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Autore: Momoko The Butterfly    08/07/2012    1 recensioni
All’inizio, non avrebbe pensato che una semplice donna umana potesse scatenare in lui tanti affanni e cambiamenti, che gli facesse provare delle vere emozioni; le stesse che lui repelleva con tanto disgusto perché ritenute deboli e inutili.
Però, dopo averla conosciuta, qualcosa di lei lo aveva scosso. Era il suo sorriso, i suoi modi cordiali, la sua sincerità o i suoi occhi smeraldini illuminati dalla passione? Forse tutto, forse niente. Ma probabilmente Clara gli aveva solo ricordato i piaceri dell’essere umano, che lui aveva da tempo – forse volutamente – dimenticato.

La mia prima fanfiction, enjoy ♥
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allen Walker, Nuovo personaggio, Tyki Mikk, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
 Spesso ci si accorge che coloro i quali sono stati i nostri peggiori nemici, in realtà sono i nostri migliori alleati.

 
Tyki non poteva crederci.
Clara aveva rifiutato di diventare un Akuma, scatenando le ire del Conte, che adesso la voleva morta; aveva inoltre ordinato a lui di eliminarla.
Perché a lui? Perché non a Road, o a Jasdebi? Quei gemelli casinisti sarebbero di sicuro andati meglio.
Ma perché stava cercando tutte quelle inutili scuse? Forse, in fondo, non avrebbe voluto doverla uccidere. Però doveva. Aveva giurato fedeltà al Conte, e doveva obbedire a qualsiasi suo ordine.
 
Eppure, quando si vide affidato quel nuovo incarico, la sua reazione fu tutt’altro che da persona fedele.
Si era alzato e, nel silenzio generale, se n’era andato su per le lunghe scale del salone, sparendo nei suoi corridoi limitrofi.
La nipote lo aveva guardato andarsene con un sorrisetto strano in volto, mentre Cheryl aveva fatto una faccia perplessa al Lord del Millennio, il quale non aveva osato per nulla aprir bocca.
Che si fossero sorpresi era dir poco.
Tyki invece, senza che le reazioni dei famigliari potessero minimamente toccarlo, era salito fino ad una stanza che usava solitamente quando dormiva dal fratello alla Villa.
Aveva camminato fino al letto e poi ci si era buttato sopra di peso, tirando un lungo sospiro rassegnato e volgendo lo sguardo al soffitto; sembrava un oracolo pronto a suggerirgli la cosa migliore da fare.
In quel momento, avrebbe preferito combattere contro cento esorcisti tutti insieme, piuttosto che ammazzare una comune donna umana. Come quando ogni cosa ti sembra migliore in confronto a quella che realmente dovresti fare…
Ma forse, il problema non stava nel fatto di doversi sbarazzare di una donna normale, bensì di Clara Evans, una giovane ragazza che, per lui, non era solo una comune donna umana. Si era accorto, a distanza di molto tempo, di volerle bene…
 
Il Conte, Road e Cheryl, però, non la pensavano allo stesso modo.
Già da qualche mese si erano accorti dello strano attaccamento che il Noah del Piacere provava nei confronti della donna. E il Lord del Millennio in un primo momento pensò di aver sbagliato ad affidare la sua eliminazione proprio a lui, ricredendosi poi in seguito. Ucciderla, per lui avrebbe significato rifiutare ancora una volta i sentimenti umani, rafforzando il suo Noah e aiutandolo a concentrarsi maggiormente sulla loro reale missione.
Sperava che tutto filasse liscio, e che non ci dovessero essere delle macchie che lui avrebbe sicuramente cancellato nel caso fossero sorte.
Road era rimasta piacevolmente stupita. Era curiosa di vedere come si sarebbe comportato lo zio, e ovviamente sperava che lui la uccidesse. Il timore però che potesse non farlo era sempre presente. Conosceva Tyki e sapeva bene quanto era attaccato al mondo umano. Per lui rifiutare i sentimenti a essi appartenenti non era facile, come non sarebbe stato facile uccidere una donna per la quale stava solo iniziando a provare qualcosa.
Decise perciò di salire le scale, una volta resasi conto che il padre e il Conte erano tornati ai loro affari quotidiani senza interessarsi troppo agli avvenimenti appena successi.
Percorse il lungo corridoio in penombra illuminato dalle candele appese ai muri e infine si soffermò di fronte alla porta del terzo apostolo.
Bussò, ma non sentì alcuna risposta giungerle dall’altra parte. Allora tentò di aprire la porta; era aperta.
Una volta entrata però, si accorse di una cosa; Tyki non c’era più.
La finestra era chiusa, ma questo era normale. Essendo il Noah del Piacere, poteva benissimo essere passato da un muro, o dal pavimento, senza neanche sfiorare l’ipotesi di scappare dalla finestra aprendola. Sarebbe stato piuttosto inutile da parte sua.
Road si diresse alla finestra, la aprì e vi si affacciò: la luna illuminava i campi e i contorni della città in lontananza come un vecchio quadro dalle curve morbide. Si appoggiò sul davanzale con i gomiti e osservò prima il paesaggio, poi il grosso satellite che lo illuminava di luce riflessa e argentea.
- Game start – sussurrò, con un sorrisetto malizioso. 

Il mattino dopo, a Tyki venne offerto di pranzare alla villa della giovane Clara.
“Sarebbe un’occasione perfetta” pensò mentre si trovava nella carrozza che lo avrebbe portato a destinazione.
Alla fine, aveva deciso: la sua identità di Noah e alleato del Conte del Millennio e i suoi obblighi in quanto tale, erano di gran lunga superiori ai sentimenti personali. Aveva intenzione di farla finita, ma senza alcun divertimento. L’avrebbe uccisa, e basta. Senza troppa scena e senza rimpianti.
Stava male. Forse si trattava dell’affetto per Clara che gli premeva sul petto e tentava di fermarlo, in lacrime. Pensava che se l’avesse eliminata, quella pressione spaventosa sarebbe sparita e lui sarebbe tornato alla sua normale vita.
Cacciare Esorcisti, recuperare i frammenti di Innocence, cercare il Cuore… e portare così il mondo intero verso la disfatta.
Era deciso. Sì, era la cosa giusta da fare. La migliore.
Si sentiva assolutamente, inderogabilmente deciso. Nulla lo avrebbe fermato.
 
Tranne, ovviamente, il viso di Clara Evans che, una volta arrivato, lo accolse come un sole mattutino fa sulle colline buie. E Tyki ne venne abbagliato.
In quel momento, ogni esitazione, ogni dubbio e incertezza… tutto tornò, in proporzioni assai maggiori, a premere sul suo cuore.
Tirò fuori un fazzoletto dal taschino e si asciugò la fronte, leggermente sudata a causa della tensione.
- Bentornato, Lord Mikk – lo accolse la giovane con un sorriso.
“Smettila di sorridere…” imprecò mentalmente il Noah. Ogni sorriso sembrava essere una pugnalata sulla sua coscienza.
Ormai non si stupiva più di tanto, della sua reazione a tutto ciò. Sapeva di volerle bene, sapeva che ucciderla sarebbe stata la cosa più difficile da fare in anni e anni di lavoro.
Le prese la mano, la baciò.
- Madame – disse.
Clara arrossì. Adorava il tono della sua voce quando la chiamava a quel modo.
Attraversarono la collina, per l’ultima volta. Entrarono nella villa, per l’ultima volta.
George il maggiordomo li condusse nella enorme sala da pranzo, splendente sotto i raggi del sole e delicata quanto un vaso di porcellana. Gli stessi che adornavano e decoravano con immensa finezza l’intera stanza.
Al centro, un lungo tavolo di legno scuro elegantemente apparecchiato attendeva i due giovani, che di presero posto senza esitazione.
Clara si sedette a capotavola, mentre Tyki dalla parte opposta a lei. A quel punto la giovane disse:
- La prego, si sieda al mio fianco. Gradirei chiacchierare tranquillamente con lei, senza dover parlare necessariamente ad alta voce.
Nonostante fosse un’usanza non prevista, Tyki acconsentì in silenzio, prendendo posto sulla sedia immediatamente alla sua destra.
A quel punto, una fila di camerieri servì i piatti, e i due nobili iniziarono a mangiare, in silenzio. Sarebbe stata sia la prima che l’ultima volta che pranzavano assieme.
Il Noah afferrò un boccone con la forchetta, e poi si bloccò ad osservare il proprio piatto con aria assente.
Clara lo notò, e si affrettò a riportarlo alla realtà.
- C'è qualcosa che vi turba? - domandò.
Tyki si scosse; sollevò lo sguardo verso quello della giovane e rispose con un sorriso sforzato:
- Nulla nulla, non si preoccupi.
- E' preoccupato per qualcosa? - tornò a domandare la padrona della villa.
A quanto pareva la sua espressione lasciava intendere benissimo le sue angosce.
- Be', a dire la verità, sì - ammise il terzo apostolo.
Clara mollò le proprie posate accanto al piatto.
- Ne vuole... parlare? - chiese, premurosa.
Tyki cedette. Si decise quindi a chiederle consiglio.
- Se le dicessero di fare qualcosa che non le va a genio, come pensa che reagirebbe?
La giovane fece un'espressione piuttosto stupita.
- Oh, io? - esclamò, indicandosi - Be', non la farei. Una persona è libera di decidere da sé cosa fare e chi essere. Chi ci impone qualcosa che non vogliamo non merita la nostra fiducia, né la nostra approvazione. In fondo, lei è piuttosto importante tra gli aristocratici, per cui non penso che debba necessariamente prendere ordini ed eseguirli, se questi non la soddisfano.
Il Noah del Piacere rimase assai colpito da quelle parole. In effetti, nonostante lui fosse un Noah e facesse tutto ciò che gli chiedeva il Conte del Millennio, non aveva alcun obbligo che gli imponeva di obbedirgli ciecamente. Anche lui possedeva - se ne era reso conto - dei sentimenti, che mai aveva potuto toccare con mano propria a causa dell'influenza del suo lato nero.
Si era innamorato di Clara e non voleva ucciderla. Voleva invece continuare a vederla, a parlarle, a passare i pomeriggi in sua compagnia; voleva continuare a udire la sua voce, a specchiarsi in quei suoi grandi occhi smeraldini e brillanti, a vederla arrossire e a sentirla ridacchiare timidamente.
Poteva anche essere un Noah, ma mai si sarebbe scordato di essere anche umano, e mai si sarebbe scordato i suoi principi.
Non avrebbe mai nemmeno sfiorato le persone a cui voleva bene, e al diavolo le conseguenze!
 
- La ringrazio molto, Clara - disse, con un sorriso più rilassato e ora senza dubbi.
- Mi ha... mi ha appena chiamato per nome... - osservò Clara, piacevolmente sorpresa.
- Lo so - confermò Tyki, senza smettere di sorridere - Se le fa piacere, può farlo anche lei.
La giovane arrossì vistosamente.
- Oh, no no... Sarebbe disdicevole - disse scuotendo la testa a destra e a sinistra.
- Non si preoccupi. Tanto, siamo tra amici... giusto?
Il colorito della donna aumentò notevolmente.
 Sì... giusto... - sussurrò, con le mani che si stringevano al bel vestito rosso vivo, nel tentativo di vincere l'imbarazzo - ... Tyki. 

Alla fine, Tyki stava viaggiando nuovamente a bordo della propria carrozza.
Clara era ancora viva.
E lui sarebbe stato nei guai. Ma non gli importava poi molto.
Era felice. Sapeva di aver fatto la cosa giusta. Non doveva pentirsi di nulla. Doveva essere fiero di sé stesso.
La vettura sobbalzò, riportandolo alla realtà e costringendolo a guardare fuori dal finestrino: si stava annuvolando all'orizzonte.
La sua mente si perse laggiù, tra ricordi del passato e previsioni future.
Chissà come il Conte l'avrebbe presa.
Dopo averci ragionato molto, aveva deciso di non essere più un suo subordinato. Aveva rinunciato a troppe cose importanti, e se avesse continuato si sarebbe ridotto sicuramente come lui: un orrendo pagliaccio grasso e grosso, a cui non importava nient'altro se non la fine del mondo.
Voleva dire basta a tutto, farla finita. Voleva tornare dai suoi amici in miniera, riprendere la sua vita di vagabondo in buona compagnia; e voleva anche poter continuare a vedere Clara.
 
Un altro sobbalzo. Tra poco sarebbe arrivato.
Cosa avrebbe detto? Come lo avrebbe detto?
Poteva già scorgere la punta del tetto della villa, che si scopriva ad ogni secondo un po' di più. Le finestre erano accese.
Sentì la carrozza rallentare lentamente.
Si fermò di fronte al grosso cancello. In quel momento gli pareva di stare andando lentamente al patibolo.
Scese, respirò a pieni polmoni l'aria fredda che sapeva di pioggia.
Le sue gambe si erano irrigidite. Tyki si soprese.
Significava che aveva paura? Tsk! Lui, avere paura! Figuriamoci!
Si diede un contegno e cominciò ad avanzare. Superò il cortile costeggiato di siepi, salì le bianche scale di pietra e si fermò infine di fronte all'immenso portone di legno scuro.
Esitò, infine bussò, dapprima piano, poi con più decisione.
La porta si aprì, e Road apparve sulla soglia, pimpante più che mai.
Sembrava una tipica scena della sua famiglia: lui che tornava dopo una missione; la Noah del Sogno che, puntualmente, aveva terminato la propria prima di tutti e che andava ad aprirgli tutta contenta e curiosa di sapere com'era andata. Lui entrava, salutava Cheryl e Trisha. Cenavano assieme, poi la donna andava a dormire e i tre apostoli avevano poi la serata libera per discutere di affari segreti.
Tutto ciò non sarebbe continuato ancora per molto. Sarebbe finito quella notte stessa.
- Yo Tyki! – esclamò Road, afferrandolo per una mano e esortandolo ad entrare.
Il Noah del Piacere si lasciò tirare all’interno, per poi richiudere il grosso portone alle sue spalle…
 


 

“No, non ho nulla di cui pentirmi” concluse Tyki, mentre osservava ancora la luna come uno specchio che rifletteva i suoi ricordi.
 
Nell'oscurità della foresta, il Noah del Piacere udì un improvviso fruscio provenire da ovest. Voltò lentamente la testa in quella direzione e scrutò le tenebre: non vide nulla.
Tornata la calma, riportò il volto allineato al corpo ed emise un profondo sospiro, mentre sentiva gli occhi farsi pesanti.
Ma pochi secondi dopo, il medesimo fruscio parve risvegliarlo. Si voltò nuovamente, e questa volta gli parve di scorgere uno scintillio candido in mezzo al nero della notte.
Subito dopo, una voce; una voce fin troppo famigliare, che si faceva sempre più vicina, e con essa dei passi misurati e attenti.
Resosi conto della situazione a cui andava incontro, Tyki cercò di alzarsi usando come punto d'appoggio il tronco della grossa quercia. Ansimò. Poi smise, assumendo un espressione quanto più impassibile possibile.
"Non pensavo che avrei fatto un simile incontro..."  pensò, drizzando la schiena e sistemandosi la tuba sulla testa.
Le ferite gli dolevano ancora molto; se avesse potuto si sarebbe piegato in due dal dolore, ma non poteva. Non in quella circostanza.
Il fruscio si fece ancora più forte, fino a che, dalle tenebre, emerse la figura di un ragazzo. Nonostante fosse notte fonda, i suoi capelli bianchi come la neve pura parevano risplendere. Indossava una divisa nera bordata di rosso e decorata in oro, con una croce del medesimo materiale appuntata sul petto.
Quando la luce della luna lo illuminò, sul volto apparve in un breve flash una cicatrice lunga tutto l'occhio sinistro, che terminava fin sopra esso con un pentacolo.
Come vide il Noah, si bloccò, interrompendo i suoi passi.
Strinse lo sguardo per mettere a fuoco, e subito esclamò:
- Tyki Mikk!
Tyki sorrise, malevolo.
- Ci si rivede, Shounen.
Il ragazzo serrò i denti e gli ringhiò:
- Che ci fai qui?
- Nulla di particolare.
- Sei qui per l’Innocence? – gli domandò in cagnesco il ragazzo albino.
“Innocence…?” si chiese il Noah. Quindi lui era lì per quello?
- Se ti dicessi di sì, che cosa faresti? – lo stuzzicò.
La comparsa di Allen Walker capitava proprio a fagiolo; terminare il gioco con un avvincente scontro con un Esorcista. Lui di solito li uccideva, li mieteva come fa la morte con la sua falce; questa volta invece sarebbe stato diverso.
 
Allen, a quella evidente provocazione, attivò la sua Innocence; un manto bianco bordato di pelo lo avvolse come un abbraccio, mentre una maschera piuttosto insolita fece capolino sotto al collo. Le dita della sua mano sinistra, la sua arma anti-Akuma, divennero lunghe e affilate, come degli artigli, mentre quelle della destra bianche e tonde, quasi indossassero un guanto.
I suo capelli candidi si divisero sulla fronte, scoprendola e lasciando intravedere la cicatrice maledetta su di essa.
Dopodiché, si mise in posizione di attacco.
- Finalmente potremo terminare la nostra sfida cominciata sull’arca – disse Tyki, con finta enfasi– Preparati a morire.
- Preparati tu! – ribatté l’esorcista  albino scagliandosi contro di lui a tutta velocità.
Inevitabilmente, il Noah del Piacere evocò una Tease, trasformandola in uno shuriken lucente, che usò per parare il colpo, respingendolo con forza all’indietro.
Ci fu un breve lampo violaceo nella foresta, che si estinse quasi subito.
Allen scivolò all’indietro, sollevando un gran polverone e creando una lunga scia di terra davanti a sé.
Subito dopo, Tyki avvertì un dolore acuto al fianco, su cui aveva fatto leva per difendersi; una gocciolina di sudore scese lungo la fronte, bollente.
Tuttavia, non ebbe il tempo di fare nulla che l’Esorcista gli fu di nuovo addosso. Lui, prontamente, parò il colpo.
- Combatti più seriamente – gli disse, mentre lo scaraventava via in malo modo.
Evocò poi una  miriade di Tease nere, avvolte da un alone viola. I Golem si ammassarono tutti a mezz’aria, per poi dirigersi minacciosi verso Allen.
Il mantello di questi si animò improvvisamente, risplendendo nell’oscurità e deformandosi fino a diventare gigantesco. Successivamente, un lembo gli si allungò più degli altri, scagliandosi verso le Tease e distruggendole con facilità.
Le piccole ma numerose farfalle nere caddero come petali sull’erba, esplodendo e sollevando polvere e sassi. E in mezzo al buio della notte il Noah del Piacere non si vide arrivare una striscia bianca e lunga che attraversando la nube polverosa gli cinse strettamente il busto, e con esso le braccia.
Venne quindi sollevato da terra e trascinato velocemente in mezzo alla polvere, per poi incontrare la figura dell’esorcista, il quale gridò: - Crown Belt! – mentre lo scaraventava a terra con violenza.
Mentre il fumo lentamente si diradava, Tyki s’inginocchiò sull’erba, avendo le braccia legate e la mente annebbiata. Maledizione, gli mancavano davvero le forze!
Tossì un po’ di sangue per terra e ansimò, allo stremo.
Ormai la fine era vicina, ma lui non si era potuto divertire per niente.
Intanto, Allen Walker si era avvicinato lentamente al suo nemico, e lo guardava dall’alto in basso. Tyki sollevò lo sguardo, languido, piegando poi le sottili labbra in un debole sorriso.
- Sembra che tu abbia vinto… Shounen… - mormorò, per poi cedere al dolore e accasciarsi a terra.
L'albino lasciò la presa sul Noah, che respirò a fondo sentendosi finalmente libero. Poi si chinò su di lui.
Possibile che avesse già vinto?
- Tyki... - lo chiamò piegando la testa di lato nel tentativo di scorgere il suo sguardo. Purtroppo, aveva gli occhi chiusi.
- Tyki! - lo chiamò ancora, e ancora. Ma non ricevette nessuna risposta.
Che fosse una trappola, un vile scherzo? Era impossibile che lo avesse battuto con tanta facilità!
Provò a scossarlo leggermente, poi a voltarlo. E quando gli afferrò le spalle, ritrasse la mano immediatamente per lo spavento: aveva appena toccato qualcosa di freddo e bagnato.
Si portò la mano sporca vicina al viso, sfregando tra loro l'indice e il pollice e scoprendo così che su di esse si era depositata una sostanza appiccicosa e... nauseabonda.
Portandosela al naso, infatti, scoprì che si trattava di...
- ... Sangue?
Lui non aveva inflitto nessun danno tanto grave a Tyki da causargli una perdita di sangue così abbondante.
Con una certa fatica - il Noah del Piacere era piuttosto pesante per lui - lo trascinò fino alla quercia, adagiandocelo contro.
Sotto alla tenue luce della luna, l'albino vide le sue ferite e il suo volto pallidissimo, perennemente piegato in un espressione sofferente.
Lo chiamò ancora.
- Tyki! Tyki!
Lo scosse nuovamente, e questa volta lo vide schiudere piano gli occhi lucidi.
Allen parve quasi sentirsi sollevato da quella reazione, benché non ne comprendesse appieno il motivo.
Il Noah, come vide l'esorcista accanto a sé, sorrise, divertito.
- Che sciocco... - mormorò, con un fil di voce - ... Hai l'occasione di far fuori un Noah... e lo soccorri... Credi che voglia... la tua pietà... Shounen?
- Non è pietà - rispose prontamente l'esorcista con tono duro, mentre allungava una mano verso il frac, per aprirlo. Però, si ritrovò il braccio bloccato dalla presa di Tyki, che lo strinse con tutte le sue forze, bloccandolo.
- Lasciami! - si divincolò, irritato.
- No... - gli rispose l'altro, senza accennare a mollarlo.
Ma Allen, roteando il braccio velocemente, si liberò dalla morsa, rimettendo le mani a posto.
Tyki invece poggiò la sua sulla ferita al fianco, trovando un po' di calore in più.
L’albino non demorse.
- Chi ti ha ridotto così? – domandò, con un tono di voce più calmo e tollerante, ma pur sempre duro. In fondo, lui era un Noah, e assumerci tutto d’un tratto un atteggiamento gentile non era proprio di un esorcista quale lui era.
- Ha davvero… importanza? –mormorò Tyki, riluttante a parlare – L’unica cosa… che conta… è che il nemico muoia…
- Non è stato un esorcista, giusto? – provò a indovinare Allen, come se non avesse minimamente udito le parole dell’altro.
Sapeva bene che l’avvistamento di un Noah era un fatto eclatante che faceva, nel tempo di pochi attimi, tutto il giro dell’Ordine Oscuro. Se un esorcista ne incontrava uno, mandava immediatamente un segnale con il proprio golem, ancora prima di iniziare a fronteggiarlo. Questo consentiva al Supervisore Komui Lee di inviare i rinforzi necessari o, se necessario, di dare ordini direttamente all’esorcista interessato sul da farsi.
- Sei perspicace… Shounen… - confermò Tyki, capendo di non potergli nascondere nulla - Ma anche se… te lo dicessi… cambierebbe qualcosa? Rimango sempre un Noah… non dimenticarlo…
 
A quel punto, Allen perse ufficialmente la pazienza. Ne aveva avuto abbastanza dei continui rigiri di parole di Tyki e del suo stressante fuggire alle sue domande.
Si era accorto che lui stava facendo così per provocarlo, ma cercò di non darlo a vedere.
Afferrò quindi il braccio con il quale si stava stringendo la ferita, lo scostò con pochi convenevoli e gli aprì il frac, scoprendo la pelle lacerata e sporca di sangue; inorridì appena. Mettevano sempre una certa soggezione le ferite profonde come quella.
Si sentiva uno stupido incosciente, ad aiutare un Noah, un suo nemico… Anche se sentiva che quella faccenda sapeva di menzogna e mistero, dentro di sé la convinzione che doveva farlo si faceva sempre più grande.
E Tyki non oppose più resistenza quando sentì il caldo tocco delle mani dell'albino sulla propria pelle, delicato e forte. Questi si era strappato parte della divisa e l'aveva usata per tamponare le ferite del Noah.
- Che sciocco... - sorrise divertito Tyki - Ma è inutile...
Allen non gli diede ascolto; scrollò le spalle e continuò a premere il pezzo di stoffa sulla ferita al fianco.
- Di' la verità - disse solo, concentrato sul suo lavoro.
Il Noah del Piacere lo guardò a lungo, poi mormorò:
- Perché... lo fai?
" E perché continui a rispondere alle mie domande con altre domande?" Pensò l'esorcista, seriamente intenzionato a dirglielo sul serio; ma si trattenne.
- Perché anche tu ha delle persone che aspettano il tuo ritorno - rispose invece, con un tono di voce più deciso e meno duro. Che si stesse abituando a Tyki e lo considerasse una presenza non pericolosa?
Intanto cambiò ferita, passando a quella sulla spalla.
Il Noah gemette piano di dolore, zittendosi però quasi subito: non voleva certo apparire debole proprio davanti a lui! Inoltre, non voleva dirgli che aveva perso i suoi amici; sarebbe potuto apparire sentimentale, e questo non lo voleva assolutamente. Non davanti a un esorcista, almeno.
 
Passarono diversi attimi, alla fine dei quali Allen udì la flebile voce del Noah del Piacere dire:
- Il Conte…
L’esorcista si girò di scatto verso di lui e fece, confuso:
- Cosa?
Tyki inspirò profondamente e ripeté:
- E’ stato… il Lord del Millennio…
Non che avesse improvvisamente cambiato idea su Allen, con quell’affermazione; voleva solo vedere come avrebbe reagito sapendo la verità. Si trattava di semplice e pura curiosità, come quella dei bambini. Sarebbe stato abbastanza divertente vedere come si sarebbe comportato di conseguenza il ragazzo.
E infatti, Allen sbiancò.
Come poteva, il Conte, avere fatto una cosa simile ad uno dei suoi alleati?!
Le sue iridi si ridussero a due puntini minuscoli, e le sue mani tremolarono lievemente.
Tyki si beò di quella sensazione di terrore che aveva invaso l’esorcista e ridacchiò sommessamente, piacevolmente divertito.
- Perché ridi? – sbottò l’albino, ancora scioccato per l’amara scoperta.
- Ci deve essere… un motivo? – mormorò il Noah recuperando il fiato - Mi fai ridere…
- Cos’è che ti fa ridere di me? – domandò irato l’altro. Ma come diavolo faceva a ridacchiare in una situazione del genere?!
- Per te… un compagno che muore… è orribile… giusto? – fece Tyki - Ma per noi... non significa niente...
- Ma Road ha detto che... - cercò di ribattere l'esorcista, con voce tremolante.
- Road... è Road. Noi... siamo la sua unica famiglia... - disse duro invece il Noah - Se però... uno di noi... muore... viene solo sostituito... e si ricomincia...
Allen non poteva credere alle proprie orecchie. Stava venendo a conoscenza di troppe brucianti verità, e tutte in una volta sola.
Sentiva uno strano formicolio dentro la pancia. Il sentore di dover fare qualcosa, senza sapere che cosa. Il suo corpo gli stava dicendo di agire. Ma come? Lui non lo sapeva.
- E poi chiamate noi posseduti... - riuscì solo a bofonchiare - Voi sembrate invece dei vecchi giocattoli in possesso al Conte.
Già. Esseri vuoti, senza volontà, sempre sul punto di rompersi; proprio come dei vecchi peluche, pronti a morire come insetti, per poi rinascere sotto diverso aspetto, ma alimentati dalla stessa sete di sangue di esorcista.
Be', a pensarci bene, anche loro all'Ordine, erano parecchio simili. Erano i giocattoli di Dio che lottavano tra di loro, pronti a venir sostituiti da un momento all'altro al minimo cenno di incrinatura.
Se uno di loro - sia Esorcisti che Noah - moriva, subito ne arrivava un altro.
Era triste a pensarci; in fondo erano tutte pedine di una guerra che era sempre stata nelle mani di pochi, misteriosi capi.
- Non siete in grado - aggiunse, alzando il tono di voce - Di pensare con la vostra testa?
I pensieri dovevano averlo animato, in qualche modo. Sembrava più energico, determinato a superare tutte le difficoltà.
Ma poi la risposta di Tyki lo fece trasalire:
- Be'... Io l'ho fatto...

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♣ Angolo di Momoko 

Momoko: *appare all'improvviso* Salve salvino gente! *le arriva un vaso di fiori in testa* Ok ok, lo so che sono passati anni e anni dall'ultimo aggiornamento. Ma vedete, in questi giorni mi sono drogata di Kuroshitsuji/Black Butler, e ho avuto anche una fugace storia d'amore con Sebastian e Grell (contemporaneamente).
Ma ora sono tornata, con nuovi adepti (trad: vittime) per le mie fanfiction, che sicuramente scriverò e pubblicherò a breve. Ne ho già in porto una, spero di potervela proporre il più presto posssibile e che possa piacervi naturalmente^^.

Riguardo a questo capitolo... be'.... c'è da dire che il luuuuungo flashback è finito e ora la storia può procedere tranquillamente. Ci sono un bel po' i questioni in sospeso, che spero di essere in grado sbrogliare nella maniera migliore. Ovviamente, spero anche in un giudizio sempre più imparziale di voi lettori, per aiutarmi a migliorare!
*con in sottofondo la musichina delle anteprime dei nuovi episodi di D. Gray-man in sottofondo* Ora che succederà a Tyki? E cosa deciderà Allen? Lo scoprirete nella prossima puntata! *fine musichina* xDD
Saluto ancora Nuirene, Acquamaryne (con cui mi scuso per il ritardo nel commento del suo ultimo capitolo) e Guchan. E ringrazio anche tutti voi lettori anonimi! Già il fatto che l'avete letta per me è una conquista :D 
Bene, ora vi lascio, vado a ingozzarmi di Nutella *prende barattolo e cucchiaino*.

A presto,

Momoko.

   
 
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