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Autore: HellenaMaezono    08/07/2012    0 recensioni
Il suo viso era diverso da quello di pochi mesi prima; le palpebre dei suoi occhi erano semichiuse, sotto di esse lo sguardo era sereno, rilassato nonostante le grida della nuova creatura che non accennava a calmarsi, mentre le labbra rosee, che spiccavano sulla pelle diafana, erano incurvate in un sorriso, cercando di rassicurarlo, di trasmettergli protezione; quella stessa protezione che a lei stessa mancava.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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* Titolo: Ожидание - Attesa

* Fandom: Axis Powers Hetalia

* Personaggi: Russia/Ivan Braginski; OC

* Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life

* Rating: Verde

* Note:

1.
Questa flashfic, come tutte le fic che ho già scritto e quelle che verranno, è basata sul corso delle mie roleplay. La ragazza ed il bambino di cui si parla sono dunque i personaggi che ruolo io. Chiedo venia se di Russia si potrà leggere poco o niente, ma prometto che arriverà presto una fanfiction su di lui scritta come si deve.
2. Ho cominciato a prendere la mano con le fanfiction e con EFP stesso, ma trovo molto più appagante scrivere fanfictions per farle leggere al maggior numero di persone possibile. Quindi, vi chiedo cortesemente di aiutarmi a migliorare e continuare a recensire e farmi sapere cosa ne pensate. Vanno bene anche commenti negativi, sebbene non siano offensivi nei confronti miei o di chicchessia.
3. Questa flashfic è composta in tutto da 483 parole.
Con quest'ultimo punto, grazie di aver letto questi brevi tre punti introduttivi. Buona lettura.

~ Ожидание ~

Sola a casa, teneva tra le braccia il suo piccolo fagottino, dondolandosi in avanti ed indietro per cullarlo.

Fuori dalla finestra della cucina il cielo si mostrava cupo e opprimente, illuminandosi di tanto in tanto quando ad ogni scoppio di tuono le nuvole venivano attraversate da scosse abbaglianti come a venir trafitte dal peggior dolore esistente al mondo.

La creatura tra le sue braccia era spaventata. Era il primo temporale a cui assisteva senza rendersene conto, al quale reagiva gridando più forte ad ogni rombo.

La giovane madre decise dunque di alzarsi e cominciare a percorrere il perimetro della stanza, attorno al tavolo, continuando a dondolare il nuovo nato e sussurrargli dolci parole rassicuranti.

Il suo viso era diverso da quello di pochi mesi prima; le palpebre dei suoi occhi erano semichiuse, sotto di esse lo sguardo era sereno, rilassato nonostante le grida della nuova creatura che non accennava a calmarsi, mentre le labbra rosee, che spiccavano sulla pelle diafana, erano incurvate in un sorriso, cercando di rassicurarlo, di trasmettergli protezione; quella stessa protezione che a lei stessa mancava.
Perché, senza quel fagottino che teneva tra le mani, anche lei avrebbe pianto. Ciò che più le mancava vedere erano gli occhi dell'uomo amato, sentire il contatto del suo corpo contro il proprio in un abbraccio caldo e consolatorio, come era spesso accaduto in passato proprio di fronte a quella finestra; quella dove si trovava lei in quel momento, quasi istintivamente, stringendo più forte tra le braccia la creatura che sembrava essersi chetata.
Abbassò lentamente lo sguardo verso il piccolo fagotto, scoprendo lentamente il viso paffuto del bambino avvolto al suo interno, dalle guance rosee ed il nasino arricciato in una smorfia proprio come usava fare suo padre al mattino presto, poco prima di svegliarsi.
E infatti eccoli aprirsi, quegli occhietti ametista. Confusi, eccoli guardare verso l'alto ed incrociare quelli della mamma, ricambiando il sorriso che ella continuava a mostrargli dolcemente, arruffandogli i capelli castani con la mano libera.
Ed ecco che in quel momento un raggio di sole filtrò attraverso il vetro di fronte a lei, inducendola ad alzare la testa.
Si, eccolo. Il sereno dopo la tempesta.
Prova evidente che dopo ogni cataclisma sarebbe sempre tornato a splendere il sole.
E lei era riuscita a superare l'ansia e la paura grazie al piccolo miracolo che il suo adorato marito le aveva donato.
Chiudendo gli occhi, pregò perché tornasse presto a casa sano e salvo, ringraziandolo per averle lasciato un dono così grande.
Infine, volse lo sguardo al bimbo che, liberato un braccino dalle copertine, l'aveva alzato verso la madre. E lei, sorridendo, aveva stretto e baciato la sua manina, prima di ricominciare a cullarlo.

 

«...si, Dimochka... papà tornerà presto.»

*Disse, strofinando il proprio naso contro quello del piccolo, già tanto somigliante a quello del padre.
Poi s'incupì, alzando ancora lo sguardo verso l'orizzonte e stringendo la manina del figlio nella propria.*


«...presto.»

   
 
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