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Autore: Brat    09/07/2012    1 recensioni
Questo passo mi riporterà a tutto questo, mi rigetterà fra le braccia della rivolta. Giù a capofitto verso il pericolo. È tutto ciò che si può aspettare una ragazza senza radici ne qualcosa in cui credere, se non la sua fottuta bandiera squarciata. L’ultima ragazza americana.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sulla porta. La borsa in spalla. Un unico passo, e segnerò la fine di questo ennesimo capitolo della mia sporca vita. Ritorno alle origini: senza casa, ne posto dove andare, persa per le strade di una città sotto assedio. Assediata dalla guerra. Assediata da se stessa. L’era statica continua a divorare quello che è il suono della libertà e verità: ormai le bugie offuscano persino gli occhi di Dio. Una nazione caduta dentro la propria ingordigia, abbiamo venduto le anime a quel dannato dollaro, qui. Siamo una nazione in rovina. Questo passo mi riporterà a tutto questo, mi rigetterà fra le braccia della rivolta. Giù a capofitto verso il pericolo. È tutto ciò che si può aspettare una ragazza senza radici ne qualcosa in cui credere, se non la sua fottuta bandiera squarciata. L’ultima ragazza americana.
-Non farlo- mormora Christian. Seduto sul divano, alle mie spalle, stringe i resti di un cuscino smembrato. Immerso nella paura, ben sigillata fra i denti stretti, invisibile, se non a me. Si sta avvicinando un nuovo attacco, riesco quasi a sentire gli scatti dei fucili in lontananza, le urla dei soldati e i loro passi pesanti.
-Apri gli occhi: viviamo in un paese in rovina, tutto è fermo, tutto sta morendo, e io non posso restare a guardare come te, senza..-
-Non credere che non mi importi!- Ora sta urlando, qualcosa nella staticità di questa stanza muta, e d’un tratto tutto prende a vibrare e ogni cosa sembra diventare più nitida e vicina, quasi opprimente. L’era del silenzio è stata frantumata, e ciò che ne resta brucia fra le labbra e gli occhi neri di Christian.
Mi avvicino alla finestra, senza abbandonare ne lo zaino ne la voglia di uscire, e scosto piano le tende. Fuori è buio, la strada è deserta, costeggiata dalle macerie delle case infrante, come le speranze di chi le riempiva. Lì, in piedi al centro della cupa e desolata linea di asfalto, confine con tutto ciò che resta del nostro mondo, c’è una bambina, avrà si e no cinque anni: è scalza, porta un vestito tutto squarciato e sporco, che nasconde appena il corpicino minuto. Le braccia sono coperte si escoriazioni e avvolgono il collo di un vecchio orsetto di peluche, tutto strappato e bruciacchiato, che sembra aggrapparsi a sua volta alla piccola. Non piange. Non sembra provare assolutamente niente. Resta immobile, come in bilico fra salvezza e perdizione.
-Guarda là- mormoro. Christian si alza e mi affianca, la faccia è una maschera di duro e freddo marmo. –Quella piccola, la vedi? È spenta. Ferma, in bilico fra la vita e la morte. Eppure impassibile, congelata e rinchiusa in una boccia di cristallo, troppo fragile per proteggerla. Guarda quegli occhi freddi, che guardano ovunque e da nessuna parte. Occhi spaventati, e la paura è quasi impercettibile, dietro quello sguardo però c’è qualcosa che si muove, si agita per venire fuori, soffocata dal silenzio, dal gelo totale. Dal rimbombo sordo delle esplosioni. E nessun fottutissimo uomo, o fottutissimo Dio può vederla. Nessuno riesce a sentirla. Non è giusto che lei sia lì, sola, e io invece chiusa fra queste mura, quasi al sicuro, in parte più pericolo di lei, in parte più protetta.
È una dannata bambina, che guarda il mondo come se non ci fosse niente da scoprire. Niente che può cambiare. Semplicemente lei qui, nell’era dell’apatia, non ha scampo, non ha niente-
Lo sento, sta tremando accanto a me. Trema perché anche lui è stato in mezzo a quella strada, anche nel suo sguardo si nascondeva tutto questo. La prima volta che lo vidi era inginocchiato sul freddo asfalto e piangeva. Eravamo bambini. Gli dissi che era la paura, la sua malattia, a ridurlo così, ma che avrebbe dovuto combatterla, perché alla fine il nostro più grande nemico e ostacolo siamo noi stessi. E allora lui si asciugò le guance, sorrise, e mi disse il suo nome. Avrei potrei anche questa bambina.
-Io devo andare- dico voltandomi.
-No, fermati!- Un esplosione, una granata sul corpo della piccola, una dannata granata che distrugge il mio cuore, esploso insieme a lei e poi uno, ventuno colpi di pistole. Mi rannicchio contro il muro, cercando riparo dai proiettili che trapassano la stanza. I muri si sgretolano intono a noi, che stiamo abbandonando la lotta, ci stiamo arrendendo, scivolando verso il suolo, codardi. Bandiera bianca. Ora potete anche distruggere tutto ciò che resta di umano in noi, potete abbattere le nostre speranze e i nostri sogni. Non ve ne faremo una colpa, siete soldati mercenari in trappola. Siete condannati, più di noi.
I colpi si arrestano, lasciando tempo alle lacrime di accarezzarmi la guancia per poi incastrarsi in una ciocca di capelli scuri.
-Gloria..- Christian si avvicina deciso a me, e mi afferra per i polsi. I colpi riprendono a colpire, a ferire le pareti, ma non noi. Non abbiamo paura, lì, in mezzo a tutto ciò che resta che si sgretola sotto i nostri piedi, giù con il nostro passato, portando a  fondo anche il nostro futuro. –Smettila di cercare perdono fra le macerie di questo fottuto paese, come se fosse colpa tua, come se avessi bisogno del perdono di qualche dannato Dio pagano. Abbassa le armi, è inutile combattere ancora. Finirà- lo fisso e basta. Non una parola, non un gesto. Non un emozione.
Poi mi bacia.
E il mondo si annulla automaticamente in quel contatto.
L’ultima traccia d’amore in un paese in disfatta lì, sotto le rovine di un’altra famiglia, quella traccia diventa segno profondo. Il denaro non la può spegnere, si scoglie contro questa calda fiamma.
Ultima cosa viva nel paese degli zombi.
 
Oky, questa One-Shot (One, Twentyone Shoot! Eh eh eh) è stata ispirata dalla canzone 21 Guns  e tutto il resto, diciamo che se le mie FF sono cacca ultimamente i Green Day mi fanno da lassativo potente(?) Accettatela per come è e non odiatela solo perché è piccolina, anche Pilly Ciò è piccolino, ma tutti gli vogliono bene, voletene anche a questo piccolo pezzo *fa voce tenera e abbindoaltoria*, in realtà questo pezzo l’ho scritto qualche mese fa durante l’ora di latino, e siccome avevo tanto tempo da sprecare l’ho riscritto e pubblicato, voi avete tempo da sprecare a leggerlo? Solo DivaH lo sa, e Gandalf. Io stimo Gandalf. Io prego per Gandalf. Io sono Gandalf, con i capelli lunghi, bianchi, la barba lunga, bianca, la tunica lunga, bianca, il bastone lungo e fortunatamente non bianco (?)
Se vi va di leggerla fatemi sapere che ne pensate, così posso pensare di darmi all’ippica folle, grazie, cialuLALULABALLALALULADELLEHAWAIIHHHH.
No, esiste davvero, una ragazza che si chiama LalulaballalauladelleHawaii. Diocristo.
 
-Whatsername.
  
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