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Autore: Memento_B    08/07/2012    2 recensioni
L’ossatura ormai non era più quella di una donna, era un lupo. Gli ultimi peli spuntarono, le ultime ossa si aggiustarono, arrivando alla forma ultima. E la bestia alzò il muso alla luna, ululando come per omaggiarla. Il primo Tempo dei Lupi di Red dalla morte di Peter. Una bestia che vuole evadere, una natura da scoprire, una trasformazione da affrontare, insieme all'orrore del giorno dopo. Titolo da "Fullmoon" dei Sonata Arctica.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cappuccetto Rosso/Ruby
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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It'll all collapse tonight, the fullmoon is here again

E’ un secondo e anche l’ultimo, pallido, raggio di sole scomparve. L’arancione sbiadito che fino a questo momento aveva tinto il cielo lasciava lentamente il posto ad un blu sempre più scuro, ad un cielo che con sé portava anche la sua maledizione. Red conosceva bene il significato del Tempo dei Lupi, di quel cielo carico di potere, di quella Luna Piena splendente, che di lì a poco avrebbe fatto la sua comparsa. E sapeva anche che quel che stava per fare era rischioso, anche troppo. Sapeva che avrebbe del tutto perso il controllo di se stessa.

Nella mente le tornava, come un maledetto ritornello, la discussione avuta proprio quel pomeriggio con Granny. Lei aveva azzardato la sua proposta, e subito Granny si era opposta, sottolineando l’importanza di rimanere al sicuro e, specialmente, di indossare il rosso. “Il rosso tiene lontano i lupi”, questa fra la perseguitava fin dalla sua nascita, come tutte le mantelline rosse che sua nonna le ha regalato, anno dopo anno, adattandole man mano al suo fisico.

Sospirò, ed in lontananza le giunsero i suoni dei corni, segno che anche questa volta ci sarebbe stata una battuta di caccia, alla ricerca di quel lupo che da troppo tempo smembrava il bestiame ed uccideva uomini. Non c’era tempo da perdere, era il momento di agire, e senza esitare un attimo Red oltrepassò la finestra, chiudendo poi le ante della stessa. Corse a perdifiato, fino a che non raggiunse una radura. Era l’ultima notte del Tempo dei Lupi, il primo dopo la morte di Peter. Morte avvenuta per colpa sua. Per questo aveva bisogno di capire.

Per quanto le dispiacesse disubbidire in quel modo a Granny, specialmente dopo aver scoperto la verità, sentiva di non poter farne a meno. Non poteva soffocare la sua natura ancora a lungo, doveva dare ad essa libero sfogo, doveva liberare il mostro che giaceva in lei e che non vedeva l’ora di uscire, sfogando tutta la sua furia distruttrice. Non poteva sopprimere ancora a lungo quella bestia rinchiusa nel suo stesso corpo, non poteva tenerla a bada ora che sapeva della sua esistenza; sopprimere quella parte di sé ancora a lungo sarebbe significato impazzire. Del tutto e senza via di salvezza.

Si fermò al centro della radura e portò le mani sotto al collo, slacciando i lacci che tenevano salda la mantellina al suo corpo. Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi. Sapeva che di questo probabilmente non si sarebbe ricordata nulla, e che se l’avessero trovata quegli uomini sarebbe morta. O, più probabilmente, sarebbero morti loro, rendendola un’assassina. Ancora una volta.

Lasciò cadere la mantellina sul suolo innevato, per poi allargare le braccia. Ancora con gli occhi chiusi, alzò lievemente il capo e respirò a pieni polmoni la gelida aria invernale, che le penetrò nei polmoni. La neve ricominciò a cadere, lieve, posandosi sulla sua chioma nera e sulle sue spalle. Red escluse ogni pensiero dalla sua mente e rimase immobile per diversi minuti, cercando di cogliere i segreti della natura, cercando di diventare parte della stessa e di dominarla. Perse lentamente la sua identità di singola, per fondersi in tutto e per tutto con la natura. Lentamente perdeva coscienza, mentre non distingueva più fra lei e il resto del mondo, lasciando che le due cose si fondessero. Mancava pochissimo al sorgere della luna, i suoi sensi di lupo si fecero ancor più acuti. Ogni rumore, ogni odore, ogni cosa fosse presente in quella radura non le era estranea. Conosceva l’esatta posizione di ogni animale, ogni respiro, ogni movimento. Non le sfuggiva nulla.

E poi, la luna spuntò. Di scatto, riaprì gli occhi e voltò il capo verso la sua destra, in direzione della luna, mentre sentiva il mostro in lei liberarsi dalle catene che l’avevano costretto per troppo tempo e dare libero sfogo alla sua natura, impossessandosi definitivamente di lei. Con l’ultimo briciolo di coscienza che le rimase, avvertì i battiti del suo cuore diventare sempre più veloci, come se volesse uscire dal suo cuore. E poi, come segno della mancanza totale di consapevolezza, di una effettiva trasformazione, i suoi occhi diventarono totalmente neri, e divenne impossibile distingue fra pupilla ed iride. Cadde in ginocchio sulla neve, per poi crollare anche sulle braccia, mentre il mostro piegava a suo piacimento il corpo di Red, modellandolo secondo le sue necessità e provocandole un dolore che in forma cosciente non sarebbe stato sopportabile.

I peli iniziavano a ricoprirle il corpo, partendo dalle braccia e dalle gambe, mentre la sua cassa toracica iniziava ad allargarsi ed irrobustirsi. Il volto mutava a sua volta, naso e bocca formavano un muso dalla forma allungata, mente denti e unghie diventavano zanne e artigli letali. Uno strappo nella gonna e anche la coda, frutto di un allungamento delle ultime vertebre della spina dorsale, fece la sua comparsa.

L’ossatura ormai non era più quella di una donna, era un lupo. Gli ultimi peli spuntarono, le ultime ossa si aggiustarono, arrivando alla forma ultima. E la bestia alzò il muso alla luna, ululando come per omaggiarla.

 

<< Ragazzina, svegliati. >>

Un ennesimo scossone al braccio, della neve buttata sul suo volto nella speranza di farla riprendere. Red aprì gli occhi, trovandosi sdraiata sulla neve, pancia all’aria. Era giorno, e la luce dell’alba per un momento l’accecò. Rivolse uno sguardo terrorizzato ad uno degli uomini del villaggio, uno dei capi della solita battuta di caccia al lupo.

<< Per fortuna sei viva… >>  Sospirò quello, alzandosi e ripulendosi le ginocchia dalla neve. Con lui c’erano solo altri due uomini.

Con molta fatica, Red si mise a sedere, facendo leva sugli avambracci. Non ricordava nulla della notte precedente, ma sentiva la spossatezza e la stanchezza di quella che non doveva essere stata una notte facile. Sgranò gli occhi quando vide ciò che le si parava davanti. Un bagno di sangue; una dozzina di uomini giacevano morti, sventrati, sulla neve, lei stessa aveva numerose ferite, perlopiù su braccia e gambe, anche se non troppo profonde. Le vesti erano strappate e piene di sangue, i suoi capelli scompigliati, aveva un lungo graffio che partiva dalla fronte ed arrivava al mento sul lato sinistro del volto.

<< Cosa…? >> domandò Red, alzando lo sguardo verso l’uomo.

<< Sono morti tutti. I più valorosi del villaggio. Io, Jack e Jonh >> L’uomo fece cenno con il capo verso i due uomini vicino a sé << Eravamo rimasti indietro. Abbiamo trovato una bambina nel bosco, e  l’abbiamo portata nella fattoria più vicina. Era quasi l’alba, e del lupo non abbiamo trovato traccia. Pensavamo ormai di essere al sicuro, a dire il vero. Fino a quando non abbiamo sentito il maledetto ululare. Quando siamo arrivati… Erano tutti morti, tranne tu. E del lupo non c’era traccia. >>

<< Cosa ci facevi qui? Potevi morire! >> la rimbeccò Jack.

Red deglutì, ogni parola del racconto dell’uomo la trafiggeva come se fosse una lama infuocata. << Io… >>

<< Non importa, basta che tu sia viva. Come hai fatto? >>

<< Il rosso allontana i lupi… >> Red cercò con lo sguardo la mantellina, e la trovò a pochi metri da sé, intatta. La indicò con la mano destra. << Finché l’ho avuta addosso non mi è successo nulla. Poi il vento l’ha portata via e… ho perso conoscenza. >>

 

<< Red! >> Granny l’aveva aspettata tutta la notte all’uscio di casa, balestra in mano. Alla vista della nipote in quello stato non poté che lasciar cadere l’arma per abbracciarla.

<< S..sto bene. >> Disse lei, per poi divincolarsi dall’abbraccio. Entrò in casa e si lasciò cadere sulla sedia più vicina, lo sguardo fisso davanti a sé. Quanto aveva fatto quella notte era terribile. Era un’assassina, e il fatto che non ricordasse niente non rendeva le cose più semplici.

Ma le sensazioni provate prima della trasformazione… Quella sensazione inebriante di avere il pieno controllo su tutto, di poter comandare il mondo, di poter far sua ogni parte di quell’universo… Beh, la faceva sentire pari ad una dea. Del resto, l’uomo è qualcosa che deve essere superato, e la bestia dentro di sé altro non era che il suo superuomo che cercava di venir fuori.

 

  
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