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Autore: nuttyshake    08/07/2012    2 recensioni
"La prima volta che ti ho vista, non è stato un gran giorno. Eri stata pescata per la mietitura e, anche se non ti conoscevo, ero in pena per te. Mi sembravi così fragile che l'unica cosa che volevo fare era abbracciarti. Capita spesso che un mentore si affezioni a un Tributo, ma tu hai dato un nuovo significato alla vita. Alla speranza." La storia di Finnick e Annie. SPOILER PER CATCHING FIRE E MOCKINGJAY.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il giorno della mietitura per i settantesimi Hunger Games è così caldo e secco che penso che tutti preferirebbero andare in spiaggia o pescare piuttosto che ritrovarsi tutti qui, riuniti nella piazza principale.
Se non sapessi di essere completamente fuori pericolo, probabilmente adesso sarei uno di loro, una di quelle figure con addosso il loro vestito più elegante, terrorizzata all'idea di sentire il proprio nome venire pronunciato entro qualche minuto, seguito solo dal silenzio che indica l'assenza di volontari disposti a prendere il mio posto.

Per nostra fortuna il Distretto 4, oltre a essere ricco di pesce, vanta anche un considerevole numero di Favoriti, persone ben addestrate alla guerra fin da piccole che, a una certa età, si offrono volontari per gli Hunger Games, salvando la pelle ai ragazzi estratti, ed è una fortuna che, oltre a noi, hanno solo il Distretto 1 e 2; probabilmente nei Distretti più sfortunati la tensione è ancora più alta, ma anche qui possono venire estratte persone troppo giovani o non adatte ai giochi. Nel Distretto 4 è considerato un onore offrirsi volontario e partecipare agli Hunger Games per ricoprire il Distretto di fama e ricchezza. Per i Favoriti è solo questo che sono: un gioco. Un gioco per dimostrare di essere i migliori e portare fama e gloria al proprio distretto. Solo quando si ritrovano con un coltello puntato alla gola o con un ibrido che li insegue capiscono di rischiare la vita. Io lo so, ci sono passato anch’io.

Quando fui estratto per partecipare agli Hunger Games, avevo solo 14 anni e nessun Favorito si offrì di prendere il mio posto. Per fortuna, avevo ricevuto un addestramento sufficiente per cavarmela negli Hunger Games e addirittura vincere la sessantacinquesima edizione. Ma alcuni di questi ragazzi potrebbero non essere così fortunati.

Ai passati vincitori, come me, spetta il compito di fare da mentore ai futuri tributi, e come ogni anno dalla mia vittoria toccherà a noi mentori procurare sponsor ai nostri tributi e tenerli in vita in ogni modo.
La scorta del Distretto 4, una donna di Capitol City di nome Dee, con un'orrenda parrucca color blu, un abito di seta viola finissima ricoperto di lustrini argentati e dei tacchi così alti che sembra debbano spezzarsi da un momento all'altro, fa il suo ingresso sul palco, mostrando il suo sorriso smagliante al pubblico che subito trattiene il fiato, capendo ciò che sta per seguire.

"Benvenuti a tutti, e felici Hunger Games! Possa la fortuna essere sempre a vostro favore!" trilla con voce squillante nel microfono con un insopportabile accento di Capitol City.
Segue un discorso lungo e noioso sull'importanza degli Hunger Games e sulla loro storia, sui Giorni Bui e le rivolte nei Distretti di tanti anni fa. Credo che tutti i cittadini sappiano la storia a memoria, dopo tanti anni, perfino i più piccoli.
Le due bocce di vetro sono già sul palco, e vedo molti bambini che le guardano impauriti, come se fossero maledette, il che non è lontano dalla realtà. A chiunque appartenga il nome che verrà estratto da quelle bocce, so che la sua vita non sarà più la stessa, che vinca o perda gli Hunger Games.

Dee si avvicina alle bocce e il pubblico ammutolisce ancora di più, se è possibile. "Prima le signore."
E'come se Dee li stia prendendo tutti in giro. Se proprio gli abitanti di Capitol City volessero essere cortesi con le ragazze, non dovrebbero farle partecipare agli Hunger Games. Stessa cosa per i ragazzi e per i bambini. Ho vissuto in prima persona la cattiveria di Capitol City e nessuno di questi ragazzi di fronte a me si merita la stessa cosa. Non mi importa che in questo stesso Distretto ci siano persone tanto malate di mente da firmare un contratto di morte solo per mettersi in mostra.
Dee infila la mano nella prima boccia, quella contenente i nomi delle ragazze, e la gira e rigira in cerca del biglietto giusto. Quando finalmente lo sceglie e lo afferra, lo mostra a tutti.

Lo srotola. Io stesso trattengo il fiato. La tensione è palpabile, anche tra i mentori. Quando Dee parla, la sua voce è forte, chiara, e anche piuttosto allegra, come se si stesse prendendo gioco della sfortunata. Non riuscirò mai ad accettare tutto il sadismo di Capitol City, la loro felicità nel vedere la gente soffrire e morire.
"Annie Cresta."
Per il secondo che segue, il silenzio è quasi innaturale. Poi metà del pubblico si scioglie in sospiri liberatori. Loro ce l'hanno fatta, sono salvi per un altro anno e possono continuare ad allenarsi. Ma c'è un certo movimento nella parte destra della folla, che si scosta per fare spazio al tributo scelto.

Quando inizia a muoversi verso il palco, tremolante, la riconosco. E' una ragazza alta, di circa sedici anni, con i capelli neri e la pelle bianca e candida, il che è una rarità nel Distretto 4, visto che fa caldo tutto l'anno e tutti noi abbiamo naturalmente una pelle abbronzata. I suoi occhi verdi, un po'più scuri dei miei, traboccano di lacrime. E' così agitata e impaurita che non riesce a reggersi in piedi e mi aspetto di vederla crollare a terra da un momento all’altro.

So che dovrebbe essere compito della scorta, ma visto che Dee non fa alcun movimento se non invitare la ragazza a salire sul palco, mi alzo dalla mia sedia e la raggiungo, tendendole la mano e aiutandola a camminare.
La guardo nei grandi occhi verdi e le accarezzo le spalle per tranquillizzarla. “E’ tutto a posto. Te lo giuro, andrà tutto bene.”
So che è una bugia, e lo sa anche lei, ma la ragazza, Annie, mi sembra così fragile che sento di dover fare qualcosa per tranquillizzarla. Il problema è che non posso fare niente. Annie è stata appena estratta per partecipare a un gioco mortale, ed è chiaro che non riuscirà a vincere.
“C’è qualche volontario?” chiede Dee quando Annie riesce ad arrivare al centro del palco e (più o meno) a mantenersi in piedi.

Proprio come cinque anni fa, nessun Favorito si fa avanti. Non voglio assolutamente che mandino questa ragazza a sbaraglio nell’arena per farla uccidere. Non sembra addestrata alla guerra. Perché nessuno si fa avanti? Ci saranno decine di persone che hanno avuto più addestramento di lei e che avrebbero più possibilità di vincere, ma nessuno si offre volontario. Io l’avrei fatto, se avessi potuto.

Quando Dee passa alla boccia dei ragazzi, è deciso. Annie Cresta andrà nell’arena.
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Il viaggio verso Capitol City è lungo e silenzioso, se non per il rumore metallico delle ruote del treno che scivolano sui binari e gli squittii eccitati di Dee. Dee è letteralmente la persona più vivace e piena di pepe che io conosca, e questo la rende anche la più fastidiosa. Perché due ragazzi sono stati scelti per combattere fino alla morte, e io non ci vedo assolutamente niente di divertente. Ma cosa ne sanno, quelli di Capitol City. Loro non corrono mai il pericolo di morire.

Annie non apre bocca per tutto il tragitto. Si chiude nel suo scompartimento, la testa poggiata sul finestrino, e si rifiuta di parlare con qualcuno mentre i Distretti le sfrecciano davanti.
Mentre il tributo maschio del Distretto 4, Mark, parla con gli altri mentori per imparare nuove strategie e tecniche di sopravvivenza, decido di raggiungerla per parlare con lei.
La trovo a piangere, con il viso nascosto nelle mani. Quando mi sente arrivare, si volta di scatto contro il vetro e fa finta di non vedermi, di essere persa nei suoi pensieri.

Mi siedo accanto a lei e le poggio una mano sul ginocchio. “Annie?”
Annie non risponde. Continua a fissare gli alberi, i campi coltivati e il cielo che improvvisamente si è fatto grigio.
“Mi dispiace che tu sia stata scelta. Ci siamo passati tutti noi.”
Ancora nessuna risposta.
“So che pensi di essere spacciata, ma non dev’essere per forza così. Riceverai l’allenamento di cui avrai bisogno. Ti insegneremo ogni tecnica di sopravvivenza. Ti aiuteremo in ogni modo possibile e ti procureremo sponsor. E pensa che potrai assaggiare il cibo di Capitol City. E’ l’unica parte positiva degli Hunger Games.”
Sento Annie che ridacchia, ma è così breve che quasi credo di essermelo immaginato. Aspetto un secondo, poi Annie si volta verso di me, con gli occhi rossi e un minuscolo sorriso nervoso sulle sue labbra. “Davvero?”
E’ la prima volta che sento la sua voce, ed è così debole che devo avvicinarmi per riuscire a sentirla. “Sì, davvero. Non ti lasceremo morire.” Le porgo la mano e decido di presentarmi. “Io sono Finnick. Finnick Odair.”
Annie accetta la mia mano e annuisce. “Lo so. Lo sanno tutti.”
Improvvisamente, non so più cosa dire. E’ inutile provare a calmarla, quindi penso che forse dovrei iniziare a prepararla, darle informazioni sugli sponsor o cose simili.
“Lo sai come funzionano gli sponsor, vero?”
Lei annuisce di nuovo. “Sì. Devo far colpo su di loro. Se gli piaccio, mi manderanno cibo, acqua, medicine o qualunque cosa mi serva nell’arena e potrebbero salvarmi la vita.”
“Esatto. Cosa hai intenzione di fare?”
Annie si stringe nelle spalle, quasi sull’orlo delle lacrime un’altra volta. “Non ne ho idea. Io non ho alcun talento particolare.”
“Non sei andata all’Accademia?” Quando ci andavo non l’avevo mai vista, ma forse era semplicemente perché era troppo piccola.
“La mia famiglia è povera.” spiega. "L'ho frequentata solo per un paio d'anni, ma dovrei ricordarmi qualcosa." Mi rendo conto che è decisamente un brutto scherzo del destino che il nome di Annie sia stato estratto dalla boccia, perché la povertà è rara nel nostro Distretto.
Sospiro e mi passo le mani tra i capelli, in cerca di una soluzione. “Ok, sai come funzionano le alleanze? Di solito, i tributi dei Distretti 1, 2 e 4 si alleano nell’arena. Si coprono le spalle a vicenda, almeno fino alla fine.”
“Sì, lo so. I Favoriti, giusto?”
“Sì. Anche tu sei una Favorita, quindi. Devi allearti con loro, e loro ti proteggeranno. Al resto penseremo noi. Fidati, Annie, faremo il possibile.”
Annie annuisce, apparentemente un po’ più calma. “Ma quando l’alleanza si scioglierà…”
“Sarai da sola. Ma sarai nelle ultime fasi del programma, quindi potresti avere una possibilità di vincere. Probabilmente alcuni Favoriti saranno già morti. Sta tutto agli Strateghi e alle loro trappole. Tu assicurati sempre di avere cibo e acqua a sufficienza. Non tenerti mai troppo a distanza dagli altri giocatori, osservali da vicino.”
Annie sobbalza al sentire l’ultima parte del mio discorso. “Ho paura.” confessa.
Le prendo le mani e inizio a tracciare dei cerchi sulle sue mani con il pollice. “Lo so. Ma non sei sola. Io ho vinto quando avevo solo 14 anni, puoi farlo anche tu.”

Lei sembra quasi ipnotizzata dal movimento del mio pollice sulla sua mano. Tra due settimane, questa ragazza potrebbe essere morta e si accorgerà che tutto quello che le sto raccontando erano solo falsità. Per qualche strano motivo, non voglio tradire la sua fiducia. Non voglio vederla morta. Quando alza lo sguardo e mi sorprende a fissarla, io mi schiarisco la gola e mi alzo in piedi.
“Andiamo ad assaggiare il magnifico cibo di Capitol City, che ne dici? C’è agnello arrosto, puré di patate, e credo di aver visto anche una crême brulée.”
Gli occhi di Annie brillano per un attimo mentre si alza per seguirmi nel vagone ristorante.
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Scopro che Annie non è affatto un'incapace come voleva farmi credere. A dire il vero, Annie è molto abile. Durante gli allenamenti individuali scopro che è bravissima coi nodi e qualunque cosa richieda un'attività fisica. E non solo, è anche abbastanza veloce e scaltra, cosa che non mi sarei mai aspettata dalla sua corporatura esile.

Per la maggior parte dell'allenamento di gruppo, invece, Annie è ferma in un angolo e guarda gli altri Tributi che combattono, sta in silenzio e ascolta tecniche di sopravvivenza o impara a distinguere i frutti e le piante velenose. Devo ammetterlo, è un'ottima tattica. Una delle cose più importanti per lei sarà capire la strategia degli altri per sopravvivere e sapersela cavare nell'arena, specialmente dopo che avrà lasciato i Favoriti. Sempre che i Favoriti non la uccidano prima.
Io e gli altri mentori facciamo a turno per parlare coi Tributi. Annie inizialmente è terrorizzata all’idea di restare sola con gli altri mentori si sente a disagio con tutti, tranne che con me.
“Mi fido solo di Finnick. Voglio vedere Finnick.” ripete in continuazione. Così, assisto sempre alle sue sessioni con gli altri mentori per rassicurarla, almeno finché non ci si abitua. Ma il momento migliore della giornata è quando tocca a me stare da solo con Annie.

Dopo una fase iniziale di tristezza e timidezza, Annie si rivela un vero e proprio raggio di sole. Sprizza sempre allegria da tutti i pori, riesce sempre a vedere il lato positivo delle cose e a volte, mentre non mi guarda, mi ritrovo a guardarla insistentemente, a sciogliermi nel suo sorriso perché mi fa sentire così maledettamente bene nonostante tutto quello che io abbia passato e che so che lei passerà presto.

E' così strano. Sono cinque anni che praticamente vivo a Capitol City, dopo che il presidente Snow mi ha messo in vendita per stare alla mercé di qualunque donna della Capitale abbastanza ricca da permetterselo. Da allora avrò avuto cento relazioni lunghe una notte, avrò baciato mille donne, alcune bellissime, senza mai provare niente al di fuori del disgusto, per Capitol City, per loro, per me stesso. Ed ecco che improvvisamente arriva una povera ragazza che potrebbe morire nel giro di pochi giorni, e ogni volta che sono con lei, che la vedo ridere, tutto quello che voglio fare è posare un bacio sulle sue labbra e porre fine ai suoi tormenti.

Ma non posso. Non posso baciarla e poi lasciarla andare da sola in una battaglia fino alla morte da cui non so se tornerà viva. Ne sarei distrutto, e sono stanco di soffrire. Sono stanco di vedere le persone a cui voglio bene andarsene per sempre. Perfino Annie sembra aver fatto pace con se stessa. Ha capito che le possibilità di uscire viva dagli Hunger Games sono minime, e non vuole passare il tempo che le resta da vivere chiusa in camera sua a piangere e disperarsi. Cerca di vivere al meglio ogni giorno. Apprezza le piccole cose che il mondo le offre, come il cibo che le è quasi sempre mancato.

Forse è per questo che mi affeziono tanto ad Annie. Lei mi fa apprezzare le piccole cose della vita. Mi fa capire che, comunque vadano le cose, c’è ancora una ragione per essere felice, per sperare, per continuare a vivere. Prima che arrivasse lei, i miei giorni erano vuoti. Dal momento in cui mi hanno pescato alla mietitura non sono stato altro che una pedina di Capitol City, e non posso proteggere Annie dallo stesso destino. Ma lei è tutto ciò che mi è rimasto. Non posso lasciare che Capitol City mi tolga anche lei. E’ quello il momento in cui prometto che farò qualunque cosa serva, al limite delle mie possibilità, per proteggerla, non importa quali saranno le conseguenze che si ripercuoteranno su di me.
L’ultima sera prima degli Hunger Games, prima e dopo le interviste, Annie è nervosa e si capisce. Non mangia niente a cena, invece si limita a tamburellare con le dita sul tavolo, facendo saltare i nervi a tutti. E’ anche estremamente silenziosa, e non c’è bisogno che qualcuno le chieda cosa c’è che non va.

Alla fine della cena, Annie si alza dalla sedia e, senza dire una parola, si dirige verso l’ascensore. Visto che non ho idea di dove stia andando ma so che non le lascerò affrontare tutto da sola, mi alzo anch’io e le corro dietro. Riesco a raggiungerla appena prima che le porte dell’ascensore si chiudano, bloccandole con un braccio.
“Dove vai?” le chiedo.
“Sul terrazzo.”
“Vengo con te.” Non è una domanda, e Annie non si oppone. Mi infilo nell’ascensore e, visto che non voglio guardare il suo sguardo perso e i suoi occhi spenti, seguo i pulsanti dei vari piani che si illuminano uno dopo l’altro, fino a fermarsi sulla R.
Quando le porte si aprono, Annie scatta fuori prima di me e corre verso l’estremità della terrazza. Si sporge così tanto che inizialmente credo che voglia buttarsi, ma poi mi ricordo che non è possibile, perché tutto attorno alla terrazza c’è un campo di forza. Solo quando mi avvicino e sento i suoi singhiozzi disperati capisco che sta piangendo.

Non so che fare, tranne che abbracciarla. Lei mi stringe forte mentre le accarezzo i capelli e cerco di convincerla che andrà tutto bene, ma ormai ho capito che non posso ingannare Annie. E’ troppo intelligente e non mi prenderà mai sul serio.
“Annie, hai fatto dei progressi incredibili in queste settimane. Davvero. Tu hai qualcosa che gli altri che non hanno. Se sei furba abbastanza, potresti davvero avere la possibilità di vincere.”
“No, Finnick! Tu non capisci! Cosa sono io contro gli altri Tributi? Loro possono uccidere con un colpo solo, incutono timore da un chilometro di distanza, sono veloci e svegli, e io…”
“Tu sei sveglia quanto loro.” La interrompo. “Forse di più. Resta con i Favoriti il più a lungo possibile e sta lontana dalla Cornucopia durante il bagno di sangue iniziale. Dopodiché, nasconditi. Fai squadra con Mark, in quanto a forza bruta può esserti molto utile. Non dubitare mai di te stessa, Annie.”

La guardo dritta negli occhi, cercando di memorizzare ogni piccolo particolare perché questa potrebbe essere l’ultima volta che la vedo viva. Il colore dei suoi occhi. La forma dei suoi capelli. Le sue guance arrossate per il freddo. La curva della sua mascella. La sua pelle pallida. “Tu sei stupenda. E io credo in te. Ma tu devi fidarti di me. Ti fidi di me?”
Dalla sua gola scappa un singhiozzo. “Certo che mi fido di te.”
“Allora sappi che sei abbastanza forte da superare tutto questo. Farò tutto quello che serve per tenerti in vita. Io non ti lascerò morire, te lo prometto.” Ora anche i miei occhi iniziano a velarsi di lacrime, e parlare mi risulta quasi impossibile per via del nodo che mi si è formato in gola. Devo ingoiare parecchie volte per evitare di scoppiare a piangere. No, Finnick, dice una voce insistente nella mia testa. Dimenticati di lei. E’ spacciata. Sarà morta fra qualche giorno e tu dovrai andare avanti.
Per qualche motivo, decido di non ascoltare la voce nella mia testa. Non stasera che potrebbe essere l’ultima volta che vedo l’unica persona che è riuscita a portare un po' di luce nella notte perenne in cui vivo da cinque anni.

Così, quando vedo Annie sporgersi verso di me, non mi tiro indietro. Sento una forza più grande di noi che ci attira l'uno verso l'altro, come poli opposti di un magnete. La prendo tra le mie braccia, come se in questo modo potessi proteggerla da tutto il male del mondo, e la bacio. Solo un semplice bacio sulle sue labbra, eppure quello che si scatena dentro di me mentre le accarezzo i capelli, mentre lei mi stringe a sé, mentre mi trovo a respirare il suo profumo, è indescrivibile. Le sue labbra sanno di sale marino. Sanno di casa.

Annie mi prende la mano e intreccia le sue dita alle mie, premendosele sul petto. Riesco a sentire quanto batte forte il suo cuore, e so che lei riesce a sentire il mio battito da lì, perché io lo sento rimbombare in tutto il mio corpo, nelle mie vene e anche sotto i piedi, come in una festa di Capitol City.
No. Non voglio pensare a Capitol City in questo momento. Non voglio pensare a quello che le faranno. Annie può vincere. Annie deve vincere.
Lascio le sue labbra, per riprendere fiato, ma la mia fronte resta appoggiata alla sua. “Annie, devi vincere. Vinci questa cosa e poi torna da me.”
-
Sono rimasti in cinque. Solo in cinque.

Annie, straordinariamente, è tra di loro. Proprio come le avevo consigliato, dopo che l’alleanza tra i Favoriti si è sciolta ha fatto squadra con Mark. Attualmente, non hanno ferite gravi, considerato il numero di medicine che ho mandato loro, e hanno acqua e cibo a sufficienza. Annie è brava con le trappole ed è riuscita a catturare un bel po’ di animali. So che questa alleanza non potrà durare ancora a lungo, perché siamo nelle fasi finali del programma e di sicuro Capitol City ha qualche asso nella manica per uccidere i Tributi rimanenti. Ma tutto ciò che mi importa, al momento, è che Annie è viva.

Improvvisamente, sugli schermi che inquadrano costantemente i Tributi, vedo che gli Strateghi hanno rilasciato la loro ultima trappola. Ibridi. Decine e decine di ibridi.

Sono simili a tigri, ma le strisce sul loro manto non sono che altro che sangue rappreso e i loro artigli sono affilati come rasoi. Da questa distanza, riesco anche a notare i denti aguzzi come quelli di uno squalo e molto più numerosi del normale.
Si avventano su Annie e Mark. Il mio cuore sobbalza, entro nel panico e chiudo gli occhi così forte che sento come l’eco di un rombo nella mia testa. Non voglio assistere a questa scena. Non voglio vedere Annie che viene sbranata.
Qualcuno mi dà un colpetto sulla spalla. “Finnick! Finnick, guarda!” E’ la mia amica Johanna, del Distretto 7. Questo non è il suo tono spaventato. Sono sicuro che ci sia anche una punta di terrore, ma quello che sento è perlopiù meraviglia. Mi sento confortato abbastanza da aprire gli occhi, giusto in tempo per vedere Annie che corre, che scappa dalla scena, che riesce a nascondersi su un albero così alto da non essere né visibile né raggiungibile per gli ibridi.
Anche Mark prova a fuggire, ma è troppo lento e non ha la sua stessa fortuna. Un ibrido gli graffia il polpaccio e lui cade a terra, sanguinante e gemente. E' allora che, con una presa salda e un taglio preciso, Mark viene decapitato da uno degli ibridi. Si sente immediatamente un colpo di cannone, non abbastanza forte da coprire le urla disperate di Annie che, dall’alto, ha visto tutta la scena.

Annie tenta di coprirsi gli occhi, di rimuovere quella scena dalla sua testa, ma è troppo tardi. Continua a urlare, e il suo terrore finisce per sfociare nell’isterismo. La vedo mentre salta giù dall’albero e corre a perdifiato verso… dove? Forse non lo sa neppure lei. Forse vuole solo andarsene via da tutto questo. Sta solo cercando una via da uscita. Ma non c’è una via da uscita. E’ questo il momento in cui mi rendo conto che Annie è stata marchiata per sempre. Che non riuscirà mai più a dimenticarsi tutto questo.

Vorrei fare qualcosa. Vorrei essere lì a consolarla, a stringerla, a dirle che andrà tutto bene. Vorrei darle qualcosa che la faccia sentire meglio, ma tutti i regali del mondo in questo momento non le servirebbero. Annie è completamente spezzata.
Non so come, Annie finisce in un tratto del fiume. Mi rendo subito conto che è stata un'ottima idea, perché non solo si trova nel suo ambiente naturale, ma sott'acqua può sfogarsi e gridare quanto vuole senza essere sentita. Prego perché nessuno abbia sentito le sue urla disperate, perché se qualcuno la trovasse in questo momento, non sarebbe difficile ucciderla.

Cerco di localizzare la posizione di tutti gli altri Tributi sul monitor e, a quanto pare, nessuno sta correndo nella sua direzione. Riesco a rilassarmi, giusto un po'. Sono giorni, ormai, che non chiudo occhio per paura che a Annie possa succedere qualcosa.
Dopo qualche ora, vedo che si sta facendo buio anche se sono solo le quattro del pomeriggio. Di solito, è quello che succede quando gli Strateghi decidono di farla finita. Ma sono ancora in quattro. Cosa vogliono fare? Vogliono ucciderli tutti in una volta? Vogliono farli cadere in qualche trappola per farli incontrare e uccidersi a vicenda?
Improvvisamente, sento una specie di rombo e vedo l’immagine di Annie sul monitor che trema, come se ci fosse un’interferenza. Vedo alcune rocce cadere dall’alto, alberi che si schiantano al suolo, il terreno che si ricopre di crepe, e capisco. E’ un terremoto.

Annie si agita. Cerca di tornare alla riva, ma anche l’acqua incomincia a muoversi, fino a formare onde sempre più grandi. Vedo Annie che annaspa, che scalcia e viene trasportata sott’acqua, che riesce a risalire per prendere fiato e viene sbalzata da un’onda più grande. E poi accade.
Vedo la diga, costruita all’incirca a un chilometro dal punto in cui si trova Annie, che si inonda e si spacca. In un batter d’occhio, tutta la portata d’acqua del fiume si riversa nell’arena. Annie è ancora sott’acqua quando sento un colpo di cannone. Mi si ferma il cuore, e sono convinto che Annie deve essere morta, perché non riappare neanche dopo cinque minuti, perché non ce l’avrebbe mai fatta. Ma poi riappare. Si muove, ha gli occhi aperti, cerca di fuggire. Prova a nuotare nella direzione in cui la corrente la spinge, cercando di non entrare nel panico. E improvvisamente mi rendo conto che, forse, la fortuna è davvero a favore di Annie. Lei è sicuramente la più brava a nuotare.

Sento un altro colpo di cannone, ma Annie è ancora viva e vegeta. Solo un altro Tributo morto, e Annie sarà salva. Ci sono istanti in cui la vedo scomparire sott’acqua e temo il peggio, ma riemerge sempre, spaventata e senza fiato.
E lo sento. L’ultimo colpo di cannone, seguito da uno squillo di trombe. Sono così sollevato e così in preda alle emozioni che collasso sul tavolo dei mentori e scoppio a piangere. Il resto è tutto confuso e incredibilmente veloce. Un hovercraft che preleva l’ultimo Tributo morto nell’arena, l’inondazione che si ferma, e un secondo hovercraft che preleva la figura bagnata, spossata e in preda agli spasmi di Annie.

Qualche tempo dopo, il suo hovercraft atterra sul tetto del Centro di Addestramento. Le porte si aprono, e finalmente la vedo. E’ sana e salva. E’ qui con me e ha vinto. Le hanno curato ogni ferita, cicatrice e difetto fisico, ed è pronta per tornare a casa.
Annie salta fuori dall’hovercraft e corre verso di me, gridando. “Finnick!”
Quando è a meno di due metri da me, si slancia verso di me e mi stringe in un abbraccio così forte da travolgermi e farmi uscire tutta l’aria dai polmoni. Inizia a piangere sulla mia spalla, bagnandomi tutta la maglietta, ma non importa. Anche io scoppio a piangere, e so che probabilmente qualcuno di Capitol City sta filmando questa scena, ma ho cose ben più importanti a cui pensare.
“Ho avuto paura, Finnick, ho avuto tanta paura…”
Torno ad accarezzarle i capelli, come ho sempre fatto per calmarla. “Sssh… non preoccuparti… va tutto bene, sei al sicuro adesso. Non lascerò che niente ti faccia del male…”
“Hai…hai visto? Mark…io…” E scoppia di nuovo a piangere. Capisco che quell’immagine non se ne andrà tanto facilmente dalla mente di Annie. Evidentemente non era abituata a vedere tanta crudeltà in prima persona.
“Non è stata colpa tua, Annie… sai che doveva succedere. Quello che importa è che sei qui….e stai bene.”
Restiamo abbracciati finchè qualcuno non ci spinge per scortarci dentro, e solo allora ci separiamo, tenendoci comunque per mano. Mi informano che Annie dovrà passare un breve periodo in terapia, per sistemare anche i suoi danni psicologici.

All’inizio non ci faccio molto caso, perché non è raro che i vincitori degli Hunger Games si ritrovino in terapia, prima o poi. Perfino io ci sono passato. Nell’arena si è testimoni di cose che rimarranno per sempre impressi nella tua mente.
Solo nei giorni seguenti mi accorgo che Annie è strana. Ha frequenti incubi, anche quando è sveglia, momenti in cui sembra impazzire, non ricordarsi più chi è o cosa ci fa qui, momenti in cui rivive il trauma della decapitazione di Mark a opera degli ibridi e inizia a urlare e coprirsi le orecchie, altri in cui fissa il vuoto, immobile, e sembra non sentirmi né percepire niente dell’ambiente esterno.
Ne parlo con gli psicologi di Capitol City, che la stanno ancora tenendo sotto osservazione. Mi rispondono con un sacco di paroloni che non comprendo, usano teorie scientifiche per giustificare il suo comportamento, ma una sola frase mi rimane impressa nella mente: Annie è mentalmente instabile.

Ho fiducia negli psicologi di Capitol City. La capitale può fare tutto. Possono curare i traumi emotivi di Annie. Possono farla tornare alla normalità. Non voglio più vedere quello sguardo perso o sofferente nei suoi occhi. Solo dopo mesi e mesi di terapia capisco che questo va oltre il potere di Capitol City. Che mai nessuno al mondo riuscirà ad aggiustare Annie.
Annullano perfino la sua intervista con Caesar Flickerman, il celebre intervistatore degli Hunger Games, e la mandano direttamente a casa, nel Distretto 4. All’inizio mi preoccupo che Snow possa decidere di vendere anche Annie, proprio come è successo a me, a Johanna, a Casmere del Distretto 1, e a molti altri prima di noi. Ma scopro ben presto che nessuno vuole una ragazza pazza. Nessuno potrebbe mai amarla.
Eccetto me.
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Qualche anno dopo, mi accorgo che la situazione a Panem sta cambiando. All'inizio è solo uno spostamento di gravità impercettibile, ma poi la tensione nei Distretti inizia a sentirsi ovunque, e non posso che avere un minimo di speranza che finalmente cambierà qualcosa, che i Distretti si ribelleranno a Capitol City, che finisca la nostra sottomissione.

A quanto pare, è iniziato tutto quando Katniss Everdeen e Peeta Mellark, una coppia di tributi del Distretto 12, hanno creato un bel po' di scompiglio nei loro Hunger Games, a partire dal fatto che, con una mossa astuta, sono entrambi riusciti a vincere. I Distretti hanno preso questo gesto come un atto di ribellione e hanno agito di conseguenza. Capitol City ha cercato di sopprimere queste ribellioni con la terza Edizione della Memoria, a cui stavolta partecipano i passati vincitori. A volte mi chiedo se Snow non l'abbia fatto apposta, per eliminare Katniss. Sicuramente è così. Ma Katniss è la nostra unica possibilità. Lei è il volto della ribellione e noi non possiamo lasciarla morire, a costo della nostra stessa vita.

Anche io vengo scelto per tornare nell'arena, ma non mi preoccupo più di tanto. No, non è egocentrismo o eccessiva sicurezza di me stesso: Plutarch Heavensbee ha in programma di far sopravvivere il più alto numero possibile di Tributi, prelevarci dall'arena e portarci nel Distretto 13. Apparentemente è esistito per tutto questo tempo sottoterra e ora che le ribellioni sono cominciate non aspettano altro che rovesciare Capitol City.
La rivoluzione. So di essere destinato a morire per la rivoluzione, come molti altri. Le possibilità di riuscire a sopravvivere sono minime. La nostra priorità, finchè il governo di Capitol City non sarà caduto, è tenere in vita Katniss, la nostra Ghiandaia Imitatrice. Dobbiamo essere tutti pronti a sacrificarci per lei, se si presenterà l’occasione, e questo lo sappiamo tutti.

Ma voglio solo un’ultima cosa. Voglio solo sposare la mia Annie. Farle capire che la amo e la amerò sempre, non importa quello che accadrà. Non voglio spaventarla. Non voglio dirle che c'è una possibilità di non tornare vivo dalla mia missione a Capitol City. Annie può essere instabile, ma non è stupida. So che ha già capito tutto. So che sosterrebbe anche lei la rivoluzione, se potesse.

Quel giorno, Annie è bellissima. Quando la vedo camminare verso di me, nella sala delle cerimonie del Distretto 13, il fiato mi si blocca in gola. Sono sicuro che, in tutta la mia vita, non ho mai posato sugli occhi su una cosa così meravigliosa. Annie indossa un lungo abito verde che fa risaltare enormemente i suoi occhi; brillano come non li ho mai visti brillare e il suo sorriso è così luminoso da poter illuminare da solo l’intera stanza.
A celebrare la cerimonia è un certo Dalton, che allevava bestiame nel Distretto 10 e ha accettato poiché le nostre cerimonie sono molto simili, ma per il resto, il matrimonio si svolge in perfetto stile del Distretto 4.
Dalton parla, si cimenta in un lungo discorso sull'importanza del matrimonio, dell'amore, dell'unione, ma io non lo sto a sentire. Invece, tengo sempre gli occhi fissi su Annie e penso a quello che dovrò dire fra poco. Penso a quando potrò metterle l'anello al dito, baciarla davanti a tutti e proclamarla finalmente mia moglie.

Quando tocca a me parlare, mi sento la gola asciutta. Tiro fuori i fogli su cui ho scritto le mie promesse e cerco di restare calmo, anche se le mie mani tremano sotto il peso virtualmente inesistente del foglio e il peso figurato dell'importanza delle sue parole.
"Annie," comincio, schiarendomi la gola. "La prima volta che ti ho vista, non è stato un gran giorno. Eri stata pescata per la mietitura e, anche se non ti conoscevo, ero in pena per te. Mi sembravi così fragile che l'unica cosa che volevo fare era abbracciarti. Capita spesso che un mentore si affezioni a un Tributo, ma tu hai dato un nuovo significato alla vita. Alla speranza. Non posso dire di essermi innamorato di te sin dall'inizio, ma un giorno mi sono svegliato e per la prima volta mi sono ritrovato a pensare che sarebbe stato un gran giorno, semplicemente perché ti avrei visto e avrei parlato con te. E per quanto mi riguarda, anche se tu ritieni il contrario, non sono io ad averti salvato. Tu hai salvato me. Io ti ho solo restituito il favore meglio che ho potuto, e lo farò ancora, per il resto della mia vita. Dobbiamo sperare. Sperare che un giorno tutto questo cambi, che un giorno potremo essere tutti al sicuro. Sappi che io non ti abbandonerò mai, e non voglio mai più perderti. Voglio stare al tuo fianco per tutto il tempo che mi resta da vivere."

Mi rendo conto solo in quel momento quanto suoni male l'ultima frase e quanto negativa possa sembrare a chi sa di cosa sto parlando. Ma non devo essere negativo. C'erano poche possibilità che Annie tornasse viva dagli Hunger Games, eppure ce l'ha fatta. Ce la posso fare anche io. Magari non ci sarà bisogno che mi sacrifichi per la causa. Annie ha bisogno di me quanto loro. Se non ci sarò io a proteggerla, come farà? Chi si prenderà cura di lei?
Annie è in lacrime, ed è così emozionata che non riesce a leggere quello che è scritto sul suo foglio, così lo getta al vento e parla col cuore.

"Finnick, ti amo tanto. Sei l'unica persona di cui mi sia mai fidata, la persona che ha creduto in me sin dall'inizio e che ancora oggi crede in me più di chiunque altro. Ti prendi cura di me così bene. Anche quando i tempi sono duri, so che tu non mi abbandonerai mai, e devo solo ringraziarti per questo. Mi fai sentire a casa ovunque io vada, e sono sicura che non ci sia un'altra persona al mondo con cui vorrei stare di più. So che insieme possiamo superare qualunque ostacolo, e qualunque sfida ci riserverà la vita, ne usciremo insieme."
Annie si blocca e non riesce più a parlare, perché scoppia a piangere e tutti applaudono. Io stesso ho le lacrime agli occhi, e spero che Dalton si sbrighi, perché non voglio che tutta questa gente mi veda piangere come un bambino.
"Per il potere conferitomi dal Distretto 13, io vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa."
-
Stanno arrivando.
Katniss è qualche metro davanti a noi, assieme a Pollux, e ci guidano attraverso le fognature. Il forte odore di rose, il marchio del presidente Snow, si sta propagando per tutti i tunnel, segno che gli ibridi sono sempre più vicini. Il profumo non mi ha fatto alcun effetto, ma non appena Katniss l'ha sentito è andata nel panico e ha cominciato a vomitare. E' chiaro che le porta alla mente brutti ricordi. Lei e Peeta probabilmente ne hanno passate di peggiori di noi con Snow.
Stiamo correndo in fretta, ma non basta. Gli ibridi sono velocissimi. Divorano qualunque cosa si trovi sul loro cammino, ma sono programmati per seguire l'odore di Katniss e non si fermeranno finchè non l'avranno trovata.
Abbiamo già perso molti della nostra squadra. Una delle sorelle di nome Leeg, Boggs, il nostro comandante, Mitchell, Messalla. E' solo questione di tempo prima che succeda anche a noi.

Non ce la faremo mai. Si stanno avvicinando troppo. Se non facciamo qualcosa per fermarli, ci uccideranno tutti. Ma la cosa più orribile è che uccideranno Katniss, e se lei viene fermata non ci sarà nessun futuro migliore per Panem. Snow continuerà a governare. Gli Hunger Games continueranno per secoli, implacabili, le persone continueranno a morire e a essere torturate per puro divertimento.
Calcolo che tra qualche minuto dovrebbero riuscire a raggiungerci. L'altra sorella di nome Leeg e la Jackson decidono di distrarli. Di sacrificarsi per permetterci di guadagnare tempo.
Le vedo fermarsi, aspettare che gli ibridi le trovino, ma io continuo a correre e non mi guardo indietro. Sento solo le loro urla e i versi degli ibridi dietro me, finchè non svoltiamo l'angolo.
Stiamo procedendo. Vedo Pollux molto più deciso, l'uscita non dev'essere molto lontana. Gli ibridi saranno ancora distratti per un po'. Forse posso farcela. Forse posso restare vivo e tornare da Annie. Forse non ci sarà bisogno che mi sacrifichi anch'io.

Ma gli ibridi si riprendono più velocemente del previsto. Sono proprio dietro di noi. L'odore di rose è ancora più forte, e finalmente capisco perché Katniss lo odia così tanto. Capisco anche che probabilmente sarà l'ultimo odore che sentirò.
Mi guardo intorno. Katniss e Pollux sono in testa al gruppo. Cressida li segue a distanza, assieme a Peeta e Gale, il migliore amico di Katniss. Io, Holmes e Castor, il fratello di Pollux, siamo nell'ultima fila. Ci basta un solo sguardo per capirci.
Restiamo indietro per permettere agli altri di avanzare e guardiamo negli occhi gli ibridi, che sibilano pregustandosi un buon banchetto.
Non avrei mai voluto morire in una fogna. Ma non ho altra scelta.

Mentre gli ibridi mi si lanciano addosso e sento affondare i loro artigli nella mia pelle, riesco a formulare un solo pensiero. Lo faccio per te, Annie. Nella speranza che tu possa vivere in un futuro migliore.
Prima che un ibrido mi dilani, l'ultima immagine che vedo è proprio Annie, bellissima e sorridente nel suo vestito da sposa.
E poi non sento più niente.
 
A/N: Inizialmente questa one-shot era parecchio più lunga e includeva più dettagli, e avrei voluto inserire anche il rapimento di Annie da parte di Capitol City, ma era già troppo lunga. Spero che vi sia piaciuta comunque :) E so che le promesse di matrimonio erano incredibilmente sdolcinate, le avevo ben scritte nella mia testa ma quando ho dovuto scriverle sul computer sono uscite una schifezza. E' la mia prima fan fiction su Hunger Games e spero di averla scritta bene e di aver espresso il carattere dei personaggi al meglio. Lasciate una recensione? Che sia buona o cattiva?

  
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