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Autore: AngelOfSnow    05/07/2012    3 recensioni
Fa parte della serie "I Belong To You. You Belong To Me", spero vi piaccia!
Dal capitolo:
Si misero uno davanti all’altro sul ring e si sorprese nel vedere tutti in tuta da box con guantoni inclusi, tranne Hikari, che aveva mantenuto la divisa bianca.
"Sarà una sfida impari, questa."
Continuò Hikari, indicando le persone alle sue spalle.
"Avrò modo di dare il cambio a qualcuno semplicemente toccandogli la mano quando mi sentirò stanca. Tutti lotteranno, stanne certo, e se anche uno di loro ti batterà, sarà in grado di decretare la tua sconfitta..."
Sbuffò infine con un sorriso tirato sul volto. "Io manterrò i tuoi stessi abiti, quindi scomodi per chi non pratica da una vita la lotta libera... ho pensato che potessero mettersi comodi. Cominciamo?"
Quasi sorrise, Kei, nel vedere la furbizia aleggiare nello sguardo della ragazza che amava e strinse il nodo della cravatta fra due dita, prima di tirarla del tutto via e gettarla in aria, alle sue spalle. Era stanco, dannatamente stanco, ma non avrebbe ceduto e avrebbe vinto a qualsiasi costo.
"Cominciamo."
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Belong To You. You Belong To Me. '
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Musica cosigliata per un'atmosfera palpabile, di questo e dei prossimi capitoli: http://www.youtube.com/watch?v=aFZ7bBaYpcw 
Buona lettura.

 

... potrei sperare di...


Aveva mentito. Kei aveva mentito.
Non era più tornato e a ritirare il diploma ci era andato Aoi con sguardo rassegnato alle domande dei ragazzi: non ne sapeva nulla nemmeno lui.
Ogni membro della Special A, non aveva accettato la fotografia finale in cui mancava Kei e si erano divisi fisicamente senza lasciarsi con il cuore. Si sentivano spesso e si vedevano quando gli impegni non bloccavano o intoppavano i preparativi di una qualsiasi “rimpatriata”.
Jun e Megumi stavano seguendo lezioni per poter affinare le loro tecniche musicali, Akira si imbarcava spesso come Hostess nelle sue linee aeree per poter osservare da vicino il lavoro dei propri dipendenti e rapportare tutto al padre, in incognito ovviamente, Ryuu aveva cominciato ad interessarsi non solo agli articoli sportivi che il padre commerciava, ma anche ad articoli per animali, creando una nuova linea sponsorizzata dalla sua azienda e Tadashi, bhè, Tadashi era quello con meno problemi, visto e considerato che si divertiva a viaggiare con pochi viveri e provviste solo per esplorare cose a lui ignote. Era anche lui, quello che assecondava la nera in ogni avventura o ricerca per trovare Kei ufficialmente approfittando di qualche aggancio o contatto.
Avevano ottenuto solo delle immagini sfocate di lui chino su pile e pile di documenti o a delle semplici conferenze.
Avevano fatto anche delle schermaglie e avevano assaltato le principali sedi del Takishima Group: se non voleva vederli, avrebbe saputo che la cosa non era reciproca e si sarebbe messo in guardia, ma ovviamente non avevano avuto modo di vedere nessuno, se non i buttafuori al servizio della famiglia.
Ovviamente, anche i piani congeniati dalla mente acuta di Sakura o Yahiro non andavano a buon fine.


<< Organizziamo un party per Natale?! >>
Gioì Akira, e tutti i presenti non ci pensarono due volte a dir di Si, poggiando sul tavolo del locale in cui si trovavano le cioccolate calde o i caffè.
<< Quest’anno sta nevicando in modo strano! >> disse Ryuu.
<< Già! Ha cominciato prima e, dicono gli esperti, durerà molto di più! >> sbuffò Jun, prendendosi una gomitata da parte di Sakura.
Gli interni del locale erano addobbati con festoni natalizi e accessori vari su cui puntare gli occhi ed incantarsi. Ed è proprio quello che fece Hikari: si incantò su una palla di vetro che raffigurava una coppietta mano nella mano su una pista di pattinaggio.
<< Dove avete intenzione di farlo? >>
S’intromise Yahiro, giocherellando con la cannuccia che teneva fra i denti.
<< Mmmmh... >>
I volti di tutti si fecero pensierosi ed incrociarono le braccia al petto.
<< Perché non lo facciamo nella Serra..? >>
Gli occhi di Hikari rimasero vacui mentre parlava, però il suo sorriso dolce era ben definito.
<< Posso chiedere se si può! >> rifletté Tadashi, facendo sorridere tutti.
<< E che Serra sia! >> brindarono e anche se sorrideva, Hikari sentiva mancarle un pezzo proprio vicino al cuore.

Kei...

*****


<< Figliolo? >>
Gli occhi di Kei rimasero fermi sul foglio davanti a sé, mentre controllava le clausole con cui avrebbero dovuto avere a che fare.
<< Come sta andando? >>
Il padre sospirò: anche se aveva costretto il figlio a lavorare per lui con un ricatto, vederlo in quello stato lo metteva seriamente a disagio, in fondo, anche lui era stato messo alle strette dal padre.
<< Ha fatto un altro attentato... >> il viso di Kei non si mosse di un millimetro e il padre sospirò una seconda volta. << Era da sola... >> sbuffò, ottenendo una percentuale minima di attenzione. << L’abbiamo presa. >>
Kei si fermò, imbambolato con il viso nel vuoto: cosa voleva da Hikari? Ringhiò a denti stretti e si rivolse al padre con tutto l’odio di cui era capace.
<< Cosa vuoi da lei? Se non rispetti i patti, sai ciò che potrò fare. >>
L’uomo alzò le spalle, indifferente. << Si stava introducendo dai condotti di ventilazione... Le mie guardie hanno fatto solo il proprio dovere. >> disse, girando i tacchi, per fermarsi con la mano sulla maniglia.
<< Dice che voleva consegnarti un invito per una festa e, poi, la figlia di Hanazono-san è come se fosse figlia mia, ricordalo. La trovi nei sotterranei. >>
Kei si bloccò osservandosi allo specchio. Puntò gli occhi sul padre e si sorprese di ricevere le informazioni che desiderava. Senza guardarlo in faccia, uscì dalla stanza e cominciò a correre per tutti i quarantasei piani del palazzo in cui si trovava del gruppo Takishima per ritrovarsi nei sotterranei, stanco e leggermente affannato.
Si guardò intorno un paio di volte ma non notò nessuno, poi, sul terreno, riuscì a notare un piccolo foglio.

Festa per una rimpatriata Natalizia.
Vedi di non mancare!
Giorno 25, ore 23:30.
Firmato: Special A.

La scrittura era leggermente sbavata, come quando si è di fretta e si è pensato di lasciare un avviso improvvisato.
Memorizzò giorno ed ora e immaginò il luogo.
Lasciò cadere il foglietto e si mise alla ricerca di Hikari per poterla anche intravedere, gli bastava anche poter ammirare la sua figura da lontano per stare meglio. Certo, durante questi sei mesi non l’aveva minimamente abbandonata, anzi aveva più foto lui che la sua famiglia però... gli mancava il poterla stringere o baciarla o sfiorarle una guancia.
Con un’espressione molto risoluta, calcolò quale uscita fosse la più vicina e cambiò direzione: se conosceva bene la sua amata, avrebbe preso la strada più lunga per poterlo depistare.
Quasi gli venne un colpo quando, durante la corsa, la vide camminare a passo veloce per il corridoio mentre si passava ripetutamente le mani vicino agli occhi e il corpo veniva scosso da qualche singhiozzo.
Automaticamente si fermò.
Allungò una mano come a volerla chiamare, ma poi, la chiuse riportando il braccio lungo il fianco per guardarla e sospirare, prima di girarsi e camminare a passo lento nella direzione opposta.
Con determinazione prese il telefono e compose un numero.
<< Pronto? >> aspettò la conferma. << Si, passami Kyosuke della sicurezza: ho un compito per lui.



Hikari si sentiva seguita. Non sapeva se fosse maschio o femmina, però sapeva che qualcuno seguiva ogni sua mossa dall’angolo più oscuro e coperto di neve della strada. Ovviamente aveva pensato alla possibilità “maniaco” ma lei era capace di stendere un uomo armato: doveva stare attento chi le si metteva contro.
Ignorando la sensazione, si cominciò a togliere la polvere di dosso, che gli si era appiccata di sopra quando era entrata nei condotti.
<< Dannazione! >> disse e ripensò al modo in cui era stata catturata.
Si era messa a studiare e aveva indicato sulla mappa tutte le sedi Takishima del paese e quelle che erano andati ad assaltare: quella, era l’ultima e sapeva che Kei si trovava lì.
<< Aaaaargh!? >> si stropicciò gli occhi rientrando a casa con cipiglio rassegnato e si stese sul letto dopo aver salutato i genitori: quella sensazione di pedinamento si era interrotta quando aveva varcato i cancelli di casa.

Questa volta Kei non tornerà.
Se a Londra sono riuscita a riportarlo a casa, adesso, i suoi occhi, sono quanto di più deciso io abbia mai visto.

Si addormentò così, con i ricordi di quel giorno e quelli dei loro momenti.
Doveva semplicemente lottare ed aspettare.

*****

<< Fratellone! >>
Sui entrò nella stanza con un tipico cappellino Natalizio.
<< Buon Natale! >>
Chissà per quale motivo, il nonno di Kei, aveva acconsentito a lasciarlo libero dagli impegni, qualsiasi tipo di impegno, mandandolo a casa a festeggiare, come se in quel lasso di tempo non avesse dovuto accollarsi la direzione di una ingente porzione del Takishima Group per salvare i suoi amici dalla bancarotta sicura.
<< Buon Natale... >> rispose di rimando guardando il fratellino con un’espressione intenerita prima di scompigliargli i capelli.
<< Figliolo! >> urlò il padre e di rimando rimase muto ad ascoltare ciò che il suo vecchio avesse da dirgli.
<< Siamo stati invitati dal mio caro e buon vecchio Hanazono-san alla festa di questa sera! Verrai, vero?! >> il ragazzo quasi si strozzò con la propria saliva.
<< Ci sarà Hikari?! >> cominciò ad urlare in modo giocoso il minore dei fratelli, cercando gli occhi quelli del fratello maggiore che rimasero più o meno nello stesso modo.
<< Si! L’invito, c’è’ scritto, dice che si terrà alla serra della tua vecchia scuola! >>
Era incredibile come l’astuzia di quei ragazzi arrivasse a scombinargli tutti i piani ed annuì lentamente dovendosi accollare in silenzio il peso del fratellino che gioiva sulle sue spalle.

Hikari...

Se proprio aveva lottato contro la voglia di andarla a trovare durante tutto quel tempo, sfinendosi psicologicamente, adesso che il controllo di suo nonno era allentato e nessuno avrebbe potuto controllarlo, nemmeno Aoi, cosa lo teneva fermo con le mani in mano? Nulla.
Infatti, un’ora prima della festa, Kei si trovava davanti alla casa di Hikari con una grossa sciarpa di lana legata intorno al collo ed un giaccone pesante a riscaldarlo dal vento, aspettando proprio lei.
Il suo respiro si condensava in nuvolette di fumo bianche e stava ben attento a lasciare le mani dentro le tasche.
In poco tempo sia i capelli che le spalle e alcune parti della schiena, furono ricoperte dalla neve candida, bagnandogli la pelle. Poco importava.
Certo, avrebbe potuto prendersi un brutto raffreddore, in fondo, non aveva avvertito Hikari che sarebbe andato lì... semplicemente l’aveva fatto d’istinto.
Non suonò al campanello.

Che situazione...

Pensò girandosi per tornare da dove era venuto.
<< KEI! >>
L’urlo di Hikari l’aveva raggelato sul posto, più di quanto la neve avesse potuto mai fare.
<< Kei... >>
Questa volta lo disse portandosi una mano alle labbra per l’imbarazzo o per la gioia, sicuramente entrambe.
Non era affacciata alla finestra, ma stava rientrando in casa dalla parte opposta alla sua, con un sacchetto in mano che le cadde al suolo, creando un suono sordo e di poco conto.
<< Hikari... >> portava semplicemente una sciarpa ed un giubbotto che le lasciava intravedere appena le gambe nivee e la gonna fin sopra i ginocchi. Quello che poté notare subito Kei, fu il suo sospiro di sollievo e il tenue rossore che era andato via via ad imporporarle le gote.
Si sentì messo a nudo da quegli occhi così limpidi e contenti, che pensò immediatamente a non inquinarle la vita con la sua sola presenza e nome, sparendo.
<< Non andare... Kei... >>
Distolse lo sguardo dalla sua figura per cinque secondi, prima di sentirsi stringere dalle sue braccia e stringerla al contempo, immergendo il viso fra i suoi capelli.
<< Dove sei stato? >>
Sussurrò la ragazza con dolore e il suo cuore venne trafitto più e più volte.
<< Io... Hikari... >> smise di parlare quando le lacrime gli bagnarono un po’ il giaccone, creando degli aloni più scuri sul tessuto.
<< Non piangere... >> mormorò e strinse la presa sul suo corpo, passandole una mano sulla nuca. Poi sembrò irrigidirsi, Hikari, asciugandosi velocemente le lacrime per indicarlo come solitamente faceva per una sfida.
<< Anche se tu mi hai lasciata, sappi che riuscirò a farti innamorare di me! Stanne certo! >>
Si mosse un po’ in avanti per cercare di afferrarla, ma lei si scansò all’ultimo per guardarlo con occhi tristi e malinconici, che spezzarono di più i buoni propositi per evitare dei guai a tutti da parte del castano.
<< Sentivo che in fondo ero un peso, un’inutile donna con la smania di poter ottenere tutto ciò per cui crede dando tutta se stessa... e speravo di poterti far aprire un po’. >>
Cercò di aprire bocca, Kei, ma Hikari l’aveva già messo a tacere con un gesto secco della mano.
<< Avrei aspettato anche che tu mi aprissi il tuo cuore, per parlare di ciò che ti turbava così profondamente da cambiare atteggiamento nei miei riguardi e con quelli che ti stavano attorno. So, anzi, sappiamo, che questo tuo comportamento non è dettato da ciò che tu sei e vuoi. Ricordi? È accaduta la stessa cosa il giorno prima del tuo compleanno e il giorno stesso del tuo compleanno a Londra. >>
Kei ringhiò a denti stretti e si massaggiò le tempie: cosa avrebbe dovuto fare adesso? Aspettare? Agire?
<< Hikari... >> disse infine, stringendo le mani a pugno ed avvicinandosi a lei, in modo sicuro e risoluto.
<< Ti propongo una sfida. >>
Gli occhi di lei si illuminarono ed annebbiarono un poco, prima che lui potesse afferrarla dalle spalle.
<< Di che si tratta? >> mormorò e poté notare l’esitazione del ragazzo nel toccarla, ma non vi fece caso.
Kei annuì e fece cadere le braccia lungo i fianchi per paura di poterle fare del male una seconda volta con le mani.
<< Se riuscirai a baciarmi, adesso, e capire un minimo di quello che ho provato in tutto questo tempo, torneremo insieme... >>
L’ansia si impossessò degli occhi di Hikari, che si perse in quelli dorati e dal taglio particolare di Kei.
<< Se dovessi perdere, invece..? >>
Si guardarono negli occhi e un sorriso sghembo prese forma sul volto del castano.
<< Non ci rivedremmo più dopo questa sera. >>
Entrambi si avvicinarono. Kei sorrise, notando i guanti con cui Hikari andava in giro e gli prese le mani nelle sue avvicinandosi al suo viso con gentilezza, riflettendo nelle proprie pupille, il sorriso gentile di Hikari. Gli passò una mano sul viso in una carezza, facendola rabbrividire appena e si fermò, guardandola in quella maschera così dolce quanto eterea, prima di sfiorarle il naso con il proprio... poggiarono delicatamente le labbra in un bacio atteso, anelato e sospirato.
Kei premette appena, con ancora la paura di essere allontanato, sulla sua nuca per non lasciarla andare;
Cercò di essere il più chiaro possibile su quello che in quei sei mesi avesse passato e provato, aprendogli il suo cuore. Era rabbia, frustrazione, amarezza, odio, gelosia, timore, rimpianto, amore, soprattutto amore, stanchezza, rimpianto e sicurezza... quella sicurezza che in quel periodo aveva cominciato a vacillare.
E poi si staccarono per cinque secondi, per riprendere a baciarsi dimentichi della bufera che stava imperversando intorno a loro... del resto: Kei era capace di inumane magie.
Hikari, con gli occhi chiusi, riuscì a percepire ogni sorta di emozione provata dal ragazzo che amava e di cui sapeva aver bisogno.
Si staccarono schiudendo gli occhi lentamente senza lasciarsi le mani.
<< Dunque..? >>
Mormorò Kei, riuscendo a non far tremare la voce.
Con un sorriso furbo Hikari lo prese per mano.
<< Te lo dirò questa notte, al termine della festa... così non potrai scapparmi, Takishima Kei. >>
Si sorrisero ben consapevoli di non volersi lasciare.
<< Ci sto. >>


 

To be continued...

   
 
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