Film > Rapunzel
Ricorda la storia  |      
Autore: Merope Molly Lestrange    05/07/2012    2 recensioni
I due stavano per allontanarsi quando Timothy si voltò “ E’ stato un piacere averla conosciuta, signora Gothel” poi aggiunse “ Oggi è il mio compleanno, voi siete il mio regalo, vero ?”
Storia su Gothel e i fratelli Stabbington.
Avvertimento ! Accenno di incesto
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gothel era una bellissima donna in età da marito e lo era da ben un secolo.  I capelli corvini ondeggiavano ritmicamente ad ogni passo e neanche un boccolo le cadeva sul viso. Proseguiva spedita su un sentiero pieno di sterpaglie, osservandosi attorno di tanto in tanto.
Gli ultimi fiocchi di neve si stavano sciogliendo e dagli alberi cadevano ininterrottamente goccioline di quelli che un tempo erano stati candidi fiocchi di neve. Il sole stava sorgendo e dei galli in lontananza annunciavano il villaggio dell’arrivo della giornata. Gothel camminava veloce e tranquilla quando scorse qualcosa che si muoveva tra i cespugli. Portò la mano alla vita e dalla cintura estrasse il suo pugnale. Non era raro incontrare briganti da quelle parti. Nessuno sbucò fuori e lei si avvicinò piano piano alla pianta di more che si era mossa. La causa del movimento erano solo due bambini che parevano gemelli. Uno di loro aveva una benda sull’occhio e dai bordi si intravedeva del sangue, la ferita doveva essere recente. I gemelli si spaventarono:  colui che era privo della benda scoppiò a piangere; non dovevano avere più di quattro anni.
“ Che ci fate qui, bambini?” chiese Gothel sorridendo mentre riponeva  il pugnale nella sua cintura per poi coprirlo col mantello.
“Non farci male! Ci siamo persi…” piagnucolò  il bambino con la benda nascondendosi dietro al fratello.
“Oh, non vi uccido mica. Sono solo una passante, vi accompagno fino al villaggio ?” propose Gothel sempre sorridendo. Non era mai tempo perso cercare di guadagnarsi una buona reputazione, magari quei bambini si sarebbero anche ricordati di lei; inoltre si annoiava e almeno avrebbe passato il tempo.
“ Grazie… signora” accettò con aria coraggiosa il piccolo che nascondeva dietro le spalle il fratello.
“ Bene, venite ?” gli incitò porgendogli le sue mani.
I due bambini le afferrarono e si fecero accompagnare dalla donna.
“ Come vi chiamate, signora ?” Domandò timidamente il gemello con la benda.
“ Gothel, voi ?”
“ Io sono Timothy e lui è mio fratello Finnick” rispose il bambino.
“ Bene, qual’è il vostro villaggio?”
“ Ecco… “ balbettò Timothy per poi essere interrotto da suo fratello “Noi non lo sappiamo, vivevamo in orfanotrofio, ma è andato a fuoco” poi aggiunse “ Credo siano morti tutti”
Osservò la benda del bambino e si ritrovò a pensare che probabilmente si era ferito durante l’incendio.
“Mi dispiace, bambini. Tim, posso chiederti cosa ti è successo all’occhio ?”chiese cercando risposta alla sua ipotesi. “ Tenete” aggiunse poi infilando la mano in un sacchetto e tirandone fuori dei dolci che i bambini accettarono ringraziando.
“L’incendio… non ricordo neanche come…”
 “Capisco, caro. Quello è il villaggio, vi lascio lì”
“Va bene, signora” disse Finnick lasciandole la mano e facendo cenno al fratello di seguirlo.
I due stavano per allontanarsi quando Timothy si voltò “ E’ stato un piacere averla conosciuta, signora Gothel” poi aggiunse “ Oggi è il mio compleanno, voi siete il mio regalo, vero ?”
Gothel rimase stupita da ciò che aveva detto il bambino, ma cercò di sorridere “Non credo. Buon compleanno. Ora andate su”
“Grazie di tutto” risposero all’unisono.
I due corsero via per poi sparire tra le case del villaggio ancora mezzo addormentato. Lasciarono Gothel a riflettere, non ricordava esattamente cosa, ma lo stesso giorno di qualche anno prima era successo qualcosa.
 
 
 

 
“Vi prego, era un piacere avervi conosciuta…” supplicò Timothy Stabbington.
“ Per me non lo è mai stato, caro”  rispose Gothel in un sussurrò premendo con il pugnale sulla gola dell’uomo.
“E’ stato il cavallo… noi…” Fu messo subito a tacere da Gothel che continuò a premere la lama sul suo collo, stavolta facendone uscire una goccia di sangue.
“Volevo solo la ragazza. Hai avuto troppo tempo.”
“Vi prego Madre Gothel… io, vi ho amato.. vi prego” supplicò ancora il brigante piangendo una lacrima.
“L’amore non esiste” sussurrò la donna a pochi centimetri dal viso dell’uomo.
“Vi prego, vi porterò la ragazza…”
“Troppo tardi Tim, però solo una cosa prima di morire, non sono così cattiva, sai ?” mormorò in modo che lui potesse sentirla bene. Poi posò le sue labbra sulle sue, fu un attimo e gli occhi dell’uomo brillarono di stupore. Appena staccò le labbra il sangue iniziò a colare dalla gola dell’uomo e con un taglio secco la donna incise profondamente la sua carne, togliendogli la vita. Era stato un gesto senza pietà, un omicidio di puro divertimento in fondo e quel bacio era stato solo una presa in giro per farlo morire nell’illusione. Fu appena dopo aver estratto il pugnale che la donna notò una macchia appena dietro l’orecchieo sinistro dell’uomo.  E d’un tratto Gothel ricordò.
 
Le ultime tracce dell’inverno stavano svanendo e le prime rondini si intravedevano nel cielo. Una donna camminava nel fitto bosco con in braccio due bambini. Erano entrambi completamente calvi e non c’era il minimo segno di distinzione tra di loro se non una piccola macchia dietro l’orecchio sinistro del primo. La donna dai capelli corvini si stringeva nel suo mantello verde e procedeva a passo lento per l’interminabile sentiero. Scorse al di là degli alberi quella che pareva una fattoria ed accelerando il passo si avvicinò. Probabilmente era un orfanotrofio, ma non aveva importanza: i bambini dovevano sparire. Dopotutto erano solo un peso che aveva portato in grembo per ben nove mesi ed ora stava finalmente per liberarsente. Erano solo due bastardi come tanti prima di loro erano stati dati alla luce da Gothel. Posò i due neonati sulle scale e bussò, poi sparì velocemente tra gli alberi. Rimase lì appena il tempo di vederli raccogliere da una perplessa donna di mezza età. Sorrise e se ne andò dimenticandoli come aveva fatto per tutti gli altri.
 
“Buon compleanno, Tim” sussurrò posando il pugnale in terra. Rimase a lungo immobile  a fissare il corpo senza vita di suo figlio senza provare alcun rimpianto, ma lei non sapeva che nel suo cuore di pietra si era creata un’altra piccola crepa, a cui se ne aggiunsero tante altre fino a che  il pezzo di pietra che portava nel  petto non si sgretolò irreparabilmente.



*Note autrice*
Questa è la mia prima storia in assoluto su Rapunzel e prima storia di questo genere tra l'altro.
Spero sia stata di vostro gradimento e mi scuso per i possibili errori grammaticali.
Grazie a tutti coloro che l'hanno letta.


  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Rapunzel / Vai alla pagina dell'autore: Merope Molly Lestrange