21
Matt parcheggiò difronte all’Hard Rock Cafe.
Spalancai gli occhi e
sorrisi. Era da una vita che non ci tornavo, esattamente dal giorno in cui
avevo letto l’annuncio che i Faithless avevano
pubblicato. Pensai a quante cose fossero accadute da allora, a come la mia vita
fosse stata sconvolta dalla loro presenza, a come i rapporti con ognuno di loro
si erano creati e intensificati, a come mi fossi sentita finalmente amata dopo
aver vissuto da sola e senza affetto prima che loro si impossessassero del mio
cuore.
Una lacrima scese lungo la
mia guancia, solitiaria e colma di ricordi.
Matt se ne rese conto e si
voltò a guardarmi. “Liz! Perché piangi?”
Gli sorrisi. “Non sto
piangendo. Stavo solo pensando al giorno che lessi il vostro annuncio proprio
in questo posto. Da allora tutto è cambiato per me.”
“Spero in meglio” disse,
estraendo la chiave dal quadro.
“Certo che sì!” confermai.
Dopo esserci scambiati un
sorriso scendemmo dall’auto e ci dirigemmo verso il locale. Mentre camminavo mi
chiesi ancora una volta cosa intendesse Matt col dire ‘ti porto a vivere’.
Insomma, la sua affermazione mi aveva fatto riflettere. Ciò era inevitabile.
Non appena entrammo, mi
sentii immediatamente a mio agio: l’atmosfera era allegra, poiché una canzone
dei Guns ‘n’ Roses
risuonava nell’aria e la gente si divertiva a ballarla. Era paradisiaco! Mi
ritrovai a sorridere mentre Matt mi trascinava verso il bancone chiedendomi se
volevo qualcosa da bere.
Presi un drink analcolico e
mi sedetti su uno sgabello mentre il chitarrista si sistemò in piedi davanti a
me.
Si avvicinò al mio orecchio e
disse: “Spero non mi riconosca nessuno, sarebbe una bella seccatura.”
Risi. “Sarebbe divertente
vederti sommerso da ragazzine urlanti!” esclamai.
Mi rivolse un’occhiataccia ma
poi scoppiò a ridere.
Nel frattempo partì la
bellissima ‘Rebel Yell’ di
Billy Idol e io per poco non saltai dalla sedia.
Afferrai il braccio di Matt. “Dobbiamo andare a ballarla! Ti prego!” gridai.
Mi rivolse uno sguardo
divertito. Finì di bere e posò il bicchiere sul bancone. Poi mi afferrò la mano
e mi condusse al centro della pista.
Per un attimo mi sentii in
imbarazzo avvertendo tanti sguardi addosso. In effetti non ero il tipo di
ragazza che amava stare sotto i riflettori. Ma d’altronde ero là per
divertirmi, no? Avevo accettato di uscire con il mio amico, tanto valeva
approfittare dell’occasione per distrarmi un po’.
Presi le mani di Matt e
cominciai a muovermi a tempo di quella canzone che adoravo.
Lui fece altrimenti e prese a
fissarmi negli occhi, sorridendo nel modo più dolce possibile.
Trascorse diverso tempo nel
quale ci divertimmo a ballare e ridere come due matti, mentre un sacco di
musica fantastica veniva trasmessa dall’enorme impianto sistemato in un angolo
della sala.
Ad un certo punto mi ritrovai
a muovermi con le sue braccia strette in vita e notai che la cosa non mi
infastidiva più di tanto. Anzi, era piacevole.
Poi mi riscossi.
Cosa stavo facendo?
Mi bloccai fissando il mio
amico in viso.
Stavo definitivamente
impazzendo.
Non c’erano altre spiegazioni
se non quella.
Come potevo abbandonarmi tra
le braccia di Matt?
Lui non era il mio ragazzo.
Lui non era Michele.
“Devo andare in bagno, ci
vediamo tra un po’” dissi a Matt e mi allontanai da lui il più velocemente
possibile.
Cercai la toilette e mi ci
chiusi dentro sospirando.
Dovevo riordinare le idee e
subito.
Come potevo tradire in quel
modo il mio ragazzo? Non doveva accadere! Eppure io e Matt ci stavamo
divertendo, era tutto così bello, le sue braccia che mi stringevano erano così…
Così cosa?
Così estranee.
Sì, ma anche piacevoli e
forti.
Non potevo mentire a me
stessa: quel contatto mi era piaciuto, nonostante non sapessi perché.
Amavo Michele e su questo non
vi era ombra di dubbio.
Allora cosa mi aveva portato
a lasciarmi così andare con il mio amico? Semplicemente mi stavo divertendo.
Sì, doveva essere questa la spiegazione. Quando ci si diverte si può trovare
bello anche ciò che solitamente non si ritiene tale. No?
Be’, no.
Decisamente non è questa la
logica.
Mi maledissi per la mia
insicurezza e per i pensieri del cavolo che stavo elaborando. Dovevo
immediatamente tornare da Matt e comportarmi come se niente fosse, evitando
però che quell’abbraccio si ripetesse.
Così feci.
Rientrai in sala e lo
raggiunsi. Lo trovai che parlava con una bellissima ragazza.
Ebbi voglia di tornare ad
accucciarmi in bagno ma rimasi con i piedi ben piantati per terra ad osservarli
mentre chiacchieravano e si sorridevano. Poi un tipo muscoloso la raggiunse e
le cinse la vita con un braccio. Lei fece cenno verso Matt e il suo
accompagnatore gli strinse la mano facendo un sorriso ammirato.
Doveva trattarsi di due fan
dell’ex cantante dei Bullet for
my Valentine e io mi
ritrovai a tirare involontariamente un sospiro di sollievo.
Per un attimo avevo creduto
che Matt e quella ragazza… che loro…
E allora? E se puro Matt e
quella ragazza avessero avuto una relazione, a me che sarebbe importato? Io
avevo già il cuore occupato unicamente da Michele e non aveva senso preoccuparmi
per il mio amico.
Matt salutò i due e mi venne
incontro.
“Lo sapevo che avresti
incontrato qualche ammiratore” dissi, prendendolo in giro.
Mi scompigliò i capelli.
Dagli enormi amplificatori si
udirono le prime note di ‘You Shook
Me All Night Long’ degli AC/DC.
Ci guardammo complici negli
occhi e capimmo che non potevamo evitare di ballare quella canzone. Sapevamo
entrambi che era la nostra preferita di quel gruppo, perciò dovevamo
assolutamente renderla nostra in quel meraviglioso locale.
Ci avviammo a passo spedito
verso la pista e prendemmo a saltare insieme a un altro centinaio di persone
che come noi impazziva per quel pezzo.
Fu bellissimo: avvertii le
note penetrarmi nell’anima, gli strumenti vibrarmi in tutto il corpo, la voce
di Brian Johnson unirsi alla mia nel canto, le luci
illuminare Matt che sembrava completamente catturato dalla situazione proprio
come me.
Poi accadde qualcosa che
sconvolse il ritmo e l’andatura di tutto ciò che era accaduto fino ad allora.
Matt mi baciò.
E io baciai lui.
Mi strinse forte a sé e mi
donò tutto il suo amore, tutto ciò che gli avevo sempre negato di darmi, tutto
ciò che non aveva fatto altro che reprimere per mesi interminabili.
E io non seppi resistergli.
Non seppi dire di no alle sue labbra, non seppi respingere le sue braccia, non
seppi evitare il contatto con lui. Era come se anch’io, inconsciamente, non
avessi desiderato altro.
Fu elettrizzante finché durò.
Già, finché non tornai con i
piedi per terra e la testa smise di girarmi a causa di tutte le emozioni che
stavo provando.
Mi allontanai immediatamente
da lui e fu come se il tempo si fosse fermato, come se le luci si fossero
spente, come se la musica fosse cessata, come se tutti se ne fossero andati.
L’unica cosa che feci fu
schiaffeggiarlo, gridare un’imprecazione e scappare via.
Volevo che tutto fosse un
sogno. Stavo quasi per crederci ma la pioggia che batteva forte fuori dal
locale mi fece riacquistare la lucidità al cento per cento.
Non volevo assolutamente che
Matt mi trovasse così mi infilai nel primo palazzo che mi capitò a tiro e mi
accucciai all’interno dell’androne al riparo dal temporale. Rimasi là a tremare
dal freddo mentre vidi Matt uscire dal locale e chiamarmi. Poi salì in macchina
e se ne andò.
Io non mi mossi.
Non avevo il coraggio di
mettere il naso fuori dal mio nascondiglio. Avevo paura che il mondo mi
sputasse in faccia tutto il suo risentimento nei confronti del mio orribile
gesto.
Già, avevo sbagliato tutto e
mi facevo decisamente schifo.
Quando finalmente andai alla
ricerca di un taxi, la pioggia si era placata, ma un forte vento faceva
svolazzare i miei capelli e portava via tutte le lacrime che continuavano
interminabili a lasciare i miei occhi spenti.
Doveva essere un sogno.
Riuscii a malapena a
comunicare l’indirizzo di casa Jordison all’autista,
poi mi lasciai sprofondare sul sedile.
Avevo rovinato tutto.
Matt aveva rovinato tutto.
Quando misi piede dentro
casa, fui grata che Joey non venisse a parlarmi.
Mi trascinai a fatica in
camera e mi gettai sul letto.
Volevo soltanto dormire e
dimenticare ogni cosa.
Volevo soltanto dormire e non
svegliarmi mai più.
Prima di scivolare
definitivamente nel sonno mi pentii di essere stata felice dell’incontro con i Faithless. Se fossi rimasta per i fatti miei avrei evitato
di illudere e far soffrire tutti coloro che si erano fidati di me.