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Autore: SereILU    05/07/2012    2 recensioni
[Thad/Sebastian | Slash | What if? | Birthday Present]
*
Sebastian cercò di riordinare le idee, poi sollevò i suoi occhi verdi per incontrare lo sguardo ancora un po’ appannato di Jeff.
“Credo di essermi innamorato…”
Jeff rimase in silenzio per un secondo. “Beh, questo lo sapevo già.”
*
Scritta per il compleanno di Lady_Thalia!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Tre anni e duecentonovantacinque giorni.
Personaggi: Thad Harwood/Sebastian Smythe, Jeff Sterling, Nick Duval
Genere: Romantico, Introspettivo
Rating: Verde
Avvertimenti: Slash, What…if?, Fluff
Nda: alla fine.
 

A Thalia
Perché è il TUO COMPLEANNO
E perché ti voglio bene

 
 

Tre anni e duecentonovantacinque giorni


 
 

Is it me you're looking for? 'Cause I wonder where you are 
And I wonder what you do. Are you somewhere feeling lonely?
Or is someone loving you? Tell me how to win your heart 
For I haven't got a clue. But let me start by saying I love you

 
 
 
 
“Jeff Sterling, apri subito questa porta!”

Gli altri inquilini di quel palazzo della periferia di Los Angeles avrebbero continuato per ore a chiedersi chi accidenti fosse stato, quella mattina di inizio primavera, a fare tanto baccano.
Ma a Sebastian Smythe – il colpevole in questione – tutto ciò non interessava minimamente. Aveva bisogno di quel biondino senza cervello. Immediatamente.

“Se non vieni subito ad…”

In quell’istante la porta si aprì con un leggero cigolio e un Jeff Sterling in tutta la sua assonnata bellezza comparve di fronte a Sebastian.

“Smythe?” chiese, la voce impastata di sonno e i capelli sparati in tutte le direzioni.

“Alla buon’ora!” Sebastian tirò un impercettibile sospiro di sollievo. “Fammi entrare, ho bisogno di parlarti.”

“Buongiorno anche a te…” mormorò allora Jeff, scansandosi per lasciarlo passare e chiudendosi la porta alle spalle. “A cosa devo questa visita così… mattutina?”

Sebastian si fermò solo quando raggiunse l’immenso divano che occupava gran parte del salotto. “Dov’è la tua dolce metà?” volle sapere, una mossa utile solo a prendere tempo.

L’altro si passò una mano tra i capelli e lanciò un’occhiata verso la camera da letto. “Dorme ancora” si interruppe all’espressione concentrata di Sebastian. “È successo qualcosa?”

Sebastian cercò di riordinare le idee, poi sollevò i suoi occhi verdi per incontrare lo sguardo ancora un po’ appannato di Jeff.

“Credo di essermi innamorato…”

Jeff rimase in silenzio per un secondo. “Beh, questo lo sapevo già.”

L’altro sbatté le palpebre un paio di volte. “Come, scusa?”

Jeff alzò gli occhi al cielo. “Si vede lontano un miglio che sei innamorato, Smythe.”

“Cosa?!”

“Già. Sorpreso?”

Sebastian sentì il cuore accelerare sotto la cassa toracica. Cosa accidenti stava succedendo? Da quando in qua lui era uno che mostrava i propri sentimenti? E, soprattutto, da quando in qua lui si innamorava?
Però doveva essere davvero ovvio se l’aveva capito anche Jeff.

“Ma…” Sebastian si strinse la braccia intorno al petto. “Che dovrei fare?”

Jeff sbuffò e si sedette accanto a lui. “Dirglielo?”

Sebastian lo guardò di nuovo negli occhi, una nota di paura ad oscurare quel verde luminoso. “Come?”

“Con le parole. Sono cinque lettere, Smythe, non è così difficile.”

Sia Sebastian che Jeff si voltarono velocemente quando la voce di Nick, arrochita dal sonno, li raggiunse facendoli sobbalzare. Jeff si alzò con uno scatto dal divano e gli posò un leggero bacio su una guancia.

“Scusa, ti abbiamo svegliato?”

Nick scosse la testa prima di riportare il proprio sguardo su Sebastian. “Andiamo, puoi farlo. Lui ne sarebbe sicuramente felice.”

Sebastian si sentì arrossire. “E se non mi ricambia?”

“Non vedo come questo sia possibile. Vivete insieme da quanto? Due anni?”

“Due anni e duecentotre giorni.”

Jeff ridacchiò. “Appunto. Se non è amore questo!”

Sebastian non era ancora convinto. Si passò una mano tra i capelli e strinse qualche ciocca tra le dita. “Non so cosa fare!”

Nick sbuffò e lo raggiunse trascinandosi dietro Jeff. “Lo ami?”

“Sì.”

“Allora vai a dirglielo. E ringrazia che non ti cacci fuori a calci per avermi svegliato alle sei e trenta del mattino, Smythe.”

*

Sebastian si chiuse la porta dell’appartamento alle spalle, attento a non fare troppo rumore. Il viaggio in metropolitana verso casa era stato veloce e senza avvenimenti degni di nota, e lui lo aveva trascorso immaginandosi ogni possibile scenario.

Il più silenziosamente possibile, attraversò il piccolo corridoio fino a raggiungere la camera da letto. Sbirciò all’interno e tirò un sospiro di sollievo quando notò che Thad era ancora beatamente addormentato, i capelli sparati in ogni direzione e le labbra leggermente socchiuse.

Appoggiato allo stipite della porta, Sebastian si prese un momento per osservarlo. Il suo cuore fece una specie di capriola al pensiero che erano davvero passati due anni e duecentotre giorni da quando avevano deciso che, siccome entrambi si sarebbero iscritti alla UCLA, tanto valeva trovare un appartamento da dividere. Dopo due anni passati come compagni di stanza alla Dalton non sarebbe stato un problema.

Eppure, sembrava che tutto fosse cambiato. Thad era cambiato. Sebastian era cambiato. Quello che c’era tra loro era cambiato. E la cosa divertente era che se qualcuno, quattro anni prima, gli avesse detto che in quell’istante si sarebbe trovato lì, con il cuore dolorante per un sentimento sconosciuto, Sebastian si sarebbe messo a ridere. E poi si sarebbe fatto una scopata con un ragazzo senza nome incontrato in un bar.

Ma era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva fatto una cosa del genere. Precisamente, tre anni e duecentonovantacinque giorni, ora più ora meno. Da quando Thad si era prepotentemente fatto spazio nella sua vita e nel suo cuore.

Per i primi mesi era stato come una spina nel fianco. Una spina gentile, simpatica e sempre sorridente, ma pur sempre una spina. Aveva rifiutato le sue avances con il sorriso sulle labbra e qualche battuta assolutamente orribile, e non si era mai scomposto.

Thad non aveva mai provato a cambiare Sebastian. Aveva accettato di lasciargli la loro stanza quando quest’ultimo decideva di portarsi a letto un ragazzo conosciuto allo Scandals. Aveva accettato il disordine, l’odore di sesso e di sigaretta. Aveva persino accettato il suo carattere irritabile e menefreghista.

E Sebastian c’era cascato. Non era riuscito a rimanergli indifferente; ci aveva provato, ignorando prepotentemente quegli occhi scuri ed espressivi, quelle labbra piene, quel corpo troppo nascosto dal blazer della Dalton. Tuttavia, non ce l’aveva fatta.

Prima c’erano state le parole, tante, sussurrate alla luce della piccola lampada che ornava il comodino di Thad. Parole che risuonavano di casa, di famiglia, di lacrime e di sorrisi. Poi erano venuti gli sguardi, timidi all’inizio e sempre più ardenti col passare delle settimane.

Quando poi, durante una gelida sera di febbraio, Thad l’aveva baciato, timido ed esitante, Sebastian aveva capito che non aveva bisogno di Blaine, o di qualunque altro ragazzo senza nome incrociato in un bar. Era scattato qualcosa, dentro di lui; un pezzo di cuore era andato silenziosamente e inesorabilmente a posto.

La testa piena di ricordi, Sebastian entrò nella stanza continuando ad osservare il viso addormentato di Thad. Non riuscì ad evitare che un sorriso a lungo trattenuto nascesse spontaneo sulle sue labbra.

Il leggero cigolio delle molle accompagnò i suoi movimenti mentre, lentamente, tornava a stendersi sul letto. In quella posizione, Thad gli dava le spalle, e Sebastian non ci mise molto a strisciare sotto le lenzuola spiegazzate e a stringerlo in un abbraccio.

Passarono parecchi minuti prima che Thad si svegliasse, infastidito dai raggi del sole che avevano cominciato a farsi strada attraverso le tende chiuse. Sebastian non lo lasciò andare, anzi, lo strinse ancora di più contro il suo petto.

“Buongiorno…” Thad non riuscì a trattenere uno sbadiglio mentre si voltava, restando tra le braccia dell’altro, fino a ritrovarsi a pochi centimetri dal viso di Sebastian.

“Buongiorno” sussurrò quest’ultimo in risposta, passando le dita tra i capelli scompigliati di Thad e avvicinandosi quel tanto che bastava per posargli un leggero bacio sulle labbra.

Rimasero in silenzio, poi, persi nei rispettivi sguardi. Sebastian sentiva il cuore continuare a fargli male mentre quelle due parole gli restavano incastrate tra le labbra e gli occhi di Thad sembravano farsi via via più belli e profondi.

“Che c’è?” gli chiese Thad all’improvviso, preoccupato per quel silenzio teso.

Sebastian prese un respiro profondo e cercò di calmarsi. “Ecco… io…”

“C’entra forse col fatto che quando mi sono svegliato stamattina non c’eri?”

Cazzo.

Thad notò il suo nervosismo e gli sorrise. “Sai che puoi dirmi tutto…” continuò. “E ho la netta sensazione che non sarà niente di orribile, vero?”

Sebastian annuì e lo baciò di nuovo, sperando che questo gli desse coraggio, forza e qualunque altra cosa potesse servirgli per portare a termine la sua missione. Anche perché era abbastanza sicuro che quelle due piattole di Sterling e Duval non gliel’avrebbero fatta passare liscia.

Come sempre accadeva, Thad si sciolse in quel bacio, schiudendo le labbra e aggrappandosi alle spalle di Sebastian.

“Stai tentando di distrarmi?”

Thad pronunciò quelle parole a pochi millimetri dalle sue labbra, e Sebastian si lasciò scappare una risatina. “Touché.”

“Andiamo, Seb” Thad sospirò e gli posò una mano sulla guancia. “Vuoi farmi rimanere a letto tutto il giorno?”

“Sarebbe un’idea” Sebastian afferrò al volo l’occasione, malizioso. “Non sarebbe la prima volta…”

L’altro sbuffò. “Stai cercando di evitare l’argomento.”

“E tu non se d’aiuto!” sbottò Sebastian chiudendo gli occhi per impedire al cuore di salirgli in gola.

“Sebastian.”

“Cosa?”

“Guardami.”

“No.”

Thad rimase interdetto da quel comportamento. Non era mai successo che Sebastian si comportasse in maniera così strana e, insomma, non è che non lo conoscesse, no?

“Che succede, Seb?” tentò di nuovo, una nota di preoccupazione ben udibile nella voce.

“Succede che…” Sebastian riaprì gli occhi e capì di aver fatto un errore quando incrociò lo sguardo scuro di Thad. Continuava a sentire quelle parole sulla punta della lingua, lottavano per uscire.

“Succede che…?”

“Succede che ti amo! Ecco che succede!”

Sebastian trattenne il fiato. L’aveva detto! E ora non gli restava che aspettare la risposta di Thad. Risposta che però tardava ad arrivare.

“Di’ qualcosa…”

E, davanti ai suoi occhi, l’espressione di Thad si rilassò all’improvviso, mentre un sorriso dolcissimo compariva sulle sue labbra.

“Tre anni e duecentonovantacinque giorni.”

Sebastian si accigliò, certo di non aver capito bene. “Come?”

Thad ridacchiò. “Mi hai sentito benissimo.”

“Hai tenuto il conto?”

“Perché, tu no?”

“Sì ma-” le parole di Sebastian, però, furono bloccate sul nascere da un altro bacio. Un bacio che distrusse il filo dei suoi pensieri, che lo confuse. Tutto ciò su cui riusciva a concentrarsi erano le labbra di Thad sulle sue, morbide, calde e insistenti.

“E questo…” Sebastian si schiarì la voce, diventata improvvisamente roca. “E questo per cos’era?”

Thad non gli rispose subito. Preferì avvicinarsi di nuovo fino ad appoggiare la guancia contro il suo petto, sospirando quando Sebastian lo strinse in un altro abbraccio.

“Ti amo anche io…”

Fu un sussurro, parole mormorate contro la ruvida stoffa della canottiera, ma che colpirono Sebastian come una cannonata. Il cuore gli tremò nel petto mentre una sensazione di calore sconosciuta ma allo stesso tempo benvenuta lo invadeva.

Rimasero ancora in silenzio, persi nei propri pensieri e nel respiro tranquillo l’uno dell’altro.

“Sai?” mormorò Sebastian a un certo punto. “Potrei farci l’abitudine…”

Thad sollevò lo sguardo fino ad incrociare i suoi occhi verdi. “A cosa?”

“A…” Sebastian aumentò la stretta. “A questo.”

Thad non riuscì a trattenere un sorriso. “Ho aspettato tre anni e duecentonovantacinque giorni. Posso aspettare ancora un po’...”

“Non voglio farti aspettare ancora” Sebastian portò le mani sul suo viso, accarezzandogli lentamente lo zigomo con il pollice. “Come hai fatto a rimanere per tutto questo tempo?”

Thad posò la mano destra su quella di Sebastian. “Ti amo. Non è abbastanza?”

Sebastian chiuse gli occhi per un istante, poi sorrise. “Sì, è abbastanza.”

 
 
 
 
 

NOTE:
Tanti auguri a te! Tanti auguri a te! Tanti auguri a Robs! Tanti auguri a te! *clap clap*
Scusa se ti ho fatto penare così tanto ma, capiscimi, era necessario XD
Spero che la storia, per quanto breve, ti sia piaciuta, perché Seb non voleva proprio collaborare, quel maledetto, e c’è voluto tutto il mio charme (e quello di Thad) per fargli fare quello che volevo io.
Quindi… AUGURI! Ti voglio bene <3

Okay, finita la parte degli AUGURI! mi rivolgo a tutti coloro che hanno avuto la malsana idea di leggere questa storia. Ho penato, ma è uscita, e alla fine ne sono soddisfatta. Un grazie anticipato a chi lascerà un segno del suo passaggio.

Un grazie speciale va a Vals, che mi ha aiutata tantissimo con la sua opinione e il suo betaggio. E, soprattutto, mi ha aiutata a trollare Robs come se ne valesse della nostra vita! Grazie!
E Robs, ti amiamo, lo sai!
 

SereILU

   
 
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