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Autore: Madnesss    07/07/2012    1 recensioni
Anni fa, durante le vacanze estive, rimasi orfano.
I miei genitori furono uccisi in un omicidio.... un ragazzo che aveva fatto irruzione nella nostra casa... probabilmente per rubare un qualche oggetto di valore..
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: Violenza
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Anni fa, durante le vacanze estive, rimasi orfano.
I miei genitori furono uccisi in un omicidio.... un ragazzo che aveva fatto irruzione nella nostra casa... probabilmente per rubare un qualche oggetto di valore.

Ero appena tornato da un bel pomeriggio trascorso a nuotare nel lago con gli amici, il sole stava tramontando e si stava facendo tardi.
Premeditando di ricevere la solita ramanzina, entrai in casa senza fare rumore e mi diressi subito nella mia camera.
Mentre mi cambiavo i vestiti sentii dei rumori forti provenire dal soggiorno, ma non mi preoccupai più di tanto.
Dopotutto mamma e papà di recente avevano cominciato a discutere tra di loro sempre più spesso, e quei litigi erano ormai normale routine.
Tuttavia, per curiosità mi avvicinaii alla porta e sbirciai nel corridoio per scoprire quale fosse stavolta la fonte di quelle grida.

C'era una macchia scura sul tappeto del salotto.

"Forse la mamma ha versato per sbaglio un po' della sua felicità" pensai istintivamente.
"Felicità" era il termine con cui mia mamma chiamava le sue bottiglie di vino, ovviamente.
A questo pensiero si aggiunse quello che forse papà aveva lanciato una bottiglia in preda alla collera. Non mi è mai piaciuto quando accadeva qualcosa del genere, soprattutto perchè la maggiorparte delle cose che lanciava erano dirette verso di lei. Di solito erano piccoli oggetti... un portafoglio.. un mazzo di chiavi.. ma una bottiglia era davvero troppo.

Così aprii la porta e chiamai i miei genitori.

"Mamma?"

Nessuna risposta.

Camminai lungo il corridoio e appena arrivai sulla soglia del salotto mi pietrificai.

Mio padre era steso a terra, supino e ricoperto di sangue. Un ragazzo era in piedi sopra di lui, sembrava non avermi ancora notato.
Mia madre era in un angolo che piangeva, sembrava nel mezzo di una crisi isterica: continuava a ripetere che suo figlio era un bravo ragazzo, non avrebbe mai fatto del male a qualcuno.

Cosa?
Questo mi fece rimanere perplesso: come poteva mia mamma scambiarmi per quel ragazzo? Certo, aveva all'incirca la mia stessa età, dieci o undici anni, ma mia madre, insomma... mi conosceva, no?

Intanto quello estrasse il coltello dalla schiena di mio padre con un rumore orribile, un suono umido che mi fece venire i brividi lungo la schiena. Poi si rivolse verso mia madre, avvicinandosi, e affondò nuovamente l'arma. Ancora... ancora... e ancora.
Una pozza di sangue si allargò fino ai suoi piedi.


Improvvisamente si girò verso di me, e nella fioca luce che proveniva dalla finestra scorsi i suoi occhi scintillanti.
Erano verdi... un verde smeraldo brillante.
Poi, forse spaventato, corse fuori dalla porta e fuggì nel crepuscolo.



Quegli occhi.... mi rimasero per sempre impressi nella memoria, stampati nella mente.
Col passare degli anni cominciai a non desiderare altro che trovare quel ragazzo e strappare quei dannati occhi che mi tormentavano continuamente, distruggerli, così che non li avrei più rivisti nei miei pensieri.

Trascorsi il resto della mia vita da cani, in istituti psichiatrici, per superare il trauma di aver visto i miei stessi genitori morire davanti ai miei occhi.
Ho spesso parlato con i medici del mio piano, quello di trovare il ragazzo e strappargli quel sadico sgurado, quegli occhi color smeraldo che in tutti quegli anni mi avevano perseguitato. Ma loro continuavano a dirmi che era fuori questione, che esistevano altri modi per superare determinati traumi, che non avrei mai dovuto farlo, che era solo uno stupido capriccio. Alcuni mi davano del pazzo. Pazzo. IO! Loro erano dei pazzi! Non meritavano affatto la carica che ricoprivano!

Cambiai da istituto a istituto, senza mai trovare dei medici che appoggiassero la mia decisione.


Finchè non ho incontrato la dottoressa Hassling. Lei mi ha capito. Ha detto che chiunque avrebbe voluto vendicarsi, dopo aver passato ciò che ho attraversato io. Ha capito che avevo ragione fin dall'inizio.
Ma mi ha anche chiesto cose strane come, se avessi potuto tornare indietro a quel dannato giorno, cosa avrei voluto cambiare. Cosa dovrei dirle? Significa forse che avrei dovuto salvare i miei genitori, o magari chiudere la porta appena entrai? Non ero io quello che avrebbe voluto cambiare le cose. Era quel bastardo dagli occhi verdi, che avrebbe dovuto voler tornare indietro. "E lo vorrà, mi creda" Aggiunsi. Lei si limitò ad annuire. Sapeva che avevo ragione.


Trascorse un anno, e lei mi disse che avrei dovuto cominciare a cercare questo ragazzo, per ottenere la mia vendetta. Fu il giorno più felice della mia vita.
Presi le mie cose e me ne andai.

Pensai che il luogo migliore dove iniziare le ricerche fosse proprio la città dove erano stati uccisi i miei genitori, così mi diressi laggiù.

Passai la prima notte in un hotel, pianificando come avrei potuto trovare il ragazzo. Durante il giorno, feci solamente qualche visita qua e là, chiedendo di un ragazzo con gli occhi color smeraldo, ma non ebbi informazioni.

Quando però tornai in albergo, mentre camminavo lungo il corridoio, verso la mia stanza, mi fermai davanti ad una porta socchiusa. Incuriosito, mi avvicinai e spiai cosa ci fosse all'interno. C'era un ragazzo... all'incirca della mia stessa età. Che fosse.... guardai meglio. Era lui. Era molto più vecchio, ora, con il passare degli anni. Ma era lui. Quegli occhi, quegli stessi occhi che mi avevano tormentato per tutta la vita erano davanti a me.

Dovevo agire in fretta. Mi guardai attorno per prendere un arma, ma tutto ciò che vidi era un carrello da servizio in camera lasciato incustodito da un qualche cameriere. Mi avvicinai. Perfetto, un coltello da cucina!

Lo presi e lentamente aprii la porta della stanza. Quello sembrò accorgersi di me, e si avvicinò anche lui. Mi aveva riconosciuto forse? Sì, doveva essere così.

Ormai ero certo che fosse lui. Sollevai il coltello veloce e lo affondai dritto nel suo occhio.
Schiamazzando e urlando di rabbia glielo cavai del tutto, poi passai all'altro.
Tutto sembrava coperto di sangue, tantè che non riuscivo a scorgere nulla, accecato dall'ira, e affondavo alla cieca il coltello in quella dannata carne così gratificante per me ora, e lo pugnalai, proprio come aveva fatto con i miei genitori quel giorno. Ancora.... ancora... e ancora.













Il giorno dopo, il servizio in camera trovò una scena di orrore sanguinario appena entrato.
Venne immediatamente chiamata la polizia, che indagò sulla scena del crimine.

C'era il cadavere di un uomo davanti ad uno specchio, con segni di innumerevoli coltellate sul proprio corpo, e con un occhio cavato del tutto.
Nella mano destra teneva un coltello da cucina insanguinato, e nella sinistra i resti di quello che probabilmente era l'occhio mancante.




Un occhio color verde smeraldo.
   
 
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