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Autore: Elpis Aldebaran    21/01/2007    8 recensioni
[...] - Mentre venivamo qua l’abbiamo vista.. ed era in compagnia.. di un ragazzo.- mi rivelò Kojiro guardando distratto fuori dalla finestra del salotto.
Ed è stato quello il momento in cui il mio cuore, gia di cristallo, si è fermato.
Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma speravo almeno che me lo saresti venuta a dire tu in faccia.
Tu, che qualche volta timorosa mi telefonavi per raccontarmi le cose più strambe, non mi avevi raccontato quella più importante, di avere un altro. [...]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Smoke and Cinders 

 

 

 

“Ti amo non tanto per ciò che sei,

bensì per ciò che io sono

quando sono con te.”

[Elisabetta Barret Browing]

 

 

 

 

Me lo ricordo ancora, sai? Quel giorno di settembre.

Ti avevo chiesto di venire a casa mia, per una questione abbastanza urgente.

E non sapevo ancora che quello sarebbe stato la fine di tutto. La fine del nostro rapporto. La fine di me e di te. Di te e di me. Di Jun e Yayoi.

Eri bellissima quel giorno. Forse, anche se ti fossi presentata a casa mia in pigiama rosa con disegnati gli orsetti e con le pantofole a forma di coniglio ai piedi, ti avrei trovata splendida lo stesso.

 

Quando ti ho aperto la porta di casa, mi sei saltata al collo, non dandomi nemmeno il tempo di un “ciao” o un “come stai”.

Ero appena tornato dalla World Youth. Erano settimane che non ci vedevamo.

Inebriato dal tuo profumo comunque, non ti respinsi nemmeno, ti avrei parlato dopo. Ora avevo solo voglia di stare con te e non pensare a niente che non fossi te e solo te. E non so nemmeno poi come ci siamo finiti in camera mia a fare l’amore, eppure fino a tre minuti fa non eravamo in salotto a parlare di Tsubasa e Sanae che si sarebbero sposati?

E forse in quel momento sono stato un bastardo, perché quella cosa tanto importante dovevo dirtela prima di venire a letto con te.

 

- Appena tornato a Tokyo sono stato dal medico.. ci sono dei problemi Yayoi..- ti dissi mentre lentamente, seduto sul letto, mi rimettevo la maglietta, cercando di trovare le parole più giuste, più appropriate per non farti soffrire.

 

Mi sono accorto subito del tuo sguardo preoccupato che mi guardava dal dietro. Ti sei mossa sul mio letto, ancora nuda e ti sei avvicinata in modo da potermi guardare in faccia.

 

- Jun.. che ti ha detto il medico?- mi hai chiesto seria ravviandoti una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

 

- Il mio cuore è tornato a fare i capricci, Yayoi.- ti ho detto osservando il tuo volto preoccupato.

 

Mi hai guardato immobile per minuti o forse ore, sinceramente non ricordo e non m’interessa. Ti sei messa a piangere all’improvviso, coprendoti il volto con la coperta, bagnando i bordi. Ed è forse in quel momento che ho capito tutto, che non potevo costringerti a sopportare altre sofferenze, che non potevi continuare a soffrire per un ragazzo col cuore di cristallo. Sì, perché nonostante il medico mi aveva detto di essere guarito, il mio cuore era tornato lo stesso a rovinarmi la vita. E anche la tua.

Io volevo solo che almeno tu fossi felice.

 

I giorni seguenti poi sono stati un incubo a occhi aperti. C’erano le amichevoli fra nazionali e non sai come mi sono sentito inutile e impotente quando ho portato al mister le mie analisi, dicendo che non potevo assolutamente giocare o questa volta ci avrei rimesso le penne. Infatti, la World Youth è l’ultimo campionato che ho giocato.

E’ una brutta sensazione guardare le partite di calcio in TV, sai? Per uno come me che è abituato a viverle, correndo nel campo verde. È stata dura separarmene, ma è stata ancora più dura separarmi da te.

 

E ancora un mese era passato, un mese intero passato in ospedale per gli accertamenti, le analisi e tutte queste cose che ho cominciato a odiare con tutto me stesso. E un mese nel quale tu ci sei sempre stata, sempre, non ricordo giorno in cui tu non sia venuta in ospedale per vedere come stavo o se avevo bisogno di qualcosa. E ti vedevo sempre più pallida, più smunta, più magra.

E forse, quando il dottore mi disse che c’erano poche possibilità di rimettermi completamente, ho capito che dovevo salvare almeno te da questa situazione, che almeno tu dovevi essere felice. Ma non accanto a me. Tu non avresti mai potuto essere felice accanto a Jun Misugi.

E mi fa ancora male pensare a queste cose, ma il tempo passava e io ero sempre più sicuro delle mie scelte, o almeno credevo di esserlo.

 

Ed era ottobre, il 26.

Mi avevano dimesso dall’ospedale e tu, come ogni santissimo giorno, mi passavi a trovare finendo col pranzare sempre da me. Ovviamente, cucinavi tu dato che io non ne ero capace!

E quando ti ho accompagnato alla porta di casa per salutarti, non credo che tu immaginassi che il mio sarebbe stato un addio. Che avrebbe fatto male più a me che a te, probabilmente.

 

- Yayoi.. forse sarebbe meglio che non ci vediamo più.- non sono mai stato bravo con le parole, la mia più grande bravura era il calcio e forse, dato che i medici e il mio cuore non mi consentivano di praticarlo, mi sono sentito un fallito. Cosa avrei potuto offrirti? Cosa avevo da darti? Mi resi conto che in queste circostanze, il solo amore non basta mai.

 

- Ma che dici Jun?- mi hai guardato incredula. So che non te l’aspettavi.

 

- Non venire più a casa mia. Fallo per te. E anche per me.- dopo ho chiuso la porta di casa, lasciandoti sul pianerottolo con gli occhi sbarrati.

Ci sono stati attimi di silenzio nei quali io sono stato poggiato alla porta a piangermi addosso per aver perso l’unica persona che poteva amarmi davvero nella vita. L’unica persona che nonostante le difficoltà e le brutte notizie non mi aveva mai lasciato solo, non aveva mai permesso che in qualche modo io potessi sentirmi solo. Perché io e te le abbiamo viste le persone morire e disperarsi, quando stavamo all’ospedale.  Le abbiamo viste le persone sofferenti che si consumavano dal dolore, le persone con i miei stessi problemi non farcela. Mi ricordo di quando stavo sul lettino bianco, con la paura che forse il prossimo sarei stato io, in fondo, mi dicevo, io sono come loro, la mia vita vale come la loro. Perché dovevo essere diverso? Perché proprio io dovevo salvarmi?

 

Poi hai dato un colpo alla porta. Uno, due. Sempre più forti e decisi. Tu che mi pregavi di aprirla, di chiarire, che non capivi perché avevo deciso di allontanarti e mi chiedevi che cosa avessi fatto di male.

No amore mio, tu non avevi fatto proprio niente, anzi, per uno come me avevi fatto anche troppo.

Non potevo più sentire la tua voce rotta dal pianto, mi faceva stare male, tu non dovevi piangere, dovevi solo andare via, magari con qualche insulto, ma non con le lacrime. Non era così che doveva andare, non era come avevo previsto.

Così aprii la porta di scatto, spaventandoti, piangendo anch’io a mia volta, una delle rare volte che ho versato delle lacrime.

 

- Perché non capisci? Perché Yayoi? Tu non ti meriti questo! Non meriti una vita passata sempre in ospedale per stare al capezzale di uno come me! No Yayoi!-

Tu mi hai abbracciato forte, all’improvviso, piangendo sommessamente, stringendo la mia felpa fra le tue piccole mani. E io che ti stringevo forte per imprimere dentro di me quell’abbraccio, che credevo sarebbe stato l’ultimo, per non dimenticare.

Avevi capito.

Ma non volevi abbandonarmi.

 

Passarono due settimane. E tu non ti eri fatta più vedere.

Perché io te l’avevo imposto. Anche se avevi capito e non mi avevi abbandonato, io restavo sempre della mia idea: che dovevi rifarti una vita senza di me.

Vennero a trovarmi Matsuyama e Hyuga.

- Come va con Yayoi?- mi chiese l’aquila del Nord sedendosi sul mio divano. Non risposi, semplicemente non c’era niente da rispondere, sapevo che comunque Hikaru era gia a conoscenza della situazione. Le voci, in nazionale, girano velocemente con voi manager sempre in contatto nemmeno foste sorelle!

- Mentre venivamo qua l’abbiamo vista.. ed era in compagnia.. di un ragazzo.- mi rivelò Kojiro guardando distratto fuori dalla finestra del salotto.

Ed è stato quello il momento in cui il mio cuore, gia di cristallo, si è fermato. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma speravo almeno che me lo saresti venuta a dire tu in faccia. Tu, che qualche volta timorosa mi telefonavi per raccontarmi le cose più strambe, non mi avevi raccontato quella più importante,  di avere un altro.

Mi avevi deluso.

 

Strade deserte 
Note distorte
 
Componi per lei
 
Si è fatto buio già
 
Ore seduto
 
Su un marciapiede
 
Sotto un lampione
 
Sai che lei non tornerà

 

E' un lamento continuo 
Di frasi che ormai
 
Sono andate, sparite
 
Mai più sentirai
 
Ti aspettavi di udire
 
"Sei il solo per me"
 
Metti l'anima in pace
 
Quei giorni son già
 
Fumo e cenere
 


Sono venuto direttamente a casa tua per parlare, per capire perché non me lo hai detto. Avevi paura di farmi soffrire? O avevi soltanto paura di me? Della mia reazione? Per chi mi hai preso Yayoi?

Mi hai aperto la porta con un sorriso, come se niente fosse accaduto e mi hai invitato a sedermi.

Mi hai offerto qualcosa da bere ma io ho rifiutato, lo ammetto: mi dava troppo sui nervi quel tuo atteggiamento “va tutto bene” per riuscire ad accettare anche solo una caramella da te. Ero adirato e forse te ne sei addirittura accorta, ma ti sei comportata come sempre.

 

- Perché non mi hai detto di avere un altro?- ti ho chiesto a brucia pelo mentre ti versavi un bicchiere di limonata. Ora volevo una spiegazione. E che fosse convincente.

Hai alzato lo sguardo dal bicchiere con occhi increduli.

Non mi hai detto niente. Soltanto una frase.

 

- Io non ti abbandonerò mai Jun. Ricordalo.-

E lì per lì non avevo capito cosa c’entrasse in quel momento, ma lasciai correre.

 

Il tempo passava e arrivò anche il matrimonio di Tsubasa e Sanae.

Mi sono sentito morire quando ho pensato che al posto loro forse, a quest’ora, potevamo esserci anche noi due, ma ormai non aveva più importanza, o almeno ce l’aveva ma non volevo pensarci ulteriormente. Perché continuavo a farmi del male in questo modo?

E poi sei arrivata tu, accompagnata dal tuo nuovo ragazzo. E anche questa volta non mi hai detto niente, non ne parli mai con me. Perché queste cose le devo sempre venire a sapere da Matsuyama? Infondo la mia ex ragazza sei tu, mica lui, per fortuna!

Mi sono avvicinato e ti ho salutato con un bacio sulla guancia, forse un po’ troppo confidenziale. Ecco perché mi sono beccato un’occhiataccia dal tuo accompagnatore. Deve conoscere molto bene la nostra storia, allora.

Gli ho dato la mano con vigore, ha detto di chiamarsi Eiji.

Mi è stato antipatico a prima vista e non perché ormai aveva preso il mio posto nella tua vita, mi ero gia preparato psicologicamente a questa eventualità! Ma lo sentivo e basta. Sentivo che con lui non saresti stata felice. Non saresti stata felice come quando stavi con me. E solo ora che ci ripenso mi rendo conto che tu sei stata felice solo con me. E non lo dico perché mi rode profondamente il fatto che ora fai l’amore con qualcun altro diverso da me, ma perché lo vedo nei tuoi occhi, lo vedo che i tuoi occhi non guardano Eiji come fino a qualche settimana fa avevano guardato me, non vedevo più quei sorrisi luminosi come quando erano per me.

L’ho visto io e l’hanno visto tutti, strano che non se ne sia accorto anche il tuo ragazzo.

 

A febbraio ho avuto una crisi di cuore abbastanza grave. Sono stato in terapia intensiva per una settimana.

E tu c’eri, e io non capivo che cosa stavi facendo. Davvero, non lo capivo. Stavi con un altro ragazzo e avevi la tua vita, che volevi ancora da me?

- Se non posso stare accanto a te come fidanzata, almeno permettimi di starti accanto come amica.- e ti dirò che continuavo a non capire: come facevamo ad essere amici se tu per prima non mi trattavi come tale non dicendomi che, pochi mesi più avanti, ti saresti sposata?

 

La nebbia sul viso 
Nasconde il sorriso
 
Di quei giorni in cui
 
Lei era accanto a te
 
Riassaggi i momenti
 
Scorrendo i messaggi
 
Ma solo quelli più dolci
 
Non li cancellerai
 

Il tuo mondo
 
Sta andando a puttane
 
Oramai
 
Puoi reagire ma forse
 
Non è ciò che vuoi
 
Preferisci esser vittima
 
Non guarirai
 
Non mollare
 
E' un consiglio
 
O ti ridurrai
 
Fumo e cenere

 

 

Ah Yayoi! Come siamo arrivati a questo punto me lo devi proprio spiegare.

Sei sposata da quanto? Sei? Sette mesi? No scusa, otto mesi e invece di fare l’amore con tuo marito vieni a letto con me.  Lo so che stiamo sbagliando. Io per primo che ti permetto di tradire il tuo compagno.

Non era così che doveva finire. Non in questo modo. Almeno spiegami perché ti sei sposata? Perché, nonostante accanto a te ci sia un uomo che farebbe carte false per starti sempre vicino, perdi tempo con uno come me? Uno che è ancora malato di cuore e l’unica cosa che può fare ora nella vita è l’aiuto allenatore della nazionale accanto a Gamo! Sai cosa vuol dire lavorare con quell’uomo? Col tempo ho paura di diventare come lui a forza di stargli accanto.

È una situazione troppo assurda, deve finire! Lo sa pure tua madre che vieni a letto con me! E anche lei non dice niente!

 

Mi rigiro nel letto e ti vedo che dormi tranquilla accoccolata al mio fianco. Hai detto a Eiji che stavi fuori per lavoro.

Bugiarda.

Sospiro pensieroso. Forse non era la fine quel giorno di settembre. Non era la fine di noi due, di Jun e Yayoi.

Forse era solo l’inizio della nostra vita come amanti. Perché infondo, è quello che siamo. Due amanti. Forse non saremo mai marito e moglie noi due, non potremo mai essere come Tsubasa e Sanae, come Hikaru e Yoshiko, come Kojiro e Maki o come Ishizaki e la Tashimoto.

Siamo destinati a essere amanti e a tradire tuo marito.

E ancora mi chiedo per quale cavolo di motivo lo hai sposato.

 

Ma finchè resteremo così, innamorati ancora come quindicenni, del resto m’importa poco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: questa fanfic è una cosa molto semplice, scritta perché dentro di me in qualche modo sentivo che dovevo scriverla, senza troppe pretese, semplice come è. Non è perfetta e nemmeno bellissima, ma spero comunque che nella sua semplicità sia riuscita a strapparvi almeno un sorriso…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Captain Tsubasa © Yoichi Takahashi

“Fumo e cenere” – Tutto è possibile, 2006 © Finley

Smoke and Cinders © Elpis Aldebaran

 

 

   
 
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