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Autore: jh_storm_    08/07/2012    1 recensioni
In un futuro non troppo lontano, Fydia, a seguito di un imprevisto, deve stravolgere completamente la sua vita. La città in cui vive è divisa in due parti: l'Alta Città, dove si può ammirare la luce del sole e dove Fydia ha vissuto fino al momento dell'inizio del racconto, e la Bassa Città, sottoterra, dove è sempre notte e non c'è spazio per chi ama guardare le stelle.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Questa sera ho in bocca solo parole amare.
La mia vita mi si ritorce contro come un animale con il suo ammaestratore.
Sono solo stanca? Non credo, stavolta non credo. Un germe mi si è intrufolato nella testa. Mi sta distruggendo. Sto implodendo.
La cosa assurda è che è accaduto tutto solo in due giorni. Due giorni di rivoluzione. In negativo.
L’unica cosa a cui riesco a rimanere ancorata in qualche modo, nonostante la bufera che imperversa intorno a me è che la mia vita è un dono, e a qualcosa pur servirà. Se non c’è l’autostima almeno c’è un minimo di curiosità e gratitudine. Ma a parte questo tutto il resto fa schifo. Letteralmente. E tutto questo da quando sono stata espulsa dall’Accademia Militare. Non credevo che l’Accademia influisse così tanto sulla mia vita. È proprio vero che ci si accorge di quanto siano importanti le cose solo dopo che si perdono.
Non per gli amici, anche perché l’unico che avevo era Gerdy, che avevo iniziato a conoscere abbastanza bene solo negli ultimi tempi. Però ora che ci penso un po’ mi dispiace di non poterlo più vedere. Era stato lui a farsi avanti quando quel giorno mangiavo per l’ennesima volta da sola in mensa. Poi riconoscendo che non fosse un rompiscatole, mi ero degnata di rispondergli. Non perché all’inizio mi interessasse particolarmente, solo volevo fare crollare un altro di quelli che si credevano forti solo per avere in testa due o tre convinzioni mica tanto sensate. Ma Gerdy era diverso. Mi ha sorpreso con la sua seconda domanda. In genere tutti iniziano a parlare di sé o di quanto mi ammirino per certe cose o robe del genere.
–Tu chi sei?- Questo mi ha chiesto.
Qualcuno che si interessa di me veramente. Per una volta. Non potevo lasciarmelo scappare.
Ma alla fine ci sono riuscita, e all’inizio senza rendermene neanche conto. Perché poi mi abbiano espulso per me è ancora un mezzo mistero. Il mio comportamento non è mai stato perfetto, lo riconosco, ma pensavo che ormai là dentro si fossero abituati alle mie scappatelle notturne e ai miei giretti non autorizzati. Ma alla fine eccomi qui. Con uno zaino in spalla quasi vuoto a girovagare per questa città che ai miei occhi appare sterminata. Un oceano in cui sto affogando. L’Accademia era il mio salvagente.
Quando sono uscita da là, ancora cercando di capacitarmi del fatto di essere stata espulsa, non sono neanche riuscita a pormi una meta, uno scopo o una qualsiasi altra mossa sensata.
Mi hanno dato del cibo, un po’ d’acqua e qualcosa per comprarmi da mangiare per circa tre giorni. In questo momento sono seduta sotto un grande palazzo bianco, non ho idea di cosa sia.
Ho cercato un lavoro o un modo per sfamarmi, ma in questa civiltà in cui ormai quasi tutto è robotizzato , ho trovato ben poco da fare. Forse un po’ è questo il motivo della mia depressione: da negozio in negozio ho trovato macchine molto più brave di me in tutto. È possibile che io faccia così schifo? Gerdy mi diceva di no.
Gerdy.
Sì, mi manca.
Dormirò qui stanotte.
  
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