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Autore: _BlueLady_    09/07/2012    2 recensioni
La vita è un continuo scorrere di eventi, a volte tristi, a volte felici, che continuano ad accalcarsi nella mente come i capitoli di una storia già scritta che pian piano prende forma nei nostri pensieri durante il corso della lettura.
Talvolta si vorrebbe solamente fare una revisione di ciò che è stato del proprio passato per poterlo cancellare ed accartocciare in un angolo, quasi non fosse mai esistito, e riscrivere tutto daccapo.
A volte è quasi necessario dover accartociare i capitoli della propria esistenza passata per poter permettere agli eventi futuri di farsi spazio nella nostra mente, troppo piena di ricordi vecchi ed inutili.
Così Erik, rimasto ormai solo dall'abbandono di Christine, lascia che tutto ciò che è stato si accartocci su sè stesso tra le fiamme dell'Opera Populaire in rovina: chissà che, una volta ridotto tutto in cenere, la sua vita non riesca a risorgere dalle sue stesse macerie.
"Promise me that you will never tell the secret of the Angel trapped in hell"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Accartocciarsi
 

                                                  

DISPIEGARE LE ALI ~

 
La prima volta che l’udì cantare, un fievole cinguettio primaverile, il sussurro del vento che spirava tra le foglie e che giunse a sfiorargli l’orecchio sotto le sembianze di una carezza materna e confortevole, il cuore gli si accartocciò in petto sotto la morsa di una nuova ardente passione che aveva preso a bruciargli dentro.
Attratto dal potere inebriante che quella melodia angelica e cristallina non ancora contaminata dalla crudeltà e dalla disperazione proprie di questo mondo aveva saputo trasmettergli, vi si era aggrappato con forza, intravedendo in essa una possibile via d’uscita da quel baratro in cui era stato costretto a rifugiarsi, accartocciandovisi, fin dalla prima volta in cui si era aperto alla vita.
 
- Chi sei?-
- Sono chiunque tu voglia che io sia –
 
Se fino ad allora aveva creduto di essere stato messo al mondo soltanto per dover morire, passando il suo tempo ad accartocciare in un angolo ogni singolo istante di vita dolorosa che trascorreva, quella nuova scarica di adrenalina che aveva cominciato a scorrergli in corpo gli fece intuire che il destino aveva improvvisamente cambiato il suo corso.
Aveva così cessato di accartocciarsi su sé stesso, nella sua rabbia e nella sua disperazione.
 
- Sei… un Angelo? L’Angelo della Musica di cui parlava sempre mio padre?-
- Sarò il tuo Angelo, se lo vorrai - 
 
Christine aveva osato definirlo il suo Angelo della Musica. Suo, perché nessun altra ragione avrebbe potuto confermare quella verità che si era creata da sé.
Chiamandolo suo, era divenuta sua.
Sua discepola, sua Musa ispiratrice, sua ragione di vita.
Il Figlio del Diavolo era risorto dalle ceneri del suo passato, invincibile e maestoso, come una Fenice, brillando di luce propria – una luce che non aveva mai posseduto
Un Angelo intrappolato all’inferno, capace di attraversare le porte del paradiso ogniqualvolta udisse Christine cantare.
Una presenza eterea, capace di mostrarsi soltanto a lei tramite la melodia del suo canto.
Guardami, Christine, sono qui– avrebbe voluto dirle.
Guardami, toccami, sentimi, amami. Non permettere di accartocciarmi nella mia solitudine.
Tuttavia, temeva l’incontro con i suoi occhi con la stessa intensità con cui ne bramava lo sguardo su di sé. Per questo si ostinava ancora a presentarsi a lei come un’ombra al di sotto della luce dell’Angelo della Musica che Christine aveva creato per lui.
Ciononostante, sapeva anche che non sarebbe trascorso molto tempo dal giorno in cui si sarebbero ritrovati faccia a faccia, combinando insieme, in un’unica voce, anima e spirito, Angelo e Musa.
Ed il suo cuore crepitava, palpitava, si accartocciava nell’attesa e nel timore di quel momento.
Una volta mostratosi a lei, l’immagine dell’Angelo della Musica si sarebbe accartocciata su sé stessa, lasciando dei suoi resti solamente le tracce di un Fantasma.
 

***

TRA ILLUSIONE E REALTA’ ~
 

 

Christine, Christine,
Christine…

 

Più ripeteva quella dolce litania capace di far vibrare anche i lati più oscuri del suo cuore, come il buio alla luce di una candela, più si convinceva di possederla.
Amava il modo in cui la lingua gli si accartocciava nella pronuncia del suo nome.
Continuava a cantarlo nel tentativo di plasmarlo, assaporarlo, farlo suo in ogni sua più minima sfumatura.
 

Christine, sei miaMia ispirazione, mia ragione di vita, mia salvezza.
Christine, sei mia. Mia amante, mia passione, mia ossessione.
Christine, sei mia. Mia gioia, mia tristezza, mio dolore.
Christine, sei mia. Mia angoscia, mia eternità, mio tormento.
Christine, sei mia. Mia disperazione, mia devozione, mia vita.
 

Ed ora, di tutto quello che era stato, non rimaneva altro che un Fantasma del passato.
Christine lo aveva abbandonato, le sue ali d’Angelo si erano accartocciate ancor prima che potesse dispiegarle per provare a spiccare il volo.
Nonostante tutto, non cessava ancora di invocare il suo nome.
 

Christine, Christine, Christine. È il tuo Angelo che ti chiama.
 

Cercava ancora i suoi occhi tra le fiamme del suo regno in rovina, ne bramava il bruciore sulla pelle.
Il ricordo di Christine, tuttavia, si era già accartocciato tra i suoi pensieri.
E lui si ostinava ancora ad accartocciarsi nei resti di quell’amore perduto.
 

Christine, sei mia. Perché ti ostini ancora a fuggirmi?
Sei mia, mia, mia. Sei la mia maledizione.
 

 

***

OLTRE LE APPARENZE ~
 

 

L’ebbrezza dell’estasi provata fino a quel momento scemava pian piano, sotto il feroce crepitio del fuoco che avanzava sinuoso soffocando ogni cosa nel suo abbraccio bollente.
Il Figlio del Diavolo aveva fatto il suo ritorno, ed il suo cuore ardeva sotto il calore delle fiamme, accartocciandosi pian piano nel flagello di un dolore insopportabile.
L’eco della musica, la sua musica – coro d’angeli del Paradiso ormai distanti - si accartocciò in un angolo remoto della mente, là dove non sarebbe più riuscito a stanarla.
L’Opera Populaire di Parigi si stava accartocciando tra le fiamme; così si accartocciavano speranze ed illusioni, l’anima appassiva come un fiore a cui è stato negato ogni singolo raggio di sole per poter dar vita al primo bocciolo di primavera.
 
L’Angelo della Musica non era stato altro che un sogno, ora di lui non rimaneva che un Fantasma.
 
Il suo inesorabile accartocciarsi su sé stesso aveva ripreso il suo lento corso.
L’aveva capito nel momento in cui, preso da un impeto d’ira, aveva strappato con decisione la pagina dello spartito del “Don Juan Triumphant”, accartocciandola tra le mani ed assaporando il crepitio della carta che si disfaceva tra le sue dita.
Aveva quindi gettato il rifiuto a terra, lasciando che le fiamme lo raggiungessero per ridurlo soltanto ad un misero cumulo di cenere.
Lo abbandonò, osservandolo nel momento in cui aveva preso ad accartocciarsi nel fuoco.
Lo lasciò lì, udendolo crepitare ed accartocciarsi.
Quello era l’unico trionfo che gli sarebbe spettato: assistere la sua arte mentre si accartocciava nell’abbandono del suo legittimo padrone.
E la lasciò lì, ad accartocciarsi, accartocciandosi.
 

 

“Promise me that you will never tell,
The secret of the Angel trapped in hell.”
 


 

Angolo Autrice:

Da anni ho cercato invano il dvd del Fantasma dell'Opera senza trovarlo da nessuna parte, poi ecco che, in un giorno decisamente fortunato, riesco finalmente a trovarlo: l'ultimo di tutto il negozio.
Appena tornata a casa mi sono messa subito a guardarlo, e sono risorte in me le stesse emozioni che provai da bambina, quando lo vidi per la prima volta. La musica, la storia, il modo in cui Erik è rappresentato è reso tutto in una maniera talmente perfetta, da rendere questa storia di una bellezza struggente.
Ed eccomi qui, a postare una one-shot che non saprei come definire.
Potrà sembrare una di quelle storie deprimenti in cui Erik si strugge per la perdita del suo unico vero amore, eppure tra le righe c'è molto di più.
Ho tentato, per quanto possibile e con risultati alquanto mediocri, di voler rappresentare ciò che il Fantasma è per me: una figura solenne e patetica allo stesso tempo, destinata ad accartocciarsi per poter nuovamente risorgere ad una nuova vita.
Se ci pensate bene, infatti, il suo destino è proprio questo: da Figlio del Diavolo risorge sotto le sembianze dell'Angelo della Musica, da Angelo diventa Fantasma, da Fantasma diventa semplicemente Erik. Proprio come quando un pittore, sovrastato da mille idee per la realizzazione del suo quadro, è costretto a ridisegnare la sua tela più volte, accartocciando il disegno precedente perchè considerato un semplice e inutile schizzo.
Qualcuno potrà criticarmi per questa mia personale visione del Fantasma: è giusto, chiunque può avere il proprio parere a riguardo. Il mio era solamente un semplice tentativo di voler chiarire ciò che ho scritto, senza far apparire Erik troppo depresso o patetico.
L'accartocciamento finale del Don Juan Triumphant, il suo osservarlo crepitare e accartocciarsi nel fuoco, non vuole rappresentare la fine della carriera di Erik come genio della musica, più che altro vuole rappresentarne un nuovo inizio: è necessario, infatti, che metta da parte il Don Juan, scritto appositamente per Christine, se vuole risorgere ad una nuova vita e dimenticarsi dedinitivamente di lei, perchè solamente perdendo la sua attuale Musa ispiratrice sarà in grado di muoversi per cercare un'ispirazione ancora più grande che l'aiuti a creare qualcosa di ancor più sorprendente del suo D.J.
Detto questo, spero di non aver infangato il buon nome del Fantasma dell'Opera postando questa... cosa.
Se qualcuno vorrà farmi sapere un suo parere a riguardo, positivo o negativo che sia, sarò lieta di leggere le vostre recensioni.
Non so che dirvi, io ci ho provato. Se riterrete faccia davvero così schifo, sotto vostra richiesta, la cancellerò.
Ringrazio dell'attenzione chiunque abbia avuto il coraggio di spingersi fin qui.
Fatemi sapere.
Un saluto

_BlueLady_

  
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