2nd
Update Today! :3 Non ho idea di quanti headcanon sto cominciando ad
aver per il Kurtbastian e la cosa mi preoccupa profondamente (una volta
avevo una vita). No, ma anche no. Non mi preoccupa affatto. Va bene
così xD! Su questa shot, cosa dire su questa shot? Godedevi
in
primis Santana crazy shipper che mi fa morire - spero anche a voi - e
tutta una serie di insulti esilaranti, come sempre, che sfiorando il
ridicolo. Mi vergogno di averli scritti quasi.
Vi avviso da ora che c'è una shot di questa week che
è
venuta fuori di 33 pagine e non ho idea di come o quando sia accaduto,
so soltanto che sono profondamente terrorizzata da questa cosa. Ma
quando l'ho scritta? O.o E, inoltre, il tema AU sarà la shot
da
Dangerous&Moving. In realtà l'idea che avevo era
un'altra,
ma Tina - Athena14 - quella simpatica pulzella mi ha fatto notare che
è una buona idea per una long, e sono perfettamente
d'accordo.
Quindi. Aspettatevela. E dovete ringraziare Marti xD Cioè,
oddio, ringraziare mi sembra una parola grossa, può anche
essere
che a me sembra una fan fiction carina e poi a voi fa schifo XD okay,
se fa schifo ... non è colpa mia, prendetevela con Marti u_u.
Grazie mille a chiunque perderà un pochino del proprio tempo
a
recensirmi, you are the sweetest and so wanna kiss you
perché
siete perfetterrimi.
A più tardi!
-2, #Fireweek
xoxo RenoLover
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Dishes
Kurtbastian Week,
Day 1: Kurtbastian
& Kids
Sebastian
è strano. Sta cominciando a fare cose inusuali, a
comportarsi in modo decisamente poco da Sebastian. E a Kurt
basta un
gesto chiaro per fargli capire cosa esattamente sta passando per la sua
testolina da un paio di settimane.
“Okay,
hai vinto.”
Mai.
Mai in tutta la sua esistenza, Kurt aveva immaginato di poter sentire
quelle
parole da Sebastian, soprattutto da quando condividere un appartamento
con lui
aveva cominciato a significare conoscere ogni singolo dettaglio o
particolare
della sua personalità contorna.
Non
si dava mai per vinto, a costo di dare risposte
scadenti e di basso
livello. Sebastian Smythe non avrebbe mai pronunciato quelle parole.
O
almeno così pensava Kurt.
Quel
giorno fu solo un inizio in realtà.
Tutti
i successivi videro più o meno la stessa cosa accadere: un
buon quarto d’ora di
insulti, solitamente sette e mezzo di routine, e sette e mezzo nuovi di
zecca,
inventati sul momento, e infine Sebastian che si arrendeva debolmente.
Kurt
arricciava le labbra perché non poteva sopportare che, per
sei giorni di fila,
Sebastian si arrendesse in quel modo. Lo aveva sposato proprio
perché sapeva tenergli
testa, perché le loro battaglie – a volte
scherzose, a volte no – erano il modo
migliore che avevano per sfogare la tensione e lo stress causati dal
lavoro.
Erano
lì l’uno per l’altro, ogni giorno, e se
Sebastian si arrendeva in quel modo,
Kurt non poteva rilassare i nervi.
In
realtà, tutti quei motivi che Kurt si stava ripetendo erano
semplicemente
scuse: non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma la sua vera
preoccupazione
era sul serio cosa pensasse Sebastian.
Si
vedeva che aveva qualcosa per la testa e Kurt temeva di avere qualche
responsabilità. Alle volte temeva di non dimostrargli
abbastanza quanto lo
amava, di confonderlo. E per quanto volesse recitare la parte dello
stronzo
inaffondabile, Sebastian diventava piuttosto sensibile quando si
trattava di
Kurt, soprattutto a causa dei suoi complessi di inferiorità
come persona per
bene che comunque non avrebbe mai confessato.
Kurt
aveva sempre la sensazione che nella sua mente si domandasse come
facesse Kurt
a stare con lui. Ed era orribile essere consapevoli del fatto che se lo
chiedesse.
Ed
erano sul serio dei pensieri che lo affliggevano, ma Kurt ebbe bisogno
di un
bel po’ di tempo prima di riuscire a capire cosa passava
davvero per la testa
di suo marito.
***
Si
era trattato per lo più del modo in cui Sebastian sfuggiva
ai confronti verbali
negli ultimi giorni.
I
dubbi che cominciarono sul serio ad assalire Kurt, però,
arrivarono da quella
mattina.
Il
fatto che non volesse avere l’ultima parola su tutto poteva
significare che era
profondamente angosciato da qualcosa – segno negativo
– o semplicemente che
stava finalmente crescendo – un po’ in ritardo
– e capiva che non aveva senso
voler avere sempre ragione con suo marito.
Il
problema accrebbe nel momento in cui Kurt si svegliò e
Sebastian non era
accanto a lui.
Il
sole penetrava dalla finestra, riempiendo tutta la stanza.
Kurt
si voltò verso il posto vuoto accanto al proprio corpo.
Si
portò all’istante a sedere e si guardò
intorno.
Niente.
Scattò
dal letto, mentre chissà quale orribile pensiero sulla sua
vita di coppia
cominciava ad assalirlo: cosa avrebbe fatto se Sebastian avesse deciso
improvvisamente di andare via? Così, senza preavvisi?
Quando
raggiunse la porta della stanza, era nel panico più totale e
si stava lanciando
verso la cucina.
Fortunatamente
non ebbe neanche bisogno di raggiungerla: gli bastò fermarsi
accanto al divano
del salotto per intravedere Sebastian che stava facendo
chissà cosa accanto al
bancone, che era chiaramente il Regno di Kurt, sovrano indiscusso di
tutta la
cucina.
Camminò
alle sue spalle molto, molto lentamente e in maniera silenziosa.
Fece
il giro del tavolo sulla punta dei piedi e, quando lo raggiunse,
avvolse
all’istante le braccia attorno alla sua vita
perché aveva davvero avuto paura
di svegliarsi senza di lui dopo quegli strani comportamenti.
Sebastian
sobbalzò a quel contatto inaspettato.
“Stai
tentando di uccidermi?” domandò pungente, ma Kurt
era certo del sorriso che
aveva in volto, nonostante non potesse vederlo.
Poggiò
il volto contro la sua schiena, chiudendo gli occhi.
“Tu
stai tentando di uccidermi,” rispose
dopo qualche momento di silenzio in cui era stato troppo intento a
misurare la
durata di ogni singolo respiro di Sebastian, “mi sono
svegliato e non ti ho
trovato lì.”
I
muscoli di Sebastian si tesero all’istante a quelle parole e
Kurt tornò ad
essere preso da quella paura che aveva definito ingiustificata nelle
propria
mente, un istante prima.
Perché
era teso?
Doveva
dirgli qualcosa di brutto?
Non
poteva perdere Sebastian, non a quel punto, non dopo tutto quello che
avevano
costruito insieme.
“E’
successo qualcosa?” domandò, già con un
groppo alla gola. E avrebbe dovuto
capirlo perché non esisteva che Sebastian si alzasse prima
di lui se doveva
restare comunque a casa. Solitamente passava parte del tempo a
contemplarlo
mentre dormiva: quando Kurt si svegliava ed apriva gli occhi,
incontrava sempre quelli verdi di
Sebastian che lo
stavano analizzando in ogni minimo dettaglio.
“No,”
rispose Sebastian, con voce tremante, dando un colpetto
all’indietro con i
fianchi e costringendo Kurt a mollare la presa. Si voltò
verso di lui, ma tenne
lo sguardo basso e pasticciò con le labbra: no, quello non
era decisamente suo
marito, c’era qualcosa che non andava, “Io
… ho pensato che sarebbe stato carino
svegliarmi e …”
E
non contemplarlo? Perché non gli aveva permesso di
incontrare il suo sguardo?
Quella pausa lo stava uccidendo, non aveva idea del perché
Sebastian avesse
voluto sfuggire all’incontro di sguardi mattutino e
cominciava a pensare che
fosse perché, al primo sguardo, ogni maschera spariva e gli
occhi erano
sinceri.
Magari
gli aveva nascosto qualcosa, magari lo aveva tradito e non sapeva come
affrontare la questione. Magari si era semplicemente stancato di lui e
i suoi
stupidi vizietti come lo shopping
e non
aveva più la pazienza di sopportare i suoi pettegolezzi
dalla mattina alla
sera. Magari non lo soddisfaceva più sessualmente, il che
sarebbe stato strano,
perché non lo dava davvero a vedere.
“
… prepararti la colazione.”
Sebastian
alzò lo sguardo mentre pronunciava quella frase e
incontrò finalmente i suoi
occhi.
Kurt
rimase per un istante a bocca aperta, domandandosi se non fosse la sua
mente
preoccupata a volergli far capire una cosa del genere alterando la
realtà.
“Mi
rendo conto del fatto che potrei avvelenarti, ma-“
Sebastian
non riuscì a terminare la frase che si ritrovò le
labbra di Kurt incollate alle
sue e le guance tra le mani candide di suo marito. Quando si
staccarono, Kurt
poggiò la propria fronte contro la sua, inspirando
lentamente.
“Wow
… dovrei prepararti la colazione più spesso,
signorina” fece ironico Sebastian,
poggiando le mani sui fianchi di Kurt che aprì gli occhi per
guardarlo.
“Sei
impazzito? Hai idea di che spavento mi hai fatto prendere?”
domandò, non
potendo trattenere un sorriso. Anche se, in realtà, stava
già pensando che la
colazione fosse solo una scusa per parlare di qualcos’altro.
“Oh,
qualcuno qui non sa svegliarsi senza il bacio del buongiorno tra le
lenzuola?
So che creo dipendenza, come vivere senza di me?”
Non
si sarebbe fatto distrarre da quel commento.
“Come
mai questo gesto galante?” domandò, sollevando un
sopracciglio. Probabilmente,
pensò Kurt, Sebastian aveva combinato qualche guaio e
cercava un modo per
confessarlo a Kurt, magari coccolandolo con un pensiero dolce per
distrarlo
dalla gravità della cosa.
“Non
posso neanche essere dolce con mio marito che pensi che io sia pronto
ad
infilarti un coltello da cucina alle spalle?”
domandò Sebastian, ma Kurt poté
notare una lucina poco familiare nei suoi occhi, uno sguardo che non
conosceva
bene. E il che era tutto dire, perché aveva imparato a
conoscerli tutti, “devo
essere davvero una pessima persona …”
“Oddio
…” commentò Kurt, abbassando lo sguardo
e assumendo un’espressione preoccupata,
“non avevo ancora considerato l’idea
dell’omicidio …”
Nonostante
quel tono serio, strappò una risata a Sebastian che strinse
i suoi fianchi tra
le mani e poggiò di nuovo la propria fronte contro la sua,
“non ti ucciderò,
principessa. Anche se alle volte mi tenti davvero
…” sussurrò, prima di
prendere il mento di Kurt tra l’indice e il pollice,
“tu e tutte le tue assurde
cremine …”
“Ma
ti piacciono” rispose all’istante Kurt, tornando a
guardare negli occhi suo
marito, “ti piace la mia pelle …”
Non
si erano neanche resi conto del momento in cui quella discussione
avesse
cominciato a diventare così … interessante.
“Oh
sì che mi piace,” replicò pronto
Sebastian, deciso a non lasciarsi sfuggire
quell’occasione, “mi piace da morire. E’
così morbida, perfetta da succhiare …”
Lasciò all’istante il mento di Kurt per
raggiungere i suoi fianchi e attirando
a sé con decisione. Kurt rispose con un lamento, prima di
inspirare
profondamente. Gli fu impossibile però, perché
Sebastian si preoccupò
all’istante di tappargli la bocca con la propria. Fu un bacio
non proprio breve
ma a bocche appena dischiuse che si muovevano l’una contro
l’altra.
Quando
di staccarono, Kurt si preoccupò di inspirare ogni singolo
profumo il corpo di
suo marito potesse permettergli di inalare. Un po’ come ogni
volta che lo
baciava.
“Sebastian
…” sussurrò, guardandolo negli occhi e
sorridendo, “mi dici il vero motivo per
cui mi hai preparato la colazione?” domandò,
insistendo, perché neanche la
lussuria lo avrebbe distratto, non in quel caso.
“Dio,
Kurt!” si lamentò all’istante Sebastian,
alzando le mani e agitandole,
lasciando la presa sui suoi fianchi, “ti ho preparato la
colazione, non ho
noleggiato un elicottero … non ancora …”
“Come?”
chiese all’istante Kurt, strabuzzando, tornando poi al punto,
“non l’hai mai fatto,
viviamo insieme da anni.”
Seguirono dei secondi di
silenzio durante i quali si guardarono soltanto negli occhi.
“Okay, ci ho messo un
po’
ma-”
“Un
po’?”domandò
Kurt, incapace di trattenere
una risata, “pensavo che non avresti mai fatto una cosa del
genere. Insomma,
non sono io il sottomesso che pulisce la casa, che cucina, che
… insomma, non
sei venuto a vivere con me per questo?” chiese, ricordando il
vero motivo per
il quale avevano cominciato a convivere. Sebastian aveva bisogno di una
tata, e
lui di un appartamento a New York. Ed erano finiti in quella direzione,
quella splendida direzione.
“Puoi
prenderlo semplicemente come un …
‘grazie’?” domandò Sebastian
con occhi
imploranti. Kurt ci pensò un po’ su: non sapeva se
era pronto a lasciare andare
perché quella domanda poteva capirla perfettamente.
Sebastian aveva davvero qualcosa da
dirgli,
semplicemente, in quel momento, gli era venuto meno il coraggio. Se era
qualcosa di male, però, non era il caso di prolungare
l’agonia. Eppure non
poteva esserlo perché Sebastian sembrava essere agitato,
sì, ma non incupito.
“Non
lo so” rispose Kurt, ma era già scherzoso, o
quantomeno, si stava impegnando
per non lasciar trasparire la propria agitazione, “devo
lasciarti passare tutto
questo alone di mistero?”
Sebastian
arricciò le labbra e Kurt poté chiaramente
leggergli negli occhi che stava
supplicando. E se stava supplicando – e non in ambito
sessuale, ed anche lì
bisognava costringerlo a farlo, vistosi il suo smisurato orgoglio
– doveva
essere grave, molto grave.
“Okay,
va bene, idiota,” gli sussurrò, consapevole del
fatto che fosse perfino un
nomignolo gentile per lui. E nello stato in cui si trovava, non si
sarebbe
preoccupato di come lo chiamava purché gli dicesse di
sì, “sei davvero dolce ma
non puoi pensare di ringraziarmi per anni di servizio come tua
domestica con
una colazione.”
“Lo
so,” rispose terribilmente serio Sebastian, fin troppo serio
per il tono
scherzoso che aveva usato Kurt, “ti ringrazierò
meglio, prometto.”
Prima
che Kurt potesse protestare in alcun modo, si ritrovò le
labbra di suo marito
incollate alle sue, il volto tra le mani e pensò che non
fosse assolutamente il
caso di interrompere soltanto per dirgli che non ce n’era
bisogno.
Ma,
in fondo, doveva ammettere di essere curioso di vedere fin dove poteva
spingersi per quella sciocchezza.
***
“Cos’è
questo?” domandò, tenendo tra le mani il pacchetto
che gli aveva buttato tra le
mani, appena tornato a casa. Kurt lo contemplò, seduto sul
divano, guardando
poi oltre lo schienale per vedere Sebastian, cosa faceva, che
espressione aveva.
“Dovresti
aprirlo, credo” gli rispose ironico, preoccupandosi di
sfilarsi la giacca e
poggiarla sulla sedia accanto al tavolo – come Kurt gli
raccomandava sempre di non
fare – seguita dalla ventiquattrore sulla superficie piana in
legno e vetro.
“Sebastian.”
E
Kurt si stupì di come fosse bastato quel minimo comando
vocale, pronunciato con
decisione, a
convincerlo ad allontanare
la borsa e la giacca. Non si lamentò, non sbuffò.
Semplicemente Sebastian si
trascinò dietro tutto all’interno del suo studiolo.
Kurt
rimase a bocca aperta e aveva quasi dimenticato il pacchetto che aveva
tra le
mani perché non poteva distrarsi dallo spettacolo di
Sebastian che ubbidiva,
perché non sarebbe durato a lungo.
E
in fondo era un bene perché Kurt non era sicuro di voler
scoprire di essere
sposato con qualcun altro, qualcuno di diverso dall’idiota
che aveva sempre
pensato di avere al suo fianco.
Lo
vide spuntare da quella porticina e sedersi accanto a Kurt sul divano,
col
corpo completamente rivolto a lui ed un sorriso dolce sulle labbra.
“Mi
stai spaventando” fu il commento del soprano, mentre passava
le dita su quel
pacchetto.
“Puoi
aprirlo?” domandò Sebastian, sollevando un
sopracciglio. Quello era normale:
quando Sebastian faceva un regalo – o uno scherzo-regalo
– non vedeva l’ora che
venisse scartocciato.
“Beh
…” sussurrò Kurt, arricciando il naso,
da finto infastidito, “non saprei.
Qualcuno è tornato a casa e non mi ha neanche dato un bacio
…”
Sebastian
si passò una mano sulla fronte.
E
cominciava ad essere preoccupante perché solitamente gli
avrebbe risposto
‘perché mai dovrei voler baciare la tua faccia da
checca?’ sulla difensiva,
come scusa del fatto che aveva dimenticato quel bacio. Invece,
semplicemente,
si sporse verso di lui, muovendosi sul divano, e lo baciò.
Le loro labbra di
dischiusero all’istante e le lingue si incontrarono,
semplicemente
accarezzandosi con naturalezza.
Kurt
stava già lasciando cadere la propria schiena
all’indietro, ma Sebastian
allungò all’istante il braccio per bloccare quel
movimento con la mano al suo
fianco. Staccò le labbra da quelle di suo marito.
“Aprilo
…” sussurrò, espirando nella sua bocca.
“Qualcuno
è un po’ ansioso?” domandò
Kurt ironico, guardandolo un’ultima volta negli
occhi, prima di lasciar scivolare le dita sul pacchetto e cominciare a
sfilare
il nastro.
“Perché
ho come l’impressione che me ne pentirò per il
resto della mia vita?” domandò
Sebastian, osservandolo con le sopracciglia aggrottate. Kurt non era
molto
sicuro dell’impressione che ebbe, ma non gli
sembrò che stesse intendendo per
il regalo.
In
fondo, perché avrebbe dovuto pentirsi di un regalo? Era
un’esagerazione. Ma
aveva imparato a capire che, col passare degli anni, forse
perché si era
abituato ad essere puntualmente sconfitto, Sebastian aveva preso
l’abitudine di
far uscire dalla bocca parole a caso, semplicemente per parlare.
Kurt
fece scivolare le dita attraverso il cartoncino, liberandosene e
cominciò a
scartocciare. Dal momento in cui aprì definitivamente il
pacchetto, dovette
voltarsi perplesso verso Sebastian che fece ruotare gli occhi.
“Lo
sapevo. Avrei dovuto prendere un panna così avresti potuto
abbinarlo col
completo bianco per il matrimonio di Quinn e Rachel, non so
perché l’ho preso
lavanda, deve essere la tua faccetta da gay a spingermi sempre verso
quelle
tinte estremamente effemminat-” si ritrovò
all’istante la bocca tappata dalle
labbra di Kurt ed emise un gemito di sorpresa mentre si muovevano
lentamente
contro le sue. Accolse all’istante la lingua che si fece
spazio tra le sue
labbra e non poté trattenere l’istinto di
afferrare i fianchi di Kurt e
trascinarlo giù con sé, distendendosi sul divano.
Non
poté negare di aver pensato di protestare ed insultare Kurt
per il modo in cui
aveva lanciato il pacchetto sul pavimento, ma si stava già
muovendo sopra di
lui, continuando a baciarlo, senza dargli possibilità di
replica.
Passarono
più di un minuto buono semplicemente così, bocca
contro bocca, le mani di Kurt
sotto il collo di Sebastian, finché questi non le prese tra
le proprie e se le
poggiò sul petto, guardando Kurt dritto negli occhi con un
sorrisetto ironico.
“Non
ho idea di come tu possa aver preso una fissa così orribile
per quel papillon
con Swarovski, è la cosa più pacchiana che io
abbia mai visto.”
Kurt
sollevò un sopracciglio, profondamente indignato da quel
commento, “e io che
stavo per ricambiare il regalo …”
sussurrò con un vocina maliziosa che il
bassoventre di Sebastian non poté permettersi di ignorare.
“Mmmh
…” si lamentò, arricciando le labbra,
“devo spendere miliardi per una notte con
mia moglie?” domandò sarcastico, mentre faceva
scendere le mani verso quel
sedere perfetto, per stringerlo e attirare il bacino di Kurt al proprio.
“Sono
una donna esigente e credo che, comunque, tu non possa lamentarti
affatto delle
nostre notti.” Gli riportò alla mente, bloccando i
fianchi. Solitamente, quando
i fianchi cominciavano a muoversi, Sebastian tendeva a non ascoltare
più una
parola di quello che Kurt diceva, se non aveva strettamente a che fare
con quello
che stavano facendo.
“Giusto.”
“E,
comunque, non è per il regalo.” Precisò
Kurt un istante dopo, abbassandosi
nuovamente verso le labbra dell’altro, sfiorandole appena.
“Oh,
e per cosa allora?” domandò Sebastian, conoscendo
esattamente il tono di voce
di Kurt quando si stava preparando ad una battuta, “A cosa
devo questo
improvviso senso di imminente appagamento sessuale, se non al triste
rumore
prodotto dalla cassiera mentre si diverte vittoriosa con la mia carta
di
credito?”
“Al
fatto che sei riuscito a pronunciare ‘panna’,
‘lavanda’ e ‘abbinare’ nella
stessa frase.”
Si
guardarono per un secondo e seppero esattamente a cosa stavano andando
incontro.
“Che
spiritoso …” sussurrò Sebastian,
passando al tono rauco e agli occhi scuri,
mentre accarezzava delicatamente quel sedere perfetto, “e ho
scelto
saggiamente?” domandò con un ghigno sicuro in
volto.
“Beh
…” fece Kurt, portandosi un indice sulle labbra. E
non appena vide
quell’espressione pensierosa sul suo volto, Sebastian
sbuffò. “Considerando le
due scelte, ‘panna’ è la più
sicura, insomma, senza dubbio. Ma i grandi artisti
non sono diventati grandi per aver fatto la scelta più
sicura. Forse, ora che
ci penso, lavanda sul bianco sarebbe stato particolarmente
stravagante.”
“Avrei
finto di non conoscerti.”
“Un
abbinamento interessante, particolarmente insolito, ma allo stesso
tempo,
contenente quel contrasto necessario a far trasparire una
personalità forte …”
“Da
checca …”
“Ma
forse, in effetti, lavanda con quelle dispendiose decorazioni sarebbe
stato sul
serio pacchiano e a quel punto sarei stato costretto ad accusarti di
avermi
fatto un regalo pacchiano …”
“E’
ancora pacchiano, ma non puoi accusarmi per il tuo pessimo gusto. Ho
scelto un
pessimo regalo in base ai tuoi pessimi desideri.”
“Ma
se lo avessi preso lavanda, avremmo potuto abbinarlo alla tua cravatta
lavanda.
Saremmo usciti di casa … abbinati!”
l’entusiasmo di Kurt a quell’osservazione lo
spaventò terribilmente. Quando era
euforico, soprattutto per la moda, era terrificante.
“Ti
rendi conto di quanto è gay quello che stai dicendo? Tutti i
gayometri del
mondo stanno esplodendo!”
Ci
fu un momento durante il quale Kurt abbassò gli occhi per
guardarlo.
“Amore
mio … io sono gay, e
anche tu lo sei.
Mi sono sempre chiesto come potessi considerarla
un’offesa.”
Sebastian
arricciò le labbra e fece ruotare gli occhi.
“Prima
di tutto … io non sono gay, come puoi notare dalla splendida
moglie che ho che
non si decide a farmi sentire quanto è duro in questo
momento, a causa mia …”
“C’è
qualcosa che non quadra in questo discorso.” Lo interruppe
ironicamente Kurt,
ma Sebastian lo ignorò.
“Secondo,
tu non sei gay, tu sei lo
stereotipo
del gay, parli gayese, ti vesti Gayenne Westwood, mangi gayzza e via
dicendo.”
Kurt
sollevò lo sguardo, con fare pensieroso.
“Hai
deciso se sono gay o una donna?” domandò, fissando
Sebastian e non potendo
trattenere un ghigno. Quella discussione era davvero una delle
più esilaranti
che avessero mai intrattenuto da sobri.
Sì,
perché quando bevevano, i battibecchi erano da oscar.
Sebastian
rimase per qualche secondo in silenzio, quasi si rendesse conto delle
incoerenze della propria logica.
“Sei
… lesbica. Quindi sei una donna, ma sei comunque ancora
gay.” Annunciò,
trionfante, guardandolo come per sfidarlo.
E
quando vide quella lucina negli occhi di Kurt, seppe di aver giocato
male le
proprie carte.
“Quindi,
se io sono lesbica, anche tu sei una donna.”
Gli
occhi di Sebastian si strinsero all’istante, con fare
minaccioso.
Era
un gioco che Sebastian non aveva mai sopportato in realtà,
quindi non lo
stupiva.
“Beh,
principessa …” sussurrò, col tono
appena acido, “perché non allenti un po’
la
resistenza su quei fianchi e lasci che io ti dimostri che
c’è qualcosa di
troppo che mi impedisce di essere donna?” domandò,
sollevando un sopracciglio,
ma Kurt rispose preparato.
“Perché
in quel caso scopriresti che vale lo stesso per me.”
Un
altro paio di secondi di silenzio, poi le dita di Sebastian si
strinsero
attorno alle sue natiche.
“Oh,
credo che supererò lo shock …”
E
allora i loro fianchi si scontrarono.
***
“Sto
cominciando a stancarmi.” Fu il commento di Kurt, quando
Sebastian tornò a casa
con l’ennesimo piccolo pacchetto tra le mani. “E
più di ogni altra cosa, tu
stai cominciando a spaventarmi.”
Sebastian
arricciò le labbra, seduto dall’altro lato del
tavolo, e spostò la testa sul
lato, come fanno i cagnolini quando sono confusi da qualche suono.
“Mi
sorprende sempre che tu non abbia ancora capito se mi vuoi dolce o
stronzo.”
Commentò poggiando il gomito sul tavolo e il mento sulla
mano.
“Ti
voglio Sebastian.” Gli
fece, facendo
ruotare lo sguardo, prima di tornare su di lui. “E sarebbe
stato normale se tu
ti fossi limitato ad un regalino o qualcosa del genere. Avrei capito
che ti
sentivi in colpa per avermi chiamato ‘Elijah’
mentre facevamo sesso …”
“Previously,
on the Vampire Diaries-“ lo
interruppe Sebastian, imitando l’introduzione al telefilm.
“Sto
cercando di fare un discorso serio.” Sebastian
alzò le braccia a quelle parole,
permettendogli di continuare. “Ma stai spendendo tutto quelli
che abbiamo, non
vivremo ancora a lungo di questo passo. Non puoi tornare ogni sera con
un
regalo diverso.”
“Ma
io-“
“E’
… terrificante, stai cominciando a spaventarmi, non ho idea
di cosa ti passi
per la testa o cosa ti spinga a fare una cosa del genere, visto che ti
rifiuti
di parlarne.”
“Non
mi rifiuto.” Fece Sebastian, con un’aria abbastanza
seria – il suo volto aveva
un limite di serietà oltre il quale non poteva andare.
“Te ne parlerò quando
avrai aperto tutti i regali.”
“Quindi
suppongo che non accadrà mai, visto che torni ogni giorno
con qualcosa di
nuovo.” Rispose Kurt, alzandosi da quel tavolo e sollevando
il pacchetto.
“Io
non aprirò questo pacchetto e lo riporterai
indietro.”
Osservò
Sebastian arricciare le labbra e abbassare lo sguardo, profondamente
deluso.
“Sapevo
di non doverti regalare nulla durante quel periodo del mese
…” mormorò con una
vocina infantile.
Kurt
si domandò quando gli avesse concesso di prendersi il vizio
di comportarsi in
quel modo perché era davvero snervante.
Ma
tenero.
Infinitamente
tenero.
Poggiò
il pacchetto sul tavolo e si avvicinò a lui. Sebastian
sollevò lo sguardo e i
loro occhi si incontrarono. Kurt gli sorrise dolcemente e gli fece un
cenno con
la testa. All’istante, il più alto,
spostò il braccio dal tavolo per permettere
a Kurt di sedersi.
Kurt
allungò le braccia, avvolgendole attorno al suo collo e lo
guardò con premura.
“Amore,”
gli sussurrò, assicurandosi del fatto che la voce fosse
dolce, per fargli
capire che il discorso non era un gioco, assolutamente.
“questa è una cosa
seria. Non so perché tu abbia preso questa strana mania
all’improvviso,” lo
osservò mordersi il labbra e guardare altrove, “ed
è dolce, amore mio, sul
serio, è una cosa dolcissima. Ma non possiamo
permettercelo.”
Sebastian
stava per protestare e fargli notare che la loro situazione economica
era molto
più che agiata ma Kurt lo interruppe, poggiando una mano
sulla sua guancia.
“So
che pensi di non aver limiti, Super Sebs, ma … non
c’è bisogno che tu faccia
tutto questo.” Lesse negli occhi di Sebastian e lo
trovò ancora profondamente
indeciso. “Nonostante tu sia una persona orribile, senza
scrupoli morali, con
un pessimo taglio di capelli ed una faccia da mangusta
…” partì con la solita
lista di belle qualità di Sebastian che non mancava mai,
“ti amo esattamente
per quanto idiota sei.”
Sebastian
aggrottò le sopracciglia. Ma poi si limitò a
poggiare una mano sulla schiena di
Kurt ed attirarlo in un bacio dolce.
Gli
ci volle un po’ per staccarsi, come ogni singola volta, poi
Kurt accarezzò il
suo volto, restando con la fronte contro la sua e le labbra quasi
incollate.
“Sai
perché ti amo io, checca?” domandò poi
Sebastian, incapace di trattenere un
sorriso.
“Perché
mai?” chiese Kurt, prima di sfociare in un ironico
“Per il mio innegabile senso
dello stile?”
Sebastian
sollevò un sopracciglio, quasi indignato da quella
supposizione, poi lo baciò
di nuovo.
Kurt
avvertì subito che quel bacio era meno delicato e appena
più famelico. E la
cosa non lo stupì perché difficilmente suo marito
sosteneva due baci dolci di
fila.
Un’altra
buona manciata di secondi – no, Sebastian non sapeva
staccarsi da quelle labbra
così morbide, così dannatamente perfette
– e si stavano guardando di nuovo a
quella distanza minima.
“Ti
amo perché, benché tu voglia negarlo, sei molto,
molto più stronzo di me.”
Kurt
assunse all’istante un’espressione offesa a quella
supposizione, incrociando le
mani al petto.
E
allora Sebastian non poté trattenere una risata,
“Ops. Stronza,
scusa.”
“Qualcuno
è ansioso di dormire sul divano?”
domandò Kurt e questa volta fu lui a
sollevare un sopracciglio.
“Dimmelo
tu perché se devo abituarmi a dormire sul divano,
avrò bisogno di comprarne uno
nuovo e più comodo …”
Kurt
sospiro esasperato e poggiò la testa sulla sua spalla.
Neanche in quel momento
riuscì a trattenersi dal volere la sua pelle
però, quella del collo, così
vicina a lui, e si sporse in avanti per attirarla delicatamente a
sé,
succhiandola tra le labbra. La lasciò in uno schiocco e le
sue mani scesero in
direzione dei fianchi di Sebastian, avvolgendoli.
“Magari
un bel divano bianco, in pelle …” stava
sussurrando ora Sebastian, rilassato da
quel movimento umido e rilassante su di lui.
“Potresti
soltanto eliminare la parola ‘comprare’ dal
vocabolario per un paio di giorni?”
domandò Kurt, poggiando la fronte tra il mento e la spalla
di suo marito.
“Mmmh
…” rifletté Sebastian, incerto,
“non lo so. Forse posso provarci per
un paio di giorni.”
La
sua voce si fece più insistente sul dettaglio temporale,
come volesse
specificare che non avrebbe resistito più a lungo di quel
termine. Kurt sospirò
ancora, in maniera meno sofferta, però.
“Okay,
poi ne riparliamo.” Concluse, concedendosi di inalare in un
respiro profondo il
meraviglioso profumo di Sebastian.
“Facciamo
sesso?” domandò questi nella
tranquillità più assoluta.
“Hai
intenzione di pagarmi? Non mi stupirebbe in questi giorni
…” commentò
ironicamente Kurt, prima di alzare la testa e guardarlo di nuovo.
E
riconobbe la lucina che era solito vedere in quegli occhi verdi,
accompagnata
da un ghigno inconfondibile.
“Quanto
vuoi?”
“Muori.”
***
“Kurt??”
Le
voci delle due ragazze sedute di fronte a lui lo richiamarono
all’attenzione.
Ed era un bene perché, se non lo avessero fatto,
probabilmente si sarebbe
addormentato al tavolino di quella caffetteria.
“Tutto
bene?” domandò Rachel, sollevando le sopracciglia.
“Hai
delle borse enormi, qualche omofobo ti ha scazzottato per
strada?” aggiunse,
ironica, Santana, “o semplicemente stamattina hai dimenticato
il correttore?”
“Santana,
la prima non era molto carina …” le fece notare
Rachel, mentre Kurt batteva
ancora le palpebre per tentare di tornare sulla terra.
“Lo
so, perfettamente. Ma non può addormentarsi mentre gli
chiedo cosa indossare al
tuo matrimonio, è una mancanza di rispetto ad
entrambe!”
Rachel
a quel punto annuì, puntando l’indice contro Kurt.
“Sei
una delusione!” strillò, indicandolo ancora col
braccio rigido e fisso.
Sembrava quasi un burattino. Pinocchio, magari.
“No
…” mormorò confusamente Kurt, prima di
passarsi una mano sulla fronte, “sul
serio, non mi mantengo in piedi …”
Rachel
e Santana si scambiarono uno sguardo dubbioso.
“Hai
dovuto consegnare qualche articolo d’urgenza?”
domandò Rachel, cominciando a
preoccuparsi per la sua salute.
“O
la mangusta ha deciso di consumarti finalmente, finché non
ti accasci al
suolo?” chiese invece Santana, senza riuscire a trattenere
una risata.
Ma
Kurt si limitò a lanciarle un’occhiata pungente e
Rachel e Santana spalancarono
le bocche all’istante.
“Stai
scherzando, vero? Quale sarebbe il problema con una cosa del
genere?” chiese
Santana, quasi sconvolta per la negatività che aveva messo
in quello sguardo.
Rachel invece, più ragionevole, stava assumendo
un’espressione pensierosa.
“Il
problema,” cominciò Kurt, stringendo le palpebre,
con un tono acuto, “è che io
ho un lavoro e non posseggo uno studio privato come voi!”
La
faccia di Santana si fece subito dubbiosa, “Oh …
ecco perché Seb ha passato
quest’ultima settimana a riempirmi di lavoro senza fare
praticamente nulla …”
concluse, ricongiungendo i pezzi di quel puzzle.
“Beh,
ci sono persone che pagherebbero per avere una vita sessuale
così attiva …”
Si
voltarono entrambi verso Rachel con aria interrogativa e Santana stava
già
trattenendo una risata.
“…
Hey!” si illuminò Rachel, che ci aveva messo un
po’ a capire perché la
guardassero così, “Non ho questo problema con
Quinn! Ve lo assicuro!”
Santana
fece una smorfietta accondiscendente, “Ovviamente. Come
potresti. Tu, Kurt e
Brittany avete deciso di sposare dei pervertiti. Mi dispiace.”
Calò
il silenzio su quel tavolino e Santana si chiese cosa avesse detto di
male. In
fondo, era semplicemente la verità.
“Comunque,
qual è il problema, zuccherino?”
domandò Santana, rivolgendosi a Kurt, “Pensavo
tu fossi diventato un pervertito da quando sei qui a New
York.”
Kurt
la guardò perplesso, domandandosi se la stanchezza non gli
avesse fatto capire
male quello che la ragazza aveva appena detto.
“Scusami?”
chiese, incerto, stringendo le palpebre.
“Sebastian
mi dice tutto, so le tue posizioni preferite, le tue tecniche speciali,
e devo
ammettere che il più delle volte sono rimasta
sconvolta,” fece nella più totale
nonchalance l’ispanica, “tutto mi sarei aspettato
da te meno che fossi un
pervertito.”
“Santana!
Potreste smetterla di parlare di … quelle cose?”
esclamò, profondamente
seccato: quel discorso era stato abbastanza da farlo svegliare del
tutto.
Rachel
sorseggiò il proprio caffè, a sguardo basso,
profondamente imbarazzata per la
discussione.
“Quindi
… qual è il problema con tutto il sesso che
fate?” domandò, ignorando le proteste
di Kurt.
“E’
troppo!” protestò all’istante il
ragazzo, quasi non potesse neanche credere che
lo stesse chiedendo.
“Non
è mai troppo,” fece Santana, scuotendo le spalle,
“e stai tentando di farci
credere che Sebastian ti violenta?”
Rachel
si voltò di scatto verso Santana, quasi l’avesse
illuminata e poi guardò Kurt,
“Sì, cioè … tu non
protesti?”
Kurt
fece ruotare gli occhi, spazientito, “Come potrei protestare?
Ogni volta che mi
tocca … beh, non posso!”
Santana
e Rachel si guardarono e scoppiarono a ridere.
“Non
è divertente, mettetevi nei miei panni, sono …
bloccato in questa situazione!”
fece, ma le due non riuscirono ad interrompere la valanga di risate,
“Vorrei
che si fermasse perché così mi consuma ogni
energia e non posso fare più nulla,
hobby, lavoro e via dicendo. Ma … non voglio che si
fermi.”
“Deciditi,
signorina!” commentò Santana, mettendosi una mano
avanti alla bocca nel
tentativo di calmarsi. Kurt arricciò le labbra, socchiudendo
gli occhi stanchi.
“Fosse
stata Brittany, io avrei pensato che volesse mettermi incinta, ma
… credo che
Sebastian sia abbastanza intelligente e dipendente dal tuo flauto
magico da
realizzare che, in fondo, non sei davvero una ragazza.” Fece
Santana,
portandosi una mano al mento per riflettere.
“E’
così … strano
ultimamente. Mi riempie
di regali, è in calore, sto ignorando il cellulare
perché mi manda messaggi
continuamente …”
“E’
una cosa dolcissima!” commentò Rachel, sollevando
un sopracciglio, “Non dirmi
che ti sei stancato di Sebastian?”
Santana
quasi cadde dalla sedia a quelle parole, puntando il dito contro Rachel.
“Ah
no, nena, ino te
permites! ¿Te has vuelto loca?” domando perplessa,
indicando poi Kurt, “No es
posible, iKurt está requeteenamorado y no le
dejaría jamás! Tendría que saberlo
que habías ido siempre por Blaine, sólo
tú podía ...”
Santana
continuò deliberatamente a sbraitare contro Rachel in
spagnolo.
“Ha
detto Blaine?” domandò Kurt, sollevando un
sopracciglio, “Non è una parola
spagnola vero?”
“Suppongo
di no …” mormorò Rachel prima di
voltarsi verso Santana che non si era placata
un istante, “Santana!” le strillò e
l’ispanica si calmò un istante, “Stavo
solo
chiedendo. Magari se tu permettessi a Kurt di rispondere
…”
Santana
non le fece finire la frase che stava già guardando Kurt,
con le braccia
incrociate al petto.
“Kurt,”
fece con un’aria spaventosamente seria,
“dì a Rachel che tra te e Timon va
tutto a meraviglia, che lo amerai in eterno, lui e quella proboscide
che ha nei
pantaloni e morirete insieme, possibilmente dopo Rachel e quella
proboscide che
ha in volto.”
Ci
furono lunghi, lunghissimi secondi di silenzio. Poi Kurt
inspirò e si decise a
parlare.
“Stavo
cercando di dire soltanto che è strano
ultimamente,” spiegò, ribadendo quel
concetto, “tutto qui. Non mi sono stancato di lui o nulla di
simile. Anche se
diventa difficile se mi manda trentadue sms in
un’ora.”
Le
due ragazze si guardarono – Santana molto più
serena – e poi tornarono a lui
quasi si fossero parlate con gli occhi.
“Hai
provato a parlargli?” domandò Rachel, questa volta
più premurosa, e Kurt annuì.
“Mi
ha detto che avrei dovuto prima scartare tutti i regali, e poi mi
avrebbe detto
quello che aveva da dire.”
“E
tu cosa hai fatto?” chiese l’ispanica, sporgendosi
verso di lui, curiosa.
“Gli
ho detto di riportare indietro il regalo e-”
“Oh
mio Dio …” commentarono all’unisono le
due. Kurt fece passare gli occhi
sull’una e poi sull’altra e seppe che stava per
arrivare un altro rimprovero.
“Kurt,
cosa ti è passato per la testa?”
domandò Rachel, con una teatralità struggente
che fece immediatamente sentire in colpa Kurt.
“Io
… non che non mi facciano piacere i suoi regali, ma
… non voglio che esageri …”
commentò, abbassando lo sguardo. In effetti, se ci
ripensava, non era stato
affatto carino. Chissà cosa aveva pensato Sebastian nel
vedere il proprio
regalo rifiutato.
Ecco,
ci era riuscita. Come al solito, Rachel era riuscita a farlo sentire in
colpa.
“Dovresti
chiedergli scusa.” Insistette la mora, sguardo fermo e
severo.
Kurt
annuì, come un bambino sgridato dalla mamma.
“Wow
…” si intromise Santana, “neanche io ho
mai fatto una cosa così orribile. Come
ti è saltato in mente?”
“Potreste
smettere di insistere?” chiese Kurt, alzando lo sguardo,
“Ho recepito il
messaggio. Mi sento in colpa, sono un essere umano pessimo e privo di
sensibilità.”
Mormorò, cominciando perfino a convincersi di quelle parole.
“Ma
Sebastian non è proprio una bella persona,” fece
Santana, scherzosa, “sono
certa del fatto che capirà il tuo attacco di cattiveria
perché lo prova sulla
propria pelle quotidianamente.”
E
Kurt lo sperava davvero perché più passavano in
secondi, più si sentiva male
per il modo in cui effettivamente l’aveva trattato. Sebastian
stava solo
cercando di essere carino – non che Kurt si fosse convinto
del fatto che non ci
fosse un secondo fine – e lui aveva reagito piuttosto male.
Sperò
che comunque Sebastian non ci desse troppo peso e decidesse di
dimenticare
semplicemente quella sgarbatezza.
***
“Kurt?”
sussurrò Sebastian, non appena ebbe aperto la porta di casa,
facendosi strada
in quel buio insolito. Arricciò le labbra e
poggiò la ventiquattrore sul
tavolo, prima di dirigersi verso quel minuscolo barlume che si
distingueva
all’interno dell’appartamento.
Entrò
nella camera da letto e si prese un istante per contemplare quella
scenetta
meravigliosa che gli strappò all’istante un
sorriso: Kurt – capelli scombinati,
lisci, quelli che gli davano quell’aria da bimbo innocente
che, stranamente,
sembrava eccitare Sebastian ancora di più – era
seduto con la schiena contro la
parete, sul letto, con i pop-corn tra le mani ed un viso imbronciato, e
stava
guardando chissà quale romantico film senza lieto fine.
“Principessa?”
chiese, attirando finalmente la sua attenzione. Kurt ingoiò
i pop-corn e non si
preoccupò neanche di asciugare le lacrime che gli scorrevano
a valanga.
“Hai
fatto tardi …” mormorò, allontanando il
contenitore sul comodino. Osservò
Sebastian avvicinarsi al letto e sedersi accanto a lui.
“Vuoi
sapere perché, signor piagnone?”
sussurrò, passando l’indice sulla punta del
suo naso. Kurt annuì appena, ancora con quel broncio
adorabile. “Una certa mia
collega mi ha detto che qualcuno pensa che io stia esagerando un
po’
ultimamente.”
Kurt
decise all’istante che avrebbe ucciso Santana. Non aveva
dubbi su quello.
“Ha
cominciato uno sproloquio sui motivi per cui non potremmo mai vivere
l’uno
senza l’altro e io l’ho lasciata parlare per una
buona decina di minuti,”
spiegò Sebastian, prima di sfilarsi le scarpe con i piedi ed
avvicinarsi a lui
sul letto, “e poi le ho chiesto perché diavolo
avremmo dovuto lasciarci.”
Ci
fu qualche secondo di silenzio, poi Sebastian sorrise, “Forse
dovremmo parlare
di quella cosa.”
E
avrebbero tranquillamente potuto parlarne in quel momento
perché Sebastian gli
aveva fatto capire che non stava accadendo nulla di male al loro
rapporto. E se
non accadeva nulla di male al loro rapporto andava più che
bene. Ma prima
doveva occuparsi di una cosa.
“Okay,”
rispose, sollevando le coperte che aveva sulle gambe, “devo
solo lavare un paio
di piatti. Prima è passata Brittany e le ho preparato
qualcosa da mettere sotto
i denti. Solo un paio di piatti e sono da te.”
Ma
Sebastian puntò un indice contro il suo petto,
costringendolo nuovamente contro
la parente.
“Tranquilla
principessa,” gli sussurrò con un sorrisetto,
prima di avvicinare il proprio
volto al suo, “ci penso io.”
E
Kurt fu certo del fatto che quando Sebastian cominciò a
baciarlo, i suoi occhi
erano spalancati. Totalmente spalancati.
Era
bastata quell’azione, quella semplice azione.
L’idea che Sebastian avrebbe
lavato i piatti, gli fece collegare all’istante ogni singola
cosa accaduta
nelle ultime settimane. Regali, gentilezze, comportamenti strani e
perfino relativo
abuso del suo corpo. E non poteva credere di essere stato
così stupido da non
averlo capito prima perché, a suo parere, era più
che evidente in quel momento.
Non
era riuscito neanche a godersi quel bacio.
Quando
le labbra di Sebastian si staccarono dalle sue, afferrò
all’istante il suo
volto per impedirgli di allontanarlo e per poterlo guardare dritto
negli occhi.
“Come
lo chiamiamo?” domandò, fissando i suoi occhi
verdi meravigliosi.
Il
silenzio durò a lungo.
Solo
sguardi, senza parole.
Poi
Sebastian sorrise.
E
Kurt capì di aver fatto centro.
“Philippe.”
“Yoann.”
“Philippe.”
“Yoann.”
“Accendi
la playstation e controlla l’overall.” Rispose
Sebastian, quasi indignato da quella
proposta di nome.
“Non
è una questione di forza, è di eleganza in campo,
e non gioco a FIFA ma a
Little Big-“
“Kurt.”
“Philippe
andrà bene.”
“Esattamente.”
Commentò Sebastian, prima di stampargli un bacio dolce sulla
fronte. “Non hai
nulla da obbiettare, signorina conti-a-fine-mese?”
“Assolutamente
no.”
Quel
bacio a stampo fu abbastanza da convincere Kurt del fatto che
sì, si sarebbe
comunque alzato e avrebbe fatto i piatti. Ma Sebastian avrebbe dovuto
imparare
perché con un bambino in casa, avrebbero dovuto collaborare.
E
avrebbe funzionato. Sicuramente.
“Ah,”
lo fermò di nuovo Sebastian, sollevando un indice,
“principessa, non parlavo di
prendere un cane.” Si sentì di dover precisare,
quasi non riuscisse a credere
che fosse stato così semplice.
“No,
ovvio.” Rispose Kurt sorridente, “Parlavi di nostro
figlio.”
Sebastian
saltellò sul materasso, prima di baciarlo di nuovo.
“Nostro
figlio.” Ripeté soddisfatto.
Le
parole migliori che avesse mai pronunciato.
Piaciuta? Non piaciuta? Gli insulti
? Mi sono divertita troppo con gli insulti, ma perché mi
piacciono così tanto O_O? Forse ho qualche grave malattia
T_T Ad ogni modo, per chi non avesse avuto la possibilità di
notare e volesse rendermi davvero felice leggendola, questa
è la shot Pezberry con cui è cominciata la week
(scritta con Athena14): Doin'
it for the Fame