Good Luck
Tenevo la testa
appoggiata sul palmo della mano ed il gomito sul banco, ascoltavo
quella miriade di parole veloci e confuse susseguirsi l'un l'altra
uscendo dalla bocca del compagno: si sapeva, gli esami di
maturità
mettevano in grande ansia tutti, me compresa, ma non riuscivo a
pensarci in quel momento. Le mie orecchie captavano quelle parole
appena, senza capirne il senso logico, mentre lo sguardo e la mente
erano rapite da lui.
Quante storie e quante cotte nascevano tra i
banchi di scuola, eppure io mi trovavo al quinto anno, ad un passo
dalla maturità, e mi era successo solamente un paio di
volte.
Sentivo tutte le mie amiche che ogni giorno se ne spuntavano fuori
con uno diverso, mentre io ero sempre stata molto tranquilla sotto
quel punto di vista... Beh, fino agli esami.
Non era un bell'uomo
ma nemmeno brutto: diciamo che non era il solito 'figo' di turno. Era
normale, ecco, nella media, eppure a me piaceva da morire. Era magro
e neppure esageratamente alto, aveva i capelli corti e neri, gli
occhi scuri, e portava un paio di baffi completati da un pizzetto
appena accennato che – in un primo momento – mi
avevano portato a
soprannominarlo con il nome 'Zorro'.
Era buffo ripensare a quel
nomignolo in quel momento – nel quale sarei dovuta stare ad
ascoltare l'esame del mio compagno per capire le dinamiche della
maturità – dopo che durante le prime tre prove
scritte mi
divertivo tanto a sfotterlo per quel suo aspetto che davvero
–
spesso – mi ricordava l'eroe mascherato a cavallo.
Ora ero
pazza di lui. Pazza nei limiti, ovvio, non ero lì a giurar
eterno
amore quando non sapevo nemmeno come fosse di carattere... Ma era una
bella e propria cotta!
Aveva un visetto da vero e proprio
stronzetto, forse era questo che mi faceva andare fuori di testa
più di tutto.
Stava sempre silenzioso, al computer, mi chiedevo cosa ci
stesse a fare tutto quel tempo... Forse per i verbali. Raramente
rideva alle battute dei colleghi professori, anche se non era
difficile vederlo sorridere... E c'è forse bisogno che io
parli del suo sorriso?
Credo
che il suo aspetto da stronzetto, però, non rispecchiasse
ciò che
nascondeva all'interno: ogni volta che uno dei neo-maturandi si
voltava verso di lui per affrontare un argomento della sua materia,
ovvero elettronica, inizialmente lo ascoltava in silenzio ma poi
dopo, arrivati al momento delle domande, aveva un modo di fare
tranquillo, mentre ti parlava quasi ti trasmetteva sicurezza ed era
simpatico, non ti guardava con lo sguardo inquisitore solito dei
professori.
Continuavo ad osservarlo assorta nei miei pensieri,
mentre immaginavo di avvicinarmi, parlarci, toccarlo, baciarlo ed il
crearsi di quelle ipotetiche scene da film.
Ero praticamente
imbambolata quando poi mi accorsi che i suoi occhi si alzarono su di
me: i nostri sguardi si incrociarono e per un momento il mio cervello
si mise in stand-by. Ero completamente fusa e non ci capivo
più
nulla, come una grande voragine che si apriva nel mio cervello ed
inghiottiva qualsiasi pensiero sensato cercassi di formulare... E
nemmeno mi ero accorta che l'esame del mio compagno era finito ed i
pochi che c'erano avevano abbandonato l'aula.
“Signorina, vuoi
accomodarti fuori? Dobbiamo discutere dell'esame del tuo
compagno.”
Mi disse, con tono serio ma tranquillo e cordiale.
“O-oh.. Sì!”
Scattai in piedi, “Certo! Scusate, ero
sovrappensiero!” Risposi
io, diventando rossa in viso dalla vergogna. Che figura di
merda.
Sentii gli occhi di tutti i professori puntati addosso –
soprattutto il suo – e sgattaiolai fuori in un lampo.
Che
cavolo. Era l'ultimo esame di quel giorno, ed io l'indomani avrei
avuto il mio di esame orale. Che fifa... E avevo anche fatto una gran
figura del cavolo con il professore da me tanto agongnato.
Chissà se
si era accorto che lo fissavo. Tra l'altro ogni volta che mi capitava
di farlo e lui per caso incrociava il mio sguardo, lo notava sempre.
Che vergogna.
Mi avviai dunque alla stazione, sconsolata, e decisi
di prendermi un pezzo di pizza che consumai poi in un parchetto
lì
vicino. Dopo quella breve pausa, che mi aveva posticipato di qualche
minuto il ripasso intenso che mi sarebbe spettato quel pomeriggio,
ripresi la mia strada verso la stazione.
Sentivo la gola
secca e decisi di fermarmi ancora, ma questa volta alla
macchinetta che era proprio lì. Tirai fuori il portafogli e
presi i
soldi, inserendo gli spicci nella macchinetta e digitando il numero.
Quando la bottiglia d'acqua cadde giù mi chinai per
prenderla e mi
voltai – con lo sguardo basso – mentre infilavo gli
spicci del
resto dentro il portafogli e quasi mi scontrai con una persona. Mi
fermai di botto ed alzai lo sguardo lungo la figura dell'uomo che mi
si parava davanti. Un tuffo al cuore. Era lui.
“Dovresti fare
più attenzione quando cammini..” Mi disse lui,
serio.
Rimasi
interdetta per un istante, senza saper che dire. “Mi.. Mi
scusi..!”
Balbettai, sentendo i battiti del cuore che schizzavano alle stelle.
Portava gli occhiali da sole e non potevo vedere il suo sguardo, ma
lo sentivo, sentivo i suoi occhi puntati nei miei che –
invece –
erano sfuggenti.
“Ti sei ripresa?” Mi chiese, allora.
“Eh?”
Lo guardai, alzando le sopracciglia.
Fu allora che il professore
si tolse gli occhiali, incrociando il mio sguardo. “Ti ho
vista
assorta prima.”
“.. A-ah?” Lo aveva notato. “Pensavo...
Pensavo all'esame. Ero un po'... Sono un po' preoccupata per
l'esame.” Ammisi, con un lieve sorriso che lui –
con mio stupore
– ricambiò.
“Beh è normale, come tutti. Non devi
preoccuparti, vai rilassata e vedrai che andrà tutto
bene.”
“Grazie.” Mormorai appena.
“Allora ci vediamo
domani e... In bocca al lupo.” Mi sorrise ancora,
cordiale.
“Crepi!” Risposi con più sicurezza,
ricambiando a
mia volta il suo sorriso. Lui mi guardò ancora per qualche
istante,
prima di prendere posto di fronte la macchinetta.
Mi avviai
nuovamente, voltandomi una volta che fui abbastanza lontana: lo notai
che mi guardava, mi sorrise lievemente.
Sentì il cuore perdere
un battito e volermi scoppiare in petto. Allungai il passo.
Dovevo avere un gran
sorriso da idiota quando salii sul treno, presi posto e notai la
gente che mi osservava. Cercai di calmarmi e... Indubbiamente l'esame
orale, il giorno dopo, sarebbe andato una meraviglia. Non vedevo
l'ora di rivederlo.
___________________________________
Angolo
autrice:
Ed eccoci qui! Dopo un po' di
tempo riprendo a scrivere!
La maturità mi ha rubato un bel po' di tempo, avrei tante
long da aggiornare ma volevo scriverne una originale :)
E' la mia seconda fic nella sezione originale, so che non è
niente di che ma volevo trascrivere i miei 'sentimenti' con una bella
storia!
Eh sì, è una storia bella autobiografica! Anche
se più estremizzata e con un fatto accaduto per
metà.
Ebbene sì, lo incontrai alla stazione ma non si
fermò a comprare l'acqua e non ci dicemmo niente..
(E non successe la scena dell'"imbambolamento" xD)
Dunque sì, mi sono presa una bella cotta per il mio
commissario esterno di elettronica.
Sto ogni volta con gli occhi a cuoricino, credo anche ora che scrivo,
ahahha!
Ad ogni modo, prima di quest'accaduto, avevo già in mente di
scrivere una storia a questo sfondo..
Ovvero, una relazione tra una studentessa ed un professore, che
sarà una long però, in quel caso.
Dunque, se a qualcuno di voi appassionano questi racconti, spero che
sia interessato poi a leggere la mia opera futura.. :)
(Anche se non so se tenere lui come soggetto o fare un altro professore
diciamo.. 'Immaginario'! :P)
E niente... So che non è granché, ma avevo voglia
di scrivere ed infilarci un po' di robaccia mia eheh!
A presto!