Libri > Un ponte per Terabithia
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Autore: Ipernovae    06/07/2012    4 recensioni
Leslie è morta eppure il suo fantasma vive ancora a Terabithia grazie ai ricordi che Jess ha di lei.
Sono passati ormai quattro anni dalla sua morte e Jess non ha ancora avuto la forza di dirle addio, una volta per tutte.
//Non ho ancora il libro, perciò è basata sui fatti del film. A breve mi arriverà i libro e spero di scrivere qualcosa di più decente.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No, nessuno avrebbe capito cosa si provava ad aver perso la propria migliore amica, per un proprio sbaglio.
Non gli importava dei brutti voti a scuola, dei compagni che lo prendevano ancora in giro.
May Belle era riuscita a stare un anno a Terabithia con lui, poi aveva abbandonato il suo posto di principessa, troppo piccola per capire.
Era andato da solo, per molto tempo, e le creature di Terabithia sembravano comprendere il suo dolore, tanto che non sparirono e non lo abbandonarono.
Sembrarono anzi proteggerlo, rassicurarlo, sopratutto il Grande Troll.
Erano passati quattro anni, dalla sua morte e Jess era diventato un ragazzo ormai. Aveva spalle grandi e muscoli ben sviluppati, zigomi pronunciati, da uomo, occhi attenti, di un ragazzo che è cresciuto troppo in fretta. Un ragazzo che ha toccato il dolore della perdita di una persona cara, che ha toccato la morte con l'anima.
Lasciò che il viaggio sul monotono pulmino scolastico, scortasse lui e May Belle a casa; scese come sempre, senza dire una parola. Non si preoccupava nemmeno più di lasciare lo zaino a May Belle, passava davanti a casa di Leslie, la fissava per qualche minuto e poi andava verso il Ponte.
"Torna presto, okay?"la piccola bambina di sei anni che lo accompagnava a scuola, era diventata una signorina prima del dovuto, con i suoi dieci anni freschi sulle spalle.
Si preoccupava del fratello da così tanto tempo, che i suoi sembravano aver dimenticato quale fosso il suo posto nella famiglia.
I genitori di Jess da tempo avevano perso la speranza di un rinsavimento del figlio; dopo la partenza delle due sorelle maggiori, i conti in cassa erano tornati e ora la famiglia era benestante.
Nessun lavoro, nessuna preoccupazione: Jess era stato lasciato a se stesso, se non fosse stato per i tentativi di May di entrare nel suo mondo di silenzio.
La verità era che non si era mai ripreso dalla sua morte. Perchè forse, anche solo per avere dodici anni, era innamorato di Leslie Burke, fine della storia.
Camminò fino ad arrivare al Ponte. La corda penzolava ancora davanti a lui, quasi per schiaffargli in faccia che lui non era stato li per salvarla.
Scosse la testa e salì sul ponte che aveva costruito quattro anni prima e che aveva rafforzato nel passare del tempo.
"Dovresti smetterla di sfottere quella corda, Jess"un lieve sorriso si dipinse sulle labbra del ragazzo. Abbandonò lo zaino nella loro fortezza e scese per salutarla.
"E tu non dovresti parlare così, non sta bene ad una signorina"la risata di Leslie riempì l'aria, e Jess la paragonava sempre al suono di mille capmanellini.
Si, Leslie Burke era il motivo dei suoi silenzi, la sua morte era valida nel mondo reale, ma a Terabithia, nessun reale muore.
Aveva scoperto di poterla vedere, poter parlare con lei, toccare il suo fluttuare invisibile, due anni prima.
Sebbene Leslie avesse mantenuto le sembianze di una dodicenne, Jess non se ne preoccupava, lui la vedeva sempre bellissima e lei lo vedeva sempre il ragazzino dodicenne con cui giocava.
"A scuola non parli ancora vero?"lo sguardo e il sorriso felici che erano affiorati sul viso del ragazzo, scomparvero così come erano apparsi.
"Che importanza ha? Mi lasciano da parte, sono catalogato come 'quello strano' e tutto questo, per tre anni della mia vita non mi interessa. Ho te qui, con cui parlare. A me basti tu."
Si accorse di aver detto quelle parole a voce alta. Quelle parole erano segrete, un tabù che teneva solo per lui. Lei non sapeva ancora di aver davanti un adolescente. Un adolescente che però non era riuscito a superare il dolore della perdita e ci si era aggrappato così tanto da legarsi all'unica parte di lei che viveva ancora in lui, facendola sopravvivere a Terabithia.
"Avrai bisogno di qualcuno, non puoi vivere qui per sempre. I Terabithiani e io non lo permetteremo"in qualche modo Jess rimase ferito da queste parole.
"Perchè? Perchè devi sempre rovinare tutto? Non puoi accettare beatamente il fatto che mi ero, e che sono, innamorato di te? Cosa ti costa capire che stare qui mi aiuta a sentirmi vivo, a non cadere in quel pozzo di angoscia in cui ero caduto quattro anni fa? La tua morte mi ha spaccato l'anima e ora che ti ho dinuovo è come se facessi di tutto per mandarmi via."
Leslie si avvicinò al ragazzo, asciugò con la sua mano argentea, di ragazzina, le calde lacrime che sgorgavano dai suoi occhi e gli rigavano il viso.
"Jess, prima o poi mi lascerai andare, che tu lo voglia o no. Non posso nemmeno più prendere il controllo di qualche persona, perchè la mia anima è flebile, tenuta qui solo da te. Perchè la mia famiglia mi ha lasciato andare, May Belle, persino PT lo ha fatto. Io voglio stare con te, lo desidero più di qualsiasi altra cosa al mondo.. Ma un giorno mi lascerai andare"Jess la strinse tra le braccia, senza dire niente, immergendo la sua testa nei capelli corti di quella bambina-fantasma.
"Non voglio lasciarti andare"sussurrò.
Lei sorrise, senza una parola e si strinse a lui, accorgendosi, per la prima volta, che non era più il ragazzino di un tempo.


Tornò a casa e si sedette al tavolo con menefreghismo.
"Tutto bene a scuola, tesoro?"domandò il padre a May Belle.
Lui e quel suo dannato amore verso quella bambina. Di lui non gli importava ed era persino il maschio della nidiata! Ma per lui esisteva May Belle e i suoi stupidi fiori rossi.
"E tu Jess, com'è andata?"domandò la madre distogliendolo dai suoi pensieri, che si accorse essere crudeli, verso la sorella.
Lui la fissò e scrollò le spalle, senza toccare il cibo che aveva nel piatto.
Sua madre sospirò e continuò ad imboccare Joyce Anne, facendole buffe smorfie per convincerla a mangiare quella brodaglia.
Si alzò dal tavolo, mettendo il suo piatto nel frigorifero così che il giorno dopo qualcuno avrebbe potuto mangiarlo e non venisse sprecato.
Si rinchiuse nella sua stanza- da tempo aveva una stanza tutta sua-e prese a disegnare.
Con il tempo aveva affinato la mano ed ora era in grado di fare dei ritratti perfetti. Aveva un album pieno di quelli di Leslie e un'altro era di Terabithia e di tutte le creature che la popolavano.
Aveva una mappa che ritraeva ogni luogo, ogni caverna, fiumiciattolo o tana di Troll.
In un angolo, ormai seccate o consumate nel tempo, c'era la scatola di tempere che Leslie le aveva regalato. Quello era uno dei suoi oggetti che custodiva con gelosia, come ogni suo ritratto, come Terabithia.
Prima o poi mi lascerai andare, che tu lo voglia o no.
Che bisogno c'era di dire quelle parole? Rovinare tutto, farlo piangere, vederlo nella sua debolezza e fargli ammettere che l'amava? Jess non era più un ragazzino, era ormai un ragazzo dalle idee forti e chiare, che aveva ancora fantasia, tanta abbastanza da tenere vivo un mondo in cui lui è sovrano, dove la sua Regina è il fantasma della sua migliore amica morta per raggiungere il luogo a loro più caro.
"Jess, posso?"May Belle andava sempre nella sua camera per accertarsi che stesse bene e dargli la buona notte. Era l'unica con cui parlava, a parte Leslie.
Entrò, perchè sapeva che quello era un tacito si.
"Sei andato dinuovo a Terabithia vero?"si limitò ad annuire.
"Devi smettere di andare o il suo ricordo ti consumerà e tu non avrai più niente da vivere"dov'era la bambina che giocava con le barbie e piangeva se lui le faceva un dispetto? Quella che correva dal papà per annunciargli che nella serra i fiori erano seccati e piagnucolava?
"Non sei più una bimba, eh May Belle? Smettila di leggere Harry Potter, ti sta facendo diventare troppo intelligente"le scompigliò i capelli e tornò all'ennesimo ritratto.
"Non centra Harry Potter, sai che ho ragione. Buona notte Jess"gli diede un bacio sulla guancia e uscì, richiudendosi la porta alle spalle.

Forse la sorella aveva ragione. Ma lasciarla andare, significava perdere se stesso.

"Dieci minuti a fermata, campione"lui si limitò a guardarlo con sguardo tomable e l'autista dell'autubus della scuola non replicò.
Erano anni che glielo ripeteva.
Andò verso il fondo, posti ormai riservati a lui, nessuna Janice Havery a obbligarlo a sedersi per sedersi lei li, nessuno. Anzi, erano gli altri che lo evitavano, che lasciavano sempre il posto vuoto. Il posto di 'quello strano'. Quella mattina, però, mentre saliva, notò una figura incappucciata seduta dove era solito sedersi lui.
Nessuno le aveva detto che quello era il suo posto? Ora capiva cosa provava Janice ai tempi delle medie.
Si schiarì la voce, ma non ebbe alcun segno di risposta.
Le scrollò la spalla, ma niente, sembrava decisa a non muoversi.
"Il posto è mio, schioda"si decise a dire. La maggior parte di quelli presenti sul pullman che lo conoscevano si voltarono a guardarlo: 'quello strano' aveva parlato.
La figura si destò da quell'appisolamento e mostrò ai suoi occhi una ragazza che quando tolse il cappuccio mostrò capelli rossi, così lisci che sembravano fili di seta. E due occhi color del ghiaccio.
"Scusami, non lo sapevo"rispose solamente, alzandosi, rassegnata; proprio come lui in uno dei suoi primi giorni di scuola.
Si sedette, senza dire altro, incrociando lo sguardo stupito della sorella. Distolse l'attenzione da lei e la rivolse alla ragazza nuovamente incappucciata. I suoi occhi sembravano ghiaccio liquefatto, capelli che sembravano fili di seta, color della lava.
Scosse la testa e si sdraiò sui sedili, abbandonandosi ad un breve pisolino.
Quando arrivarono a scuola, Jess non seguì per niente le lezioni; si limitò a guardare la nuova arrivata da lontano.
Si, perchè quella nuova era nella sua classe.
Si chiamava Lily Herriot e veniva da Jessnonricordavadove.
Bhe, i genitori dovevano essere fan di Harry Potter, perchè l'avevano chiamata come la madre del protagonista e le somigliava pure.
Gli ricordava Leslie, questo gli faceva male, era come se la stesse dimenticando, anche solo dopo averla vista una volta.


Scese sul viale di casa sua e aspettò May Belle.
"Porti lo zaino a casa oggi?"lei annuì e lo prese tra le sue braccia. Un inchiodata li fece voltare di scatto e notarono che l'autubus si era fermato bruscamente poco più avanti.
"Scusi!"gridò la ragazza all'autista.
La ragazza nuova, era impossibile. Jess guardò May Belle e insieme guardarono Lily.
"Ehy!"salutò, avvicinandosi, la ragazza.
"Sono la nuova vicina, abito in quella casa lì...Aspetta, tu sei quello di stamattina."
Jess si limitò a fissarla, con espressione vuota. Fu May Belle a parlare.
"Io Sono May Belle, sua sorella, piacere"disse allungando la mano verso la rossa.
"Lily"le sorrise amichevole.
Jess le guardò e non disse nulla. Guardò May Belle, uno sguardo molto eloquente e si congedò, borbottando qualcosa sui compiti e che doveva andare a casa.
Lui si voltò verso la fine del viale, per andare a Terabithia, per andare da lei.
"Ehy, potresti almeno scusarti per stamattina!"protestò la ragazza guardandolo andare via.
Non disse niente, non si voltò, continuò a camminare fino ad arrivare al Ponte. 'Niente ci schiaccerà!', diceva la scritta sul ponte, ma la tua perdita mi ha schiacciato, pensò.
"In guardia, marrano! Osi oltrepassare il Ponte di Terabithia? Orsù mostrati e annuncia il tuo nome!"Leslie comparve con una spada in legno che lui stesso aveva fabbricato l'anno prima.
"Marrano? E' così che un Re viene riaccolto nel proprio regno? Desidero un incontro immediato con la Regina o saranno guai per il soldato che mi ha attaccato!"
"Siete voi, mio Re, di ritorno da una lunga battaglia nel Regno della scuola?"Jess rise e si sedette accanto a un tronco di albero, sopra la sua testa qualche guardia reale stava facendo il suo volo di perlustrazione.
Leslie gli si sedette accaanto, appoggiando la testa sulla sua spalla.
"E' andata bene"annuncia lei senza aspettare risposta.
"Come fai a.."
"Ho traballato per un po', oggi. Sembravo quasi sul punto di volare via, sai? E' stato..bello, ma terrificante. Forse non voglio più che mi lasci andare"Leslie sembra aver colto Jess di sprovvista, perchè si ritrova a farneticare frasi sulla ragazza nuova, sul fatto che ora vive dove viveva lei, che gliela ricorda e Leslie capisce ogni singola parola.
"Lei è la risposta ad ogni tua domanda"un'altra delle sue frasi enigmatiche, senza senso.
Leslie, era la risposta a tutte le domande di Jess, non sapeva come spiegarselo, ma sentiva che era così.
"Non sei più un bambino, vero Jess?"sussurrò lei, stringendosi a lui.
Jess la circondò con le sue braccia e la sua figura traballò per un istante.
"Sono tutto quello che vuoi io sia. Ma ti amo, Leslie, non posso farci niente"sussurrò al suo orecchio.
Un sorriso e una risata cristallina riempiono il cielo di Terabithia ed ogni uccello smise di cantare, incantato da quel suono ultraterreno.
"Anche se sono morta bambina, da fantasma in questi anni sono cresciuta. Corpo di bimba, cuore di donna. Ti amo anche io Jess".
Le labbra dei due si toccarono fino fondersi in un bacio trasparente, di lacrime e dolcezza, tristezza e ricordo, dolore e rimpianto; ma finalmente amore.


Si accasciò sul letto e prese uno dei libri del padre di Leslie.
Mia figlia vive dentro me-di Bill Burke.
Il padre di Leslie nemmeno sapeva cosa volesse dire 'vive dentro di me', perchè Jess lo sapeva e sapeva che era ancora viva.
E non avrebbe mai permesso a se stesso di dimenticarla, di lasciarla sfumare via, come un vecchio ricordo.
Ripensò a quel pomeriggio, al bacio di Leslie, molto più adulto del suo corpo di bambina.
Era una ragazza ora, se lo doveva mettere in testa. perchè lei lo amava e lui la amava e non c'era nessuna Morte a dividerli, nessuna Lily o nessuna mente che potesse far in modo di farla andare via...tranne la sua.
Sospirò pesantemente e si voltò verso la parete, dove aveva scritto una frase a matita: ' Tieni la mente ben aperta'.
Non era un promemoria, era l'abitudine di sentire quella frase che gliel'aveva fatta scrivere, quando ancora non poteva vederla e sembrava che lei fosse sparita per sempre, abbandonandolo.
Più si circondava attorno di cose sue, frasi, parole, ricordi, faceva in modo che il suo fantasma restasse a Terabithia, lì, per lui. Aveva persino chiesto alla Myers se poteva darle il tema che Leslie aveva fatto il primo giorno di scuola e lei fu contenta di darglielo, pensava che così lo avrebbe aiutato a superare la sua morte; ma lo aveva aiutato a cadere nel pozzo.
Sapeva di essere egoista, ma non poteva fare a meno di aver bisogno di lei.
Nonostante i quattro anni passati, uno dei quali da uno psicologo, lui viveva nel terrore di poterla perdere per sempre. Mai nessuno aveva saputo di Leslie, del suo fantasma. Perchè nessuno ci credeva.
May Belle pensava che andasse a Terabithia per ricordare quello che aveva passato insieme alla sua migliore amica.
Sua madre e suo padre non sapevano nulla del suo mondo e non se ne preoccupavano.
L'unica persona che detestava quanto se stesso, senza alcuna ragione, era Miss. Edmunds, la sua vecchia insegnate di musica. Se non fosse andato con lei al Museo...
"Smettila di rimuginare, testone. Vieni giù, la cena è pronta"disse May Belle facendo velocemente capolino dalla porta.
Strisciò giù dal letto e si costrinse a scendere le scale verso la cucina.
C'era un'animata discussione in cucina, di quelle felici però.
"Jess, su a tavola"la voce di mamma era felice, cordiale come quando aveva incontrato Leslie la prima volta.
Quando entrò nella visuale della cucina, si bloccò di colpo, come se non riuscisse più a deglutire.
Lanciò uno sguardo a May Belle che si nascose dietro al bordo del tavolo.
"Tipo dell'autubus"salutò Lily, o meglio, Ginger-così l'aveva soprannominata lui nella sua testa.
Lui la guardò con aria indifferente e si sedette il più lontano possibile da lei. Sbocconcellò qualche pezzo di carne e qualche patatina fritta.
"E' la nostra nuova vicina di casa, ed è la nuova amica di May Belle"spiegò il padre per giustificare a Jess la presenza di Lily.
"Vive nella vecchia casa di Lesl..."cominciò la madre.
Jess si alzò di scatto dal tavolo e lasciò tutto li, senza sparecchiare, senza dire altro. Quel nome, in casa, era un tabù. Non capiva perchè parlare di lei lo faceva ancora reagire come quando non sapeva ancora che era un fantasma o meglio, uno spirito fluttuante.
Sapeva solo che non bisognava mai parlare di lei, farlo era vietato. Leslie era sua, e nessun'altro doveva sapere di lei, di Terabithia.


Qualche settimana dopo, le visite di Ginger si fecero più frequenti, ora dava ripetizioni a May Belle di matematica.
Jess stava il meno possibile a casa, sempre più tra le braccia dello spirito di Leslie.
Aveva cominciato a parlare spesso di Ginger però e questo infastidiva Leslie.
"La detesto"disse Jess un giorno.
"Parli sempre di lei, a me sembra il contrario"disse con disprezzo.
"Amo solo te, lo sai"si avvicinò alle sue labbra per baciarla, ma lei si scansò.
"Sono gelosa"dichiarò.
"Io sono geloso di Terabithia, perchè può tenerti sempre con se".
A quelle parole Leslie si sciolse e si buttò tra le braccia di Jess senza alcuna esitazione, baciandolo ripetutamente.
"Sembri Peter Pan"sussurrò Jess.
"Come?"chiese lei senza capire.
"Non cresci mai"lei non si offese, ma anzi, sembrò sorridere.
Leslie, la ragazzina che non cresce mai.
"Mi manca PT, sai?"
"Manca anche a me, ma è con i tuoi gentori e questo vuol dire che sta bene"gli sorrise Jess.
Lei gli accarezzò una guancia con la punta delle dita diafane, lui chiuese gli occhi assaporando il caldo rinfrescato di Terabithia, le sue creature i suoi fiumi.
Sapeva che quella era la sua casa, insieme a lei.


Si strofinò gli occhi e scese nella cucina per lasciare scritto che gli serviva un nuovo blocco da disegno.
Ed eccola li, seduta nel salotto, che guardava la televisione, Ginger.
Lui aveva smesso di guardare la televisione. La televisione brucia il cervello. Così, aveva cominciato a leggere.
"Ciao Jess"ah, da quando si era passato al chiamarsi per nome?
La ignorò deliberatamente e lasciò il suo messaggio scritto su un foglietto e lo appese al frigorifero.
"Perchè non parli?"disse Ginger sbarrandogli la strada.
Cercò di liberarsi di lei, andando a destra e poi a sinistra, ma niente, lei continuava a pararglisi davanti.
"Tu mi detesti. Perchè? Forse perchè abito in casa della tua vecchia amica? La ragazzina annegata nel fiume?"le diedi una spinta di lato che la colse impreparata e la tolsi dalla mia strada.
"Non devi parlare di Leslie, okay?" sentì dire da May Belle a Lily.
"Perchè?"domandò ingenuamente Ginger.
"Perchè non l'ha ancora superata, ora andiamo"disse cercando di portarla fuori da quella casa.
Jess si appuntò mentalmente di ringraziare la sorella.
Quel giorno, di esattamente quattro anni prima, combatteva contro il suo primo Scoiagher, aveva visto per la prima volta.


"Jess, posso tornare a Terabithia, posso?"la voce di May Belle era insistente.
"Oggi non c'è Ginger a sopportarti?"disse seccato il ragazzo.
"E' dal medico"sussurrò.
"Comunque no. Non andrò nemmeno io"bugia. Lui andava sempre. Perchè sapeva che da un momento all'altro lei poteva svanire e questo non poteva permetterlo.
La lasciò nel salotto della cucina, scontenta e ferita, a guardare uno di quei noiosi documentari sul quarto canale.
In un silenzio furtivo, uscì dalla casa e si diresse verso il Ponte. Lo attraversò senza esitare e Terabithia lo accolse, così come Leslie.
"Jess, non mi dimenticherai, vero?"sussurrò Leslie tra le sue braccia, con quel respiro fresco che sapeva di primavera.
"Non potrei mai farlo. Ti amo, lo sai".
"Perchè lei è qua?"fluttuò nell'aria, traballando e una figura dai capelli rossi si materializzò tra gli alberi.
"Leslie, nasconditi, la caccio via."
"Rimani stretto al mio ricordo"lo supplicò, svanendo dentro la loro fortezza diroccata.
Raccolse a se tutti i ricordi di Leslie, quelli più significativi e quelli meno, tenendoli incollati ad ogni neurone che aveva in testa.
"Wow! Che meraviglioso posto! E' una figata!"disse Lily guardandosi intorno.
"Sparisci. Non sei la benvenuta."
"Perchè mi tratti così? Io non ti ho fatto niente"sbottò Ginger.
"Tu mini la mia sicurezza mentale, stai facendo in modo che io la dimentichi! Vivi nella sua casa! Va via di qui. subito!"Lily sembrò piantarsi sui suoi piedi e metter radici.
"No"
"Vattene via, non sei la benvenuta in questo bosco. sparisci e non tornare mai più"la voce di Leslie si disperse fluttuante tra gli alberi, i Terabithiani contribuirono a rendere quell'eco spaventoso e terrificante.
Lily scappò a gambe levate.
"Sei sempre il massimo, Leslie"disse dolcemente Jess accogliendola tra le sue braccia.
Si baciarono e poi risero all'unisono.


"Non devi mai più permettere che entri qui, Jess, prenderà il mio posto"
Non succederà, pensò.
"Te lo prometto"
Era inutile mentire a Jess, inutile tenergli nascosto che ora, anche lei non voleva più andar via.
"Ho paura di scomparire, Jess"gli sussurrò all'orecchio.
Jess non poteva promettergli di non farla scomparire, lui poteva limitarsi a ricordarla, ma non era compito suo tenerla li in quella vita di fantasma-spirito delle foreste di Terabithia.
"Non sparirai. Io sarò sempre qui per te"la rassicurò, non essendo sicuro, per la prima volta, delle parole che le stava dicendo.
Leslie lo fissò negli occhi qualche minuto e poi gli diede un lieve bacio a fior di labbra.
Il suo respiro lo inebriava, lo faceva salire tra le nuvole più alte e nuotare negli oceani più profondi, senza rischiare la vita, senza combattere con qualcuno per averla.
Lei gli apparteneva, ma lui, apparteneva a lei?


"Tu, sei un emerito stronzo!"le parole uscirono da quella bocca rosea, non appena incrociarono la figura di Jess.
"E tu non dovevi venire"rispose lui impassibile.
"Perchè non sei scappato quando hai sentito quella voce terrificante?"domandò con voce più bassa, Lily.
Lui le alzò il mento con la mano destra e disse: "Io, in quella foresta, sono ammesso"disse dandogli poi uno schiaffetto sulla testa.*
Lei lo fissò negli occhi e lui, seppur senza volerlo, si ritrovò a guardare in quegli occhi verdi da sembrar di stare tra le foreste di Terabithia.
Il cuore di Jess perse un colpo e nella sua mente balenò l'immagine di leslie che scompariva. Non poteva permetterlo.
Si allontanò da lei e si diresse nella sua stanza, salendo con calma le scale.
Lui detestava Ginger. Era entrata nella sua vita senza chiedere il permesso, era diventata amica di May Belle e le faceva ripetizioni. Dava una mano in casa alla madre di Jess con Joyce Anne. Tutta la famiglia stravedeva per quella ragazza dai capelli rossi, tutti, tranne Jess.
Leslie non voleva scomparire e lui, doveva evitarlo ad ogni costo. Ginger era carina, aveva una bella voce, degli occhi stupendi e i capelli catturavano ogni raggio solare, ma nulla poteva compararla alla sua Leslie.
Passò l'intera serata a dipingere su una tela da poco regalatagli dall'insegnate d'arte del liceo. Aveva tracciato i primi schizzi a matita e poi aveva iniziato a stendere le prime mani di colore. Combinava colori freddi e caldi, facendo in modo che si amalgamassero per creare qualcosa di integro e in armonia. *
Aveva cominciato a dipingere la figura alla destra, quando un leggero bussare alla porta lo distrasse. Sapeva che era May Belle, che lo chiamava per la cena, ma quella sera lui non aveva fame.
"Jess, posso?"ma non fu la voce di May Belle ad entrare in quella camera, fu quella di Lily, insieme al suo corpo snello e alto, di ragazza, con forme normali e perfette.
"Sei tu che disegni così bene, allora"disse avvicinandosi al muro pieno dei suoi ritratti di Leslie e May Belle.
Lui non rispose, ritornò a concentrarsi sulla tela che aveva davanti.
Lei si avvicinò a lui e per tutta risposta, lui coprì la tela con un lenzuolo dismesso.
"Perchè mi odi, me lo spieghi?"la voce di Ginger era tesa, quasi fosse questione di vita o di morte, sapere la risposta.
"Non odio te, odio la tua presenza. Odio il fatto che me la stai facendo dimenticare"disse voltandosi verso di lei.
Lily rimase in silenzio. Non sapeva cosa rispondere, non riusciva a muovere nessun muscolo.
"Jess, tu mi piaci"snocciolò senza alcun preavviso.
Lui rimase seduto, impassibile. L'aveva capito da qualche tempo, per questo la detestava. Perchè lei cercava di prendersi il suo cuore, senza sapere che apparteneva a Leslie. Eppure non poteva fare a meno di pensare che Lily fosse una bella ragazza.
Ginger lo guardò, gli occhi lucidi per l'assenza di parola da parte di Jess. Sapeva che avrebbe dovuto tacere e tenere quella cosa per lei.
Si avvicinò a lui, fino a sfiorargli il naso con il proprio.
"Di qualcosa"sussurrò, le lacrime che quasi sgorgavano dai suoi occhi.
Il suo respiro caldo aveva incontrato la bocca di Jess, e lui rimase impassibile, come sempre. L'unico respiro che voleva sulle sue labbra, era quello fresco e dolce di Leslie, pieno di ricordi e di certezze.
"Mi dispiace.."cominciò Jess, ma lei non gliene diede il tempo. Premette le sue labbra su quelle di Jess, cercando risposta da parte sua, ma niente, le labbra di Jess erano serrate e non c'era risposta.
Jess l'allontanò da se con forza e uscì dalla stanza infuriato, lasciando Lily li, inginocchiata in un pianto disperato.
Uscì di casa sbattendo la porta sul retro e corse fino al Ponte, attraversandolo con foga.
"Leslie!"urlò.
Nessuna risposta.
"Leslie"niente.
Una delle Guardie dei rami alti si avvicinò a lui e gli indicò un albero di quercia non molto lontano. La figura di Leslie era stesa accanto alle radici e tremolava, sul punto di scomparire.
"Leslie, Leslie, come stai? Perchè tremi tutta? Vieni qui"il volto di Jess si coprì di lacrime e prese in braccio Leslie, iniziando a cullarla, raccogliendo a se tutti i ricordi che aveva di lei.
Continuava a tremolare, e le lacrime di Jess si stavano facendo più copiose.
"Jess, c'è una cosa che devo dirti"Jess fermò i singhiozzi e le baciò la fronte.
"Dimmi, piccola, dimmi."
"Sai perchè Lily è un pericolo per me? Per noi?"sussurrò Leslie, con voce rotta dai tremori.
Jess scosse la testa, senza capire, piangendo silenziosamente.
"Quando sono morta, i miei genitori, hanno permesso ai medici di prendere alcuni dei miei organi e..ormai era solo questione di tempo, se ne sarebbe accorta prima o poi. Jess, lei ti ama esattamente come io amo te. Jess, Lily ha il mio cuore."Jess la fissò negli occhi velati di tristezza e paura.
Non rispose, non disse nulla, si limitò a stringerla a se, baciandole la fronte e le labbra.
"Leslie, non mi abbandonare. lei ha il tuo cuore, lei mi ama, ma..ma..lei non è te."i singhiozzi del ragazzo fecero piangere la foresta, che si preparava a dire addio alla sua Regina.
Le braccia di Jess la circondarono, stringendola ancora di più e le sue lacrime cadevano sul viso di Leslie, inarrestabili.
"Jess, è il momento. Ti amo, capito?"Jess la guardò negli occhi e lei gli sorrise.
"Ripetimi che mi ami"gli sussurrò lui, singhiozzando.
"Ti amo, più di qualunque altra persona al mondo"gli sorrise lei.
Lui la strinse ancora a se, sorridendo tra le lacrime, immerse il suo sguardo in quello di lei, per l'ultima volta, e poi le ripetè due parole: "Ti amo."
Il corpo di Leslie si librò nell'aria, e si dissolse in piccole libellule dalle ali argentate.
Jess si accasciò sulle radici della quercia, urlando, piangendo e disperandosi.
Aveva perso la sua unica ragione di vita, che senso aveva continuare ad andare avanti?


Si svegliò, cullato dal canto malinconico degli alberi e delle creature di Terabithia che per quella notte lo avevano protetto dai pericoli, elogiando la loro Regina scomparsa.
Il ricordo del corpo di Leslie lo assalì, come la consapevolezza che lei non c'era più, che Terabithia era dinuovo senza una Regina e lui era rimasto solo, un'altra volta.
Si diresse verso il loro 'forte' e prese uno scalpello. Si accorse di qualcosa che non aveva visto entrando. Una lettera giaceva sul suo blocco di disegni di quattro anni prima. La prese e la mise in tasca, promettendosi di leggerla mentre tornava verso casa. Si avvicinò alla quercia e posò una mano sul suo tronco.
Domandò con cortesia se poteva incidere nella sua corteccia un'incisione per la Regina; la quercia fu felice e onorata di portare un'incisione per la Regina.
'Qui è spirato il fantasma di Leslie Burke, Regina di Terabithia, amore della mia vita. Madre di questo mondo.'
Quando finò, lasciò cadere lo scalpello a terra e si diresse verso casa.
Quando entrò la sua famiglia lo fissò con aria preoccupata, ma non rispose a nessuna domanda, si limitò a raggiungere la sua camera e si rannicchiò sul letto, osservando la parete con i suoi ritratti.
Il suo ricordo ancora così presente.
Era spirata via senza lasciargli nulla. Si ricordò della lettera che aveva trovato e la tirò fuori dalla tasca dei jeans.


'Caro Jess,
Ho sempre pensato che la tua capacità di dipingere era e la mia innata fantasia nello scrivere, avessero fatto in modo di far nascere Terabithia.
Di legarci più di quanto noi volessimo.
Ma ho compreso, ora che sono un fantasma, che è stato il destino a farci creare Terabithia e fare in modo che io e te ci innamorassimo.
Ricordi quando mi dicesti che detestavi ancora Miss Edmunds per averti convinto ad andare al museo? Ricordi quando ti odiavi così tanto da tentare di ucciderti, per raggiungermi?
Ricordo quando ho sentito la tua anima che quasi toccava la mia, mentre il tuo sangue scorreva nella vasca da bagno, e nessuno ti ha aiutato, nessuno è mai venuto a saperlo, perchè il mio ricordo era ancora così vivido che ho fatto in modo di risanare quelle ferite.
Ho vissuto di ricordo in ricordo per tornare a Terabithia, ma niente era più forte di tutti i tuoi ricordi incanalati lì, nel luogo in cui ero morta, in cui avevo vissuto un'amicizia stupenda.
Jess, avevo capito di amarti molto prima che tu mi confessassi di ricambiare questo sentimento.
Jess, non tentare azioni stupide, perchè non ci sarò più io a nascondere quelle ferite sui tuoi polsi.
Jess, Lily ti ama con il mio cuore, amala anche tu.
Fallo per me.
Ti amo,
Tua per sempre, Leslie.'



Gli occhi di Jess si riempirono nuovamente di lacrime e nonostante le raccomandazioni di Leslie, le sue suppliche di non fare sciocchezze, entrò nel bagno del piano superiore e aprì l'acqua.
Cercò nell'armadietto del bagno e trovò due delle lamette che aveva nascosto due anni prima, quando aveva tentato di suicidarsi la prima volta, per raggiungere Leslie.
Ne prese una e si immerse nella vasca.
Tirò su le maniche della camicia che indossava e scoprì le cicatrici che Leslie aveva nascosto tutte quel tempo.
Avvicinò la lametta alle vecchie cicatrici e si preparò a fare quello che Leslie aveva fermato.
"Non osare, Jess Aarons!"la voce di Ginger riempì il bagno e lui allontanò la lametta dal polso.
Lily si precipitò vicino a lui e chiuse l'acqua. Gli tolse la lametta dalle mani e lo trascinò fuori dall'acqua.
Gli prese il viso tra le mani e gli asciugò le lacrime con la maniche dalla felpa.
Prese un'asciugamano e cominciò a stronfiarglielo sui capelli.
"Lo so che la vedevi, sai? Porto il suo cuore, la vedevo anche io"Jess rimase in silenzio a quella rivelazione.
"Io non voglio prendere il suo posto, so che l'amavi e che la ami. Ma lei vive dentro di me, grazie a questo"aprì la felpa e tirò giù la maglietta che scoprì una cicatrice all'altezza del cuore.
Jess la guardò, poi ritornò a fissare Lily negli occhi.
"Sei ostinata, Ginger"sussurrò.
Lei sorrise leivemente e gli tolse i vestiti bagnati. Lo trascinò fino alla camera da letto e lo fece stendere sul letto.
"Non andare via"biascicò Jess.
Si sedette accanto a lui, ravvivandogli i capelli bagnati.
"La vedevi davvero?"domandò.
Lei annuì e gli accarezzò la testa.
"Tutte le notti. Tutti i giorni."sospirò.
Jess alzò le coperte e le fece cenno con la mano di sdraiarsi accanto a lui.
Lily fissò quell'offerta che aveva sperato fino a quel momento, ma scosse la testa. Lui la circondò con un braccio e lei finì sdraiata accanto a lui.
Jess si accoccolò tra le braccia di Lily, trovando un conforto nuovo. Sentiva battere il cuore di Leslie nel petto di Lily e la cosa lo faceva diventare pazzo. Un pezzo di Leslie, quello più importante, era imprigionato nel corpo di Lily.
Sgusciò da sotto le coperte e la fissò per un po' negli occhi.
Amala anche tu.
Si avvicinò alle sue labbra e fece un sospiro.
"Credo di amarti"gli sussurrò a fior di labbra. Lei gli sorrise e toccò le labbra di Jess con le proprie.
"Non la sostituirò"disse Lily poco dopo.
Jess sorrise, e si addormentarono, ascoltando il battito del cuore di Leslie, battere nel petto di Lily.


Qualche giorno dopo, si recarono al Ponte. Nell'aria autunnale, il vento singhiozzava il suo dolore.
"Questa è Terabithia, Lily, e tu, sei la nuova Regina"Lily aprì gli occhi e vide ciò che Leslie vedeva, perchè Leslie viveva in lei.





*E' tipo il "Pat Pat".
* Questo è il quadro, che mi sono immaginata, Jess stava dipingendo:


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