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Autore: StEfYLuPaCcHiOtTa    22/01/2007    10 recensioni
[COMPLETA] Quello sguardo. Gerard era sicuro di averlo già visto…ci mise qualche istante, quindi aprì lievemente la bocca, come per dire qualcosa. "Ma…" riuscì solo a dire, costretto poi a spostare gli occhi sulle numerose ragazze che gli porgevano foglietti e poster. Emy sostenne il suo sguardo, come aveva fatto quel giorno. Ma non appena lui si girò per dedicarsi a una ragazzina che in lacrime reclamava la sua attenzione, arrossì violentemente. Non poteva ricordarsi certo di lei…
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inizio con la premessa che questa è la prima fan fic a più capitoli che posto. Ne scrivo parecchie da diversi anni, ma son sempre stata troppo insicura per postarle. Stavolta mi son detta...perchè non provare? ^^ quindi...siate clementi!
Inserisco, da regolamento, questo piccolo avviso:
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di Gerard Way, nè offenderla in alcun modo. Non lo conosco (purtroppo) nè intrattengo alcunchè tipo di relazione con lui (purtroppo bis XD), quindi qualunque parola scorra sul vostro schermo al di sotto di questo avviso, sarà unicamente frutto della mia malata mente e della mia fantasia.
Enjoy!



Il concerto era appena finito, e Gerard era esausto. Con fare svogliato si buttò sul divanetto del camerino, mentre Mikey e Frank parlottavano, seduti a quello di fronte. Bob e Ray erano già sotto la doccia; presto, pensava lui, sarebbe stato il suo turno. Una doccia…ne aveva decisamente bisogno.
- Ehi Gee… - Mikey interruppe bruscamente i suoi pensieri, sedendosi accanto a lui.
- Mmh? – rispose, senza nemmeno aprire gli occhi.
- Tutto ok? Sembri uno straccio.
- E’ solo stanchezza, Mikey…non ho chiuso occhio, stanotte. - Il fratello lo guardò preoccupato.
- Non avrà ancora passato tutta la notte a chiamarti, vero?
- Beh… - sospirò, sollevando gli occhi al cielo.
- Gee, dovresti dare un taglio a questa storia, lo sai meglio di me. Tra di voi è finita, deve metterselo in testa. – Gerard piegò le labbra in una smorfia poco convinta.
- E tu sai meglio di me che non è così facile. Siamo stati insieme 6 anni…cristo, mi sento in colpa. Dopotutto l’ho lasciata così all’improvviso…
- Gerard, non devi fartene una colpa. Insomma, non l’amavi più, hai fatto una scelta giusta. Lei sa che ti senti in colpa e ci gioca su sta cosa, cazzo… - intervenne Frank, osservando l’amico. Mikey annuì. Gerard non rispose, limitandosi a sbuffare appena. Venne salvato dall’arrivo di Bob e Ray, ne approfittò per scattare in piedi, afferrando l’asciugamano.
- Vado a farmi la doccia…a dopo. – senza dar possibilità di replica, si chiuse la porta alle spalle, dirigendosi verso il bagno.
L’acqua bollente gli scorreva sul corpo, trascinando con sé la schiuma. Posò la fronte contro il vetro di quella doccia piccola e poco accogliente. Sapeva che suo fratello e Frank avevano ragione, ma il senso di colpa nei confronti di Kat non accennava a svanire. La cosa certa però, è che gli stava rendendo la vita impossibile, con le sue telefonate che alternavano pianti disperati a toni minacciosi. Scosse il capo, sollevandolo poi per lasciare che l’acqua lo colpisse in pieno viso. Quindi uscì, avvolgendosi nell’asciugamano, e tornò nel camerino. Gli altri erano tutti vestiti, seduti sui divanetti.
- Ti vuoi muovere? Dobbiamo andare! – esclamò Bob osservandolo col solito fare burbero.
- Dove? – domandò lui, mentre, tranquillissimo, prendeva i suoi vestiti e se li infilava.
- Ti sei dimenticato del meet&greet? – Gerard guardò i ragazzi con aria terrorizzata e stupita.
- Cazzo! – fu la sola cosa che riuscì ad esclamare. Si allacciò i pantaloni in fretta e furia, infilandosi poi la prima felpa che gli capitò a tiro, mentre gli altri ridacchiavano. – che vi ridete…porca puttana, me n’ero dimenticato! – gli rivolse un dito medio, mentre con l’altra mano si calava un cappellino nero sulla testa. Arrivarono all’incontro con mezz’ora di ritardo. Nella sala ospiti del locale, un gruppo di ragazzi sedevano svogliati, chi a terra, chi arrampicato su una sedia, chi sul divanetto, ma, quando fecero il loro ingresso, tutti scattarono in piedi, come spinti da molle invisibili. Gerard notò subito un gruppo di ragazzine che lo guardavano adoranti. “Ecco la mia parte di lavoro…” pensò, seppur rivolse loro un sorriso, dei migliori che in quel momento riusciva a fare.
- Ciao ragazze.
- Hi… - mormorarono alcune di loro in un inglese stentato. Gli porsero i cd, le sue foto, e lui, diligentemente, le firmò, una ad una. Seguirono i soliti complimenti, “Sei bravissimo, sei bellissimo…” che Gerard accolse con il sorriso stereotipato che quella sera si era stampato in faccia. Foto di rito, quindi le ragazze s’allontanarono felici, rivolgendo la loro attenzione agli altri. Solo una, rimase nell’angolino, seduta sul divano, le gambe incrociate. Non si era accalcata con le altre, ma Gerard si era accorto che per tutto il tempo non aveva distolto lo sguardo da lui, e la cosa l’aveva messo alquanto in imbarazzo. Ma ciò che lo sorprese, è che lei non si girò nemmeno quando si accorse che lui stava ricambiando l’occhiata. Rimase impassibile, a guardarlo. Gerard la osservò. Indossava una giacchetta beige, il cappuccio col pelo che circondava un visetto paffutello, incorniciato da una cascata di capelli neri. Gli occhi castani, perennemente fissi si di lui, erano contornati di nero, seppur non eccessivamente, e notò che erano bellissimi, caldi, molto espressivi. A differenza delle altre, non indossava niente che potesse attirare l’attenzione. Nessuna gonna, o pantalone scosciato, un semplice paio di jeans, e delle All Star ai piedi.
- Ciao. – le disse lui, nel tentativo di scollare quegli occhi da sé.
- Ciao, Gerard. – rispose lei. E finalmente si alzò, districando le gambe, posandole a terra e avvicinandosi a lui. Gerard preparò il solito sorriso, pronto a ricever tra le mani un foglietto, una foto, e una penna. Ma lei non gli porse niente del genere, inclinò semplicemente il capo da una parte, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli, e si sedette accanto a lui.
- Vuoi fare una foto? – domandò, incerto, guardandola. Lei scosse il capo, e, dalla distanza a cui si trovava, Gerard notò che era arrossita.
- Volevo…volevo solo ringraziarti. – iniziò lei, in un inglese chiaro e sicuro. – Perché…che tu ci creda o no, mi hai salvato la vita, con la tua musica. – lo sguardo sicuro era svanito, gli occhi castani erano posati sul pavimento, ora. – Con la vostra musica. – si corresse poi. Le sue parole lo colpirono molto, non per quanto dicessero in sé, le aveva sentite altre volte. Ma per il tono in cui lei le pronunciò, colmo di una tristezza incredibile.
- Salvato la vita? – ripetè Gerard, osservandola, ma lei si alzò in piedi, un sorriso sul viso che, lui se ne accorse, riusciva persino ad essere più falso di quello che lo aveva accompagnato nella serata.
- Grazie. Grazie. – ripetè di nuovo, e, per un attivo, gli parve che lei fosse sul punto di scoppiare in lacrime.
- Ma… - cercò di dire, fermato da un cenno della mano di lei. All’inizio non capì, ma poi si accorse che era rivolto a una ragazza che veniva verso di loro.
- Allora Emy, sei riuscita a spiaccicare due parole? – le disse in italiano, ridacchiando, guardando poi Gerard. – Scusala, è un po’ così, è troppo emozionata! – gli disse in inglese, rivolgendogli un sorriso smagliante. Lui la guardò un po’ stranito, stupito dalla naturalezza con cui parlava. La osservò, come prima aveva fatto con l’altra ragazza. Indossava una minigonna nera e calze a rete infilate in degli anfibi di pelle. Sopra, una maglietta bucherellata. Era palese la differenza tra le due, sia caratteriale, che fisica, e Gerard non potè fare a meno di domandarsi se fossero amiche.
- Oh, no… - cercò di replicare, spostando di nuovo lo sguardo sulla ragazza che aveva sentito chiamare Emy. – Lei… - iniziò a dire, ma uno sguardo muto lo pregò di non dire niente, e si zittì. Cosa totalmente inutile, dato che l’altra ragazza non lo stava nemmeno ascoltando.
- Comunque, io sono Jenny. Piacere di conoscerti! – disse porgendogli la mano, per poi, quando lui le porse la propria a sua volta, approfittarne per schioccargli un bacio sulla guancia. – Dio, sono così felice! Ti adoro, lo sai? Sei quello che preferisco! La facciamo una foto insieme? – e, senza aspettare, gli circondò un braccio porgendo la macchinetta a Emy, che scattò loro una foto. Gerard si stropicciò gli occhi, allucinato dal flash, quindi guardò le due ragazze.
- E tu? – domandò a Emy. Le si avvicinò circondandole le spalle con un braccio, quindi disse all’amica. – Dai scattane una anche a noi! – Vide Emy strabuzzare appena gli occhi, non appena la sfiorò, e non potè non nascondere un sorriso, osservandola, con quell’espressione così imbarazzata. Fece per girarsi, e mettersi in posa, ma il flash era già scattato.
- Oh, vi ho preso un po’ così… - disse Jenny, chiudendo veloce la macchinetta, come a chiudere l’argomento. Gerard avrebbe voluto rifarla, voleva lasciare a quella ragazza un bel ricordo. Ma non potè aggiungere altro, venendo interrotto dal loro manager, che, chiedendo scusa ai fans, comunicava la fine dell’incontro. Lanciò un ultimo sguardo alle due ragazze, soffermandosi su Emy, quindi, dopo aver rivolto un saluto generale, uscì dalla saletta insieme agli altri.
  
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