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Autore: Kikyo91    06/07/2012    0 recensioni
E' meglio morire liberi, che vivere una vita aspettando di esserlo
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Characters: Junsu, JaeJoong, YunHo (TVXQ), Jessica, Yuri (SNSD), Zhang LiYin
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Agente 02! -

Una voce proveniente dall’auricolare che portava, lo spaventò a tal punto che fece un leggero sussulto, lasciando cadere la sigaretta appena accesa, sul pavimento della sua terrazza.
Quella sera c’era un vento freddo, nonostante la tempesta fosse passata da ore.
La sua mano destra, toccò il bottoncino metallico per poter rispondere e, in seguito, si schiarì la voce.

- si, ditemi… - borbottò

Restò in attesa di risposta.

- Numero 03 e Numero 10 sono appena rientrati dalle rispettive missioni -

- …devo andare ad accoglierli? -

- Affermativo, Agente. Il capo vuole vedervi tutti e tre. -

- …ok, cinque minuti e siamo da lui. -

La chiamata venne bruscamente interrotta. Il ragazzo, sospirò un po’ amaramente e riprese ad osservare il panorama che si pregustava da quell’altezza, dalla sua stanza.
Decise di togliersi l’auricolare per non essere disturbato oltre e se lo mise in tasca con una certa non curanza.
Sentì, anche se piuttosto lievemente, il rumore del motore di un' auto che, probabilmente era appena passata. Si appoggiò al corrimano e notò le saracinesche del garage dell’edificio, aperte.
Dovevano essere loro, pensò.
Si sistemò a malo modo i capelli e rientrò in stanza, chiudendo a coppo i balconi della finestra, cercando di far passare ugualmente un po’ d’aria.
Infine, con una certa disinvoltura, aprì la porta e uscì.


**




- eccola qui, la mia principessa! -

Jessica lanciò un’occhiata torva al ragazzo, seduto di fianco a lei che le aveva appena fatto l’occhiolino con fare gentile.
Tuttavia, a quel gesto della giovane, sorrise soddisfatto. Aveva notato che era appena arrossita.
Con un ultima manovra, parcheggiò l’auto e girò la chiave dalla parte opposta in modo che il veicolo si spegnesse.
Si staccò le cinture e aprì lo sportello. Jessica fece lo stesso.
L’aria, in quel garage sapeva da chiuso, come se fossero state rare le volte in cui venivano aperte le saracinesche.
In effetti, a parte la sera, quel posto non veniva mai aperto.
Anzi, a ben pensare, nessuno sapeva della sua esistenza. Nessuno, che non facesse parte della R.A.R.
Essa, il cui nome voleva semplicemente dire Rimborso. Assicurazione. Revisione., di giorno era semplicemente una società che dava prestiti e gestiva assicurazioni varie mentre di notte, si trasformava in una società killer specializzata.
Il capo, di entrambe le parti, era la stessa persona.
Nonostante si trattasse solo di una delle tante società alleate che componevano quella ‘setta di killer’, la R.A.R di Seoul, era sicuramente la più famosa.
Nessuno, nemmeno la polizia aveva mai scoperto il losco segreto. Nemmeno quando gli omicidi che compiva diventavano a portata quasi Nazionale. Questo perché la R.A.R, allenava degli Agenti specializzati e li mandava a compiere le missioni per conto loro, in totale segreto.
Come facevano a non lasciare traccia? Semplicemente, erano molto attenti in ogni minimo particolare.
Solitamente, si trattava di ragazzi che venivano allenati sin da piccoli nelle migliori tecniche omicide. Allenamento che comprendeva anche l’ausilio di pistole, bombe, coltelli e tutto ciò che, una volta concluso e ottenuto il grado di Agente, sarebbe servito per le future missioni. Jessica, era un esempio lampante di ciò che quella società aveva saputo ‘estrarre’.

- ricordati la valigetta… - osservò il giovane

- si, lo so… - sospirò Jessica sbattendo la portiera dell’auto

- speriamo che sia una convocazione breve…ho un sonno assurdo… -

- tsk, vuole solo i soldi..non penso che avrà molto da dirci… - rispose la ragazza


- Numero 03, Numero 10! Siete tornati! –


I due ragazzi, si voltarono alle loro spalle.
Un altro ragazzo, non particolarmente alto, dal viso dolce e, a prima vista ingenuo, accorse verso di loro.
Aveva capelli castano chiaro e un espressione dolce. Indossava la oro stessa tuta nera. Con l’unica differenza che la sua, probabilmente era fatta di un materiale ancora più resistente.

- oh! JunS…Numero 02! – esclamò il moro , correggendosi dopo un pizzicotto datogli da Jessica mentre stava parlando

- siete tornati presto! – esclamò l’altro Agente, fingendo di non aver sentito nulla e salutandoli con rispetto

- è stato più facile del previsto.. – rispose la giovane mostrando la valigetta

Numero 02 sorrise.

- su, venite andiamo…il capo vuole vedervi. -

Entrambi annuirono e, insieme al compagno, si diressero verso gli ascensori.


**




La strada fu meno lunga di quanto Jessica non si aspettasse.
Stettero in ascensore per ben cinque minuti. Un’eternità.
La sala del ritrovo di tutte le reclute con il loro capo, si trovava al penultimo piano, sotto gli appartamenti di quest’ultimo.
Quel grattacielo di ben trenta piani, agli occhi della gente era un normale edificio, come tutti gli altri. Ma in realtà,era articolato in maniera assai complessa.
I primi tre piani, erano occupati dagli uffici della R.A.R, che di giorno, lavoravano senza sosta tra il via vai di gente e clienti.
Negli altri, si pensava che fossero adibiti ad appartamenti. Il tutto era di proprietà del gestore della società. Del capo.
Dal quarto, fino al decimo, si trovavano le stanze per gli allenamenti, le palestre e tutto ciò che serviva a formare i giovani.
Dall’ undicesimo al ventisettesimo invece, vi erano gli appartamenti dei giovani allievi e degli agenti.
Per finire, i restanti piani, eccetto il penultimo, erano proprietà privata del ‘pastore’, altro nome con cui veniva chiamato il gestore.

Quando finalmente l’ascensore si fermò, tutti e tre si sentirono subito meglio e le porte si aprirono ai loro occhi.
Si trovarono immediatamente faccia a faccia con una grande sala.
Vi erano divanetti, una decina di televisioni e anche un angolo dove ci si poteva prendere da bere o da mangiare.
Le pareti di quella immensa stanza [che comprendeva quasi tutto il piano 29] erano color avorio e il pavimento laccato, non gli si addiceva per nulla.
Era parecchio affollata. Colma di Agenti appena tornati dalle rispettive missioni.

- Agenti 02! 03! – esclamò un ragazzo – ben arrivati! -

- grazie Numero 09! – sorrise Jessica

- oh, guardate, sono tornati! – bisbigliarono alcune ragazze

- bentornati! -

- grazie a tutti, fratelli! – sorrise Numero 02 con un cenno

Jessica sbuffò un po’ seccata e Numero 10 se ne accorse.
Le sorrise, anche se lievemente, ma lei sembrò ancora più contrariata.

- Su Numero 03! Non fare quella faccia! - le sussurrò

Ci pensò un attimo, prima di rispondergli

- dovresti farti rispettare, invece sei troppo debole! – esclamò acida

- …è per questo che sono il Numero 10! - rispose – …e a me non disturba affatto! -

- invece dovresti interessartene…per la tua reputazione se non per altro! -

- … -

La piccola conversazione venne interrotta quasi subito da 02, che fece in cenno di fermarsi.
Entrambi si zittirono e si fermarono, un passo indietro all’latro, rimanendo in attesa.

- ben arrivati, Agenti. –

una voce fredda e tagliente, sembrò far rabbrividire l’intera sala.
Tutti i presenti sembrarono indietreggiare e ognuno, puntò il suo sguardo, fisso su una poltrona di velluto rosso.
Seduto su di essa, un uomo.
Doveva avere circa cinquant’anni, anche se ne dimostrava molti di più a causa della sua grande cicatrice vicino all’occhio destro.
Era vestito elegantemente, il suo sguardo era severo e a dirla tutta, sembrava che in tutta la sua vita non avesse mai sorriso.
Jessica tuttavia, sembrava quasi a suo agio davanti a lui. Infatti, fu la prima a fare un passo avanti.

- Buona sera a lei capo! – salutò cortesemente inchinandosi

In seguito, 10 e 02 fecero altrettanto
L’uomo sembrò sorridere leggermente.

- Buona sera a voi, carissimi figli… - sospirò

- … -

- le vostre missioni…? -

- tutto a posto – rispose Jessica – è stata una passeggiata...e ho recuperato i soldi che quel vile voleva sottrarci… - concluse sollevando la valigia

Il capo fece un cenno di assenso con la testa e le sorrise.

- e tu…Numero 10? – domandò, ma con meno interesse

- tutto bene…niente di nuovo da segnalare… - esclamò il ragazzo

- ….mi riempie il cuore di gioia…sentire le buone notizie che mi portate ogni sera… -

- noi facciamo del nostro meglio capo, solo per lei! – disse 02

- ed è per questo che ve ne sono grato…a tutti voi… - esclamò il capo rivolgendosi anche al resto della sala

- qualunque cosa per voi! - continuò il ragazzo


- capo! -


Un altro ragazzo si fece avanti.
Era alto ,magro ma aveva un’espressione tremendamente adirata

- dimmi…01… -

- io penso che dovremmo aumentare la sicurezza ai cancelli principali prossimamente… - esclamò

- …spiegati… -

- pare che alcuni teppistelli si divertano ad entrare di nascosto per i soliti murales… -

- E dunque? -

- dunque, potrebbe essere rischioso… -

- dici che potrebbero scoprirci…? -

- è una possibilità…a meno che non mettiamo altre guardie alle porte… -

- …mmmh… -

- con tutto il rispetto… - sospirò 02 intervenendo ad un tratto nel discorso – credo invece che l’aumentare il numero di guardie farebbe solo aumentare la possibilità di essere scoperti… -

- … -

- daremmo troppo nell’occhio! -

- 02, ti fai troppi problemi… - sbottò l’altro

Ma il ragazzo, non ci badò affatto alle parole dell’altro agente, e si rivolse al capo, indeciso sul da farsi.

- la prego di considerare che troppa sorveglianza più fare del male come del bene… -

- … -

- …-

- …considererò entrambe le vostre proposte…figli… - esclamò infine

- …ma capo..! - azzardò 01

L’uomo alzò il braccio e gli disse di tacere.

- per oggi, queste sono le mie parole… - esclamò -…tutti voi…potete ritirarvi ora… -

A quella frase, la folla cominciò a dissolversi e scompattarsi.
Ogni agente, salutò rispettosamente il proprio capo e si diressero verso gli ascensori o le scale antincendio.
C’era un brusio insopportabile.
Agente Numero 01 se ne andò un po’ seccato, lanciando uno sguardo rabbioso a 02, il quale, gli sorrise in tono di sfida, lasciandolo poi perdere per aiutare il capo ad alzarsi dalla poltrona.
Rimasero solo Jessica e Numero 10.

- …Numero 03…grazie per il tuo perfetto lavoro… - esclamò l’uomo, sorridendole

La ragazza si curvò in avanti e chinò il capo

- …le auguro una buona notte… - disse

- … -

Jessica, fece per voltarsi indietro, con l’ intento di andarsene

- …capo! – intervenne Numero 10

- dimmi… -

- …posso accompagnare Numero 03 alla sua abitazione? - domandò speranzoso

La ragazza lo guardò stupita.

- …d’accordo…ti do il permesso…ma entro mezz’ora devi trovarti nel tuo appartamento… -

Il giovane fece un profondo inchino.

- grazie infinite, farò come desidera! -

Jessica, sorrise lievemente, non appena Numero 10 la raggiunse. Entrambi, salutarono ancora una volta, e si diressero verso uno degli ascensori.
Il ragazzo le aveva preso dolcemente la mano e lei aveva ricambiato quel piccolo gesto stringendo la sua con una quasi innaturale dolcezza.
Il capo, li guardò allontanarsi e aspettare che le porte dell’ascensore si aprissero, per poi vederli scomparire, inghiottiti da esso.
Numero 02, sospirò pesantemente.

- …non è preoccupato capo? -domandò

- di cosa? -

- …di come si potrebbero sviluppare gli eventi… -

- … -

- … -

- ….dici che sono troppo indulgente…? -

- …oh no…- esclamò – però…quei due lasciano trasparire troppo chiaramente i propri sentimenti…e questo, prima o dopo potrebbe rivoltarcisi contro… -

- … -

- … -

- …Jessica è tra i migliori agenti che ho a disposizione…non farà lo stesso errore di sua madre… -

- …speriamo… -

- …tu comunque, tienili d’occhio lo stesso mi raccomando… -

- … -

- … -

- certo… -



**





- …eccoci arrivati… -

Jessica e Numero 10 si fermarono all’improvviso davanti ad un vecchio palazzo.
Era piuttosto malmesso, probabilmente degli anni 80. aveva sei piani e si trovava a circa dieci minuti dal luogo dove sorgeva la R.A.R.
I due ragazzi, prima di uscire si erano cambiati e vestiti come due normali giovani che uscivano alla sera. Tirava un forte vento che scompigliava i capelli lunghi e lucenti della ragazza, intenta nel cercare di sistemarli a dovere.
Jessica non poté fare a meno di sospirare pesantemente quando trovò la chiave del proprio appartamento, in mezzo alla borsa.

- grazie per avermi accompagnata…Numero 10… - esclamò

- … -

- … -

- …perché non mi chiami con il mio nome? Ne ho uno, sai? – brontolò il ragazzo

Lei parve stizzirsi tutto d’un tratto.
Si voltò verso di lui in malo modo.

- non cominciare…non è serata! -

- sc-scusami… - esclamò il giovane – ma non capisco che problemi ti fai! Non siamo alla R.A.R! -

- no, non lo siamo, ma fino a prova contraria siamo ancora in servizio! – obiettò Jessica – faresti bene a chiamarmi ‘Numero 03’ anche adesso! -

- si certo, così da sentirmi ancora più lontano da te?! -

La ragazza aprì bocca, ma la richiuse quasi subito. Quelle parole la spiazzarono non poco.
Lo guardò fisso negli occhi. Erano neri come la notte e talmente penetranti che ne aveva quasi paura.
Abbassò lo sguardo, poi, gli si avvicinò tanto, quanto bastava per allungare la propria mano verso il suo viso.
Gli accarezzò la guancia con dolcezza e sorrise lievemente.

- lo so che è dura… - sospirò - …amore mio… -

Sembrava parecchio afflitta.
Il ragazzo la guardò tristemente mentre si lasciava trasportare dalla sensazione che stava provando ora, in quel momento, mentre Jessica gli accarezzava la pelle. Un gesto quotidiano che però, per loro, non poteva essere affatto considerato tale.
Avevano diciannove anni, erano due ragazzi come tutti gli altri, frequentavano la scuola superiore.
Eppure, non erano liberi.
E non lo sarebbero mai potuti essere. Non del tutto, almeno.

Jessica staccò la sua mano dal viso dell’amico. Quest’ultimo le sorrise anche se non molto intensamente.

- ora va…farai tardi altrimenti… - lo incitò lei

- ci…ci vediamo domani… - disse il giovane

- ok..! -

Entrambi, si voltarono dalla parte opposta.
Come ogni sera, avrebbero voluto stare insieme, ma ciò no nera possibile.
Avevano delle regole da rispettare
Si dettero un ultimo saluto.

- …buonanotte….Jessica… - sorrise lui

- … -

- … -

- …buona notte…JaeJoong… - esclamò infine Jessica, quando il ragazzo si era già voltato per andarsene. 
  
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