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Autore: pleasenotsocheesy    08/07/2012    1 recensioni
Volevo prendere un caffè. Nero. Bollente. Un americano classico come me. Un caffè lungo ed amaro.
Lei invece voleva un cappuccino. Non le piacciono le cose amare. Nasconde il loro sapore sotto tonnellate di zucchero, litri di latte e possibilmente cioccolato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lei'
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L'ho conosciuta per sbaglio.

Volevo prendere un caffè. Nero. Bollente. Un americano classico come me. Un caffè lungo ed amaro.

Lei invece voleva un cappuccino. Non le piacciono le cose amare. Nasconde il loro sapore sotto tonnellate di zucchero, litri di latte e possibilmente cioccolato.

La vedevo da un po' ormai nella caffetteria. La vedevo con i libri sotto mano, la vedevo con la borsa pesante del computer. La vedevo fare sempre lo stesso rito. E contavo.

5. I secondi che passavano dal quando la barista chiamava il suo nome a quando prendeva il suo caffè. Mi chiedevo perché ci mettesse così tanto.

3. I secondi che impiegava a trovare lo zucchero che le piaceva. Quello semplice. Bianco come la sua pelle. Da cui si scagliavano i suoi capelli biondi.

2. Le bustine che metteva.

4. Le scotolate al barattolo del cioccolato in polvere che metteva nel suo cappuccino.

5. I mesi che l'osservavo.

Era lievemente ossessiva compulsiva. Faceva sempre la stessa cosa nel medesimo ordine, al medesimo orario.

Un giorno però non la vidi davanti a me nella fila. E neanche il giorno dopo. O la settimana dopo.

Pensai davvero che non l'avrei più rivista.

Ma dopo un mese. Eccola. Stavolta era dietro di me. E io mi attardai un sacco con il mio caffè aspettando che venisse il suo turno.

Quando il suo cappuccino medio fu pronto e il suo nome venne chiamato lo presi io e glielo porsi.

Le chiesi perché faceva passava sempre così tanto tempo da quando chiamavano il suo nome a quando rispondeva.

Lei mi sorrise. Era più scura del suo normale incarnato.

"Ogni giorno il mio nome viene cambiato" mi rispose con un accento diverso. Era straniera.

"E poi devo pur passare il tempo mentre aspetto che tu mi rivolga la parola" continuo.

Se ne andò. E io mi maledissi per non averle chiesto quale era il suo vero nome.

Ma il giorno dopo, mentre mi recavo nella caffetteria, lei non era in fila. Era fuori.

"Fai la fila con me?" mi chiese. "Ma ti prego inventa un nome diverso"

Ma la barista stavolta non me li chiese neanche i nomi. Si girò semplicemente verso il suo collega e gli riferì qualcosa. Pagammo separatamente anche se avrei voluto offrirgli il suo cappuccino. Non me lo permise.

"Josh e Cristiana" disse il barista.

Ecco perché tutti questi problemi. Cavolo se il suo nome era complicato.
                                                                                                                                                                
 
 
  
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