Le parole di mia mamma mi hanno ferito,a tal punto che penso ancora che il suicidio sia una delle vie,se non la via,per scappare. Lascia scivolare via la mia mano ed esce,dopo una visitia del dottore entra lui,Kurt. Ha una piantina in mano e la posa sul mobile vicino la porta,subito gli dico che sto meglio e domani uscirò,purtroppo.
“Sono felice che tu sia vivo.”
“Anche io.”- è strano che io abbia detto queste parole,ma in un senso è vero. Ci sono persone che non scelgono di privarsi della vita,è la vita che si priva di loro. Le malattie,le guerre,le catastrofi, la povertà, tante vite innocenti che sono andate via. E io ho provato ad uccidermi,incredibile. Prende una sedia e si avvicina a me.
“Avrei dovuto rispondere alle chiamate.”- si sente in colpa,e non deve.
“No,dopo il modo in cui ti ho trattato..”-Gliene ho fatte tante,quando stavo al McKinley. L’ho anche baciato, un bacio per rabbia.
“Tranquillo.”
“No,invece..”-gli dico tutto quello che provo,che ho passato in una sola settimana,le parole di mia mamma, del mio migliore amico che non vuole più vedermi.-“Non so cosa fare.” – Avvicina la sua mano all’occhio e si asciuga una lacrima che sta per cadere. Mi consiglia di andare in un’altra scuola e mi dice che non sarà facile,che certi giorni sarà più dura degli altri e che lui,lui mi avrebbe aiutato. Lui a cui ho fatto di tutto ci sarebbe stato per me.  Poi mi invita a chiudere gli occhi e ad immaginarmi fra 10 anni. Mi aiuta a pensarci: un grande procuratore sportivo,in una grande città che non è questo schifo di Lima,in un bell’ufficio e dopo un po’ alla porta spunta il mio bellissimo compagno. Mi sento felice solo a pensare a ciò. Dopo un po’ mi faccio coraggio e torno alla sera di San Valentino,lui mi aveva detto che voleva rimanessimo solo amici.
“Voglio essere tuo amico.”-dico,deglutendo. Lui mi prende la mano e capisco che anche lui vuole essere mio amico.
Chissà cosa mi accadrà,vorrei solo che ciò che ho immaginato si realizzasse.
  
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