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Autore: MadnessOnMars    05/07/2012    1 recensioni
"Avevo cercato di convincermi che non aspettandomi nulla avrei potuto sopportare meglio il rifiuto, ma la dura verità è che quel fottuto bastardo non lascia scampo a nessuno, al cuore non si comanda dopotutto."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bitterness

Era stupido.
Era stramaledettamente stupido e lo sapevo, ne ero perfettamente consapevole, eppure ogni volta il colpo arrivava tanto violento quanto inaspettato.
Potevo illudermi quanto volevo di non avere aspettative, ma il risultato non cambiava minimamente. Avevo cercato di convincermi che non aspettandomi nulla avrei potuto sopportare meglio il rifiuto, ma la dura verità è che quel fottuto bastardo non lascia  scampo a nessuno, al cuore non si comanda dopotutto.
E così mi ritrovavo ogni volta a dover fasciare un  maledetto organo ferito e sanguinante che faticava ad imparare la lezione base: smettila di innamorarti.
Come si poteva essere tanto deboli e stupidi, come avevo potuto fare una cosa così idiota come innamorarmi di lui?
Insomma, dopo i primi fallimenti una dovrebbe imparare e invece no. Io finivo sempre con l’innamorarmi del fatidico lui, lui che era fuori della mia portata, lui che era così irraggiungibile, lui che era così dannatamente giusto per me, lui che era come quei buonissimi cannoli alla crema esposti dietro la vetrina di una pasticceria, così invitanti ma così dannatamente nocivi alla linea. Avevo sempre desiderato un cannolo di quella stupida vetrina, non ne volevo tanti, solamente uno sarebbe bastato. Ma che diritto avevo io di pretendere una cosa simile? Nessuno.
E allora per quale diamine di ragione avevo deciso di buttare all’aria quelle poche ultime difese che rimanevano fra me e la mia anima che cadeva rovinosamente in pezzi?
Per gli dei, era stato uno dei gesti più temerari e coraggiosi che avessi mai fatto nella mia vita, me ne sentivo fiera, ma anche il maledettamente più stupido e autolesionista.
Quando quelle fatidiche parole avevano lasciato le mie labbra, avevo ormai perso tutto il coraggio che mi aveva convinta che quella pazzia fosse veramente la cosa giusta da fare, e non ero più riuscita a guardarlo in faccia e quando finalmente avevo incontrato i suoi occhi avevo solo potuto leggere quella penosa comprensione che l’uomo vissuto e navigato riserva al pulcino spaurito perso sotto la pioggia battente.
Quanto odiavo quello sguardo, quanto ho odiato vederlo nei suoi occhi, quanto l’ho odiato.
Quello stupido compatimento che si riserva alle persone quando si pensa siano deboli, e io non ero debole, non glielo avevo certo detto per farmi commiserare, quella era l’ultima cosa che volevo, non volevo niente in cambio, niente parole dolci, niente promesse, non mi aspettavo niente fin dall’inizio. Solo liberarmi di quella scomoda e indesiderata ubriachezza che mi prendeva le gambe quando gli ero vicino, di quella inquietante tachicardia che mi ingrippava il cuore quando i nostri sguardi si incrociavano.
Quegli stessi occhi in cui potevo chiaramente leggere il rifiuto stagliarsi netto e definitivo nelle iridi verdastre, non ci sarebbero stati se e ma, nessun forse o magari, nessun quando, soltanto un imbarazzato silenzio riempito da vuote parole di circostanza che blindavano porte e portoni, lasciandomi al punto di partenza di quella stupida scommessa che agli adulti piace chiamare amore.
Che fregatura di gioco.
D’accordo, un no non è la fine del mondo, migliaia, ma che dico, milioni, miliardi di persone ci erano già passate e ne erano uscite vive, perché io no? C’erano persone che erano riuscite a ricostruire un’intera esistenza da cocci così piccoli da sembrare sabbia, a me sarebbe bastato munirmi di un minimo di pazienza per ricomporre quel contorto puzzle che sembrava essere il mio stupido cuore, o la mia testa. Perché no?
Poi le sue braccia si chiusero attorno a me, alle mie spalle leggermente tremanti, ecco perché, perché lui era uno stramaledetto imbecille.
Come poteva dirmi di desistere, rifiutarmi, umiliare il mio orgoglio, calpestarlo con malagrazia congedando i miei sentimenti senza un secondo ripensamento, dirmi di non restarci male e poi abbracciarmi in quel modo? Sentivo gli occhi pizzicare, mentre le braccia restituivano inconsistenti l’abbraccio, ma non dovevo piangere, non potevo.
Mi staccai da lui con un sorriso, tirato ma un sorriso, tra i meno autentici ma i più credibili che abbia mai fatto, e la promessa che tutto sarebbe rimasto come prima.
Certo.
Ma queste cose succedono solo nei film. Non è vero che la gente si innamora tutti i giorni, esistono i giorni sì e i giorni no, giorni in cui si sarebbe in grado di amare il cielo e altri in cui si potrebbe odiare per fino sé stessi, e il più delle volte non c'è proprio nessun lieto fine all'ultima pagina di quel libro, non ci sono giusto o sbagliato, bianco o nero, se e ma, forse e magari, soltanto l’orgoglio che impone di aspettare ancora un po’, ancora qualche altro passo prima di lasciarsi andare e piangere tutto il dolore e la tristezza in mute lacrime amare.




Ciao a tutti gente!! :D
Sono di nuovo qui, di nuovo sull'onda della depressione-post-traumatico-amorosa che mi prende sempre verso l'una di notte. (Per coloro a cui interessa: in realtà mi sono ripresa alla grande, ma queste cosucce mi erano rimaste sul fondo del computer e mi sono detta 'perchè non lasciargli vedere la luce del sole?' xD ) Comunque, spero abbiate seriamente voglia di lasciare un commento perchè mi interessa seriamente la vostra opinione! :) 
Grazie mille per avere letto!! 
A presto!! :D
  
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