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Autore: hummelssmythe    09/07/2012    15 recensioni
Sebastian è strano. Sta cominciando a fare cose inusuali, a comportarsi in modo decisamente poco da Sebastian. E a Kurt basta un gesto chiaro per fargli capire cosa esattamente sta passando per la sua testolina da un paio di settimane.
***
“Okay, hai vinto.”
Mai. Mai in tutta la sua esistenza, Kurt aveva immaginato di poter sentire quelle parole da Sebastian, soprattutto da quando condividere un appartamento con lui aveva cominciato a significare conoscere ogni singolo dettaglio o particolare della sua personalità contorna.
Non si dava mai per vinto, a costo di dare risposte scadenti e di basso livello. Sebastian Smythe non avrebbe mai pronunciato quelle parole.
O almeno così pensava Kurt.
Quel giorno fu solo un inizio in realtà.
Tutti i successivi videro più o meno la stessa cosa accadere: un buon quarto d’ora di insulti, solitamente sette e mezzo di routine, e sette e mezzo nuovi di zecca, inventati sul momento, e infine Sebastian che si arrendeva debolmente. Kurt arricciava le labbra perché non poteva sopportare che, per sei giorni di fila, Sebastian si arrendesse in quel modo.
Kurtbastian Week Day 1 Kurtbastian & Babies | Fireweek
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez, Sebastian Smythe
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Kurtbastian Week Day 1
RenoCorner

2nd Update Today! :3 Non ho idea di quanti headcanon sto cominciando ad aver per il Kurtbastian e la cosa mi preoccupa profondamente (una volta avevo una vita). No, ma anche no. Non mi preoccupa affatto. Va bene così xD! Su questa shot, cosa dire su questa shot? Godedevi in primis Santana crazy shipper che mi fa morire - spero anche a voi - e tutta una serie di insulti esilaranti, come sempre, che sfiorando il ridicolo. Mi vergogno di averli scritti quasi. 
Vi avviso da ora che c'è una shot di questa week che è venuta fuori di 33 pagine e non ho idea di come o quando sia accaduto, so soltanto che sono profondamente terrorizzata da questa cosa. Ma quando l'ho scritta? O.o E, inoltre, il tema AU sarà la shot da Dangerous&Moving. In realtà l'idea che avevo era un'altra, ma Tina - Athena14 - quella simpatica pulzella mi ha fatto notare che è una buona idea per una long, e sono perfettamente d'accordo. Quindi. Aspettatevela. E dovete ringraziare Marti xD Cioè, oddio, ringraziare mi sembra una parola grossa, può anche essere che a me sembra una fan fiction carina e poi a voi fa schifo XD okay, se fa schifo ... non è colpa mia, prendetevela con Marti u_u.
Grazie mille a chiunque perderà un pochino del proprio tempo a recensirmi, you are the sweetest and so wanna kiss you perché siete perfetterrimi. 
A più tardi!
-2, #Fireweek
xoxo RenoLover

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Kurtbastian Week, Day 1: Kurtbastian & Kids

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Sebastian è strano. Sta cominciando a fare cose inusuali, a comportarsi in modo decisamente poco da Sebastian. E  a Kurt basta un gesto chiaro per fargli capire cosa esattamente sta passando per la sua testolina da un paio di settimane.

 

“Okay, hai vinto.”

Mai. Mai in tutta la sua esistenza, Kurt aveva immaginato di poter sentire quelle parole da Sebastian, soprattutto da quando condividere un appartamento con lui aveva cominciato a significare conoscere ogni singolo dettaglio o particolare della sua personalità contorna.

Non si dava  mai per vinto, a costo di dare risposte scadenti e di basso livello. Sebastian Smythe non avrebbe mai pronunciato quelle parole.

O almeno così pensava Kurt.

Quel giorno fu solo un inizio in realtà.

Tutti i successivi videro più o meno la stessa cosa accadere: un buon quarto d’ora di insulti, solitamente sette e mezzo di routine, e sette e mezzo nuovi di zecca, inventati sul momento, e infine Sebastian che si arrendeva debolmente. Kurt arricciava le labbra perché non poteva sopportare che, per sei giorni di fila, Sebastian si arrendesse in quel modo. Lo aveva sposato proprio perché sapeva tenergli testa, perché le loro battaglie – a volte scherzose, a volte no – erano il modo migliore che avevano per sfogare la tensione e lo stress causati dal lavoro.

Erano lì l’uno per l’altro, ogni giorno, e se Sebastian si arrendeva in quel modo, Kurt non poteva rilassare i nervi.

In realtà, tutti quei motivi che Kurt si stava ripetendo erano semplicemente scuse: non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma la sua vera preoccupazione era sul serio cosa pensasse Sebastian.

Si vedeva che aveva qualcosa per la testa e Kurt temeva di avere qualche responsabilità. Alle volte temeva di non dimostrargli abbastanza quanto lo amava, di confonderlo. E per quanto volesse recitare la parte dello stronzo inaffondabile, Sebastian diventava piuttosto sensibile quando si trattava di Kurt, soprattutto a causa dei suoi complessi di inferiorità come persona per bene che comunque non avrebbe mai confessato.

Kurt aveva sempre la sensazione che nella sua mente si domandasse come facesse Kurt a stare con lui. Ed era orribile essere consapevoli del fatto che se lo chiedesse.

Ed erano sul serio dei pensieri che lo affliggevano, ma Kurt ebbe bisogno di un bel po’ di tempo prima di riuscire a capire cosa passava davvero per la testa di suo marito.

***

Si era trattato per lo più del modo in cui Sebastian sfuggiva ai confronti verbali negli ultimi giorni.

I dubbi che cominciarono sul serio ad assalire Kurt, però, arrivarono da quella mattina.

Il fatto che non volesse avere l’ultima parola su tutto poteva significare che era profondamente angosciato da qualcosa – segno negativo – o semplicemente che stava finalmente crescendo – un po’ in ritardo – e capiva che non aveva senso voler avere sempre ragione con suo marito.

Il problema accrebbe nel momento in cui Kurt si svegliò e Sebastian non era accanto a lui.

Il sole penetrava dalla finestra, riempiendo tutta la stanza.

Kurt si voltò verso il posto vuoto accanto al proprio corpo.

Si portò all’istante a sedere e si guardò intorno.

Niente.

Scattò dal letto, mentre chissà quale orribile pensiero sulla sua vita di coppia cominciava ad assalirlo: cosa avrebbe fatto se Sebastian avesse deciso improvvisamente di andare via? Così, senza preavvisi?

Quando raggiunse la porta della stanza, era nel panico più totale e si stava lanciando verso la cucina.

Fortunatamente non ebbe neanche bisogno di raggiungerla: gli bastò fermarsi accanto al divano del salotto per intravedere Sebastian che stava facendo chissà cosa accanto al bancone, che era chiaramente il Regno di Kurt, sovrano indiscusso di tutta la cucina.

Camminò alle sue spalle molto, molto lentamente e in maniera silenziosa.

Fece il giro del tavolo sulla punta dei piedi e, quando lo raggiunse, avvolse all’istante le braccia attorno alla sua vita perché aveva davvero avuto paura di svegliarsi senza di lui dopo quegli strani comportamenti.

Sebastian sobbalzò a quel contatto inaspettato.

“Stai tentando di uccidermi?” domandò pungente, ma Kurt era certo del sorriso che aveva in volto, nonostante non potesse vederlo.

Poggiò il volto contro la sua schiena, chiudendo gli occhi.

Tu stai tentando di uccidermi,” rispose dopo qualche momento di silenzio in cui era stato troppo intento a misurare la durata di ogni singolo respiro di Sebastian, “mi sono svegliato e non ti ho trovato lì.”

I muscoli di Sebastian si tesero all’istante a quelle parole e Kurt tornò ad essere preso da quella paura che aveva definito ingiustificata nelle propria mente, un istante prima.

Perché era teso?

Doveva dirgli qualcosa di brutto?

Non poteva perdere Sebastian, non a quel punto, non dopo tutto quello che avevano costruito insieme.

“E’ successo qualcosa?” domandò, già con un groppo alla gola. E avrebbe dovuto capirlo perché non esisteva che Sebastian si alzasse prima di lui se doveva restare comunque a casa. Solitamente passava parte del tempo a contemplarlo mentre dormiva: quando Kurt si svegliava ed apriva gli occhi, incontrava sempre quelli verdi di Sebastian che lo stavano analizzando in ogni minimo dettaglio.

“No,” rispose Sebastian, con voce tremante, dando un colpetto all’indietro con i fianchi e costringendo Kurt a mollare la presa. Si voltò verso di lui, ma tenne lo sguardo basso e pasticciò con le labbra: no, quello non era decisamente suo marito, c’era qualcosa che non andava, “Io … ho pensato che sarebbe stato carino svegliarmi e …”

E non contemplarlo? Perché non gli aveva permesso di incontrare il suo sguardo? Quella pausa lo stava uccidendo, non aveva idea del perché Sebastian avesse voluto sfuggire all’incontro di sguardi mattutino e cominciava a pensare che fosse perché, al primo sguardo, ogni maschera spariva e gli occhi erano sinceri.

Magari gli aveva nascosto qualcosa, magari lo aveva tradito e non sapeva come affrontare la questione. Magari si era semplicemente stancato di lui e i suoi stupidi vizietti come lo shopping  e non aveva più la pazienza di sopportare i suoi pettegolezzi dalla mattina alla sera. Magari non lo soddisfaceva più sessualmente, il che sarebbe stato strano, perché non lo dava davvero a vedere.

“ … prepararti la colazione.”

Sebastian alzò lo sguardo mentre pronunciava quella frase e incontrò finalmente i suoi occhi.

Kurt rimase per un istante a bocca aperta, domandandosi se non fosse la sua mente preoccupata a volergli far capire una cosa del genere alterando la realtà.

“Mi rendo conto del fatto che potrei avvelenarti, ma-“

Sebastian non riuscì a terminare la frase che si ritrovò le labbra di Kurt incollate alle sue e le guance tra le mani candide di suo marito. Quando si staccarono, Kurt poggiò la propria fronte contro la sua, inspirando lentamente.

“Wow … dovrei prepararti la colazione più spesso, signorina” fece ironico Sebastian, poggiando le mani sui fianchi di Kurt che aprì gli occhi per guardarlo.

“Sei impazzito? Hai idea di che spavento mi hai fatto prendere?” domandò, non potendo trattenere un sorriso. Anche se, in realtà, stava già pensando che la colazione fosse solo una scusa per parlare di qualcos’altro.

“Oh, qualcuno qui non sa svegliarsi senza il bacio del buongiorno tra le lenzuola? So che creo dipendenza, come vivere senza di me?”

Non si sarebbe fatto distrarre da quel commento.

“Come mai questo gesto galante?” domandò, sollevando un sopracciglio. Probabilmente, pensò Kurt, Sebastian aveva combinato qualche guaio e cercava un modo per confessarlo a Kurt, magari coccolandolo con un pensiero dolce per distrarlo dalla gravità della cosa.

“Non posso neanche essere dolce con mio marito che pensi che io sia pronto ad infilarti un coltello da cucina alle spalle?” domandò Sebastian, ma Kurt poté notare una lucina poco familiare nei suoi occhi, uno sguardo che non conosceva bene. E il che era tutto dire, perché aveva imparato a conoscerli tutti, “devo essere davvero una pessima persona …”

“Oddio …” commentò Kurt, abbassando lo sguardo e assumendo un’espressione preoccupata, “non avevo ancora considerato l’idea dell’omicidio …”

Nonostante quel tono serio, strappò una risata a Sebastian che strinse i suoi fianchi tra le mani e poggiò di nuovo la propria fronte contro la sua, “non ti ucciderò, principessa. Anche se alle volte mi tenti davvero …” sussurrò, prima di prendere il mento di Kurt tra l’indice e il pollice, “tu e tutte le tue assurde cremine …”

“Ma ti piacciono” rispose all’istante Kurt, tornando a guardare negli occhi suo marito, “ti piace la mia pelle …”

Non si erano neanche resi conto del momento in cui quella discussione avesse cominciato a diventare così … interessante.

“Oh sì che mi piace,” replicò pronto Sebastian, deciso a non lasciarsi sfuggire quell’occasione, “mi piace da morire. E’ così morbida, perfetta da succhiare …” Lasciò all’istante il mento di Kurt per raggiungere i suoi fianchi e attirando a sé con decisione. Kurt rispose con un lamento, prima di inspirare profondamente. Gli fu impossibile però, perché Sebastian si preoccupò all’istante di tappargli la bocca con la propria. Fu un bacio non proprio breve ma a bocche appena dischiuse che si muovevano l’una contro l’altra.

Quando di staccarono, Kurt si preoccupò di inspirare ogni singolo profumo il corpo di suo marito potesse permettergli di inalare. Un po’ come ogni volta che lo baciava.

“Sebastian …” sussurrò, guardandolo negli occhi e sorridendo, “mi dici il vero motivo per cui mi hai preparato la colazione?” domandò, insistendo, perché neanche la lussuria lo avrebbe distratto, non in quel caso.

“Dio, Kurt!” si lamentò all’istante Sebastian, alzando le mani e agitandole, lasciando la presa sui suoi fianchi, “ti ho preparato la colazione, non ho noleggiato un elicottero … non ancora …”

“Come?” chiese all’istante Kurt, strabuzzando, tornando poi al punto, “non l’hai mai fatto, viviamo insieme da anni.”

Seguirono dei secondi di silenzio durante i quali si guardarono soltanto negli occhi.

“Okay, ci ho messo un po’ ma-”

“Un po’?”domandò Kurt, incapace di trattenere una risata, “pensavo che non avresti mai fatto una cosa del genere. Insomma, non sono io il sottomesso che pulisce la casa, che cucina, che … insomma, non sei venuto a vivere con me per questo?” chiese, ricordando il vero motivo per il quale avevano cominciato a convivere. Sebastian aveva bisogno di una tata, e lui di un appartamento a New York. Ed erano finiti in quella direzione, quella splendida direzione.

“Puoi prenderlo semplicemente come un … ‘grazie’?” domandò Sebastian con occhi imploranti. Kurt ci pensò un po’ su: non sapeva se era pronto a lasciare andare perché quella domanda poteva capirla perfettamente. Sebastian aveva davvero qualcosa da dirgli, semplicemente, in quel momento, gli era venuto meno il coraggio. Se era qualcosa di male, però, non era il caso di prolungare l’agonia. Eppure non poteva esserlo perché Sebastian sembrava essere agitato, sì, ma non incupito.

“Non lo so” rispose Kurt, ma era già scherzoso, o quantomeno, si stava impegnando per non lasciar trasparire la propria agitazione, “devo lasciarti passare tutto questo alone di mistero?”

Sebastian arricciò le labbra e Kurt poté chiaramente leggergli negli occhi che stava supplicando. E se stava supplicando – e non in ambito sessuale, ed anche lì bisognava costringerlo a farlo, vistosi il suo smisurato orgoglio – doveva essere grave, molto grave.

“Okay, va bene, idiota,” gli sussurrò, consapevole del fatto che fosse perfino un nomignolo gentile per lui. E nello stato in cui si trovava, non si sarebbe preoccupato di come lo chiamava purché gli dicesse di sì, “sei davvero dolce ma non puoi pensare di ringraziarmi per anni di servizio come tua domestica con una colazione.”

“Lo so,” rispose terribilmente serio Sebastian, fin troppo serio per il tono scherzoso che aveva usato Kurt, “ti ringrazierò meglio, prometto.”

Prima che Kurt potesse protestare in alcun modo, si ritrovò le labbra di suo marito incollate alle sue, il volto tra le mani e pensò che non fosse assolutamente il caso di interrompere soltanto per dirgli che non ce n’era bisogno.

Ma, in fondo, doveva ammettere di essere curioso di vedere fin dove poteva spingersi per quella sciocchezza.

***

“Cos’è questo?” domandò, tenendo tra le mani il pacchetto che gli aveva buttato tra le mani, appena tornato a casa. Kurt lo contemplò, seduto sul divano, guardando poi oltre lo schienale per vedere Sebastian, cosa faceva, che espressione aveva.

“Dovresti aprirlo, credo” gli rispose ironico, preoccupandosi di sfilarsi la giacca e poggiarla sulla sedia accanto al tavolo – come Kurt gli raccomandava sempre di non fare – seguita dalla ventiquattrore sulla superficie piana in legno e vetro.

“Sebastian.”

E Kurt si stupì di come fosse bastato quel minimo comando vocale, pronunciato con decisione,  a convincerlo ad allontanare la borsa e la giacca. Non si lamentò, non sbuffò. Semplicemente Sebastian si trascinò dietro tutto all’interno del suo studiolo.

Kurt rimase a bocca aperta e aveva quasi dimenticato il pacchetto che aveva tra le mani perché non poteva distrarsi dallo spettacolo di Sebastian che ubbidiva, perché non sarebbe durato a lungo.

E in fondo era un bene perché Kurt non era sicuro di voler scoprire di essere sposato con qualcun altro, qualcuno di diverso dall’idiota che aveva sempre pensato di avere al suo fianco.

Lo vide spuntare da quella porticina e sedersi accanto a Kurt sul divano, col corpo completamente rivolto a lui ed un sorriso dolce sulle labbra.

“Mi stai spaventando” fu il commento del soprano, mentre passava le dita su quel pacchetto.

“Puoi aprirlo?” domandò Sebastian, sollevando un sopracciglio. Quello era normale: quando Sebastian faceva un regalo – o uno scherzo-regalo – non vedeva l’ora che venisse scartocciato.

“Beh …” sussurrò Kurt, arricciando il naso, da finto infastidito, “non saprei. Qualcuno è tornato a casa e non mi ha neanche dato un bacio …”

Sebastian si passò una mano sulla fronte.

E cominciava ad essere preoccupante perché solitamente gli avrebbe risposto ‘perché mai dovrei voler baciare la tua faccia da checca?’ sulla difensiva, come scusa del fatto che aveva dimenticato quel bacio. Invece, semplicemente, si sporse verso di lui, muovendosi sul divano, e lo baciò. Le loro labbra di dischiusero all’istante e le lingue si incontrarono, semplicemente accarezzandosi con naturalezza.

Kurt stava già lasciando cadere la propria schiena all’indietro, ma Sebastian allungò all’istante il braccio per bloccare quel movimento con la mano al suo fianco. Staccò le labbra da quelle di suo marito.

“Aprilo …” sussurrò, espirando nella sua bocca.

“Qualcuno è un po’ ansioso?” domandò Kurt ironico, guardandolo un’ultima volta negli occhi, prima di lasciar scivolare le dita sul pacchetto e cominciare a sfilare il nastro.

“Perché ho come l’impressione che me ne pentirò per il resto della mia vita?” domandò Sebastian, osservandolo con le sopracciglia aggrottate. Kurt non era molto sicuro dell’impressione che ebbe, ma non gli sembrò che stesse intendendo per il regalo.

In fondo, perché avrebbe dovuto pentirsi di un regalo? Era un’esagerazione. Ma aveva imparato a capire che, col passare degli anni, forse perché si era abituato ad essere puntualmente sconfitto, Sebastian aveva preso l’abitudine di far uscire dalla bocca parole a caso, semplicemente per parlare.

Kurt fece scivolare le dita attraverso il cartoncino, liberandosene e cominciò a scartocciare. Dal momento in cui aprì definitivamente il pacchetto, dovette voltarsi perplesso verso Sebastian che fece ruotare gli occhi.

“Lo sapevo. Avrei dovuto prendere un panna così avresti potuto abbinarlo col completo bianco per il matrimonio di Quinn e Rachel, non so perché l’ho preso lavanda, deve essere la tua faccetta da gay a spingermi sempre verso quelle tinte estremamente effemminat-” si ritrovò all’istante la bocca tappata dalle labbra di Kurt ed emise un gemito di sorpresa mentre si muovevano lentamente contro le sue. Accolse all’istante la lingua che si fece spazio tra le sue labbra e non poté trattenere l’istinto di afferrare i fianchi di Kurt e trascinarlo giù con sé, distendendosi sul divano.

Non poté negare di aver pensato di protestare ed insultare Kurt per il modo in cui aveva lanciato il pacchetto sul pavimento, ma si stava già muovendo sopra di lui, continuando a baciarlo, senza dargli possibilità di replica.

Passarono più di un minuto buono semplicemente così, bocca contro bocca, le mani di Kurt sotto il collo di Sebastian, finché questi non le prese tra le proprie e se le poggiò sul petto, guardando Kurt dritto negli occhi con un sorrisetto ironico.

“Non ho idea di come tu possa aver preso una fissa così orribile per quel papillon con Swarovski, è la cosa più pacchiana che io abbia mai visto.”

Kurt sollevò un sopracciglio, profondamente indignato da quel commento, “e io che stavo per ricambiare il regalo …” sussurrò con un vocina maliziosa che il bassoventre di Sebastian non poté permettersi di ignorare.

“Mmmh …” si lamentò, arricciando le labbra, “devo spendere miliardi per una notte con mia moglie?” domandò sarcastico, mentre faceva scendere le mani verso quel sedere perfetto, per stringerlo e attirare il bacino di Kurt al proprio.

“Sono una donna esigente e credo che, comunque, tu non possa lamentarti affatto delle nostre notti.” Gli riportò alla mente, bloccando i fianchi. Solitamente, quando i fianchi cominciavano a muoversi, Sebastian tendeva a non ascoltare più una parola di quello che Kurt diceva, se non aveva strettamente a che fare con quello che stavano facendo.

“Giusto.”

“E, comunque, non è per il regalo.” Precisò Kurt un istante dopo, abbassandosi nuovamente verso le labbra dell’altro, sfiorandole appena.

“Oh, e per cosa allora?” domandò Sebastian, conoscendo esattamente il tono di voce di Kurt quando si stava preparando ad una battuta, “A cosa devo questo improvviso senso di imminente appagamento sessuale, se non al triste rumore prodotto dalla cassiera mentre si diverte vittoriosa con la mia carta di credito?”

“Al fatto che sei riuscito a pronunciare ‘panna’, ‘lavanda’ e ‘abbinare’ nella stessa frase.”

Si guardarono per un secondo e seppero esattamente a cosa stavano andando incontro.

“Che spiritoso …” sussurrò Sebastian, passando al tono rauco e agli occhi scuri, mentre accarezzava delicatamente quel sedere perfetto, “e ho scelto saggiamente?” domandò con un ghigno sicuro in volto.

“Beh …” fece Kurt, portandosi un indice sulle labbra. E non appena vide quell’espressione pensierosa sul suo volto, Sebastian sbuffò. “Considerando le due scelte, ‘panna’ è la più sicura, insomma, senza dubbio. Ma i grandi artisti non sono diventati grandi per aver fatto la scelta più sicura. Forse, ora che ci penso, lavanda sul bianco sarebbe stato particolarmente stravagante.”

“Avrei finto di non conoscerti.”

“Un abbinamento interessante, particolarmente insolito, ma allo stesso tempo, contenente quel contrasto necessario a far trasparire una personalità forte …”

“Da checca …”

“Ma forse, in effetti, lavanda con quelle dispendiose decorazioni sarebbe stato sul serio pacchiano e a quel punto sarei stato costretto ad accusarti di avermi fatto un regalo pacchiano …”

“E’ ancora pacchiano, ma non puoi accusarmi per il tuo pessimo gusto. Ho scelto un pessimo regalo in base ai tuoi pessimi desideri.”

“Ma se lo avessi preso lavanda, avremmo potuto abbinarlo alla tua cravatta lavanda. Saremmo usciti di casa … abbinati!” l’entusiasmo di Kurt a quell’osservazione lo spaventò terribilmente. Quando era euforico, soprattutto per la moda, era terrificante.

“Ti rendi conto di quanto è gay quello che stai dicendo? Tutti i gayometri del mondo stanno esplodendo!”

Ci fu un momento durante il quale Kurt abbassò gli occhi per guardarlo.

“Amore mio … io sono gay, e anche tu lo sei. Mi sono sempre chiesto come potessi considerarla un’offesa.”

Sebastian arricciò le labbra e fece ruotare gli occhi.

“Prima di tutto … io non sono gay, come puoi notare dalla splendida moglie che ho che non si decide a farmi sentire quanto è duro in questo momento, a causa mia …”

“C’è qualcosa che non quadra in questo discorso.” Lo interruppe ironicamente Kurt, ma Sebastian lo ignorò.

“Secondo, tu non sei gay, tu sei lo stereotipo del gay, parli gayese, ti vesti Gayenne Westwood, mangi gayzza e via dicendo.”

Kurt sollevò lo sguardo, con fare pensieroso.

“Hai deciso se sono gay o una donna?” domandò, fissando Sebastian e non potendo trattenere un ghigno. Quella discussione era davvero una delle più esilaranti che avessero mai intrattenuto da sobri.

Sì, perché quando bevevano, i battibecchi erano da oscar.

Sebastian rimase per qualche secondo in silenzio, quasi si rendesse conto delle incoerenze della propria logica.

“Sei … lesbica. Quindi sei una donna, ma sei comunque ancora gay.” Annunciò, trionfante, guardandolo come per sfidarlo.

E quando vide quella lucina negli occhi di Kurt, seppe di aver giocato male le proprie carte.

“Quindi, se io sono lesbica, anche tu sei una donna.”

Gli occhi di Sebastian si strinsero all’istante, con fare minaccioso.

Era un gioco che Sebastian non aveva mai sopportato in realtà, quindi non lo stupiva.

“Beh, principessa …” sussurrò, col tono appena acido, “perché non allenti un po’ la resistenza su quei fianchi e lasci che io ti dimostri che c’è qualcosa di troppo che mi impedisce di essere donna?” domandò, sollevando un sopracciglio, ma Kurt rispose preparato.

“Perché in quel caso scopriresti che vale lo stesso per me.”

Un altro paio di secondi di silenzio, poi le dita di Sebastian si strinsero attorno alle sue natiche.

“Oh, credo che supererò lo shock …”

E allora i loro fianchi si scontrarono.

***

“Sto cominciando a stancarmi.” Fu il commento di Kurt, quando Sebastian tornò a casa con l’ennesimo piccolo pacchetto tra le mani. “E più di ogni altra cosa, tu stai cominciando a spaventarmi.”

Sebastian arricciò le labbra, seduto dall’altro lato del tavolo, e spostò la testa sul lato, come fanno i cagnolini quando sono confusi da qualche suono.

“Mi sorprende sempre che tu non abbia ancora capito se mi vuoi dolce o stronzo.” Commentò poggiando il gomito sul tavolo e il mento sulla mano.

“Ti voglio Sebastian.” Gli fece, facendo ruotare lo sguardo, prima di tornare su di lui. “E sarebbe stato normale se tu ti fossi limitato ad un regalino o qualcosa del genere. Avrei capito che ti sentivi in colpa per avermi chiamato ‘Elijah’ mentre facevamo sesso …”

Previously, on the Vampire Diaries-“ lo interruppe Sebastian, imitando l’introduzione al telefilm.

“Sto cercando di fare un discorso serio.” Sebastian alzò le braccia a quelle parole, permettendogli di continuare. “Ma stai spendendo tutto quelli che abbiamo, non vivremo ancora a lungo di questo passo. Non puoi tornare ogni sera con un regalo diverso.”

“Ma io-“

“E’ … terrificante, stai cominciando a spaventarmi, non ho idea di cosa ti passi per la testa o cosa ti spinga a fare una cosa del genere, visto che ti rifiuti di parlarne.”

“Non mi rifiuto.” Fece Sebastian, con un’aria abbastanza seria – il suo volto aveva un limite di serietà oltre il quale non poteva andare. “Te ne parlerò quando avrai aperto tutti i regali.”

“Quindi suppongo che non accadrà mai, visto che torni ogni giorno con qualcosa di nuovo.” Rispose Kurt, alzandosi da quel tavolo e sollevando il pacchetto.

“Io non aprirò questo pacchetto e lo riporterai indietro.”

Osservò Sebastian arricciare le labbra e abbassare lo sguardo, profondamente deluso.

“Sapevo di non doverti regalare nulla durante quel periodo del mese …” mormorò con una vocina infantile.

Kurt si domandò quando gli avesse concesso di prendersi il vizio di comportarsi in quel modo perché era davvero snervante.

Ma tenero.

Infinitamente tenero.

Poggiò il pacchetto sul tavolo e si avvicinò a lui. Sebastian sollevò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono. Kurt gli sorrise dolcemente e gli fece un cenno con la testa. All’istante, il più alto, spostò il braccio dal tavolo per permettere a Kurt di sedersi.

Kurt allungò le braccia, avvolgendole attorno al suo collo e lo guardò con premura.

“Amore,” gli sussurrò, assicurandosi del fatto che la voce fosse dolce, per fargli capire che il discorso non era un gioco, assolutamente. “questa è una cosa seria. Non so perché tu abbia preso questa strana mania all’improvviso,” lo osservò mordersi il labbra e guardare altrove, “ed è dolce, amore mio, sul serio, è una cosa dolcissima. Ma non possiamo permettercelo.”

Sebastian stava per protestare e fargli notare che la loro situazione economica era molto più che agiata ma Kurt lo interruppe, poggiando una mano sulla sua guancia.

“So che pensi di non aver limiti, Super Sebs, ma … non c’è bisogno che tu faccia tutto questo.” Lesse negli occhi di Sebastian e lo trovò ancora profondamente indeciso. “Nonostante tu sia una persona orribile, senza scrupoli morali, con un pessimo taglio di capelli ed una faccia da mangusta …” partì con la solita lista di belle qualità di Sebastian che non mancava mai, “ti amo esattamente per quanto idiota sei.”

Sebastian aggrottò le sopracciglia. Ma poi si limitò a poggiare una mano sulla schiena di Kurt ed attirarlo in un bacio dolce.

Gli ci volle un po’ per staccarsi, come ogni singola volta, poi Kurt accarezzò il suo volto, restando con la fronte contro la sua e le labbra quasi incollate.

“Sai perché ti amo io, checca?” domandò poi Sebastian, incapace di trattenere un sorriso.

“Perché mai?” chiese Kurt, prima di sfociare in un ironico “Per il mio innegabile senso dello stile?”

Sebastian sollevò un sopracciglio, quasi indignato da quella supposizione, poi lo baciò di nuovo.

Kurt avvertì subito che quel bacio era meno delicato e appena più famelico. E la cosa non lo stupì perché difficilmente suo marito sosteneva due baci dolci di fila.

Un’altra buona manciata di secondi – no, Sebastian non sapeva staccarsi da quelle labbra così morbide, così dannatamente perfette – e si stavano guardando di nuovo a quella distanza minima.

“Ti amo perché, benché tu voglia negarlo, sei molto, molto più stronzo di me.”

Kurt assunse all’istante un’espressione offesa a quella supposizione, incrociando le mani al petto.

E allora Sebastian non poté trattenere una risata, “Ops. Stronza, scusa.”

“Qualcuno è ansioso di dormire sul divano?” domandò Kurt e questa volta fu lui a sollevare un sopracciglio.

“Dimmelo tu perché se devo abituarmi a dormire sul divano, avrò bisogno di comprarne uno nuovo e più comodo …”

Kurt sospiro esasperato e poggiò la testa sulla sua spalla. Neanche in quel momento riuscì a trattenersi dal volere la sua pelle però, quella del collo, così vicina a lui, e si sporse in avanti per attirarla delicatamente a sé, succhiandola tra le labbra. La lasciò in uno schiocco e le sue mani scesero in direzione dei fianchi di Sebastian, avvolgendoli.

“Magari un bel divano bianco, in pelle …” stava sussurrando ora Sebastian, rilassato da quel movimento umido e rilassante su di lui.

“Potresti soltanto eliminare la parola ‘comprare’ dal vocabolario per un paio di giorni?” domandò Kurt, poggiando la fronte tra il mento e la spalla di suo marito.

“Mmmh …” rifletté Sebastian, incerto, “non lo so. Forse posso provarci per un paio di giorni.”

La sua voce si fece più insistente sul dettaglio temporale, come volesse specificare che non avrebbe resistito più a lungo di quel termine. Kurt sospirò ancora, in maniera meno sofferta, però.

“Okay, poi ne riparliamo.” Concluse, concedendosi di inalare in un respiro profondo il meraviglioso profumo di Sebastian.

“Facciamo sesso?” domandò questi nella tranquillità più assoluta.

“Hai intenzione di pagarmi? Non mi stupirebbe in questi giorni …” commentò ironicamente Kurt, prima di alzare la testa e guardarlo di nuovo.

E riconobbe la lucina che era solito vedere in quegli occhi verdi, accompagnata da un ghigno inconfondibile.

“Quanto vuoi?”

“Muori.”

***

“Kurt??”

Le voci delle due ragazze sedute di fronte a lui lo richiamarono all’attenzione. Ed era un bene perché, se non lo avessero fatto, probabilmente si sarebbe addormentato al tavolino di quella caffetteria.

“Tutto bene?” domandò Rachel, sollevando le sopracciglia.

“Hai delle borse enormi, qualche omofobo ti ha scazzottato per strada?” aggiunse, ironica, Santana, “o semplicemente stamattina hai dimenticato il correttore?”

“Santana, la prima non era molto carina …” le fece notare Rachel, mentre Kurt batteva ancora le palpebre per tentare di tornare sulla terra.

“Lo so, perfettamente. Ma non può addormentarsi mentre gli chiedo cosa indossare al tuo matrimonio, è una mancanza di rispetto ad entrambe!”

Rachel a quel punto annuì, puntando l’indice contro Kurt.

“Sei una delusione!” strillò, indicandolo ancora col braccio rigido e fisso. Sembrava quasi un burattino. Pinocchio, magari.

“No …” mormorò confusamente Kurt, prima di passarsi una mano sulla fronte, “sul serio, non mi mantengo in piedi …”

Rachel e Santana si scambiarono uno sguardo dubbioso.

“Hai dovuto consegnare qualche articolo d’urgenza?” domandò Rachel, cominciando a preoccuparsi per la sua salute.

“O la mangusta ha deciso di consumarti finalmente, finché non ti accasci al suolo?” chiese invece Santana, senza riuscire a trattenere una risata.

Ma Kurt si limitò a lanciarle un’occhiata pungente e Rachel e Santana spalancarono le bocche all’istante.

“Stai scherzando, vero? Quale sarebbe il problema con una cosa del genere?” chiese Santana, quasi sconvolta per la negatività che aveva messo in quello sguardo. Rachel invece, più ragionevole, stava assumendo un’espressione pensierosa.

“Il problema,” cominciò Kurt, stringendo le palpebre, con un tono acuto, “è che io ho un lavoro e non posseggo uno studio privato come voi!”

La faccia di Santana si fece subito dubbiosa, “Oh … ecco perché Seb ha passato quest’ultima settimana a riempirmi di lavoro senza fare praticamente nulla …” concluse, ricongiungendo i pezzi di quel puzzle.

“Beh, ci sono persone che pagherebbero per avere una vita sessuale così attiva …”

Si voltarono entrambi verso Rachel con aria interrogativa e Santana stava già trattenendo una risata.

“… Hey!” si illuminò Rachel, che ci aveva messo un po’ a capire perché la guardassero così, “Non ho questo problema con Quinn! Ve lo assicuro!”

Santana fece una smorfietta accondiscendente, “Ovviamente. Come potresti. Tu, Kurt e Brittany avete deciso di sposare dei pervertiti. Mi dispiace.”

Calò il silenzio su quel tavolino e Santana si chiese cosa avesse detto di male. In fondo, era semplicemente la verità.

“Comunque, qual è il problema, zuccherino?” domandò Santana, rivolgendosi a Kurt, “Pensavo tu fossi diventato un pervertito da quando sei qui a New York.”

Kurt la guardò perplesso, domandandosi se la stanchezza non gli avesse fatto capire male quello che la ragazza aveva appena detto.

“Scusami?” chiese, incerto, stringendo le palpebre.

“Sebastian mi dice tutto, so le tue posizioni preferite, le tue tecniche speciali, e devo ammettere che il più delle volte sono rimasta sconvolta,” fece nella più totale nonchalance l’ispanica, “tutto mi sarei aspettato da te meno che fossi un pervertito.”

“Santana! Potreste smetterla di parlare di … quelle cose?” esclamò, profondamente seccato: quel discorso era stato abbastanza da farlo svegliare del tutto.

Rachel sorseggiò il proprio caffè, a sguardo basso, profondamente imbarazzata per la discussione.

“Quindi … qual è il problema con tutto il sesso che fate?” domandò, ignorando le proteste di Kurt.

“E’ troppo!” protestò all’istante il ragazzo, quasi non potesse neanche credere che lo stesse chiedendo.

“Non è mai troppo,” fece Santana, scuotendo le spalle, “e stai tentando di farci credere che Sebastian ti violenta?”

Rachel si voltò di scatto verso Santana, quasi l’avesse illuminata e poi guardò Kurt, “Sì, cioè … tu non protesti?”

Kurt fece ruotare gli occhi, spazientito, “Come potrei protestare? Ogni volta che mi tocca … beh, non posso!”

Santana e Rachel si guardarono e scoppiarono a ridere.

“Non è divertente, mettetevi nei miei panni, sono … bloccato in questa situazione!” fece, ma le due non riuscirono ad interrompere la valanga di risate, “Vorrei che si fermasse perché così mi consuma ogni energia e non posso fare più nulla, hobby, lavoro e via dicendo. Ma … non voglio che si fermi.”

“Deciditi, signorina!” commentò Santana, mettendosi una mano avanti alla bocca nel tentativo di calmarsi. Kurt arricciò le labbra, socchiudendo gli occhi stanchi.

“Fosse stata Brittany, io avrei pensato che volesse mettermi incinta, ma … credo che Sebastian sia abbastanza intelligente e dipendente dal tuo flauto magico da realizzare che, in fondo, non sei davvero una ragazza.” Fece Santana, portandosi una mano al mento per riflettere.

“E’ così … strano ultimamente. Mi riempie di regali, è in calore, sto ignorando il cellulare perché mi manda messaggi continuamente …”

“E’ una cosa dolcissima!” commentò Rachel, sollevando un sopracciglio, “Non dirmi che ti sei stancato di Sebastian?”

Santana quasi cadde dalla sedia a quelle parole, puntando il dito contro Rachel.

“Ah no, nena, ino te permites! ¿Te has vuelto loca?” domando perplessa, indicando poi Kurt, “No es posible, iKurt está requeteenamorado y no le dejaría jamás! Tendría que saberlo que habías ido siempre por Blaine, sólo tú podía ...”

Santana continuò deliberatamente a sbraitare contro Rachel in spagnolo.

“Ha detto Blaine?” domandò Kurt, sollevando un sopracciglio, “Non è una parola spagnola vero?”

“Suppongo di no …” mormorò Rachel prima di voltarsi verso Santana che non si era placata un istante, “Santana!” le strillò e l’ispanica si calmò un istante, “Stavo solo chiedendo. Magari se tu permettessi a Kurt di rispondere …”

Santana non le fece finire la frase che stava già guardando Kurt, con le braccia incrociate al petto.

“Kurt,” fece con un’aria spaventosamente seria, “dì a Rachel che tra te e Timon va tutto a meraviglia, che lo amerai in eterno, lui e quella proboscide che ha nei pantaloni e morirete insieme, possibilmente dopo Rachel e quella proboscide che ha in volto.”

Ci furono lunghi, lunghissimi secondi di silenzio. Poi Kurt inspirò e si decise a parlare.

“Stavo cercando di dire soltanto che è strano ultimamente,” spiegò, ribadendo quel concetto, “tutto qui. Non mi sono stancato di lui o nulla di simile. Anche se diventa difficile se mi manda trentadue sms in un’ora.”

Le due ragazze si guardarono – Santana molto più serena – e poi tornarono a lui quasi si fossero parlate con gli occhi.

“Hai provato a parlargli?” domandò Rachel, questa volta più premurosa, e Kurt annuì.

“Mi ha detto che avrei dovuto prima scartare tutti i regali, e poi mi avrebbe detto quello che aveva da dire.”

“E tu cosa hai fatto?” chiese l’ispanica, sporgendosi verso di lui,  curiosa.

“Gli ho detto di riportare indietro il regalo e-”

“Oh mio Dio …” commentarono all’unisono le due. Kurt fece passare gli occhi sull’una e poi sull’altra e seppe che stava per arrivare un altro rimprovero.

“Kurt, cosa ti è passato per la testa?” domandò Rachel, con una teatralità struggente che fece immediatamente sentire in colpa Kurt.

“Io … non che non mi facciano piacere i suoi regali, ma … non voglio che esageri …” commentò, abbassando lo sguardo. In effetti, se ci ripensava, non era stato affatto carino. Chissà cosa aveva pensato Sebastian nel vedere il proprio regalo rifiutato.

Ecco, ci era riuscita. Come al solito, Rachel era riuscita a farlo sentire in colpa.

“Dovresti chiedergli scusa.” Insistette la mora, sguardo fermo e severo.

Kurt annuì, come un bambino sgridato dalla mamma.

“Wow …” si intromise Santana, “neanche io ho mai fatto una cosa così orribile. Come ti è saltato in mente?”

“Potreste smettere di insistere?” chiese Kurt, alzando lo sguardo, “Ho recepito il messaggio. Mi sento in colpa, sono un essere umano pessimo e privo di sensibilità.” Mormorò, cominciando perfino a convincersi di quelle parole.

“Ma Sebastian non è proprio una bella persona,” fece Santana, scherzosa, “sono certa del fatto che capirà il tuo attacco di cattiveria perché lo prova sulla propria pelle quotidianamente.”

E Kurt lo sperava davvero perché più passavano in secondi, più si sentiva male per il modo in cui effettivamente l’aveva trattato. Sebastian stava solo cercando di essere carino – non che Kurt si fosse convinto del fatto che non ci fosse un secondo fine – e lui aveva reagito piuttosto male.

Sperò che comunque Sebastian non ci desse troppo peso e decidesse di dimenticare semplicemente quella sgarbatezza.

***

“Kurt?” sussurrò Sebastian, non appena ebbe aperto la porta di casa, facendosi strada in quel buio insolito. Arricciò le labbra e poggiò la ventiquattrore sul tavolo, prima di dirigersi verso quel minuscolo barlume che si distingueva all’interno dell’appartamento.

Entrò nella camera da letto e si prese un istante per contemplare quella scenetta meravigliosa che gli strappò all’istante un sorriso: Kurt – capelli scombinati, lisci, quelli che gli davano quell’aria da bimbo innocente che, stranamente, sembrava eccitare Sebastian ancora di più – era seduto con la schiena contro la parete, sul letto, con i pop-corn tra le mani ed un viso imbronciato, e stava guardando chissà quale romantico film senza lieto fine.

“Principessa?” chiese, attirando finalmente la sua attenzione. Kurt ingoiò i pop-corn e non si preoccupò neanche di asciugare le lacrime che gli scorrevano a valanga.

“Hai fatto tardi …” mormorò, allontanando il contenitore sul comodino. Osservò Sebastian avvicinarsi al letto e sedersi accanto a lui.

“Vuoi sapere perché, signor piagnone?” sussurrò, passando l’indice sulla punta del suo naso. Kurt annuì appena, ancora con quel broncio adorabile. “Una certa mia collega mi ha detto che qualcuno pensa che io stia esagerando un po’ ultimamente.”

Kurt decise all’istante che avrebbe ucciso Santana. Non aveva dubbi su quello.

“Ha cominciato uno sproloquio sui motivi per cui non potremmo mai vivere l’uno senza l’altro e io l’ho lasciata parlare per una buona decina di minuti,” spiegò Sebastian, prima di sfilarsi le scarpe con i piedi ed avvicinarsi a lui sul letto, “e poi le ho chiesto perché diavolo avremmo dovuto lasciarci.”

Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Sebastian sorrise, “Forse dovremmo parlare di quella cosa.”

E avrebbero tranquillamente potuto parlarne in quel momento perché Sebastian gli aveva fatto capire che non stava accadendo nulla di male al loro rapporto. E se non accadeva nulla di male al loro rapporto andava più che bene. Ma prima doveva occuparsi di una cosa.

“Okay,” rispose, sollevando le coperte che aveva sulle gambe, “devo solo lavare un paio di piatti. Prima è passata Brittany e le ho preparato qualcosa da mettere sotto i denti. Solo un paio di piatti e sono da te.”

Ma Sebastian puntò un indice contro il suo petto, costringendolo nuovamente contro la parente.

“Tranquilla principessa,” gli sussurrò con un sorrisetto, prima di avvicinare il proprio volto al suo, “ci penso io.”

E Kurt fu certo del fatto che quando Sebastian cominciò a baciarlo, i suoi occhi erano spalancati. Totalmente spalancati.

Era bastata quell’azione, quella semplice azione. L’idea che Sebastian avrebbe lavato i piatti, gli fece collegare all’istante ogni singola cosa accaduta nelle ultime settimane. Regali, gentilezze, comportamenti strani e perfino relativo abuso del suo corpo. E non poteva credere di essere stato così stupido da non averlo capito prima perché, a suo parere, era più che evidente in quel momento.

Non era riuscito neanche a godersi quel bacio.

Quando le labbra di Sebastian si staccarono dalle sue, afferrò all’istante il suo volto per impedirgli di allontanarlo e per poterlo guardare dritto negli occhi.

“Come lo chiamiamo?” domandò, fissando i suoi occhi verdi meravigliosi.

Il silenzio durò a lungo.

Solo sguardi, senza parole.

Poi Sebastian sorrise.

E Kurt capì di aver fatto centro.

“Philippe.”

“Yoann.”

“Philippe.”

“Yoann.”

“Accendi la playstation e controlla l’overall.” Rispose Sebastian, quasi indignato da quella proposta di nome.

“Non è una questione di forza, è di eleganza in campo, e non gioco a FIFA ma a Little Big-“

“Kurt.”

“Philippe andrà bene.”

“Esattamente.” Commentò Sebastian, prima di stampargli un bacio dolce sulla fronte. “Non hai nulla da obbiettare, signorina conti-a-fine-mese?”

“Assolutamente no.”

Quel bacio a stampo fu abbastanza da convincere Kurt del fatto che sì, si sarebbe comunque alzato e avrebbe fatto i piatti. Ma Sebastian avrebbe dovuto imparare perché con un bambino in casa, avrebbero dovuto collaborare.

E avrebbe funzionato. Sicuramente.

“Ah,” lo fermò di nuovo Sebastian, sollevando un indice, “principessa, non parlavo di prendere un cane.” Si sentì di dover precisare, quasi non riuscisse a credere che fosse stato così semplice.

“No, ovvio.” Rispose Kurt sorridente, “Parlavi di nostro figlio.”

Sebastian saltellò sul materasso, prima di baciarlo di nuovo.

“Nostro figlio.” Ripeté soddisfatto.

Le parole migliori che avesse mai pronunciato.

 

RenoCorner

Piaciuta? Non piaciuta? Gli insulti ? Mi sono divertita troppo con gli insulti, ma perché mi piacciono così tanto O_O? Forse ho qualche grave malattia T_T Ad ogni modo, per chi non avesse avuto la possibilità di notare e volesse rendermi davvero felice leggendola, questa è la shot Pezberry con cui è cominciata la week (scritta con Athena14): Doin' it for the Fame. Grazie per tutto, non potrei chiedere followers migliori <3. Tra un po' ... Brittana! :D

   
 
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