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Autore: _youngwriter    05/07/2012    4 recensioni
-Ti stavo aspettando- Hope riusciva a parlare appena, ogni parola era un sussurro impercettibile, mentre respirava a fatica e urlava come una matta.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paris, London, Tokyo
It's just one thing that I gotta do
Hello, tuck you in every night on the phone
Hello, tuck you in every night

And I can hardly take another goodbye
Baby, won't be long
You're the one that I'm waiting on
Hello, tuck you in every night on the phone, woah

Girl, I'll be thinking about you worldwide, worldwide, worldwide

 

Quella canzone continuava a ronzargli in testa, mentre guardava le nuvole rincorrersi al di fuori del finestrino. Finalmente stava per rivederla, per rividere il suo grande
amore. Per tutto il viaggio non aveva fatto altro che pensare a lei, a cosa stesse facendo senza di lui, a come se la stesse cavando da sola. Ricordava ancora com'era successo tutto.

Flash back*

-James, siamo sicuri?-

il ragazzo annuisce

-Ho paura-

-Anche io-

Ma neanche la paura basta per fermare un amore così profondo, una passione così forte.

-E pensare che ero una tua semplice fan ed ora mi ritrovo qui, con te al mio fianco, dopo una notte d'amoreE' davvero assurdo-Sorride la ragazza, dopo essersi svegliata accanto a uno dei componenti di una delle band più famose del mondo.

-Neanche io riesco a crederci, eppure è così-James la bacia.

Quel giorno, ad un concerto, bastò uno sguardo dietro le quinte e qualcosa scattò tra i due, amore a prima vista, ecco cosa. Hope aveva sempre amato la sua voce, ma non aveva mai pensato a qualcosa di più di un semplice ''amore da idolo'', lui l'aveva guardata, le aveva chiesto il numero e un normale cantante famoso non lo avrebbe mai fatto, avevano cominciato a vedersi, a uscire insieme ai ragazzi, poi loro due da soli e il resto era venuto da se.Avevano scoperto di essere fatti l'un per l'altra. Nonostante lei fosse una semplice ragazza del Tennesse e lui un famoso cantante sentivano di ''appartenersi'' e così erano diventati una coppia a tutti gli effetti. Dopo qualche settimana James era stato informato di un tour da svolgere un pò intorno al mondo e che prevedeva circa 6 mesi di totale assenza di Hope. La notizia lo colse impreparato, non voleva lasciare la sua ragazza, ormai non riuscivano a stare più di 30 minuti lontano l'uno dall'altra, ma il lavoro era pur sempre lavoro e non poteva rinunciare a un'occasione simile.

-Amore mio, è fantastico!- Hope gli si era gettata al collo e il suo finto sorriso sembrava rassicurare James, ma solo per un istante. Un secondo dopo, Hope svenne tra le sue braccia. James non si perse d'animo e con un po' d'acqua gelata sul volto riusci a farle tornare i sensi.

-Hope, stai bene?-

-Si, è solo stanchezza, credo-

-Ho deciso,non parto-

-Scherzi?-

-Non posso lasciarti qui, soprattutto adesso-

-James, ti ho detto che sto bene. Ho solo bisogno- non riuscì a terminare la frase che fu presa dalla nausea e corse in bagno, mentre James si preoccupava per la sua salute.

-Hope...-Sussurò James sulla porta del bagno, mentre la ragazza si aciugava la bocca-che sta succedendo?-

-Niente, devo aver mangiato qualcosa di...-

-Non mentirmi- Il suo sguardò si posò sul suo e lei sentì di essere spacciata, non poteva nascondergli una cosa simile, non a quegli occhi così profondi e trasparenti.

-D'accordo-sospirò-sono incinta.

James sorrise.

-Lo sapevo-

-Davvero?

-Non sono mica stupido? L'ho capito appena sei diventata bianca e hai perso i sensi. Poi sei corsa in bagno a vomitare, più chiaro di così...-

-James, io non voglio che tu rimanga solo per me, devi andare, è il tuo lavoro, è per questo che non volevo dirtelo-

-Non dirlo neanche per scherzo, non ti lascio sola-

-Ti prego, posso farcela, posso anche cavarmela da sola-Tossì presa da un altro conato di vomito. James le scostò i capelli dalla fronte, stampadole un piccolo bacio.

-Quanto tempo dovresti stare via?-

-8 mesi-

-8 mesi?- Chiese preoccupata Hope.

-Si.Hai bisogno di me, non posso perdermi la tua gravidanza, non lo farei per nulla al mondo. Voglio esserti vicino quando scalcerà per la prima volta, quando avrai le tue prime contrazioni. Non voglio perdermi tutto questo-

-Ti prego-Lo guardò con occhi imploranti-Non rendere tutto più difficile. Ce la farò e poi potrai assistermi l'ultimo mese-

-Ma non è la stessa cosa!-

-James, è il tuo sogno da sempre e non sarò certo io a distruggerlo! Tu ci andrai, stop.La discussione finisce quì-

Quando Hope si metteva in testa qualcosa, niente e nessuno poteva distoglierla dai suoi progetti. Era tremendamente testarda e James dovette acconsentire senza replicare.In fondo, la ragazza aveva ragione: andare in tour con la band era uno dei suoi più grandi sogni e adesso poteva realizzarlo.

Quella mattina si salutarono all'aereoporto con un semplice ''ciao''.

-Ti prometto che appena torno e nascerà il bambino, ci sposeremo-

-D'accordo, ma adesso va o perderai l'aereo e non pensare a me, pensa a divertirti-

Il suo sorriso fu l'ultima cosa che James vide prima di sparire per 6 lunghi mesi.Ed ora, su quell'aereo, immaginava lo stesso sorriso che lo aspettava all'aereoporto, la stessa espressione serena e soprattutto immaginava Hope con la sua pancia da neo-mamma. Ma, non appena fu sceso dall'aereo, si guardò intorno e non vide nessuna ragazza con una pancia simile. Attese qualche minuto, poi ore, ma nulla, lei non arrivava. Corse disperato a casa, ma anche qui nessuna traccia della ragazza. Dove diavolo era finita? Cercò di mantenere la calma, ma le ore passavano e la casa era sempre più vuota. Aveva provato a chiamarla inutilmente, senza ottenere risposta. Tentò nuovamente e stavolta fu più fortunato. Gli rispose una voce maschile alquanto tranquilla.

-Pronto?-

-Chi è lei?-

-Sono il dottor Brown. Lei è...?-

-James Maslow. Dov'è Hope?-

-Oh, si, ci scusi se non l'abbiamo avvertita prima, ma sua moglie voleva così-

-Non è mia moglie e cosa sta succedendo?- James non riusciva a pensare a nulla, voleva solo rivedere la sua futura moglie o sentirne la voce.

-E' stata ricoverata d'urgenza. Ha avuto dei forti dolori e il bambino sta per nascere-

-Ma è troppo presto!-

-Esatto-

-Mi sta prendendo in giro?-

Non attese la risposta del medico, salì in macchina e sfrecciò verso l'ospedale. Non riusciva a capire perchè Hope non l'avesse avvertito, non voleva farlo preoccupare?Che razza di scusa era? Lui era il padre del bambino che stava per nascere ed aveva tutto il diritto di conoscere le condizioni della madre. Non era in grado di controllare le emozioni, non sapeva se essere arrabbiato con lei o con se stesso. I sensi di colpa cominciavano già a tormentarlo, se solo fosse rimasto con lei, lo avrebbe saputo prima e l'avrebbe accompagnata lui stesso all'ospedale. Invece ora si trovava nella sua macchina, con mille preoccupazioni e dubbi che gli ronzavano nella testa.

Scese dall'auto e cominciò a correre tra i lunghi corridoi, chiedendo di Hope Hudson, ma nessuno sapeva indicargli dove si trovasse. Correva, disperato, quando finalmente un'infermiera lo bloccò.

-Dove sta andando?-

-Sto cercando una ragazza che sta per partorire con un mese di anticipo, Hope Hudson, sa dov'è?-

-Sì, è in sala operatoria-Gli indicò una porta poco distante da loro.

-Grazie-Ansimò per poi ricominciare a correre.

-Fermo!- L'infermiera si voltò-Non può entrare!-

-Come?Sono il padre del bambino, devo entrare!-

-No!Non può! Si calmi e si sieda, riceverà sue notizie al più presto-

James sbuffò, andandosi a sedere in sala d'attesa con la testa tra le mani. Cercò di pensare positivo, in fondo era solo un mese d'anticipo e i medici erano in grado di saper fronteggiare la situazione, o almeno sperava fosse così. Non voleva perderla, né lei, ne il bambino che stava per nascere. Qualcosa lo distolse dai pensieri e lo costrinse a voltarsi: un allegra famiglia girava per i corridoi, la madre si reggeva al marito, mentre quest'ultimo teneva tra le braccia una neonata. Quella visione lo convinse che ora più che mai, doveva entrare in quella stanza. Si guardò intorno e, oltre l'allegra famigliola, non vide nessun altro. Ne approfittò per spingere la porta ed entrare con una furia da leone. Quando vide Hope, stesa su quel letto, i suoi occhi si riempirono di lacrime e si precipitò al suo fianco.

-Ti stavo aspettando- Hope riusciva a parlare appena, ogni parola era un sussurro impercettibile, mentre respirava a fatica e urlava come una matta.

-Perchè non mi hai avvertito?-

-Non volevo che ti preoccupassi. In fondo sta solo per nascere prima, non è niente di grave-

-Signore, lei non dovrebbe essere qui- un infermiere si rivolse verso James, che lo guardò con sguardo truce.

-Sono il padre del bambino.Devo restare-

-D'accordo, ma allora prenda il camice e dia una mano-

James non esitò un minuto di più. Afferrò il camice, lo indossò e riprese a stringere la mano di Hope, che continuava ad urlare e il suo volto diventava sempre più pallido e i suoi repsiri sempre più irregolari. Il tempo passava e Hope continuava a stringergli la mano, quando la presa divenne improvvisamente più debole. James guardò i medici che gli risposero con un sorriso.

-E' una bambina-

I due si scambiarono uno sguardo complice e per un attimo entrambi sentirono di essere i più felici del mondo. Ma quella felicità, purtroppo, non era destinata a durare in eterno. Tutto ciò che seguì fu solo un ricordo confuso che continuava a tormentare James tutt'ora. Le parole dei medici che apparivano turbate, incontrollate.

-La paziente sta perdendo troppo sangue. Credo si tratti di un'emorragia. Potrebbe non farcela-

James guardava la ragazza diventare sempre più pallida, fino a socchiudere gli occhi.

-Dobbiamo trasferirla in un'altra stanza-

E così era cominciata la folle corsa tra i corridoi.

-Resisti, amore mio, resisti- Per tutto il tragitto James non aveva smesso un secondo di tenerle la mano, fin quando avevano raggiunto la ''nuova'' stanza e gli fu imposto di aspettare fuori, le regole dell'ospedale non gli permettevano di entrare.

-Si calmi, la possibilità che non possa farcela è alta, ma c'è una piccola percentuale che possa salvarsi-

Con quelle parole, gli infermieri pensavano di poter tranquillizarlo, ma la sua mente e il suo corpo erano da tutt'altra parte. Pregava, pregava disperatamente la salvezza di Hope. Perchè era dovuto capitare proprio a lei? Doveva smetterla di rimurginare, lei ce l'avrebbe fatta, sarebbero tornati a casa tutti e tre, si sarebbero sposati e avrebbero vissuto una vita da famiglia ''normale'', doveva solo attendere qualche minuto, prima di poter rividere quello splendido sorriso e quegli immensi occhi azzurri. Un sorriso che non avrebbe più rivisto.

Un infermiere uscì dalla stanza con uno sguardo indecifrabile, sembrava...dispiaciuto.

-Allora?- James si era alzato impaziente.

-Mi dispiace, ma sua moglie non ce l'ha fatta-

James rimase immobile, fissando la parete bianca, mentre i nervi cominciavano a cedere.Dopo attimi che sembrarono eterni, entrò nella stanza e vide un mucchio di medici riuniti in cerchio accanto al letto in cui giaceva Hope. Sempre senza dire una sola parola, le si avvicinò e osservò per l'ultima volta quel volto angelico contratto e senza vita. Le prese una mano e se la portò su una guancia, prima di scoppiare in un pianto disperato e in urla indomabili. Dovettero portarlo fuori di lì con la forza, mentre sulla soglia dava il suo ultimo saluto all'unica donna che avesse davvero amato in vita sua, mentre questa continuava a ripetergli con la sua dolce voce:'' Ti stavo aspettando per dirti addio''.

 

Due anni dopo.

-Dai, Hope, sbrigati, andiamo a trovare la mamma-

-Papà, non riesco a trovare le scarpe-

-Arrivo!-

-Eccole qui- Il ragazzo, dopo aver preso un paio di scarpe da sotto il letto, aiutò la bambina a infilarsele.

-Grazie!- Urlò con la sua voce squillante.

Quando furono nell'auto Hope cominciò a parlare.

-Papà, perchè la mamma non abita con noi e ogni volta dobbiamo andarla a trovare in quel posto così brutto?-

-Piccola mia, non è un posto brutto quello. Quella è la casa degli angeli sulla terra-

-Ma loro non vivono in cielo?-

-Si, ma hanno due case, per permettere alle persone di poter andarle a trovare più facilmente-

L'espressione confusa della bambina sembrò sparire improvvisamente.

-Ho capito-Sorrise- Tanto prima o poi visiteremo anche la sua casa in cielo, non è vero?-

James annuì.

 

La lapide era li, circondata da mille fiori appassiti.James e sua figlia si erano fermati durante il tragitto per comperare un mazzo di fiori in modo da poter cambiarli. Tenendo Hope per mano, si avvicinarono, quando videro una ragazza accovacciata accanto alla lapide. Hope le corse incontro.

-Mamma!- urlò, mentre la ragazza la accolse con un abbraccio.

James rimase immobile a fissare la scena. La ragazza aveva i suoi stessi occhi e il suo stesso sorriso, ma chiaramente non era lei.

-Hope, quante volte ti ho detto di essere meno espansiva con gli sconosciuti?- James l'aveva tirata per un braccio.

-Oh, non sono una sconosciuta-Sorrise la ragazza alzandosi in piedi-Sono sua zia-

-Che cosa?-James sembrò non afferrare e aveva come l'impressione che quella ragazza si stesse prendendo gioco di loro.

-Destiny Hudson-Porse la mano come per presentarsi-Vi stavo aspettando-

Quelle parole colpirono James dritte al cuore, erano le stesse parole che aveva pronunciato Hope due anni prima, non appena James era arrivato al suo fianco ed ora, sua sorella, le aveva ripetute, nello stesso modo, con la stesso tono di voce e con la stessa espressione. Gli sembrava tutto così assurdo.

-Sei sua sorella?-Chiese giusto per esserne sicuro.

Lei annuì.

-Vi chiedo scusa se non sono mi sono fatta viva prima, ma ero a Londra. Ho dovuto aspettare due anni prima che mi dessero il trasferimento. Sapete, sono un'insegnante-

James stava ad ascoltarla in silenzio, ammirando l'incredibile somiglianza con sua sorella.

-Tu sei James, non è vero?-

Quest'ultimo annuì.

-Sei davvero un bel ragazzo come immaginavo-Sorrise

-E tu sei la piccola Hope!-Si accovacciò accanto alla bambina-Guardati, sei uguale a tua madre-Per un attimo un velo di tristezza aleggià nei suoi occhi e le lacrime le offuscarono la vista.

-Zia, non piangere-Disse la piccola Hope asciugandole le lacrime-Ora siamo tutti qui. Se mamma ci ha fatto incontrare, dobbiamo ringraziarla e dobbiamo essere uniti, come una vera famiglia, perchè lei è un angelo e vuole così-

James e Destiny si guardarono per un istante e qualcosa costrinse entrambi a voltarsi dall'altra parte. Era difficile da definirsi,ma era una sorta di imbarazzo. Destiny era arrossita, mentre James continuava a fissare il nome sulla lapide e improvvisamente uan voce nella sua testa sembrò parlargli dritto al cuore.

-Ricomincia,amore mio. Io sono e sarò sempre con te. Il nostro amore resterà in eterno, ma ti prego, non smettere di essere felice. Lei ti stava aspettando. Ti amo, non dimenticarlo, mai!-

James posò i fiori accanto alla lapide e le lacrime non poterono fare a meno di cadere, ma furono fermate all'istante dalle soffici mani di Destiny che lo guardava fingendo un sorriso. ''Lei lo stava aspettando...''

Le sorrise di rimando e aggiunse.

-Vi va di andare a prendere un gelato, tutti e tre, come una vera famiglia?-

Hope esultò saltellando qua e là. Destiny rispose con semplice ''Va bene''. E così si avviarono nella nebbia, lasciando alle spalle il passato e cercando di ricominciare con una nuova vita, segnata dalla serenità e dalla felicità.

   
 
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