Videogiochi > Final Fantasy VII
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Autore: formerly_known_as_A    23/01/2007    3 recensioni
Adulterio. Una parola semplice e vibrante. Un pensiero fisso che può spazzare via ogni nostra sicurezza... Il mio secondo tentativo d'intrufolarmi nella mente di Hojo...
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Sephiroth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Father

The Red Letter A

 

In ogni momento della giornata, quando, per sbaglio, entra nel mio campo visivo, mi ricorda il mio misero fallimento.

 

I suoi capelli lunghi mi ricordano la donna che non è mai stata mia. Il suo viso è un’ombra del suo.

 

Di notte i suoi occhi mi tormentano e trapassano la mia anima con indifferente delizia.

 

Di giorno mi scopro a scrutare il suo volto tagliente alla ricerca della prova dell’adulterio la cui scena riempie la mia mente d’immagini di crudele passione.

 

E la risata di lei risuona tra le pareti della casa come l’urlo di una Banshee che preannuncia la mia morte.

 

Mi viene a prendere, ammantata del suo sangue rosso come le nostre nozze. Le sue unghie graffiano l’ardesia dei tetti mentre priva di forze ma nutrita di vendetta striscia verso di me.

I capelli mi avvolgono come una coperta d’infante divenuta sudario, deformando il mio corpo malato almeno quanto la mia anima.

 

Essa è crudele, perversa, distorta a causa d’un amor crudele.

 

Si nutre di disperazione e atrocità mentre ecco che arriva in un silenzioso boato di ossa rotte.

In pezzi.

 

La mia bellissima sposa. In pezzi.

 

 

-Padre? Il suo caffè. -

 

La voce è distorta e lontana.

Mi sveglio con un sussulto dai miei incubi di sangue e morte.

 

Padre. E sul suo volto iniziano a comparire le prove.

L’eredità dell’uomo che ha ricevuto quell’amore.

 

Quelle labbra strette, perfette per rimanere immobili in modo immutabile?

 

Adulterio.

 

La parola semplice e vibrante che mi convince ad afferrare il bisturi ed affondarglielo nel petto.

 

Parole amare come il più mortale dei veleni oltrepassano le mie labbra con violenza.

 

Lui si protegge dai miei colpi, ma non apre bocca. Non geme. Non piange.

 

Ricoperto del suo sangue scopro con orrore che le prove del terribile delitto sono sempre lì, dinanzi ai miei occhi. Non sono riuscito a distruggerle.

 

Mi afferra il polso e mi fa lasciare l’arma, che cade sul pavimento con un frastuono assordante.

 

Con rinnovato odio contemplo la tela distrutta e il particolare più intenso rimasto intatto.

 

E qualcosa scivola lungo le mie guance.

Qualcosa dal gusto nauseabondo del fallimento.

 

Cado senza badare alla caduta.

 

Il frutto del Peccato m’impedisce di dissolvermi nell’aria.

 

   
 
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